Quando varchiamo la porta dell'Organ Music Center di Lissone non possiamo credere ai nostri occhi: siamo in una grande stanza in cui sono conservati decine e decine, più probabilmente centinaia, di organi Hammond, tastiere, pianole Vox, pianoforti, Rhodes, Wurlitzer e chi più ne ha più ne metta. Li ha messi insieme negli anni Silvio Della Mattia, un artigiano elettrotecnico che è il punto di riferimento per gli organisti di tutto il mondo: non c'è organo Hammond o amplificatore Leslie che Silvio non sappia rimettere a nuovo, ispirato da una passione vera che ci racconta in questa intervista. Mentre ci illustra il suo laboratorio (al momento del nostro incontro sta lavorando all'Hammond del James Taylor Quartet) ci racconta tutto sull'Hammond: com'è nato lo strumento e da dove arriva la sua, di passione, che lui chiama "hammondite acuta". Ci mostra i Tornado, gli amplificatori rotanti costruiti da lui e molto richiesti anche all'estero per l'ottima timbrica e la loro leggerezza e compattezza. Parliamo anche del suo mestiere di artigiano, di quale futuro si prospetta per i lavori come il suo, e di tutte le esperienze straordinarie che ha potuto fare nella sua carriera.
La prima domanda è quasi obbligata: come hai cominciato a fare questo lavoro e chi te lo ha insegnato?
Fin da bambino ho sempre avuto un’attitudine per smontare e montare i giocattoli. All’età di 15 anni mi sono ritrovato un organo in casa acquistato da mio padre perché mio fratello maggiore suonava la chitarra. All'inizio non mi interessava, perché avevo la mia motoretta da cross ed ero preso dai motori a 2 tempi. Poi sono stato obbligato da mio fratello a suonare questo benedetto organo e mi sono innamorato dello strumento e di quello che sentivo. Mio fratello si ispirava a Carlos Santana, per cui anche io mi sono ispirato all’organista di Santana, e mi sono innamorato di questo suono. Siccome l’organo che mi sono trovato a suonare non aveva proprio le caratteristiche di un Hammond B3, ho cominciato a smontarlo per cercare di "elaborarlo" e vedere di farlo suonare in un certo modo, ma anche tanto per metterci le mani e provarci, con la poca esperienza che avevo all’età di 15-16 anni.
(Silvio Della Mattia al suo Hammond, clicca sulla foto per accedere alla gallery completa)
Sei autodidatta?
In questo senso sì, ho iniziato così senza sapere niente. Poi sono diventato elettrotecnico e con una certa esperienza in meccanica e micromeccanica mi sono affacciato al mondo delle valvole. Allora le valvole erano già andate nel dimenticatoio e sono tornate alla ribalta solo negli ultimi due/tre decenni, ma per un lungo periodo i transistor hanno dominato. Anche mio padre era uno esperto in valvole e di meccanica per cui la pratica non mi è mancata.
Qual è stata la caratteristica dell'Hammond che ti ha fatto innamorare dello strumento?
La timbrica. Io mi sono innamorato di questa timbrica: il mio primo organista di riferimento in assoluto che ricordo è stato Gregg Rolie, l’organista di Santana, perché come ho detto ho iniziato con lui. Non dico che sia stato il migliore in assoluto come bravura rispetto ad altri, semplicemente è stato il primo che ho ascoltato e che mi ha emozionato fino a farmi arrivare qua e ancora mi emoziona quando lo ascolto.
Quindi Rolie è il tuo organista preferito, ma ce ne sono altri che ti hanno segnato in qualche modo?
Mi piaceva tantissimo Brian Auger, poi mi ricordo che in quel periodo c’erano Le Orme per cui seguivo Tony Pagliuca, e poi ovviamente Jon Lord, Keith Emerson, Jimmy Smith e via e tutti gli altri famosi organisti di quel periodo.
Se dovessi scegliere una canzone-simbolo da far ascoltare a un bambino per fargli capire che suono ha un organo Hammond, cosa sceglieresti?
D'istinto, senza fare ricerche particolari, direi un brano che conoscono tutti, ovvero “A whiter shade of pale” dei Procol Harum, tanto per avere un’idea dello strumento. Mi ricordo quando ero ragazzino c'era la pubblicità del Fernet Branca il cui tema era suonato con l'organo Hammond. In realtà ce ne sarebbero tante, però "A whiter shade of pale" è la più conosciuta ed è quella che hanno ballato tutti, rifatta poi anche dai Dik Dik con il titolo “Senza luce”.
Nella storia del tuo lavoro come "dottore degli Hammond", qual è stato lo strumento più prestigioso su cui ti è capitato di lavorare?
Ho lavorato con molti B3 e C3 prestigiosi, ma facendo un salto nel passato, forse era il ’96 o ’97, Santana che era qui a Milano per un concerto e mi hanno chiamato per andare a vedere l'organo Hammond che aveva un problema, non ricordo neanche quale fosse il guasto, ma ricordo che mi portai dietro un B3 con un Leslie, come sostituto nel caso in cui non fossi stato in grado di ripararlo sul palco per tempo. In questo caso l'organista era Chester Thompson, Gregg Rolie non era più nella band. Poi sistemo spesso l'organo di Brian Auger che con il tempo è diventato mio amico.
Ti è mai capitato di riuscire a riportare in vita un organo che era dato per spacciato dal proprietario?
Sì, più di una volta, ma una cosa bisogna dirla: sembra paradossale ma spesso si riesce a riportare in vita, come nuovo, uno strumento del 1940 e non uno degli anni '80, perché in questi anni erano nati degli integrati che oggi non si trovano più, invece gli organi veramente vecchi, diciamo quelli prodotti tra gli anni '40 e agli anni '70, si riescono a rimettere a nuovo.
A marzo ho lavorato su un organo Hammond del 1940 in una chiesa in Piemonte che era ridotto proprio ai minimi termini, tanto che si pensava di buttarlo, ma ci ho messo veramente l’anima ed è tornato come nuovo. Ora suona in modo perfetto in questa chiesa di un paesino del Monferrato. Nella comunità sono tutti innamorati di questo strumento perché è stato donato alla chiesa nel 1959 o nel 1960, lo vedono come un monumento di questa cittadina e quando l’ho rimesso in vita mi hanno steso il tappeto rosso, è stata una grandissima soddisfazione.
(Circuiti interni, clicca sulla foto per accedere alla gallery completa)
Siccome è fatto da tantissime componenti un Hammond, basta guardarlo solo nella parte frontale per capire che ha molti più tasti, leve e potenziometri di un piano o di una tastiera, ci sono dei pezzi di ricambio più difficili da reperire per la sostituzione?
Non ho mai avuto questo problema perché ho tanto materiale, però quando ne ho bisogno i ricambi li faccio arrivare direttamente dagli Stati Uniti, ma di solito prendo un organo e lo cannibalizzo, lo smonto tutto e così vivo di rendita per un po’ di tempo. Tu hai detto che ci sono tante componenti, infatti se guardi il B3 o il C3, il più ambito, il top di gamma, è costituito da circa 13/14mila elementi secondo i miei calcoli. Non è proprio uno scherzo, è per quello che costa un capitale. È uno strumento nato senza badare all'economia, fatto proprio per durare nei decenni, infatti siamo ancora qui a parlarne.
Mi parli dell'organo più antico che hai in magazzino? Prima mi hai mostrato quell'organo del '34...
Sì, è del ‘34/’35, modello A. Quello è il primo in assoluto che ha costruito la Hammond negli Stati Uniti. Le cose che ti sto raccontando le ho apprese durante un mio viaggio turistico nel ‘92 negli Stati Uniti effettuato anche per visitare alcuni centri Hammond, e quando ho saputo che a Washington c’era la più grande biblioteca al mondo con più di 5 milioni di libri (allora) mi sono rinchiuso lì per due pomeriggi interi a leggere la storia Hammond sui libri di quell’epoca.
Dunque, negli Stati Uniti ci sono decine di migliaia di chiese e ognuna doveva avere il proprio strumento, per cui negli anni '20 è stato emesso un bando perché si costruissero degli organi più compatti e meno costosi dei normali organi a canne. Mr. Laurens Hammond aveva una delle prime fabbriche di orologi elettrici, per cui era molto esperto in elettro/micromeccanica. In seguito ha iniziato lo sviluppo dello strumento che poi ha presentato nel '34 e ha avuto il successo mondiale che ha ancora oggi. Curiosità: alla fine dell'800 Thaddeus Cahill aveva inventato il primo organo elettrico, ma pesava svariate tonnellate e per il trasporto occorrevano 3 vagoni, quindi la cosa era morta lì dopo la costruzione di circa 5 esemplari.
(L'Hammond del '34/'35, clicca sulla foto per accedere alla gallery completa)
Quindi le grosse novità sono le dimensioni ridotte e il prezzo più economico.
Con l’avvento dell’elettronica e delle valvole nei primi anni del secolo scorso, Hammond ha pensato bene di miniaturizzare tutta la meccanica e poi amplificare i segnali elettrici generati con le valvole. Per cui, oltre ad avere inventato l’organo elettrico, Mr. Hammond ha inventato una timbrica, quella del suono Hammond. Da quella timbrica sono nate parecchie aziende di organi negli anni ’60, ’70 e ancora oggi ci sono costruttori di questo genere di strumenti che cercano di avere la stessa timbrica con costi e pesi molto contenuti, tramite il digitale e le nuove tecnologie.
Qual è stato lo scatto, il momento storico in cui l’organo è passato dall’essere uno strumento di uso propriamente ecclesiastico a diventare in voga nella musica leggera?
Negli anni ’50, ovviamente negli Stati Uniti, lo usavano per fare i jingle, le colonne sonore dei film, vari spettacoli e cose di questo genere. Da li in poi vari musicisti hanno cominciato a suonarlo, su tutti Jimmy Smith che ha pensato bene di portare quella timbrica nel jazz, e da li poi è nato tutto.
E invece qual è il momento in cui entra nelle case e diventa uno strumento comune?
Come strumento elettronico ha cominciato la sua ascesa alla fine degli anni '50, soltanto che costava una cifra, quasi come un appartamento. Io ho dei listini d'epoca con delle cifre impressionanti. Ho dei clienti che suonavano allora e mi dicevano che per suonare nei night o nelle sale da ballo a Milano, se non avevi l’Hammond non potevi neanche entrare. Alcuni musicisti mi hanno raccontato che per comprare un Hammond e un Leslie dovevano fare cambiali per due anni, per cui i primi due anni di attività servivano per pagare la strumentazione, poi si cominciava a guadagnare i soldi come gli altri musicisti, perché era uno strumento che costava veramente veramente tanto. All’inizio degli anni '60 sono arrivati gli L-100 e gli M-100, degli Hammond elettromagnetici valvolari, che erano più piccoli e più leggeri ed economici rispetto ai B3 o C3.
(Silvio Della Mattia con gli amplificatori Tornado, clicca sulla foto per accedere alla gallery completa)
Gli amplificatori Leslie sono una parte imprescindibile del suono dello strumento. Puoi spiegarmi in poche parole quale è la loro particolarità?
La particolarità del Leslie è di non essere un amplificatore statico come quello delle chitarre, ma rotante, dinamico. Nella parte inferiore il convogliatore dei bassi ruota in un senso e la tromba sopra, che è quella per gli acuti, ruota nell’altro senso, in controfase l’uno rispetto all’altra. Questa rotazione crea il noto effetto Doppler, diciamo che è praticamente un mix tra tremolo e vibrato che dà quel colore, quella dinamica, quell’animazione, non so neanche io che aggettivo usare, diciamo che è la morte sua. L’Hammond però può suonare anche con degli amplificatori statici, come la Hammond PR40 o anche ampli per chitarra, però su 1000 organisti ce ne sarà uno che lo suona così, gli altri 999 vogliono le trombe rotanti, cioè il Leslie.
Gary Brooker dei Procol Harum ha detto in un'intervista: "ogni organista ha il suo set personale che tiene gelosamente segreto". Sicuramente tu avrai visto tantissimi set di tantissimi musicisti, ce n’è qualcuno che ti ricordi in particolare perché era veramente molto personale e molto strano, diverso dagli altri?
Sì, diciamo che se prendi un B3 con un Leslie e lo lasci nature come fatto dalla casa madre hai già vinto, nel senso che ha già il suo eccellente suono. Poi ovviamente c’è qualcuno che vi aggiunge degli effetti. Ne ricordo uno in particolare che ho rimesso a nuovo 7/8 anni fa; l’organo del compianto Joe Vescovi che era l’organista dei Trip. In questo organo C3 degli anni ‘70 Joe aveva fatto inserire: l’equalizzatore, il riverbero, il wah-wah, il distorsore, tutto su misura per lui e indipendenti su ogni tastiera. Ho avuto l’onore e l’onere di eliminare una serie di circuiti ormai vecchi e non più affidabili risalenti appunto agli anni ’70 e di inserirne di attuali seguendo i suoi desideri e il suo gusto. Era un organo fuori dai classici standard, anche perché lui faceva prog e probabilmente come lo suonava lui il suo organo non lo suonava nessuno.
In generale, facendo una media sull'andamento del mercato degli Hammond in Italia in questo momento, il tuo lavoro funziona, si guadagna bene? Si può fare solo questo lavoro o bisogna arrangiarsi con altro?
Non ho mai badato tanto al discorso dei soldi fortunatamente, tra l’altro sono un buon tecnico ma un pessimo contabile. Diciamo che per il lavoro che faccio mi faccio pagare il giusto per l’impegno che ci metto, perché non lascio nulla al caso e mi metto sempre nei panni di chi deve tirare fuori i soldi. Comunque non ho mai avuto problemi con i miei clienti. Le soddisfazioni non sono tanto economiche, quanto nel privilegio di lavorare per un musicista o per un appassionato di questi strumenti, cioè per una persona che possiede un organo Hammond.
Gli Hammond, per gli hammondisti, sono come dei figli, per cui quando li portano in riparazione sono molto attenti e preoccupati. Sai, magari è lo strumento che hanno in casa da anni o comunque uno strumento voluto e poi finalmente acquistato, per cui ci sono legati. Quando lo strumento viene messo a nuovo ovviamente sono più i complimenti che i danari, però è molto appagante, altrimenti probabilmente avrei lasciato perdere. Devo dire che l’apprezzamento finale del musicista per il lavoro svolto e per le prestazioni ottenute non ha prezzo.
Gli stessi Procol Harum quando sono venuti a suonare a Milano (ottobre ’17) per un concerto in teatro durante l'ultimo tour, mi hanno chiamato alle cinque di pomeriggio perché la sera stessa avevano bisogno di un Hammond con Leslie e gli ho fatto avere il mio B3+122 personale. L’organista Josh Phillips dopo averlo suonato fece richiesta all’organizzatore perché lo avrebbe voluto usare per tutto il tour italiano viste le eccellenti qualità timbriche, ma per questioni di trasporto e di soldi non se n'è fatto niente, però lui si è innamorato di questa accoppiata. Quando gli organisti suonano questa mia accoppiata restano tutti stupiti da come suona e anche questo è un grande riconoscimento per me che mi incoraggia ad andare avanti.
(La scaletta del concerto dei Procol Harum ancora attaccata all'Hammond di Silvio, clicca sulla foto per accedere alla gallery completa)
Pensi che insegnerai a qualcuno il tuo mestiere, lascerai in eredità tutto quello che hai imparato in questi anni?
Il mio mestiere è faticoso, lavoro parecchio, certe volte anche il sabato e la domenica, per cui richiede sacrificio, devi avere una grande passione. Io sono veramente innamorato di questo strumento. Quando smonto un organo è come se fosse, non dico la prima volta, ma il fatto di vederlo ancora, anche dopo averne visti centinaia, mi da sempre una certa emozione. So che è una malattia, io l’ho chiamata hammondite acuta, che è una malattia contagiosa e anche irreversibile (ride, ndr).
Per quanto riguarda il lasciare un'eredità a qualcuno, innanzitutto penso che ci siano dei lavori migliori rispetto a questo perché, lo ripeto, ci si sporca le mani e ci si sacrifica, ma la cosa difficile di questo lavoro è che ce l’hai o non ce l’hai, al di là delle capacità tecniche, si tratta di avere orecchio per lo strumento.
Io riesco a sentire se lo strumento suona in un certo modo o no, deve suonare così, non esiste che lo strumento suoni in un altro modo perché l’accoppiata Hammond+Leslie ci deve dare quel suono.
Quando parli di quel suono, qual è l’apporto che può dare un musicista?
Il musicista ci mette l’arte per farlo suonare, quando lui lo suona se fa certi passaggi ti fa venire la pelle d’oca, però la cosa bella di questo strumento, secondo me, è che se basta appoggiarci le dita sopra, lui suona ed è già un'emozione. Quando senti l’Hammond senti l’Hammond. Per esempio se senti una chitarra può essere una Gibson, una Fender, una Eko, quello che vuoi, bellissime chitarre, ma basta cambiare l'amplificatore e cambia il suono. Invece se prendiamo un Hammond B3 o C3 con un Leslie, tiriamo fuori quel suono. Come ti ho detto all’inizio, Mr. Hammond secondo me ha inventato sì lo strumento, ma ha inventato soprattutto la timbrica, che ancora oggi quando io lo sento mi emoziona.
Che tipo di futuro prevedi per i mestieri come questo, considerando che per esempio tu non hai nessuno a bottega e non hai incontrato ancora nessun giovane entusiasta che voglia impararlo e venire qui a darti una mano per capire come si fa?
Purtroppo no. E ti dirò di più, tu parli di giovani, ma i miei clienti mi dicono "quando vado in pensione vengo qui e ti aiuto", hai capito dove siamo? L’esatto opposto: non è che qui viene il ragazzo di 15 anni che inizia, come si usava una volta. È un lavoro che probabilmente andrà a perdersi, spero fra tanti anni, non tanto per me ma per lo strumento in sé.
Faremo un appello su Rockit per trovarti uno stagista (ridiamo, ndr).
Io ho dei progetti che ovviamente mi tengo qua, e vedremo in futuro se avranno vita.
(Uno dei numerosi organi conservati all'interno dell'Organ Music Center, clicca sulla foto per accedere alla gallery completa)
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L'articolo Silvio Della Mattia, il dottore degli organi Hammond di Chiara Longo e Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2018-07-27 11:40:00
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