Zona 5 di Milano, fine luglio: strade deserte, luce abbacinante e brunch salutari. A voler riassumere in coordinate essenziali il nostro incontro con i due fondatori dell'etichetta Merge Layers, Natlek e Nobel, potremmo dire di aver già detto tutto. Così, invece, non è: l'essenzialità rimane però la parola chiave per capire quello che si nasconde dietro i due produttori di questa avventura. Percussioni forti, effetti sonori non comuni e tanta essenzialità sono gli ingredienti su cui punta il loro concetto di musica da ballare. Da Rihanna nei club alle tastiere del telefono, la nostra intervista.
Prima di parlare del disco, visto che è anche una presentazione della vostra etichetta Merge Layers: perché un'etichetta di musica come la vostra in Italia?
Natlek: Ci abbiamo messo un anno e mezzo a partorire l'etichetta e diciamo che in Italia siamo tra i pochi a fare questa roba qua. Tutto è iniziato una volta tiratomi fuori da Lucky Beard. All'inizio volevo fare una serie di vinili di "Lucky Beard club tracks" e far roba più club. La cosa difficile di Lucky Beard è che produceva sì elettronica, ma in maniera troppo eterogenea. Al giorno d'oggi, la gente è bombardata costantemente di roba e quindi se uno è interessato a me, non è detto sia interessato a tutta Lucky Beard. Io volevo fare qualcosa per la gente che cercava musica da club con questo piglio attuale. Il nostro è un approccio poco italiano e molto UK.
Nobel: ... Che è quello che poi manca in Italia. Avendo sempre ascoltato e fatto queste cose, mi sono reso conto che manca anche qualcosa che non strizzi l'occhio alla melodia o al vocal, ma che non sia solo house o techno. Come se ci fossero compartimenti stagni. Il club come lo facciamo noi è un po' un ibrido tra varie culture e sonorità senza nulla di pop.
A conferma di ciò: avete suonato anche per Radar e per Rinse, Inghilterra e Francia, ma in Italia la situazione qual è?
No: In Italia avremo uno show mensile a radio Raheem dall'11 di settembre. In Italia non è una cosa ancora sdoganata; io credo che stia arrivando. In posti come l'Inghilterra è ormai esplosa.
Na: Anche perché in Inghilterra chi fa roba da club poi ti mette anche Rihanna mentre è in consolle. In Italia è inconcepibile. Siamo molto puritani. A Londra, qualsiasi stronzo che arriva si mette lì e balla. In Italia, prima di ballare, devi dire: "hmm, ma questa roba è fica, non è fica?". Bisogna catalogare per forza.
Prima avete parlato di demo: voi come selezionate i vostri produttori?
No: Noi abbiamo selezionato dei produttori, ognuno di loro è presente nella compilation e ognuno di loro farà un progetto solista, non è che ci arrivano demo. La nostra idea iniziale è avere delle persone da produrre che a noi piacciono.
Na: Sì, non è una cosa aperta a tutti. Stiamo dando priorità a chi abbiamo scelto ma, per esempio, abbiamo scoperto un folle di Berlino che fa roba superghetto come la facevano trent'anni fa, tale Tony Moralez, e ci stiamo lavorando.
Ho avuto questa impressione col remix di "Fantino" e tutto sommato anche ascoltando quanto mi avete detto finora: Merge Layers vuole diventare anche un modo per valorizzare la scena italiana? Intendete diventare talent scout o precursori?
Na: Scegliendo i produttori, abbiamo pescato un po' da tutte le parti e alla fine noi siamo gli unici italiani della faccenda. Abbiamo coinvolto Lorenzo BITW per i vari mixati perché ci troviamo molto bene con lui ed è affine a quello che facciamo. Attualmente abbiamo cercato di coinvolgere i "medi", per i nomi grossi puntiamo ai remix. Nel nostro disco, ad esempio, abbiamo Helix ed Octopus, che è di Venezia. Ci piace tirare dentro l'Italia ma non vogliamo assolutamente rimanere soltanto in Italia, perché non c'è molta roba.
Le produzioni che ho ascoltato mi sono sembrate sempre molto essenziali, nonostante voi siate in due! Come lavorate insieme?
Na: Dopo il mio disco, "Graduation Burnout", ho deciso di ripulire un po' il mio suono. Tentavo di sovraccaricare le tracce però cosa m'ispiri non so, probabilmente mi viene quando sento una roba incastrata bene nel flow della traccia. Questo era un po' lo step che mi ero imposto: far suonare poca roba ma più potente. Per il disco sono venuto qui a Milano e ci siamo messi lì da mezzanotte, dopo il pollo fritto, fino alle cinque di mattina a buttare giù lo stab. Le drum le abbiamo rifatte a posteriori rimbalzandoci il progetto di Ableton.
No: È stato più veloce fare il remix di "Fantino", la cui particolarità è il telefono. Io faccio il sound designer e ho delle mie fisse: quando ci troviamo a fare qualcosa di "ambient" come può essere anche la "Fantino" originale, mi piace inserire qualcosa che sentiamo tutti e che tutti conoscono. Il suono del telefono è una cosa molto old school house, la melodia è molto bella e metterla in quel modo lì non toglie nulla alla canzone pur rendendola molto da club. L'unica parte veramente "da ascolto" è proprio il telefono ed è quello che volevamo dare.
Quand'è allora che credete di essere arrivati alla giusta semplificazione e sottrazione dei suoni?
No: Il momento è, almeno per me, quando perde flow. All'inizio fai e fai, poi risenti e dici: "ma che cazzo è?" (ride) e inizi a togliere. Togli e togli, alla fine c'è sempre un suono, quello portante. Per come la vedo io, se hai quel suono, delle percussioni originali e dei begli effetti, non c'è bisogno di molto altro.
Na: La ricerca di suoni e di effettini giusti è proprio l'abc della nostra roba ed è una roba che sto facendo di recente. Se ripenso a come producevo i primi ep per Lucky Beard...
Cos'è cambiato?
Na: Ah, io sono un autodidatta completo. Prima quando cercavo un clap ne prendevo uno da una libreria di suoni che mi piacesse. Ora invece dipende da una marea di fattori: se voglio una roba pulita, cerco una roba pulita e così via. Inizialmente era semplicemente una questione di gusto.
Adesso c'è dietro un concetto, insomma?
Na: Esatto, se il kick è gonfio allora lo snare è secco, per dire. Anche Stabber mi ha aiutato un sacco e infatti delle ultime cose che gli ho mandato mi ha detto: "finalmente hai imparato a mixare la roba" (ride). Con Stabber è un rapporto di odio e amore, giustamente, quando gli mando le mie cose.
No: Un difetto che avevo e che forse hanno un po' tutti: facevo cambiare tantissimo la struttura del brano. A me ha aiutato tantissimo capire che non devono succedere mille cose. Soprattutto per l'idea che abbiamo noi di Merge Layers, se la traccia l'ascolti il tempo per cui la tieni, due o tre minuti al massimo, sostanzialmente quello che sembra un po' ripetitivo mentre la produci e la ascolti per giorni, va invece benissimo se c'è l'idea. Io credo che meno tempo ci metti a stendere e meglio è. Mettendosi a sistemare ci si perde perché ci sarà sempre qualcosa che vuoi rifinire.
Mi pare che come label abbiate anche un particolare occhio per l'estetica. Dipende dal produttore su cui state lavorando?
No: Dipende più dall'etichetta che dal produttore in realtà. In origine dovevano essere fotografie, qualcosa di molto figurativo. Ci abbiamo messo un po' a decidere come dovesse essere l'estetica. Puntiamo molto al fatto che l'uscita è anche in vinile e le grafiche intendono rimadare a questo perché non è scontato.
Na: Oggi come oggi esce talmente tanta roba che la prima cosa che conta è la copertina. Se la traccia ti piace ma la copertina "non si presta allo screenshot" magari ci arrivi dopo un sacco di tempo. Abbiamo pensato che magari scrollando Soundcloud e trovando il centrino da vinile la gente può essere incuriosita. La nostra estetica è in questo senso funzionale: l'intento è produrre poca roba ma strafica e suonabile per sempre, senza essere ancorata troppo tempo al trend del momento. Ecco perché riprendere il vinile dei tempi che furono.
Visto che l'idea dietro il disco e la label e il "suonare da club senza compromessi", avete già pronto qualcosa per il live?
No: Abbiamo un'idea abbastanza chiara per quanto riguarda i djset perché siamo entrambi abbastanza rodati con gli show che facciamo a Radar. L'idea di suono che vogliamo spingere è "poca roba ma funzionale" con molti cambi, molta dinamicità. In questo senso Lorenzo BITW è molto forte, magari non facciamo la hit della vita ma roba che è utile al dj e ci permette però di essere suonati anche negli anni a venire. Poi se c'è la hit, meglio! (ride)
Na: Io magari ho fatto tracce più fiche, ma non erano quello che volevo per Merge Layers. Dev'essere roba che fa ballare, fine. Secondo me questa cosa qui s'è un po' persa.
Avete mai pensato di inserire una voce sulle vostre produzioni? O credete che stonerebbe con la semplicità che invece ricercate?
No: Su questo abbiamo due modi diversi di fare. Dipende. A me piacerebbe usare una voce come un campione, tagliarla, effettarla, smontarla. Vorrei pensarla e registrarla in studio per bene, non rubare un campione ma crearne uno che poi taglio.
Quali saranno le prossime mosse Merge Layers?
Na: Intanto deve uscire il vinile. Ogni tre mesi poi uscirà un ep con vinile e digitale.
No: Non è troppo veloce ma neanche così lento da farci dimenticare. Adesso dobbiamo ingranare e poi saremo più stabili, la stampa dei vinili ci porta via ovviamente del tempo.
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L'articolo Musica per ballare: Natlek e Nobel presentano l'etichetta Merge Layers di Raffaele Lauretti è apparso su Rockit.it il 2017-08-29 12:00:00
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