A TUTTI I PILOTI ALL’ASCOLTO
CHE BRAMANO IL CIELO
QUELLO CHE APPARE COME UN LIMITE
DISPIEGA INVECE L'INFINITO
SIAMO ATOMI
Così M¥SS KETA apre Il cielo non è un limite, il suo nuovo ep in uscita il 13 novembre per Island Records/Universal Music: trenta secondi suonati da un organo solenne e percorsi da cinque versi recitati dalla sua voce inconfondibile. Una poesia introduttiva alle sette tracce – tutte prodotte da Riva e con interventi compositivi di Populous e Unusual Magic, un featuring di Priestess e un cameo di Lilly Meraviglia –, che è un vero e proprio manifesto (dopo quello de Le Ragazze). Una call a tutti i piloti all’ascolto a lanciarsi oltre l’ostacolo per liberarsi da ogni cosa e, finalmente, vivere e godersela.
"Un invito a superare tutti i propri limiti e le proprie gabbie e a spalancare gli spazi interiori, perché prendano aria e si illuminino", dice la Myss. Che continua con questo nuovo lavoro ad accrescere il suo personaggio (già grandioso) e ad alimentare il suo universo disinibito, slacciato, disinvolto, senza dare cenni di cedimento. Tutt’altro. A distanza di quattro anni dall’ultimo ep Carpaccio Ghiacciato e dopo il successo di Paprika, l'album del 2019, Il cielo non è un limite dimostra che l’energia della Myss è ancora intatta e che la sua voce sensuale e dissacrante trova sempre nuovi toni per stupire, stuzzicare, indagare sulla contemporaneità in un modo che è assolutamente il suo e di nessun’altra.
Se nel precedente Carpaccio Ghiacciato l’acqua era l’elemento che bagnava le quattro tracce, stavolta Myss Keta sceglie l’aria e il cielo come punto fisso da guardare durante l’ascolto dell’ep. "In attesa di vedere gli aerei passare", dice, e continua: "L’idea nasce durante il lockdown, quando tutti abbiamo imparato a guardare il cielo, incorniciato e inaccessibile, da una finestra. Ma proprio le finestre hanno spalancato la nostra interiorità". E ci hanno fatto venire voglia di uscire fuori e desiderare il futuro, da vivere con una libertà diversa.
Un ep – ispirato a tantissime donne, prima fra tutte la giamaicana Grace Jones – che osa e sperimenta nello stile che conosciamo, ma con una vocalità teatrale e recitata ancora più estremizzata rispetto al passato. Con sonorità clubbing sempre più spinte (si va dalla jungle alla deep house) e una produzione da paura, la Myss inscena sette differenti personalità.
"C’è un mio doppelgänger in ogni canzone", dice. Quindi: l’eretica ed estatica Giovanna Hardcore, la mistress felina in GMBH, Diana in una Magna Grecia futurista – il cui trono è spartito con Priestess –, la Rider Bitch che sfreccia tra le vie come in Wipeout 2097, la Myss vittima come tutti dell’ossessione estetica in Photoshock – brano costruito su un beat footwork con richiami house anni ’90 e synth-wave anni’80 – e, infine, un'anime-Myss in 3D, che in Due sventola banconote sul beat – accelerato in un delirio electropop – di Two Times di Ann Lee, hit anni ’90.
Canta in inglese, in greco antico, in tedesco: attraverso le varie parti Myss Keta fa un’impietosa diagnosi del nostro presente. Ce lo fa ascoltare e, subito dopo, volta le spalle. Dietro il suo Burqa di Gucci, in punta di tacchi, se ne va via. Riesco a fermarla in tempo per farle due domande. Sono tantissimi gli epiteti che le sono stati assegnati – Regina di Porta Venezia, novella pulzella d’Orleans, L’Angelo dall’occhiale da sera, la sacerdotessa della notte, e altri –, ma lei è più semplicemente una donna. Quindi, le chiedo come preferisce essere chiamata: "Chiamami Myss", dice. E Myss risponde.
Il cielo non è un limite: ma tu sei riuscita a superarli, i tuoi limiti?
Sono riuscita a superare tanti limiti: non posso dirmi di essere riuscita a superarli tutti, altrimenti sarei una super eroina, ma sono sulla via. Bando agli scherzi, sì, certo: ho superato molti limiti mentali e interiori. E diciamo che la poesia dell’inizio e il cielo di cui parlo (anche attraverso l'immagine della cover), rappresentano soprattutto quegli spazi interiori che, una volta scoperti e liberati, fanno stare meglio. Facendo quest'operazione, io sono diventata una persona capace di esprimere me stessa, di sentirmi al cento per cento me stessa e vivermi in tutte le mie sfaccettature.
E quale sfaccetatura, nell'ep, meglio restituisce l'immagine della "te reale", oltre al personaggio?
Mi stai chiedendo di scegliere tra i miei figli, e questa cosa non si può fare. Sono tutte doppelgänger di Myss. Ti posso dire che la poesia iniziale de Il cielo non è un limite, ha veramente pochi filtri. Le altre sono tutte sfaccettature di me e non potrei scegliere.
In GMBH sei una mistress, ma inizialmente pensavo avessi rivoltato al femminile un dialogo maschilista. È così?
È molto interessante quello che dici, io non l’avevo ancora letta così. Mi sono sicuramente figurata una mistress in un’ambiente vetro-acciaio, che osserva una situazione e che si pone certi quesiti mentali. In sottofondo, quei micini che ci sono sulla strumentale fanno da contrasto, confondono e distraggono da quei pensieri. Ma lei è determinata a dare i suoi ordini, detta la situazione.
E se avessi davvero rivoltato al femminile un dialogo maschilista, perché fare un'operazione del genere?
Sicuramente il contrappasso maschile-femminile fa parte della natura di Myss ed è una cosa su cui gioco da tantissimo tempo. Ovviamente il fatto di "riavere il potere", dal punto di vista di cui parli tu e di riprenderselo, anche giocando con le stesse modalità con cui spesso ci siamo sentiti colpiti, potrebbe essere una mossa: prendere certe parole e certi modi e girarli e usarli noi, invece di essere schiacciati da questi modi. Bello. È una roba che sicuramente fa parte del processo di liberazione interiore di cui parlo nell'ep. Una liberazione anche dalle nostre paure e degli approcci che abbiamo, e che dovremmo utilizzare di più. Quindi, sì, direi che c’è anche tanto di quello che dici dentro GMBH, ma c’è soprattutto una mistress glaciale che intavola un dialogo interiore o esteriore? È da sola o è con qualcun altro? Immagina o è davvero con qualcun altro? Chi lo sa.
In Rider Bitch urli fuck capitalism con le Loubuoutin ai piedi. Quanto sei dentro a queste dinamiche e cosa fai nella tua vita per uscirne?
Rider Bitch parla della tematica dei rider, che quest’anno si è accesa più che mai. Ovviamente la tematica dei rider affrontata da Myss Keta, che ha questa modalità di azione: prende quello che vede dal contemporaneo, lo mastica, lo rivede con i suoi occhi e lo rigetta fuori. Senza giudizi, ma con le contraddizioni che caratterizzano il mondo contemporaneo. Una Rider Bitch che dice "fuck capitalism", ma indossa le Louboutin: perché? "Perché no", ti dico io. Perché il contemporaneo è questo ed è sciocco non ammetterlo a sé stessi e agli altri. È un po’ la modalità di Burqua di Gucci: prendere, rimangiare e risputare fuori quello che si vede senza dare troppi giudizi e senza dare una linea unica di interpretazione, perché non c’è. Trarre delle conclusioni, a volte, fa diventare quelle conclusioni un giudizio e, a volte, giudicare non serve.
Hai un bel modo, molto cinematografico-teatrale, di descrivere certe scene. Da dove proviene questa tua capacità?
Divoro tantissimi film e mi piace tantissimo la letteratura, che insieme al cinema sono i due miei mondi oltre la musica. In generale mi affascina tutto l’universo visivo. Sono, poi, sempre stata attratta dalle cose che mi comunicano in maniera forte il loro significato. E, forse, anche per quello tendo a un linguaggio più di questo tipo e a muovermi in maniera "scioccante", in modo da impattare sull’immaginario dell’altro mentre ci parlo. E ti metto un bel punto di domanda alla fine di questo.
Confermo. Quali sono le tue ultime letture? E i tuoi ultimi film visti?
In quest’anno così strano le ispirazioni e le mie letture sono state tante. Ho letto molto James G. Ballard e visto tanti film di Cronenberg. Un universo iper carico, saturo e denso di cui ho usufruito dal punto di vista letterario e cinematografico, che sicuramente si è riversato sul progetto e sul nuovo ep.
Photoshock e il rifiuto dell'imperfezione: non pensi, però, che indossare una maschera sia allo stesso modo dire di non accettare sé stessi?
Forse è un modo, invece, per accettare sé stessi fin troppo. Un modo per proteggersi. Uno scudo dietro il quale poter dire liberamente la verità. Te la rigiro così.
Nessun concerto, nessun tour, nessuno dei tuoi spettacoli: ci sarà una soluzione? Tu come ti reinventerai?
La soluzione non è che c’è, ci deve essere. Il mondo cambia e si evolve e con lui, anche noi. A volte il cambiamento è interiore, a volte viene dall’esterno. Quindi c’est le vie e dobbiamo andare avanti. Sicuramente ci saranno molteplici soluzioni per farlo, sta a noi scoprirle, scovarle, e attuarle tutti insieme. Ognuno di noi farà un passettino verso questa direzione e, prima o poi, riusciremo a ristabilizzarci. È un lavoro che demanda sforzo e fatica, ma è uno sforzo che dobbiamo fare. Anche io lo farò, vedremo come.
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L'articolo M¥SS KETA: “Il mondo di oggi è fatto di rider con le Louboutin ai piedi” di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2020-11-11 14:35:00
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