Duke Montana non molla mai. Dai tempi dei Power Mc's, storico gruppo romano che includeva anche il leggendario Ice One – pietra miliare del rap capitolino – è passato da un progetto all'altro e da un continente all'altro. Ma non ha mai smesso di fare rap. Duke è ancora quello dei ritornelli in inglese, quello con la faccia che non si capisce bene se sia un romano o chicano di stanza a Los Angeles, città in cui ha trascorso parecchio tempo. E dopo la militanza nel TruceKlan, gli scazzi, l'uscita dalla crew, e i dissing, torna con “Stay Gold”, album ufficiale anticipato nei mesi estivi dallo street album “Grind Muzik 2”.
Partiamo dal titolo: a cosa fa riferimento “Stay Gold”?
Ha vari significati: mi sono ispirato al film “The Outsiders” (“I Ragazzi della 56a Strada”). “Stay Gold” è una poesia che, nel film, Johnny recita a Pony Boy. Il senso della poesia è che niente è per sempre, ed è necessario seguire la propria strada e rimanere sempre veri con se stessi. Mi è sempre piaciuta questa filosofia, seguire la propria strada e perseverare per raggiungere il proprio obbiettivo, perché la perseveranza è un metodo che avvicina al successo, e distinguersi dalla massa e riuscire in qualcosa a cui credi fanno il successo, che non è solamente sinonimo di denaro e fama. Dal film, si coglie il significato dell’umiltà, il vero senso dell'amicizia e della lealtà. Essere umili è importante perché è anche grazie al supporto dei fan se rimango ispirato a scrivere rime. Considero i fans i miei “Golden Boys and Girls”, i miei ragazzi d’oro. Avendo vissuto in pieno l'età d'oro dell'hip hop negli anni ’90, rendo omaggio alla Golden Age, appunto, con questo titolo che significa "Rimani Oro". Per me è un concetto che torna di continuo, possedevo anche un negozio di abbigliamento hip hop che si chiamava "Golden Age" e a fine settembre sarà pronto il nuovo sito con il mio merchandise.
L'album rappresenta in qualche modo un punto di svolta, dato che è il primo disco ufficiale dopo la tua uscita dal TruceKlan. Quali sono le tue aspettative?
Beh, in realtà a sondare il terreno ci aveva già pensato lo street album “Grind Muzik 2”, uscito questa estate. Ma le aspettative sono sempre alte, e bisogna rimanere sempre positivi e pensare che potrebbe andare peggio. E le aspettative non potranno mai essere deludenti quando hai il supporto della gente che ti vuole bene e che ti sostiene a ogni passo. “Stay Gold” è molto importante per me, rappresenta un periodo della mia vita, un disco concepito prima che firmassi con RBL Music Italia e prodotto interamente dalla persona che amo di più al mondo, mio figlio Sick Luke. Ho avuto piena libertà di espressione in questo progetto, e quindi per me è già un successo. Ho inoltre la grande distribuzione nazionale con Sony Music, che mi permetterà di arrivare a più persone e garantire una buona copertura. Sono stato fermo con i concerti per un po', dato che in pratica ho registrato due dischi in un anno, ma tornerò sui palchi prestissimo. Amo fare concerti e non vedo l'ora di iniziare il tour, che dovrebbe partire a novembre.
È cambiato qualcosa nel tuo modo di fare musica nel corso dell'ultimo anno?
Fondamentalmente è cambiata una sola cosa: se prima leggevo i testi scritti su un foglio, ultimamente li leggo sul mio iPhone, e visto che faccio mille cose è molto utile. Ma il mio rap rimane sempre lo stesso.
Ovvero?
Spontaneo, sincero, schietto, diretto, versatile, eclettico.
Quanto c'è di Roma in “Stay Gold”?
Sono nato a Roma, ho vissuto in America e in Inghilterra, ma sono sempre ritornato nella mia città d’origine. A Roma ho fatto la mia prima registrazione, il mio primo concerto. C’è tanto di questa città nelle mie canzoni. Nel disco, le ho dedicato una canzone (“La mia città”, appunto) e molte delle storie che racconto sono avvenute proprio qui.
Nell'album emerge abbastanza forte un senso di delusione dai rapporti con amici o presunti tali, a partire dalla title track. Cosa l'ha ispirato?
Penso che ognuno di noi, almeno una volta nella vita, abbia avuto a che fare con persone invidiose, che hanno fallito, persone che vivono di rimorsi perché volevano ottenere un obiettivo che non si è mai raggiunto. A volte capita invece che gli altri accettino che a te vada tutto liscio e che tu stia facendo più progressi di loro. La canzone “Stay Gold” è molto introspettiva, è un mio viaggio personale in cui spiego quanto sia inutile l’invidia, semplicemente perché è uno spreco di energie e di tempo e non si può cambiare il corso degli eventi. L’ammirazione ritengo sia un sentimento molto più sano, ti spinge a migliorarti per raggiungere lo stesso livello di una persona che stimi.
Ci sono un sacco di ospiti nell'album, come li hai scelti? Ma soprattutto, come è nata la collaborazione con gli Onyx e cosa rappresenta per te?
Posso dire che gli ospiti sono comunque amici, colleghi che rispetto e con cui ho un rapporto di stima reciproca. Il featuring con Onyx per me è stato fantastico, sono cresciuto con la loro musica e sono uno dei miei gruppi preferiti, il loro album "Bacdafucup" del 1993 è assolutamente un classico del rap. La collaborazione è nata perché il mio team "Golden Age" ha fatto suonare Onyx a Roma. Ho colto l’occasione per fargli ascoltare le basi di Luke, e le hanno apprezzate a tal punto che siamo entrati subito in studio.
Cosa vuol dire lavorare con il proprio figlio?
Vuol dire tanto! Prima di tutto Luke conosce bene il mio stile, e anche se sta producendo tantissime cose ultimamente (ha progetti con rapper italiani e americani), chiede sempre il mio consiglio, mi consulta per farmi ascoltare le basi freschissime di produzione. Il bello è che abbiamo lo studio di registrazione in casa, quindi è un piacere ascoltare i suoi beat tutto il giorno. Anche io chiedo consiglio a lui, e i suoi suggerimenti sono sempre ragionati e razionali. Luke è paziente e riflessivo, mi trovo molto bene a lavorare con lui, sforna tantissimi beat che sembrano fatti su misura per me. Mi sento davvero privilegiato e fortunato.
E come si sono svolti quindi i lavori per il disco?
Tutto è nato dalle basi. Luke mi ha passato i beat, una volta studiati e assimilati, ho scritto i testi a casa, in macchina, per strada, in aereo, ovunque possibile. Ci pensavo continuamente. Una volta chiuse le canzoni ho registrato alcuni brani al Light Studio da Meme e altri al Rugbeats Studio da Squarta, che ha curato tutto il missaggio e il master.
Qual è la canzone a cui sei più legato?
“Sogni Infranti” e “Loyal” sono le canzoni migliori che abbia mai scritto, perché parlano delle persone a cui voglio più bene in assoluto.
"Sono tempi duri qua servirebbe un miracolo". Secondo te quale dovrebbe essere il miracolo per tirarci fuori da 'sto casino?
Tutti affrontiamo tempi duri, l'importante è ricordare che non bisogna inginocchiarsi né abbattersi mai. Bisogna rimanere forti. I tempi difficili ti mettono a dura prova, ma bisogna andare avanti. Come spiego nel brano “Pensare alla grande", il miracolo è soggettivo. In questo momento particolare, per molti, un miracolo è semplicemente trovare un lavoro.
A chi è dedicata "Two Faced"?
“Two Faced” è una delle poche canzoni nell'album che avevo registrato circa 4 anni fa per un altro progetto rap mai andato in porto. Rispetto all’idea iniziale, ho solo aggiunto il ritornello su una base nuova. Il testo è un mio sfogo su un po’ di persone che ho conosciuto nell'arco della mia vita, che mi hanno deluso per la falsità e per aver fatto finta di essere miei amici. Purtroppo, sono tanti. Chi ascolta potrebbe trarre le proprie conclusioni, ma parlo anche di esperienze personali che non hanno nulla a che fare con la scena rap. Parlo semplicemente di persone sleali e mi piacerebbe che ci si identificassero tutti coloro che si sono sentiti traditi dai propri amici.
Hai spesso "Pensieri Assassini"?
Spesso no, ma li ho avuti. Penso che, in momenti difficili, chiunque si trovi a fare dei pensieri di un certo tipo e magari anche a esternarli verbalmente. Quante volte, nell’ira del momento, è capitato di urlare “io ti ammazzo!” Ma è ovviamente solo uno sfogo. Alcune persone ritengono che il mio rap sia negativo e distruttivo, che inciti alla violenza. Non credo sia corretto. Anzi ritengo che il messaggio di fondo, nei miei testi, sia sempre positivo.
Progetti futuri?
Registrerò un disco tutto in inglese, e ho in serbo per chi mi segue molte altre sorprese che piano piano inizierò ad anticipare sul sito e sulle mie pagine social. Nel frattempo colgo l'occasione per mandare un saluto a chi mi supporta e un big up a Rockit. Peace!
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L'articolo Duke Montana: The Outsider di Enrico Piazza è apparso su Rockit.it il 2012-09-17 00:00:00
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