Mille Punti, il retrofuturo e la voglia di settanta nel 2019

Mille Punti è l'incrocio ipotetico tra Alan Sorrenti e i Tame Impala

- Foto Alessandra Lanza

Come il retrofuturismo era quella corrente artistica che traeva ispirazione dal futuro immaginato nel passato (soprattutto prima degli anni '60), così oggi per retrofuturo indichiamo di solito un periodo ben preciso: anni '70 e  '80, che come immaginazione erano avanti anni luce. Pensate al design, ai film sci-fi ma anche al modo di proporsi che avevano un po' tutti, dai Rokes agli Earth, Wind & Fire passando per Anna Oxa: strappo netto con la tradizione e via verso l'ignoto. 

Mille Punti è il progetto personale di Edoardo Bassi, che ha scelto proprio la parola Retrofuturo per intitolare il primo album, un mix strano e divertito a metà tra il 2019 ei seventies, quando i cantanti coniugavano i pezzi che si possono ballare con la sostanza e aggiungevano un po' di voce piaciona, che male non fa. 

Insomma: glitter, futuro con pochi pixel, ritmo che fa battere il piede e muovere il culo, chitarra funky alla Nile Rodgers, suoni attuali e grafiche che sembrano uscir fuori da un giornaletto erotico di trent'anni fa. Viene voglia di saperne di più.

 

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Com'è nato il progetto Mille Punti?
È nato dopo lo scioglimento della band in cui ho suonato per una vita, i Revo Fever. Ho colto l'occasione per mettermi in proprio e soddisfare tutta una serie di passioni, temi e immaginari molto "miei".

A chi ti sei ispirato?
Diciamo che ho seguito principalmente due binari: da un lato tutta la disco music italiana degli anni '70 (Alan Sorrenti, Battisti, Carella, Pino Daniele, Gino Soccio...), dall'altro la neo-psichedelia di band come Tame Impala, Unknown Mortal Orchestra, MGMT etc. Più tutta una serie di band le cui sonorità hanno un piede di qua e uno di là, tipo Metronomy, The Whitest Boy Alive, Phoenix, Parcels e così via. Insomma, mi piacciono le band che suonano dal vivo e ti fanno ballare come se fosse un dj set.

Perché hai intitolato l'album Retrofuturo e cosa rappresenta oggi questa parola per te? 
Il nome richiama una certa confusione di momenti temporali, è nato in un momento in cui sentivo il peso del passato che ritornava nella mia vita quotidiana sotto forma di ricordi, visioni, umori... Ma descrive anche bene quella visione del futuro che avevano negli anni '70 e che secondo me si addice benissimo alla mia musica, un po' retrò ma con suoni moderni, di ricerca. La cosa buffa è che il titolo del disco è nato praticamente subito, molto prima del nome "Mille Punti".

5 oggetti che salveresti degli anni '70-'80, quando tutto era proiettato verso il futuro
I pantaloni a zampa (hanno un che di alieno e futuristico), la radio Brionvega che si apre a metà, la TV Radiomarelli space age, il furgone Volkswagen, ma se la musica fosse un oggetto ti avrei detto la musica.

Se vi ha incuriosito, lo trovate al MI AMI Festival sabato 25 maggio.

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L'articolo Mille Punti, il retrofuturo e la voglia di settanta nel 2019 di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2019-04-10 16:33:00

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