Palermo, Milano e i Dov'è Liana nel mezzo

Una festa casual in un parco in Sicilia prima, un evento pettinato sui Navigli poi: due eventi opposti in tre giorni, con al centro il trio parigino e il suo nuovo album, "Love 679". Siamo andati a entrambi, per conoscerli smascherati e farci raccontare da loro la sana ossessione per il nostro Paese

Dov'è Liana - foto stampa
Dov'è Liana - foto stampa
10/10/2024 - 12:42 Scritto da Vittorio Comand

Villa Trabia, a Palermo, è un posto pazzesco. L'edificio è stato costruito durante il '700 e fino agli anni '50 è stato di proprietà della famiglia da cui prende il nome. Poi, alla prematura morte di Raimondo Lanza di Trabia – vale la pena farsi un giro sulla sua pagina Wikipedia –, la villa è rimasta abbandonata per trent'anni, quando il Comune ha acquistato l'immobile. Non sono proprio dentro al posto, ma nel parco in cui è nascosta, presso il Palermo Youth Centre, per una cosa che ho scoperto per puro caso la giornata stessa: è qui che il trio francese Dov'è Liana, che canta le sue canzoni in un misto di inglese e italiano, hanno organizzato un preascolto del loro album, Love 679, in uscita il prossimo 11 ottobre.

Mi trovo lì per pura coincidenza: nello stesso periodo in città si svolge il KeepOn Fest, che è il motivo per cui sono volato in Sicilia, tutto assolutamente incidentale. E quindi eccomi, ad assistere a un evento a cui dovrei andare però due giorni dopo, ma in un contesto completamente diverso: non il verde di un parco, ma in mezzo al cemento milanese, presso la sede di NSS, con gente vestita in maniera molto più curata rispetto alla maglia lisa di Auroro Borealo che porto indosso. Ed è proprio in questa seconda circostanza che mostro a i tre Dov'è Liana una foto dell'evento palermitano con loro intenti a firmare autografi e a parlare coi fan. Il tutto a volto scoperto, motivo per cui non posso mostrarvela qua: i Dov'è Liana ci tengono a proteggere il più possibile il loro anonimato, come si può intuire dal loro outfit sul palco, composto da un foulard a coprire la testa e gli occhialoni da sole sul volto (come poi si vestiranno per presentarsi al pubblico milanese). "Doveva essere una cosa per parenti e amici, non sapevamo ci fossero 'infiltrati'", commentano divertiti alla mia rivelazione.

Dov'è Liana - foto di Agnese Zingaretti
Dov'è Liana - foto di Agnese Zingaretti

D'altronde Palermo è la loro città, in un certo senso. Anche se i tre vivono a Parigi ("Là non c'è estate, non c'è sole, è ovvio che nella nostra musica cantiamo di quello", diranno poi ridendo) è durante una vacanza nel capoluogo siciliano – dove abita la sorella di uno dei tre – che sono nati, nello specifico grazie a una magica serata in Vucciria passata alla Taverna azzurra, locale sempre colmo di gente. È lì che l'incontro con questa fantomatica ragazza, Liana, fa perdere la testa a tutti e tre, al punto di dedicarle il nome della band. Ancora non l'hanno ritrovata, ma dovrà succedere, prima o poi. E nulla esclude che al listening party di Palermo ci fosse nascosta anche lei, senza però palesarsi.

Quello che è certo è che pieno di ragazze e ragazzi molto giovani, e non solo local. Le prime due persone che provo a intercettare per chiedergli come siano percepiti i Dov'è Liana nella città che li ha fatti nascere sono, rispettivamente, di Venezia e di Jesolo. Una coincidenza pura, anche se poi saranno proprio loro a tre a raccontarmi che uno dei concerti più incredibili che hanno fatto negli ultimi anni è stato proprio in laguna: "Eravamo al More Venezia, ci aveva chiamato un ragazzo francese. Durante il live la gente era in delirio. In generale, il pubblico italiano è speciale, e non è solo per una questione linguistica", mi racconteranno poi. Quando riesco a chiacchierare con un paio di ragazze palermitane, mi faccio spiegare come siano percepiti questi tre francesi che celebrano la loro città. Sono loro a spiegarmi che lì i Dov'è Liana rimangono un gruppo abbastanza di nicchia, però la loro prima hit, Perché piangi Palermo, in città è ben conosciuta: "Magari non sanno chi la canta, però tutti l'hanno sentita".

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E in effetti è difficile schivare le melodie ossessive che i tre parigini sanno mettere in piedi: sono degli hook che poi di fatto tengono in piedi tutto il pezzo, ripetuti allo sfinimento, senza per questo annoiare o stufare. È proprio questo che rende i Dov'è Liana così terribilmente ballabili, in una ripetizione che, più che alienante, ha una qualche sorta di magia addosso. Lo stesso cerca di fare Love 679 – "È un gioco di parole, perché non c'è spazio per l'hate", spiegano in maniera un po' paracula – con brani che ondeggiano tra house, italo disco, funk e anche qualche richiamo rock. Come Tutte le donne, con il testo che ripete ostinatamente, in un italiano quanto meno creativo: "Tutte le donne facendo l'amore", preso dal brano già pubblicato Peace, love & baci.

L'incrocio Francia-Italia, d'altronde, in questo momento va molto forte in campo musicale. Anche loro stessi lo confermano: "Ci piace molto Andrea Laszlo De Simone, ha anche un'etichetta francese. Bruno Belissimo è diventato un amico, apprezziamo anche Emmanuelle e Pop X. Purtroppo non siamo stati a Les Nuits de la Bomba perché si sposava un nostro amico, però quando siamo stati a Roma abbiamo avuto modo di conoscere un po' gli artisti dell'etichetta. E poi Parigi è piena di italiani, è come se ci fossero metà parigini e metà italiani, ce ne rendiamo conto soprattutto quando facciamo concerti".

Dov'è Liana dal vivo - foto di Jacopo Felloni
Dov'è Liana dal vivo - foto di Jacopo Felloni

Ma la vera chiave dello scrivere in italiano per i Dov'è Liana è la semplicità che gli concede lo scrivere nella nostra lingua. "Per noi è molto leggero scrivere in italiano, scriviamo i testi dopo la musica. Per noi è un modo di comunicare con parole semplici, senza particolari pressioni". Così si permettono anche di fare scelte che un madrelingua non penserebbe mai, come un po' i cugini belgi degli Ada Oda (con la differenza sostanziale del sound adottato), o di seguire strade parecchio abusate senza per questo cadere nell'effetto "sole-cuore-amore", ma restituendo una forma di coolness.

Love 679 ha un messaggio universale di amore e festa, rivendicando una forma di naïveté tanto nella forma quanto nella sostanza. Non c'è vergogna nel sognare un mondo fatto di pace e festa, il tutto basato su una convinzione reale: "Vediamo che i valori cambiano, le persone della nostra età sono più consapevoli,  così come quelle più giovani. Noi pensiamo che la nostalgia sia pericolosa e che la nostra sia la generazione migliore possibile". È un po' l'auspicio che fanno emergere anche verso il finale del disco con A better world is close: "Anche se tutto fa molto paura ora, ma insieme possiamo andare nella stessa direzione. Se poi ci andiamo ascoltando il nostro album, meglio (ridono, ndr)". 

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