(Manuel Agnelli e Giorgio Prette)
Dopo tanto penare e tanta attesa, in un pomeriggio di metà settembre riusciamo ad incontrare Manuel Agnelli, che ci aspetta allo storico "Bar Magenta" di Milano per fare una (come leggerete) lunghissima chiacchierata sugli Afterhours e anche su molto, tanto altro. Era infatti dai tempi di "Non è per sempre" che mancava su queste colonne un corposo scambio di battute con una delle figure più ingombranti della scena musicale italiana. Si inizia quindi parlando di figli, ovvero dell'essere rock'n'roll superati i 30 anni…
La tua bimba ormai ha tre anni...
La mia li ha compiuti ieri tre anni. E' abbastanza "gigante" e giusto ieri sembrava Donatella Rettore perché adesso va all'asilo nido e le piacciono le cose super-sgargianti... per cui aveva questi pantaloni a cuoricini, le calze a righe, le scarpe da tennis a fiorellini, questa maglietta rosa terrificante con tutti i... brillosi... cioè le cose che luccicano, gli occhiali rotondi rosa pieni tempestati di luccichini pure quelli… insomma Donatella Rettore catturata dai Pigmei!
Adesso già parlicchia?
No, parla bene, tanto.
Ah... parla tanto?
Parla di brutto. Non ha ancora cominciato a chiedere i perché filosofici sulla vita, però insomma... e poi i bambini non obbediscono... non obbediscono, cacchio!
Passiamo agli Afterhours e dal vostro prossimo impegno, ovvero il concerto con una sezione fiati al "Milano Film Festival". Come mai è sbocciato questo amore per gli arrangiamenti non tipicamente rock? C'è ancora lo zampino di Enrico Gabrielli?
Per quanto sia incredibile io sono all'ottavo anno di pianoforte, per cui nel tempo ho avuto modo di conoscere parecchi musicisti classici che però di solito hanno un'impostazione rigida… mentre quelli con cui ho lavorato in passato avevano un'impostazione non snob ma molto rigida e diffidente nei confronti di quello che non è musica classica ed è questo il motivo per cui io, oltre a non essere probabilmente stato un grandissimo talento come pianista puro, ho mollato la musica classica. Perché comunque...
...non ti trovavi?
Sai... i grandi talenti riescono a uscire da quel tipo di schematismo, ma soltanto i più grandi. Gli altri rimangono ingarbugliati comunque in un sistema che non per niente sta morendo perché è un sistema fondato su regole un po' troppo rigide, su una mentalità molto rigida. E molti musicisti classici che conosco sono le persone effettivamente più strambe, molto più fuori dei musicisti rock, ma molto...
Ma Enrico come l'avete agganciato? Sicuramente l'avevate già sentito e visto all'opera con i Mariposa...
Enrico lo conoscevo molto bene non solo per i Mariposa. L'avevo incontrato quando suonava con Marco Parente e poi l'avevo visto fare delle cose a due con Marco dove mi era piaciuto tantissimo come musicista. Ma mi era piaciuto tantissimo anche per il fatto che aveva un approccio nel suonare molto coinvolgente, anche come figura. Qualche anno dopo i Mariposa sono stati invitati al "Tora Tora!" per cui l'ho rivisto anche in quella veste lì e qualche anno dopo l'ho invitato a suonare con me. In realtà, ormai sono tre anni che suoniamo insieme.
Perché era già con voi nella tournée, quella in inglese, di "Ballads for little hyenas"…o sbaglio?
Sì, hai ragione... pensa che la prima cosa che si sono fatti loro credo che siano state le prime date del tour europeo e poi il tour americano.
Per loro intendi anche il bassista (Roberto Dell'Era, NdR)?
Sì, esatto. E se vuoi è un po' una costante con i nuovi, perché anche il violinista Rodrigo D'Erasmo ha iniziato suonando all'estero prima che in Italia. Infatti le sue prime due date che ha fatto sono state Toronto e New York. In realtà è un ottimo modo per iniziare le collaborazioni perché dare il via al di fuori dell'Italia è meglio per l'approccio - che è puramente musicale perché non ci sono altre implicazioni... per cui vedi quale possa essere il coinvolgimento di queste persone proprio a livello musicale, quanto possono dare, quanto possono prendere - e poi perché appena rientri in Italia ti trovi subito in una situazione professionale più comoda: abbiamo una struttura intorno che ci segue, di conseguenza è anche bello vederli alle prese con...
...situazioni diverse?
Situazioni molto estreme certe volte facendosi un tour americano anche piuttosto lungo come avevamo fatto con Enrico e Roberto la prima volta. Diciamo che si sono fatti un bel culo all'inizio.
Una curiosità visto che stiamo parlando di D'Erasmo... quanti violinisti avete provinato e quanti si sono proposti?
Mentre per trovare il sostituto di Andrea Viti (il penultimo bassista in ordine cronologico, NdR) abbiamo fatto delle session, per il sostituto di Ciffo avevamo già qualche idea; Dario infatti era da un po' che voleva lasciare la band, diciamo da almeno due anni, ovvero da quando voleva continuare esclusivamente coi Lombroso. Invece, dopo il primo tour americano probabilmente gli è ripiombata un'ondata di entusiasmo non indifferente verso il gruppo, perché era una esperienza completamente nuova - oltre al fatto che c'erano due nuovi membri del gruppo per cui la situazione è cambiata radicalmente da "Quello che non c'è" all'uscita di "Ballate per piccole iene". Di conseguenza è rimasto con noi ancora per un po', ma credo che per Dario fosse necessario vivere la sua dimensione, raccontare le sue cose, dire le sue cose... e negli Afterhours non c'era spazio per le sue storie. Non tanto che non ce ne fosse, non ce n'era per raccontarle così come voleva lui, con quella libertà e con quella quantità...
Intendi una dimensione diversa anche a livello autoriale?
Certo, lui aveva delle urgenze dentro di dire delle cose al di là di tanti discorsi... e questa secondo me è una delle cose più stimabili e importanti per le quali lui possa aver preso questa decisione. Da un po' di tempo era ritornato a volersi concentrare sui Lombroso per cui noi ci siamo guardati in giro da prima; sapevamo che se ne sarebbe andato e abbiamo preparato le cose in modo che fosse una separazione non dico bella ma neppure improvvisata; per cui ha suonato nella prima parte del tour visto che nell'album aveva partecipato anche lui, abbiamo condiviso un po' di cose, ma su Rodrigo avevamo posato gli occhi da tempo. Infatti l'avevo già visto in azione con Basile e mi piaceva tantissimo il fatto che avesse un suono molto violinistico - molto più violinistico di Dario che in realtà sembrava una terza chitarra - anche utilizzando un violino elettrico. Con Dario, invece, se tu non lo vedevi sul palco in realtà pensavi che gli Afterhours avessero tre chitarre, mentre per la direzione che stiamo prendendo - di lavorare sempre più con gli strumenti e l'elettronica e sempre meno con l'effettistica - credo che Rodrigo faccia al caso nostro. Poi lui ha una preparazione tecnica e teorica che lascia spazio a una miriade di possibili combinazioni ed è bello poter dialogare con dei musicisti del genere... perché metti in pratica delle idee che prima non potevi progettare e quindi puoi lavorare anche a cose più ambiziose musicalmente e non soltanto professionalmente.
Quindi gli arrangiamenti d'archi sull'ultimo disco con Rodrigo forse sarebbero stati diversi?
No, l'ultimo disco è stato fatto con quella formazione lì e siamo contentissimi di questo. Quando è arrivato Rodrigo abbiamo cercato di fare delle cose sostanziali nello stesso modo, come é sempre stato, e le altre di fargliele suonare a suo piacimento. Quando faremo un altro album con lui le cose saranno ovviamente molto diverse, ma nel registrare "I milanesi..." c'era Dario, che per me rimane, è, un grandissimo violinista, assolutamente unico ed è un peccato se lascerà il violino nell'armadio.
Per passare alla chitarra...
E' un ottimo chitarrista però a suonare il violino è unico. C'è una certa differenza, ovvio, ma forse è vero che ha anche esaurito un percorso. Dario è stato con noi 12 anni, un tempo infinito, praticamente dal tour di "Germi", 1995. Per cui con noi c'è stato tanto... anche se poi la gente non ci pensa e dice: "Ma tanto esistono da vent'anni". Non è che ci lascia un membro ogni sei mesi, perché altrimenti ci sarebbero altri tipi di problemi... al contrario va via gente che è stata con noi dieci dodici anni, gente che ha esaurito un percorso e che quindi ha voglia di fare altro. E devo dire che ogni volta per noi è una grossa occasione per confrontarci con altri musicisti.
Ma infatti ultimamente ti vedo molto lanciato nel cercare strade nuove... forse ormai è quasi una convinzione, più che un'attitudine, quella di provare a cambiare le carte in tavola?
Certe volte non è solo una questione di decidere ma anche di poterle fare le cose. E' chiaro che quando ti arrivano dei musicisti che hanno non solo le capacità, ma anche un entusiasmo, una freschezza, delle idee, della creatività, perché non è soltanto la capacità del musicista, non vuol dire che devono scrivere delle canzoni, ma avere delle idee per proporti delle cose favorisce il cambiamento... ma non solo per il cambiamento in sé, ma proprio per permetterti di fare delle cose comunque con la leggerezza necessaria, con l'entusiasmo necessario per poterle portare fino in fondo.
Come ad esempio un pezzo tipo "E' solo febbre"?
Tecnicamente i pezzi possono nascere in mille modi diversi, però non è tanto come ci abbiamo lavorato bensì la libertà mentale con cui l'abbiamo fatto. Perché poi la cosa era semplicissima: Enrico aveva fatto questo pezzo di musica contemporanea per partecipare a un concorso dopo il diploma del conservatorio che alla fine ha vinto.
La cui versione originale è stata inserita nel cd di XL intitolato "Le sessioni ricreative"...
Esatto. Lui ha vinto questo concorso e il premio consisteva nel registrare il brano con un'orchestra di 30 elementi anche se non con mezzi superlativi. Per fortuna é comunque uscita l'essenza del pezzo, siccome dover remixare 30 elementi sarebbe stato fuorviante. L'abbiamo sentito una sera in macchina e a me è piaciuto tantissimo: avevo già lo scheletro della canzone in testa e l'intenzione di metterci un arrangiamento di archi contemporanei. Quindi ho detto ad Enrico: "Se vuoi provare a riadattare il pezzo per una canzone che ho, domani ti porto il nastro"... ed è successo così. Lui è venuto in studio e abbiamo tagliato il pezzo ad hoc: lui ha scelto tutte le parti da inserire dove e come, quindi è nato qualcosa che era chitarra, voce e orchestra sinfonica... e pian piano ognuno c'ha aggiunto il suo contributo. Di fatto non abbiamo inventato niente, ma è la leggerezza con cui affronti certe cose perché hai entusiasmo intorno rispetto a quello che fai. Senza Enrico non mi sarebbe venuto in mente di metterci una sezione di archi contemporanei, ma essendo lui diplomato in arrangiamento e armonia é presto fatto.
Adesso stiamo appunto preparando questa cosa qua per la data Milano, anche se in realtà già a Roma avevamo provato questa prima parte dello spettacolo con i fiati. Enrico ha scritto dieci arrangiamenti per fiati, ovvero dieci canzoni in due giorni (!!!), per due fiatisti e si è registrato praticamente da solo una mini sezione di archi. La stessa cosa volevo far fare a Rodrigo per questa cover che metteremo come inedito nel cd - e lui nel giro di un giorno ha buttato giù le partiture. Alla fine, come vedi, avendo questa gente intorno è facile: io il violino non lo suono e il clarinetto neanche... per cui è bello che questa gente suoni strumenti diversi, quindi sia in studio che sul palco è molto più facile scambiarsi delle idee, ascoltare delle cose subito senza dover aspettare le sovraincisioni... Conta poi che le voci che sono arrivate, ovvero Roberto e Enrico, sono straordinarie nelle armonie. E pure Rodrigo canta molto bene. Il giro delle voci prima era limitato a me che facevo tutti i backing vocals nei dischi e dal vivo c'erano Andreino che si sguaiava e Dario che in realtà ha una voce molto potente ma non raffinatissima - per cui è da cantante solista non tanto da armonista. Enrico invece è un armonista con un'intonazione pazzesca, un falsetto bellissimo. Ma son tutte cose che sai... non è che ho deciso: adesso ci rinnoviamo e cambiamo la tinteggiatura del gruppo... non succede così.
Quando ho ascoltato "E' solo febbre" mi è piaciuta tantissimo, così come tutto l'album. Mentre noto che altra gente fatichi a dare un senso di omogeneità al tutto...
Credo che sia da sempre così per noi, non è mai cambiato l'atteggiamento: ogni disco che facciamo uscire, dal 1989, da quando abbiamo cominciato a fare non solo i singoli ma gli album veri. Sono sempre dischi abbastanza vari per cui è molto difficile che un disco piaccia completamente dall'inizio alla fine. Molto difficile... a meno che non ti piacciano dischi di questo genere, non trattandosi di qualcosa prettamente rock.
Ed é stata proprio questa la mia impressione quando ho ascoltato la canzone per la prima volta, all'epoca della presentazione su All Music del video di Graziano Staino...
In realtà lui ne ha fatti tre... ha fatto anche il video de "I Milanesi Ammazzano il Sabato", ma è uscito in esclusiva solo per Fuori Orario e lo faremo uscire il prossimo inverno definitivamente. Per cui con lui abbiamo fatto una collaborazione piuttosto importante...
Lui già lo conoscevate?
Con Graziano non abbiamo fatto niente prima. Lo conoscevo però abbastanza bene, perché lo avevo incontrato diverse volte e avevo già visto alcune sue cose, tipo il video che aveva fatto di Marco Parente e mi piaceva tantissimo. I lavori fatti da lui mi erano piaciuti molto proprio per la "visionarietà" e il talento visuale... e siccome volevamo fare delle cose molto libere che interpretassero più l'atmosfera o l'angoscia delle canzoni più che i contenuti.
E fare quel tipo di video per "E' solo febbre"... idea sua?
No. Noi gli abbiamo proprio commissionato il video di quella canzone. In realtà lui è venuto in studio mentre stavamo finendo i mixaggi, gli abbiamo fatto sentire il disco e molto semplicemente gli ho chiesto su che cosa gli sarebbe piaciuto fare un video e lui mi ha dato 7/8 titoli. Siccome pensavamo di far uscire "E' solo febbre" - e visto che tra l'altro era una delle sue prime scelte - abbiamo detto: comincia a lavorare e vediamo cosa ne salta fuori. Siccome il risultato non solo ci era piaciuto ma quando gli abbiamo chiesto di cambiare delle cose lui è stato di una disponibilità che non esiste in questo mondo, ha fatto quattro versioni diverse del video fino a che non c'è piaciuto fino in fondo. La prima versione in realtà già ci convinceva, ma è riuscito a farne 4 fino a che non c'è piaciuto all'esaltazione. Essendoci quindi trovati veramente molto bene con lui, quando gli abbiamo commissionato il video di "Pochi istanti nella lavatrice", gli abbiamo detto di pensare a qualsiasi cosa volesse ma con un ritmo diverso.
Lui ha un'impronta molto forte, il suo stile è quello lì: immagini molto scure, sovrapposizione di pellicola... quasi costruttivista per certe cose. Tutto molto scuro, però a me piaceva molto, era quello che volevo.
Hai dichiarato che a livello promozionale questa volta avete fatto esattamente quello che vi piaceva...
Abbiamo sempre fatto tante cose in piena libertà, però quando lavori con delle persone che investono tanti soldi e tanto lavoro su di te, è giusto anche sentire qual è il loro parere. Anche se so che dall'esterno non sembra, io odio gli artisti che pensano di dover essere tutelati - siccome sono artisti - in tutto e per tutto sempre e comunque, di avere sempre ragione in tutto e per tutto perché la loro ispirazione è la linea guida della loro vita. Per me non è così, ci sono altre regole altrettanto importanti, ad esempio il rispetto verso le persone che lavorano per te. Per cui non dico che abbiamo fatto delle cose per accontentare qualcun altro, ma sicuramente alle volte mi sembrava naturale dare la fiducia alle persone che lavoravano per me, non sempre ottenendo dei risultati felici perché magari non sempre ci riconoscevamo...
Questo in passato, però...
Questo in passato, mentre adesso il discorso è molto diverso perché abbiamo una tale libertà, non soltanto creativa: abbiamo delle strutture enormi attorno a noi, abbiamo dei contratti eccezionali a livello di libertà non solo creativa, ma anche a livello di gestione del marketing, dell'immagine, della promozione... insomma abbiamo quello che abbiamo sempre voluto avere: i mezzi e le libertà. E quindi c'è anche un po' meno necessità di mediare: dal punto di vista personale abbiamo un rapporto più freddo con la Universal rispetto a quello che avevamo con la Mescal. E questo - paradossalmente - ci dà più libertà. Quando parli con un amico che sta investendo su di te, dici: capisco le tue ragioni, allora facciamo cosà... Parli con la Universal e dici: non mi piace, voglio fare così.
- Fine prima parte -
P.S. Un grazie per la collaborazione va sia a Roberta Accettulli che a Ilaria Montagni.
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L'articolo Afterhours - Milano, 15-09-2008 di Faustiko Murizzi è apparso su Rockit.it il 2008-10-12 00:00:00
COMMENTI (10)
ma n'somma? do è finita la seconda parte?:=:=:=:=
ma è mercoledì! quando la fate uscire?:=
Bravo, un viaggio ben approfondito :)
ansioso di leggere il seguito.
continuo a pensare che "I milanesi..." sia davvero un gran bel disco.
Mi è piaciuta l'intervista.
Bella intervista, mi piace! Attendo la prossima puntata:-)
Prossima settimana
ma la seconda parte quando?:(
eh, eh... e ancora hai letto poco... :[
bravo fausto.
intervista densa e interessante.