Ntò - Come Marvin Gaye

A qualche mese dal suo esordio solista, e ad una settimana dall'uscita del suo nuovo video, l'ex Co'Sang si racconta. Ci descrive una Napoli ritornata ad un degrado da dopoguerra, parla dell'abbandono del dialetto e della sua passione per l'italiano, e di come sia entrato in studio avendo tutto sott

- Ntò sul set del nuovo video, Se ti avessi ora

A qualche mese dal suo esordio solista, e ad una settimana dall'uscita del suo nuovo video, l'ex Co'Sang si racconta. Ci descrive una Napoli ritornata ad un degrado da dopoguerra, e parla delle nuove canzoni, dell'abbandono del dialetto e della sua passione per l'italiano, e di come sia entrato in studio avendo tutto sotto controllo. L'intervista di Francesco Fusaro.

Le sonorità dell'album sono piuttosto variegate, ci sono pezzi più morbidi e introspettivi e altri più aggressivi. Come sei arrivato a questo puzzle musicale? C'è una progettualità alle spalle?
Quando ho cominciato a pensare all'album avevo bene in testa che cosa mi occorresse, infatti ho fatto io stesso da produttore artistico per l'uscita, organizzando direttamente il lavoro di beatmaker e musicisti. La progettualità dipende quindi innanzitutto dal mio desiderio di mettere su disco le sonorità che mi hanno accompagnato in questi intensi dieci anni di attività musicale. Le prime quattro tracce dell'album sono un buon manifesto di questo mio momento artistico.

Quindi musica suonata 'dal vero' e producer.
Sì, ma con la musica (quasi) sempre subordinata alle esigenze del testo. Ciò che dico ha in molti casi determinato la forma musicale e l'atmosfera dei brani. Considera che con produttori come Shablo o come il giovane Raffaele Napolitano, è più facile trovare un incontro con le proprie idee. Avere poi a che fare con musicisti come Francesco Villani e Gianluca Brugnano ha aggiunto, credo, quel tocco in più all'album.

La matrice è comunque schiettamente hip hop.
Certo, non volevo che si perdesse quel sapore.

Mi sembri uno che sa tenere la situazione sotto controllo. Cosa non comune per il classico mc che entra in studio, scrive e se ne esce, il resto lo fanno gli altri.
Io sono al mio primo album come solista, quindi avere le cose sotto controllo è dovuto contemporaneamente all'esperienza accumulata e al desiderio di mostrarmi di più al pubblico. Un'occasione di esprimermi a 360 gradi. Anche se non devi pensarmi come un dittatore: come accennavo prima, gli scambi di opinioni, i confronti non sono mai mancati e sono stati sicuramente produttivi per entrambe le parti.

Rispetto all'esperienza Co'Sang, che cos'è cambiato? Penso ad esempio alla scelta dell'italiano.
Quello è un discorso voluto: non forzato ma comunque cercato. Nel mio desiderio di allargare la mia comunicazione l'italiano non poteva che essere un passaggio obbligato. La forza di Co'Sang, l'impatto che abbiamo avuto sulla scena, girava proprio intorno alla lingua. Non sai però quante persone ci dicevano dell'ostacolo che incontravano nella comprensione dei testi. Alla fin fine capire cosa si dice nel rap non è proprio una cosa da niente.

Però il napoletano secondo me rimane, fra i dialetti italiani, la lingua più adatta al rap. Anzi, direi più dell'italiano stesso.
Hai proprio ragione. Altri tempi di entrata, parole tronche laddove a lingua italiana le ha fondamentalmente piane, ha una dinamicità più simile all'inglese e al francese.

Comunque il passaggio all'italiano nel tuo album si percepisce come piuttosto naturale.
Sì, perché ci sono arrivato dopo tre/quattro anni passati a scrivere in italiano. Il dialetto ha affilato le mie armi in fase di scrittura, si trattava di adattare il flow ad un nuovo contesto.

Anche durante a nostra chiacchierata si percepisce una certa attenzione alle parole...
Eh, ma io ho studiato e ho sempre coltivato una certa passione per le lettere, anche grazie al lavoro di insegnante di mia madre. Mi piace il linguaggio forbito, in contrapposizione con la sciatteria linguistica di molte persone, cosa sempre più comune. Pensa che leggevo non so dove che pare che il nostro vocabolario si sia ridotto a non più di cento parole. Assurdo. La parola è magia, la parola è tutto: non saperla maneggiare è un autentico peccato.

Ti appassiona il linguaggio insomma.
Sì, mi incuriosiscono le lingue, mi piace sapere come funzionano. Poi considera che io e la matematica siamo distanti, quindi... [ride, NdA]

Dimmi allora del contenuto dei testi, anche quelli variegati come la musica ma sicuramente più sul versante conscious. Non sempre è carino farlo, però se potessi fare un paragone direi Ghemon...
Guarda, il paragone mi fa piacere, soprattutto se intendiamo con 'conscious' maturo, introspettivo, in grado di esternare sentimenti, mi ci ritrovo. Lo sfondo delle mie narrazioni rimane comunque la mia storia, il mio vissuto, il quartiere in cui vivo, la mia città.

Com'è la tua città adesso, che cosa ne pensi?
Mah, la situazione è incasinata. Tanti arresti nonostante le condizioni del carcere di Poggio Reale, a dire poco abominevoli. Io voglio fondamentalmente portare un'immagine positiva, però che ti devo dire, torno a vedere di nuovo le macchine senza ruote sostenute dai mattoni e non posso dire che sia un bel segnale. Sto vedendo insomma delle cose che mi ricordano un po' il dopoguerra, ecco, e la cosa mi impensierisce.

Tu hai un po' il polso della situazione per quanto riguarda quello che si vive in strada? Che clima ti sembra di percepire?
Sì, capisco sempre un po' come si muovono le cose. Ti farei però un discorso più ampio, relativo all'impoverimento che c'è stato nel nostro paese e che ovviamente ha colpito anche la mia città e il mio quartiere, di conseguenza. La disperazione dovuta all'incertezza che si respira porta le persone ad arrangiarsi come si può. Certe cose non si vedevano da tempo. Però qui siamo abituati ad arrangiarci, quindi forse il contraccolpo economico da noi si è sentito meno che in altre zone.

Ci si procura il lavoro in qualche modo, insomma.
Sì, facendo sempre il nero che si è fatto per cinquant'anni, con le alte sfere consapevoli della situazione e poi improvvisamente decise a batter cassa. Ma il vero problema di questa città, ti devo dire, è la funzionalità. Pensa per esempio ai mezzi pubblici, paralizzati dalle scelte fatte dall'amministrazione attuale. Com'è possibile che si debba aspettare tranquillamente undici minuti per un treno della metropolitana? Com'è possibile che ci siano quattro ore di interruzione del servizio per assenza di personale, di questi tempi? Siamo una metropoli, certe cose non si devono vedere. Sono cose gravissime.

Hai mai pensato di trasferirti?
Sì, ci ho pensato, poi un lutto familiare due anni fa mi ha costretto a rimanere per occuparmi di mia madre e di mia sorella. Avrei voluto muovermi verso Milano, cercare un appoggio lì per poter fare la spola tra le due città, però devo aspettare che la situazione si stabilizzi. Anche perché la mancanza di funzionalità di Napoli si ripercuote anche sul mio lavoro: io in due giorni a Milano faccio come in tre mesi a casa mia. Questo il discorso.

Si sta creando movimento con l'uscita dell'album?
Sì, per fortuna abbiamo avuto ottimi feedback e quindi le cose si stanno muovendo, non mi posso lamentare. Ho capito che non si possono aspettare tre anni per far uscire qualcosa, bisogna mantenersi vivi musicalmente per non perdere di interesse. Sto infatti già pensando ad un nuovo album per il 2014.

Trovare il compromesso fra necessità lavorative ed esigenze artistiche non è però facile...
Sì, e se uno riesce a trovarlo è Marvin Gaye! [ride, NdA]
 

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L'articolo Ntò - Come Marvin Gaye di Francesco Fusaro è apparso su Rockit.it il 2013-06-17 14:51:46

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