La notizia è che sarà la protagonista del nuovo film di Paolo Virzì "(La Generazione" ispirato al romanzo di Simone Lenzi dei Virginiana Miller) ma non è quello l'importante. Thony è una cantautrice di talento e ce ne sono poche di così brave. Suonerà al MI AMI, e vi consigliamo di non perdervela. L'abbiamo intervistata.
Come stai? Arrivi dal set?
Le riprese sono finite, sono iniziate a febbraio e sono durate un paio di mesi. Sono appena tornata dal doppiaggio, era la prima volta ed è stato difficilissimo. È difficile dire le cose senza farle, senza recitare nel frattempo dico. E poi stiamo finendo la colonna sonora del film. Un po’ sono sollevata e un po’ no, insomma, se posso dire la verità: non lo so come sto, ma credo bene (ride, NdA).
Come ti ha scoperto Virzì?
Su Myspace, lui e Simone Lenzi si erano confrontati sulle possibili protagoniste, ad un certo punto hanno cercato su internet “cantante siciliana” e, per qualche congiunzione astrale, sono uscita io. Hanno ascoltato i demo, gli sono piaciuti e mi hanno chiamato.
Questa cosa ti ha cambiato la vita o è ancora presto per dirlo?
Ancora non me l'ha cambiata, certo sono più indaffarata di prima e ho più responsabilità. Mi sono buttata in un'esperienza che non avrei mai nemmeno pensato di fare. Ho speso tantissime energie per fare la musicista ma nessuna per fare l’attrice. Ma non sono sicura di cosa stia realmente accadendo, magari è tutto finto.
E sei diventata ricca?
Ma che sei pazzo? Magari... Diciamo che adesso posso permettermi un viaggetto di un paio di settimane, non di più...
Chi più chi meno ogni musicista è un narciso, figuriamoci un musicista che diventa attore. Come hai reagito quando hai capito che eri tu la stella del film?
Il mio ego tumultuava, eslopodeva! Diciamo che ho capito diverse cose: da un certo punto di vista mi sono sentita molto lusingata e fortunata... poi ho cabalizzato che se mi avevano scelto qualche motivo c'era: non poteva essere solo fortuna, e in questo il mio ego si fomentava... ad essere sincera non è che il mio ego prima fosse proprio terra terra.
Sei anche un'appassionata di colonne sonore? Segui qualche compositore in particolare?
Ultimamente ne ho ascoltate a raffica. E' una cosa che ti porta ancora più fuori dal resto del mondo, molto più che il semplice scrivere canzoni... Tra le cose belle scoperte ci sono i lavori di John Brion, che ha scritto colonne sonore di film come “Eternal sunshine of a spotless mind” per intenderci. Ed è anche un grande musicista, nonché produttore: il mio ragazzo tempo fa mi ha consigliato un disco di Brad Mehldau, mi pare fosse “Largo”. E io: ma ti pare che ascolto Brad Mehldau? E poi incredibilmente mi piaceva, era stupendo, infatti era prodotto da Brion.
Al cinema ci vai?
Mi piace il cinema ma ho sempre visto pochi film... guardo poco la televisione, leggo pochi libri. Non lo dico per fare scena: leggo poco, a differenza di quando avevo sui quindici anni e leggevo tantissimo. Poi, invece, da quando sono arrivata a Roma ho lavorato tanto, mi sono ubriacata tanto e ho iniziato a leggere meno (ride, NdA).
Cosa ti ha portato a Roma?
Quando stavo a Palermo, a 19 anni, avevo una storia con un ragazzo. Una notte l’ho visto con un’altra, sono tornata a casa in lacrime e ho detto a mia mamma che me ne volevo andare. E lei: va bene, fai la valigia. Alle 7 ero fuori di casa, alle 9 apriva l’agenzia, ho preso il primo aereo e sono venuta a Roma.
Ci stai bene?
Benino. Ogni tanto mi meraviglio perché la trovo incredibilmente bella: a volte ha dei momenti in cui la guardi e davvero non ci puoi credere, ma non succede spesso. E' una città immobile, non si muove, è un po’ così.
E' un attimo e sei al mare...
Figurati, sono come le dive degli anni venti. Non prendo il sole perché mi vengono delle macchie. Mi piace andare in campagna. Avessi dei soldi comprerei una casa in campagna, ma non ce li ho. Il mio passatempo preferito è stare su internet a guardare gli annunci delle case in campagna che non posso permettermi (ride, NdA).
L’idea di lasciare l’Italia non l’hai mai avuta?
Sì, tantissime volte.
Per una musicista italiana non cantare in italiano è un limite?
Se è un limite imposto da sé stessi non è un limite vero e proprio. Se lo sentissi come tale dovrei andare oltre il mio senso estetico e cambiare lingua, ma per me non è così, non è un qualcosa che posso autoimpormi: io non canto in italiano perché non so scrivere in italiano e perché in vita mia ho sentito poche canzoni in italiano. E poi perché secondo me la mia voce, quando canto in italiano, è veramente brutta. Può essere un limite per il mio lavoro, chiaro. Sono sicura che se cantassi in italiano mi succederebbero cose diverse, ma altre mi sono successe cantando in inglese. Insomma, è una scelta che fai.
E' vero che scrivi le canzoni mentre dormi?
Si! Mi è successo in periodi bellissimi, che adesso rimpiango perché non mi succede più, cazzo. Sognavo dei gruppi che suonavano e mi svegliavo con la sensazione di avere ascoltato una canzone bellissima. Poi realizzavo che quelle canzoni non esistevano realmente, le stavo inventando io. Quindi ho iniziato a svegliarmi nel sonno: appena mi capitava di sognare delle cose riuscivo a svegliarmi, prendevo il telefono, registravo degli appunti, andavo a dormire e poi la mattina dopo facevo il pezzo.
Molte tue canzoni sono davvero tristi.
Anche io ne ero piuttosto convinta, spesso tendevo a giustificarmi presentandole con “eh, guarda che sono un po’ tristi”, così, come se dovessi mettere in guardia chi le ascoltava. Poi ultimamente in tanti mi hanno detto che non sono tristi, forse un po’ malinconiche, che è una cosa lontana dalla tristezza e vicina a uno stato più alto: non è tristezza, né allegria, ma qualcosa di più alto. Quindi forse è così, le mie canzoni sono malinconiche e io cerco di non vergognarmi più di questo.
Perchè vergognarsi della tristezza di una canzone?
C'entra con una ricerca di verità... Che poi a un certo punto mi viene da dire anche 'sticazzi della verità, ma se devo essere sincera, oggi, per i miei trent’anni, la verità è la cosa più importante. E per verità intendo molte cose ma che in breve ti riassumo con: accettarsi... l’accettarsi o il farsi schifo, smettere di sperare di essere sempre dei grandi supereroi. Sono cresciuta, c'è stato un momento in cui ho iniziato ad accettare un mio modo d’essere. Tempo fa non avrei mai ammesso che mi vergognavo della tristezza delle mie canzoni, adesso sì.
(Foto di Giorgio Cefaro)
Nelle canzoni sei tu la protagonista o sono personaggi inventati?
Non c’è una distinzione così netta. Di sicuro non ho mai scritto di un’altra persona, ma non saprei dirti se queste canzoni sono una sorta di analisi razionale o più dei flussi di coscienza. Sicuramente parlo di me, anche perché altrimenti di chi dovrei parlare?
Da quello che scrivi spesso non esce un ritratto splendido di te. Quando in una canzone chiedi a qualcuno di stare con te usi il verbo “morire”. In “Crosses” dici “and lie lie lie to me, or die die die with me”. E' così faticoso stare con te?
Io sono abbastanza cosciente di quelli che sono i miei limiti nei rapporti sentimentali. Morire, o mentire, sono cose che fanno parte di una relazione. Non credo ci possa essere una relazione vera se non muori, se non lasci andare alcune parti di te, se non abbandoni le tue paure affidandoti ad and altra persona, anche solo liberarti veramente della paura di morire. La morte non è una cosa che mi fa paura, quindi, ad un certo punto chiedo all'altro, a chi vuole condividere qualcosa con me, di non averne. Ma non ti saprei dire che considerazione ho di me...
Che rapporto hai con la tua voce?
La amo (ride, NdA). La mia voce cambia continuamente e non so per quale motivo. Non la coltivo, non la curo, non canto con il diaframma. Ho studiato sei mesi jazz ma non ho imparato niente sull’emissione e su cose del genere. Forse ho imparato qualcosa sul jazz, su dove voglia andare a parare, ma non ho imparato a cantare. La mia voce in realtà mi dà fastidio quando parlo: non mi piace il timbro sul parlato. Quando canto, invece, mi piace.
Tempo fa, chiacchierando in chat, ti avevo fatto notare che le canzoni già presenti sul demo erano più “dritte” mentre le versioni poi finite su disco avevano tutta una serie di ricami vocali che, almeno in parte, le rendevano meno immediate. Preferivo le prime. Mi avevi risposto che ormai erano vecchie, e tu non puoi entrare in studio se non sei in qualche modo eccitata per una qualche novità. Me lo spieghi meglio?
Io le demo le faccio di getto: a casa, a letto piuttosto che sul divano, quindi sono cariche della tensione del momento. Escono di getto e hanno quell’eccitazione che ti viene quando hai una nuova idea. Con il tempo, però, è difficile poi ritrovare quell’intenzione e quindi, per ricercare quella sensazione di eccitazione, di trasporto, nel disco ho cambiato alcune cose perché volevo ritrovare la sensazione di novità.
Leziero Rescigno e Giuliano Dottori (Amor Fou) ti hanno aiutato a “sbloccare” alcune canzoni, e questa cosa del “blocco” è piuttosto ricorrente nelle interviste che ho letto. Ti capita spesso quando scrivi?
No, quando scrivo non mi blocco mai. Mi blocco quando devo ri-registrare. È quello che dicevo prima: quando devi ricercare un’intenzione, una verità in un posto che non è il più tuo, allora ti blocchi, perché ricerchi il momento e io spesso divento ossessiva in queste cose. Leziero è arrivato in un periodo in cui ero convinta di volere delle batterie in un certo modo. Lui è arrivato, se ne è fregato di quello che gli chiedevo... e ha fatto delle cose bellissime.
A questo punto il disco che fine farà?
"With the green in my mouth" era pronto ormai da tempo, la scorsa estate ho deciso di metterlo in free download per una sola settimana su Rockit, pur continuando a mandare tante mail ad etichette, italiane e no... mi hanno risposto più facilmente all’estero che qui in Italia. Poi è arrivata la proposta di Paolo Virzì e ho accantonato tutto. Me ne sono un po' un fregata a quel punto, era una cosa faticosa e iniziavo a stancarmi, sempre lì sospesa in attesa di una risposta. Mettici pure che per me ora è vecchio, oltre a non sapere se alcuni pezzi andranno a finire nella colonna sonora del film. Probabilmente non uscirà mai.
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L'articolo Thony: è nata una stella di Sandro Giorello è apparso su Rockit.it il 2012-06-04 00:00:00
COMMENTI (15)
Geniaccio!!!!!!!!
youtube.com/watch?v=USeUF4e…
non hai il diritto di esprimerti se devi dire stronzate gratuite...sei mai stato ad uno di questi convegni che hai menzionato?ad un happy hour?hai mai copulato!?secondo me decisamente no!no c'è questa musica. ahahahah rido ancora per pupo
Feed,hai mai provato l'Eroina?
senza offesa, mi sembra una delle tante concorrenti a questi programmi tipo x factor, hanno buone doti vocali e niente piu'.
Wow che voce! Mi ricorda a tratti Joan as police woman.. bella scoperta!
effettivamente Predictions la preferivo sul demo che non sul disco-mai-uscito. Adoro, comunque, quel pezzo.
"e' nata una stella" decisamente eccessivo o.O
saro' piu' esplicito, e mica devi ascoltarlo tutto per capire di che si tratta un album di : mariantoniettabrunoridimartinocolapescedentecarnesibasilecani..... l'Arte la Creativita' la Creazione e' Coraggio Talento Genio Sacrificio Sofferenza ...mi sono spiegato Sig.Giorello?
Non è proprio il paragone migliore direi