Il mio progetto musicale è nato dopo aver finalmente accettato la mia voce. Per anni ho scritto pezzi strumentali o li ho fatti cantare ad altri, ma ho deciso di sperimentare il processo di scrittura e produzione di un brano tutto da solo. Ho scoperto che questa esperienza mi faceva conoscere meglio me stesso e ho continuato. Ho iniziato a fare musica come clarinettista nella banda cittadina a otto anni, per poi passare alla chitarra e, verso i venti, alla musica elettronica. Credo che il luogo in cui sono cresciuto, la provincia di Modena, abbia avuto un forte impatto sullo sviluppo delle mie idee musicali. La pianura, la noia e quella sorta di disillusione tipica di Modena sono diventati un terreno fertile per le canzoni.
Quando ho iniziato a scrivere, ero immerso nella scoperta della musica indipendente italiana, in particolare del rock e del cantautorato, e gruppi come i Ministri, il Teatro degli Orrori e gli Zen Circus mi hanno ispirato molto. Ma c’era anche tutta la scena musicale che passava nei locali di Modena e dintorni, che aveva forti influenze emo punk, post-rock e altro. Inoltre, crescere ascoltando De André e Bennato, insieme alla musica popolare italiana e africana, ha sicuramente influito sul mio stile e sulla mia ispirazione.
Il mio processo creativo è cambiato nel tempo. Inizialmente, scrivevo un testo e cercavo la melodia, ma poi ho sperimentato anche partendo dalla musica, dalla melodia o addirittura dal titolo. Oggi non ho un metodo standard: tutto dipende dall’idea che mi viene in mente.
Ho capito che la musica sarebbe diventata una parte centrale della mia vita intorno ai 12/13 anni, quando passavo intere giornate chiuso in camera ad ascoltare musica. Poi, anni dopo, è stato un altro segno: Ableton Live, che è diventato il mio videogioco preferito.
La mia cultura ha avuto un grande impatto sul mio stile musicale. Crescendo in un ambiente in cui si ascoltavano cantautori e poesie, mi sono ritrovato immerso nella musica popolare italiana, nei canti di lotta socialisti e anarchici, ma anche nella musica africana percussiva. Tutto questo mi ha segnato fin da piccolo. Anche il contesto sociale e la scena musicale locale mi hanno influenzato, ma credo che ciò che mi ha spinto di più sia stato il desiderio di sperimentare e trovare qualcosa di mio.
Le sfide più grandi nel mio percorso artistico sono state accettare la realtà del mercato musicale, che spesso governa i gusti più di quanto mi aspettassi. Ci sono stati conflitti, rotture con amici e band, momenti di incertezza su cosa stavo facendo e se avrebbe mai avuto un impatto su qualcuno. A volte, la solitudine di lavorare sulla mia musica da solo è stata difficile, ma penso che l’arte, quando è fatta con l’anima, sia pura e cruda, lontana da logiche commerciali. La parte più difficile resta comunque il contesto, che spesso è desolante, ma ciò che lo salva sono le persone giuste.
Il mio rapporto con il pubblico è stato sempre un po' distante. Quando si trattano temi intimi, è difficile percepire subito la risposta. Però, ultimamente, ho cominciato a sentire il pubblico cantare sotto al palco, e questo mi ha riavvicinato all’idea di comunicare davvero con le persone. Nel mio ultimo lavoro, un tema ricorrente è l'“odore”, una parola che mi è venuta fuori più volte nei testi. L’olfatto ha un potere emotivo incredibile, ed è qualcosa di irripetibile e momentaneo, proprio come la magia dell'esistenza. Un altro tema che mi sta molto a cuore è il tentativo di nuotare fuori dal mare del capitalismo, cercando alternative a questo sistema.
Guardando al mio percorso, credo che la mia evoluzione artistica sia stata soprattutto sperimentale. Non tanto nel cercare suoni mai fatti prima, ma nel provare a fare tutto quello che mi piaceva. Ho avuto tanti progetti, tanti generi e tanti contesti, il che ha generato molta confusione. Ora, però, ho le idee più chiare e una direzione ben precisa. Come mi dice spesso un caro amico, Tonino3000: "Non preoccuparti, Fela Kuti ha iniziato a fare la sua musica a trent’anni, dopo aver sperimentato per dieci anni nei jazz club di Londra."
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L'articolo La noia e la provincialità disillusa possono essere un fermento per le canzoni di Redazione è apparso su Rockit.it il 2025-03-03 17:27:00
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