Sebastiano Lillo è nato sul mare di Monopoli nel 1985. Da allora ha girato tutta Italia, tutto il mondo e tutti i generi musicali possibili. Dal rock alla musica classica passando per il jazz, dal produttore all'arrangiatore passando per il musicista che solca i palchi dei più grandi festival blues d'oltreoceano, Sebastiano Lillo ha fatto veramente di tutto. Ora si trova nella campagna pugliese dove lavora principalmente nel suo studio di registrazione – Trulletto records – "una piccola label indipendente", dice. Ma la parte più divertente di questa storia è l'inizio. Un piccolissimo Sebastiano che si piazza davanti ai suoi genitori e dice: "Io odio la musica". Il resto ce lo racconta lui.
Come ti sei avvicinato alla musica?
I primi approcci musicali sono stati traumatici, in famiglia suonano un po' tutti da diverse generazioni e a sei anni ho provato controvoglia il violino, poi il pianoforte per poi asserire a tutti i familiari di "odiare la musica". A dieci anni, con un febbrone e pervaso dalla noia ho iniziato a suonare la chitarra e non ho più smesso. Ho studiato molto da autodidatta per poi perfezionarmi presso l'accademia "percentomusica" di Roma studiando jazz, composizione, arrangiamento e improvvisazione. Ho partecipato a molte masterclass e seminari cercando di inglobare approcci e linguaggi diversi, con un'attenzione particolare verso il blues e la world music. La più grande fonte di formazione è però il live, il palco e il confronto con gli altri artisti, musicisti e creativi.
Con chi hai collaborato durante la tua carriera?
Per tantissimi anni ho collaborato, suonato e prodotto musica con la cantante e compositrice Angela Esmeralda, successivamente con Stefano Barigazzi e Angela Esmeralda in The Drive Band e poi con il polistrumentista Carlo Petrosillo e ho avuto la fortuna di collaborare in produzioni discografiche con Giuliano Vozella, Acquasumarte, Ushuaia & Wanderlust Orchestra, David Place, Autune e molti altri.
Attualmente ho trovato la mia formazione ideale nel trio e ho il piacere di collaborare con il bassista e produttore Dado Penta e il batterista Teo Carriero, con loro arrangio, arricchisco le mie composizione e scrivo musica in funzione del loro bellissimo talento.
Come definiresti la tua musica?
Provo a dare delle indicazioni più che definizioni. Ho esplorato tantissimo blues delle radici, roots e world music, ho studiato concetti di jazz che a volte mi hanno donato degli strumenti preziosi e caratterizzano il mio playing con un colore black. Adoro la commistione di generi, la fusione di linguaggi e la loro contestualizzazione. Attualmente mi sento un musicista di confine, un confine che si affaccia sui deserti d'oltreoceano ma anche sul nostro mediterraneo.
Quali sono i tuoi ascolti?
Alterno momenti monografici e monotematici a momenti di ascolto più variegati e sconnessi fra loro. Ho ascoltato i cantautori e il rock – dal più classico allo sperimentale/alternativo – ma ho approfondito anche la musica black americana, la world music, il jazz e la classica.
Con il lavoro di produttore e arrangiatore ho la fortuna di ascoltare molte cose originali e scoprire nuovi artisti e punti di riferimento. Le ispirazioni e gli input sono tanti, attualmente sto ascoltando Marc Ribot, i Khruangbin e molta musica sudamericana da cui sto traendo una bella energia.
Com'è nato il tuo nuovo album?
Loving Duende è venuto fuori nel momento in cui non avevo nessuna intenzione di pubblicare nulla. Era un periodo in cui la scrittura era in fase intermittente, avevo da parte un materiale parziale. Poi mi e' capitato di leggere un saggio di Federico Garcia Lorca: Gioco e teoria del duende. È scattato qualcosa, consapevolezza ed incoscienza allo stesso tempo. In pochissimo tempo ho completato e arricchito il materiale che avevo già, chiudendo l'album.
Loving Duende si immerge nel mondo intimo e oscuro dell'atto creativo, esplorando le contraddizioni dello spirito umano. È un viaggio fatto di introspezione, un frammento di quella profonda oscurità che accompagna il processo creativo, un percorso che a volte trova la luce e a volte si perde nel buio.
Qual è il live che ti è rimasto più impresso?
Nel 2015 con Angela Esmeralda a Memphis al New Daisy Theatre per l'International Blues Challenge, uno dei festival blues più grandi al mondo, ho conosciuto artisti e performer unici.
Progetti futuri?
Il 27 ottobre esce Loving Duende, spero di portarlo in giro e farlo ascoltare, così come spero di continuare a produrre nuova musica con Trulletto records e il mio studio. Sarà un periodo pieno di cose da fare e pieno di musica!
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L'articolo Tra odiare e amare c'è di mezzo Sebastiano Lillo di Redazione è apparso su Rockit.it il 2023-10-27 11:58:00
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