Come va il mercato del disco, del CD, dei negozianti che resistono allo strapotere dello streaming e continuano a vendere musica sui supporti? L'abbiamo chiesto a tre commercianti molto diversi tra loro, che nel tempo hanno visto crescere la propria attività grazie ai collezionisti del vinile e agli amatori, che non rinunciano a possedere una copia del loro disco preferito.
Marco Barlotti di Contempo Records (Firenze) rappresenta lo storico negozio/etichetta indipendente di culto dagli anni '80 per aver prodotto e distribuito lavori di Litfiba, Diaframma, Pankow, Clock DVA ma anche Christian Death, Cocteau Twins e Dead Can Dance, diventando un punto di riferimento per tutti i fan di post-punk, new wave, elettronica, gothic e sperimentale. Alessio Cruschelli è il gestore di Slow Record Shop (Cecina), specializzato nella vendita di vinili nuovi, usati e giradischi, nonché nostro collaboratore per la rubrica Cronache da un negozio di dischi. Last but not least, abbiamo sentito anche un rappresentante della metropoli, Dischivolanti, sul Naviglio Grande di Milano, amatissimo da residenti e turisti.
Un clash generazionale che ha creato una riflessione interessante e diversificata sulle prospettive dei commercianti di dischi, su rimedi e strada da prendere per evitare che la musica comprata diventi sempre di più, solo quella dei grandi classici.
Come stava andando la tua attività prima del lockdown?
Contempo: Prima del lockdown la nostra attività stava andando bene. Il nostro negozio è molto conosciuto dagli appassionati di musica in tutta Italia (anche all'estero) e avendo la fortuna di essere situato nel centro storico di una città splendida, molto frequentata come Firenze, era molto visitato e condiviso nei social, grazie anche alla sua bellezza e peculiarità nell'arredamento. Inoltre con la nostra etichetta discografica (Contempo Records) abbiamo messo in cantiere numerosi progetti (alcuni dei quali sono ancora in corso) come: L’Album perpetuo (Alone) di Gianni Maroccolo, Disciplinatha (Tesori della patria), Diaframma (Siberia box), Bobby Joe Long's Friendship Party (Semo solo scemi), Life in the Woods (Blue), quindi prima di questa situazione i progetti e le aspettative erano tante.
Slow Record: Bene.
Dischivolanti: Abbastanza bene. Tra clienti abituali e turisti non ci si poteva lamentare.
Quale genere è più comprato in vinile?
Contempo: I classici del rock sono sempre un evergreen, però i nostri clienti cercano anche altri generi come shoegaze, post punk, metal, punk rock, prog… sempre fra quelli da noi più venduti.
Slow Records: Materiale dai '60 al panorama contemporaneo.
Dischivolanti: Abbiamo praticamente di tutto. Direi indie americano e hip hop, sia italiano che americano. Old school soprattutto.
Vendi più dischi vecchi o nuovi?
Contempo: Si vedono molto le ristampe grazie ai prezzi più accessibili in confronto alle prime edizioni, che ovviamente hanno un valore di mercato più elevato.
Slow Records: Su 10 dischi venduti 5 sono stampe originali e 5 tra ristampe e nuove uscite.
Dischivolanti: Nuovi perché li posso ordinare, l’usato è casuale, e sempre 1 copia per titolo, quindi dura meno.
Cosa riesci a fare ora? Hai un digital store? Fai servizio a domicilio?
Contempo: Abbiamo potenziato il nostro mailorder con l’account Discogs e il nostro sito, con i quali continuammo a lavorare e a fare le spedizioni ai nostri clienti.
Slow Record: Spedisco, archivio, studio il materiale. Utilizzo Discogs come riferimento e prezzario, ma il lavoro si snoda spesso e volentieri su Facebook e Instagram. Sì al domicilio, è capitato. Anche due giradischi.
Dischivolanti: Ho fatto un po’ di spedizioni a prezzo scontato grazie agli annunci sui social, Twitter e Facebook.
Quanto puoi stare chiuso prima di dichiarare fallimento?
Contempo: Innanzi tutto ci auguriamo che quella eventualità non arrivi mai! La situazione è tragica, le spese, come ben tutti sappiamo, sono tante e finora non ce n'è stata risparmiata nessuna, come non è ancora arrivato (ad oggi) nessun tipo d’aiuto. In modo alquanto arbitrario, però sono state fatte riaprire le librerie (che possono vendere anche dischi!) Questo lo trovo piuttosto ingiusto visto che anche noi facciamo parte del settore culturale.
Slow Record: Mentre mi tocco i coglioni ti dico che il comparto musica è in emergenza da 20 anni, siamo ben allenati ad una sensazione di costante sfida quotidiana e ricerca di prospettive. La modalità emergenza è ormai attivata di default. Per questo ho spacchettato la cultura dividendo bottega in 5 aree: vendita in negozio, web, market vari, supporti fonografici, assistenza e riparazioni, ed ognuna di esse è stata costantemente implementata e migliorata per essere in grado di tirare il carro singolarmente se necessario. Ora tocca alle spedizioni limitare i danni. Il 4 maggio si riparte (forse?), rimango positivo nonostante l'incertezza. Anche perchè ognuno si misura da solo, chiudere non è fortunatamente contemplato (mi ritocco , ma in maniera più elegante).
Dischivolanti: Dipende da quanto mi rimandano la scadenza delle scadenze fiscali.
Come se ne esce?
Contempo: La situazione è davvero complessa e la risposta a questa domanda è quasi impossibile. Tanti fattori concorrono in questo momento, però il Governo deve prendere atto che ora come ora la realtà della piccola media impresa e del commercio, lasciati assolutamente in balia di se stessi, non è sostenibile. Gli affitti dovrebbero essere sospesi o quanto meno ridimensionati, le tasse che sono state parzialmente sospese ( a breve termine) dovrebbero essere spostate fino a quando la situazione non si sarà normalizzata, cioè fino a quando si potrà ricominciare a lavorare e guadagnare. La pressione fiscale sarebbe davvero auspicabile diminuisse, non è giusto trovarsi nella condizione di dover scegliere se mangiare o pagare le tasse. Poi bisognerebbe essere consapevoli che anche quando saranno tolte queste restrizioni il ritorno alla normalità sarà lento e graduale (se non verrà trovata la cura/vaccino), quindi mancherà il turismo e di conseguenza gran parte degli introiti. Il fatturato comunque subirà un calo di circa l'80%, 90% di conseguenza pensare che i costi per le attività continuino ad essere gli stessi è pura follia.
Slow Record: Difficile dirlo. Intanto IVA al 4% , sarebbe molto utile. Penso anche ad un associazione di categoria come la Era in Inghilterra , la Coalition of indipendent music stores in Us e la Calif in Francia , che tutelano gli interessi dei negozi di dischi indipendenti in vario modo. Purtroppo nessuna di queste entità ha un partner istituzionale in Italia.
Dischivolanti: Non ne ho proprio idea.
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Lo streaming è in calo, nei negozi si vendono pochi dischi: dov’è finita la musica?
Contempo: Lo streaming è diventato un accessorio dei social (Instagram, Tik Tok, Facebook, ecc…). La bassa varietà, qualità e novità ha fatto sì, che la musica sia diventata un prodotto “usa e getta”, non si comprano più i dischi perché i supporti sono cambiati, gli ultimi modelli di auto oppure i nuovi PC non hanno neanche i lettori CD, si ascolta solo la canzone che ci piace e non ci interessa ascoltare tutto l’album. Nei negozi si continuano a vendere i classici o gli artisti che resistono e continuano a creare bella musica senza omologarsi. I loro dischi non hanno più una valenza solo musicale, piuttosto un valore fisico, intellettuale e nostalgico. E quindi, dove è finita la musica? Per me è sempre lì, ora sovrastata dalle major, dai talent, dal qualunquismo, però so e mi auguro che la creatività e l’arte troverà sempre la via o il modo di emergere in questo Medioevo moderno.
Slow Record: E' in corso un enorme riposizionamento del settore musica, e all'interno del settore stesso un periodo di transizione dove attitudine ed estetica rock hanno evidentemente perso appeal ed impatto sociale rispetto a quelle urban. In parte della clientela percepisco una certa disillusione, una sensazione di impoverimento culturale ed assenza di riferimenti, e credo sia proprio conseguenza di questo mezzo secolo di dominio guitar oriented violato, nessun ricambio al top del rock game, mentre Kendrick Lamar e la hood culture conquistavano stadi e festival (e Donald Glover ridefiniva il nuovo uomo rinascimentale).
Non condivido , ma posso comprendere. La realtà è che non è il solo focus dell'industria a determinare la grande musica (e questo è vero da sempre), che infatti fluisce con ottimi risultati anche ai margini dell'impero, dove lavorano costellazioni di label indipendenti con roster eccellenti. Solo che per scoprirle serve passione e il mindset giusto, perchè i posti al sole stanno diminuendo. Ma ci sono, la (grande) musica c'è ed è
ancora straordinariamente importante nella vita delle persone, streaming o dischi che sia, numeri al rialzo o meno.
Dischivolanti: La musica, come la lettura, ha subito un forte stop. Luca, il mio collega, non mette un disco sul piatto a casa da 2 mesi. Cosa che prima per lui sarebbe stata inconcepibile.
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L'articolo Come se la passano i negozianti di dischi in questo periodo? di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-04-28 12:08:00
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