Mobrici: "I Canova sono stati una storia bellissima"

L’ex frontman della band milanese esce con il suo primo singolo da solista: “20100”, un brano “non sulla fine di una storia, ma sul finire di una storia”. Sullo sfondo, Milano e i suoi monumenti. Per dare inizio a un nuovo percorso senza buttare via i ricordi del passato

Matteo Mobrici - foto di Giulia Bersani
Matteo Mobrici - foto di Giulia Bersani

Nuova vita per l’ex frontman dei Canova Matteo Mobrici, che oggi esce con il suo primo singolo da solista: 20100, un omaggio alla sua città. Il titolo si riferisce al vecchio CAP generico di Milano, in uso fino al 2006, prima che le città venissero suddivise in diverse zone postali: "Quando noi cantautori moderni chiudiamo un brano e lo salviamo sul computer, dobbiamo banalmente dargli un titolo", dice Mobrici, "e la prima cosa che mi è venuta in mente è stata il 'mio' vecchio CAP".

Dopo due album e una serie di singoli scritti per i Canova prima dello scioglimento nel luglio 2020, il cantautore scrive una canzone non sulla fine di una storia, ma sul finire di una storia: "20100 racconta gli ultimi momenti, quando ancora c’è la speranza di salvare il salvabile", racconta. Di sfondo, Milano con la sua "Madonnina" e i suoi navigli, la Stazione Centrale e tutti i posti che hanno fatto da contorno a quella storia lì. Ce la facciamo raccontare da lui.

20100 è il tuo primo singolo da solista: a cosa ti sei ispirato?

Ho scritto questa canzone una sera di un annetto fa, probabilmente come richiesta di aiuto alla persona cui è dedicata, per ricevere le sue attenzioni. Ricordo che registrai subito il pezzo in una versione piano e voce con il telefono, e gliela inviai come messaggio vocale. L'obiettivo era comunicarle le mie paturnie, anche se alla fine non è andata come speravo. Pensavo che le canzoni rendessero invincibili, invece nella vita vera non è così. Quando è nata l'idea di iniziare questo nuovo percorso come solista, ho sentito che fosse giusto partire con questo brano.

Matteo Mobrici - foto di Giulia Bersani
Matteo Mobrici - foto di Giulia Bersani

Fare musica con i Canova ed essere solisti: quali sono le differenze?

Quando sei in una band, c’è un recinto dove devi stare. Se la band è settata in un certo modo, è difficile che cambi direzione. Per questo (a differenza di un solista), le band sono più vicine alla definizione di genere: perché sei molto più limitato. In senso anche positivo, probabilmente. In una band le decisioni devono essere prese all'unanimità e in democrazia, mentre ora sono io che decido con me stesso, e non è sempre detto che sia più facile.

Dal punto di vista della scrittura è cambiato qualcosa? 

Sono sempre stato libero di scrivere i testi e raccontare le mie storie anche quando ero con i Canova. Credo che questa libertà si percepisca ascoltando 20100 e i brani che arriveranno: ci sarà una continuità dal punto di vista della scrittura, perché questo è il mio modo di scrivere.

Per quanto riguarda il sound, invece?

Non tanto con 20100, ma soprattutto con i pezzi che usciranno in seguito, sperimenterò un pochino. Quando fai pop e scrivi canzoni navighi davvero in un mondo enorme e puoi permetterti di lasciarti toccare da qualsiasi tipo di influenza. Poi, è anche normale che non voglia 'ripetermi', perché potrebbe diventare monotono fare musica per me e risultare noioso per chi mi ascolta.

Cover art di 20100, singolo d'esordio della carriera da solista di Mobrici
Cover art di 20100, singolo d'esordio della carriera da solista di Mobrici

Ci sono delle correnti in particolare che stanno influenzando la tua musica?

Al momento sono molto affascinato da quella corrente emo-trap che arriva dagli Statu Uniti. Sono giovanissimi che mischiano il mondo dei Blink a un nuovo modo di suonare e utilizzare i suoni. In più, hanno un approccio alla musica che mi piace molto: dai garage tirano fuori musica non "da primo posto in classifca", ma musica genuina, sincera, che non è fatta di plastica. Se avessi 20 anni probabilmente mi influenzerebbe molto questa corrente qui, sarei un emo trapper e avrei sicuramente i capelli azzurri! Però, ho delle radici abbastanza forti: posso perdermi nei meandri dell'emo trap per qualche giorno, ma la mia identità è un’altra ed è già definita.

Cosa ti manca del passato con i Canova?

Dipende, perché i Canova hanno avuto diverse fasi. Alcune molto felici, alcune molto meno. Specialmente l’ultimo periodo (per forza di cose) non è stato molto allegro. Prima di tutto loro sono miei amici, e il bello è stato condividere quest’esperienza insieme. Condividere la passione della musica è stata una fortuna, una di quelle cose che capitano poche volte nella vita. È qualcosa di molto vicino a quando incontri la "persona giusta", quella con cui desidereresti passare il resto della vita. Poi, ovviamente, non sai come andrà, ma quando finisce è impossibile buttare via i momenti belli. In questi quattro anni siamo partiti dai garage, passati dalle sale prove di provincia ammuffite, e arrivati ai grandissimi palchi insieme: è stata una storia vincente di persone che hanno messo tutto sul piatto e ce l'hanno fatta.

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Milano fa da sfondo alla storia che racconti in 20100: posti del cuore della tua città?

Ce ne sono tanti! Ma sono molto legato ai sentimenti umani, e quei sentimenti possono essere vissuti in una macchina come in un appartamento, per strada come in vacanza. Ho avuto per anni la paura di rimanere troppo legato a determinati luoghi. Poi, ho scoperto che potrei andare anche in Islanda e scrivere lo stesso canzoni. Con Milano resta il fatto che, ovviamente, sento un legame fortissimo e vederla cambiare a volte mi fa male. A parte il discorso Covid, in dieci anni sono cambiate molte cose in questa città. Molte in postivo, altre in negativo: ad esempio, molti locali in cui sono cresciuto sono ormai quasi tutti chiusi e dove c’erano le file per andare ai concerti, adesso ci sono dei ristoranti o dei parcheggi. È una città che cambia molto velocemente. Quindi, in generale: mai affezionarsi ai luoghi, ma alle persone e alle esperienze sì.

20100 è l’inizio del tuo percorso da solista. Cosa ci sarà dopo?

Da questa situazione ho imparato a non fare programmi e a non guardare troppo in là. E soprattutto a non svelare granchè, perché è facile ricredersi, dover spostare o annullare quello che si era pianificato. Sicuramente 20100 è l’antipasto di un nuovo percorso, e credo che quest’anno sarà molto importante per me, ma non posso e non voglio mettere giù progetti futuri.

Nel brano dici: "Scrivermi sulla fronte / Di quanto sia difficile la vita adesso". Come stai e cosa hai imparato da questo 2020?

Ho capito ancora di più che bisogna vivere la vita di tutti i giorni con entusiasmo, e cercare di prendere il meglio dal presente. Il mondo di prima è passato, e anche "il noi" di prima lo è. C'è un prima e un dopo che un giorno qualcuno ci racconterà in modo ordinato.

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L'articolo Mobrici: "I Canova sono stati una storia bellissima" di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2021-02-17 12:00:00

Tag: singolo

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