Qualche tempo fa vi raccontavamo di come in Francia la musica italiana abbia un suo seguito parecchio interessante: questo vale tanto nel rap, dove fioccano le collaborazioni tra i francesi e i "nostri", così come nel pop e nel cantautorato, con artisti come Andrea Laszlo De Simone, Giovanni Truppi, Madame che raccolgono ampi consensi sia di critica che di pubblico. C'è addirittura un festival, Fiore Verde, realizzato per la prima volta nel giugno dello scorso anno a Parigi e con in line up Cosmo, Giorgio Poi, Liberato e molti altri, giusto per fare un esempio in più di questo fenomeno.
Abbiamo provato a capire cosa differenzi maggiormente la discografia italiana con quella dei nostri cugini d'Oltralpe affidandoci a Roberto Cicogna, un tempo noto come Oh! Pilot, cantautore milanese che da più di 10 anni vive a Parigi. Roberto ha da poco pubblicato un nuovo disco, Saluti da Parì, che – come suggerisce il titolo – parte proprio dalla capitale francese per raccontare questo suo trovarsi a metà tra due luoghi diversi, dove casa è da entrambe le parti e in nessuna delle due allo stesso tempo.
In questa posizione ambigua, che si traduce in un voler tornare in Italia ogni volta possibile e tenere un piede in Francia per i rapporti costruiti nel tempo, Roberto ha modo di avere un sguardo più ampio sulla situazione. È lui a darci un piccolo quadro del confronto tra i due mercati discografici in questione: "In Francia tutto ha una scala più ampia: ci sono più concerti, più attori nel settore musicale, più spazio e visibilità in radio per la musica indipendente e alternativa, più festival, più locali e sicuramente molti più aiuti statali. Ciò permette a un artista di avere più modi e spazi per esprimersi e trovare un pubblico", spiega. "Per il resto é molto simile all’Italia. La proposta artistica è validissima in entrambi i paesi e la solidarietà tra artisti e la voglia di aiutarsi e spingersi a vicenda é la stessa".
Sempre lui conferma quanto raccontato prima: la musica italiana ha un gruppo di estimatori invidiabile in terra francese. "Parliamo di una nicchia ma c'è un vero e proprio interesse per molti artisti italiani. Andrea Laszlo de Simone è stato un apripista in questo senso, ma anche Nu Genea (che piacciono tantissimo), Giorgio Poi e Iosonouncane. Inoltre ho tanti amici musicisti che sono fans di Paolo Conte, Battisti e Celentano".
Saluti da Parì è uscito sotto due etichette: Bradipo dischi, per il mercato italiano, e Aaki Records, per il mercato francese. La prima è una piccola casa discografica, editore musicale e management nata qualche anno fa a Milano, mentre la seconda è nata nel 2004 attorno al gruppo francese dei Babylon Circus, per poi concentrarsi su nuovi artisti come Roberto a partire dal 2018. Ci siamo rivolti a loro per capire un po' più nel dettaglio come funzioni dal loro punto di vista.
"La principale peculiarità di questo progetto è che il pubblico di Roberto è diviso circa a metà tra Italia e Francia, due mercati peraltro piuttosto diversi; ogni fronte del lavoro (promozione, ufficio stampa, organizzazione del release party e altre date) va quindi “sdoppiato” e pianificato tenendo conto degli spostamenti dell’artista tra i due Paesi", è il commento di Bradipo Dischi. "Della discografia ammiriamo senz’altro gli ampi investimenti pubblici nella cultura, che creano una realtà musicale con maggiori possibilità di sperimentazione e grandi capacità di esportazione, complice anche la lingua francese, che è più parlata nel mondo di quella italiana".
Al netto del fattore linguistico, la differenza delle politiche attuate all'interno del settore tra i due Paesi mostra come la Francia si trovi in una situazione privilegiata rispetto all'Italia. Basti pensare all'indennità di discontinuità, di cui abbiamo spesso parlato sul nostro sito e che sembrava stesse per diventare legge nel nostro Paese, salvo poi cambiare forma con il Governo attualmente in carica. Una misura che i lavoratori dello spettacolo avevano proposto proprio sul modello francese (là prende il nome di indennità di intermittenza). Insomma, qua non teniamo in considerazione la cultura e non ci investiamo abbastanza, come si poteva ben immaginare.
Che la soluzione, a questo punto, sia un'emigrazione di massa in Francia? Su questo punto è Aaki a darci una dimensione più chiara dell'interesse per la musica italiana in loco: "I nostri media sono molto attenti alla musica italiana in questo periodo. Per esempio, Radio France ha invitato Roberto al programma Côté Club su France Inter. Sicuramente è un buon momento, i Nu Genea sono popolarissimi al momento, qualche anno fa Andrea Laszlo De Simone è esploso, prima di loro non c'era grande interesse per la musica italiana se non per quella degli anni '60, che ha un po' un'aura di culto. Detto questo, la musica italiana è ancora parecchio di nicchia, per svilupparla e renderla più presente sul territorio francese bisogna realizzare eventi speciali e più collaborazioni tra artisti italiani e francesi". Nel frattempo, spendere qualche soldo in meno per la Fender per fare un corso di francese potrebbe essere una mossa saggia.
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L'articolo La musica italiana sta meglio in Francia di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2024-02-19 10:37:00
COMMENTI (4)
@giovanninocadeddu mi spiace che Oltralpe non abbiano considerato minimamente la tua musica :(
neil young e' offeso da questo articolo ma di che parlano sti pupetti ? come fa a piacere oltralpe sta roba da decelebrati mentali e spirituali senz anima veramente penosi sti musicisti italiani non impariamo mai rimaniamo uno stato di pupetti mai cresciuti proprio ma che concetti esprime la musica italiana da 30 anni solo roba puerile
come fa a piacere oltralpe sta roba da decelebrati mentali e spirituali senz anima veramente penosi sti musicisti italiani non impariamo mai rimaniamo uno stato di pupetti mai cresciuti proprio ma che concetti esprime la musica italiana da 30 anni solo roba puerile
veramente penosi sti musicisti italiani non impariamo mai rimaniamo uno stato di pupetti mai cresciuti proprio ma che concetti esprime la musica italiana da 30 anni solo roba puerile