Perdersi e ritrovarsi tra le terre di Dirtyland

Quattro voci (Danny Wise, Il Terzo Occhio, Uno Solo e Sila Bower) e due produttori (Urbankidz e Pitchbull) più altri giovani fotografi, videomaker e creativi: la storia e la musica del collettivo romano in quest'intervista

Dirtyland - foto di Gabriele De Rossi
Dirtyland - foto di Gabriele De Rossi

Si chiamiamo DIRTYLAND e sono un collettivo di sei ragazzi romani. Quattro cantanti e due produttori, senza contare altri ragazzi che orbitano attorno al progetto come fotografi, videomaker e produttori addizionali. Le voci sono quelle di Danny Wise, Il Terzo Occhio, Uno Solo e Sila Bower. Le produzioni invece hanno le firme di Urbankidz e Pitchbull. "Le nostre giornate ruotano attorno al nostro studio, siamo un gruppo di creativi e viviamo principalmente di musica, per fortuna", ci dicono all'inizio di quest'intervista, per conoscere meglio il loro progetto.

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Quando avete cominciato a fare musica?

Tutti nel collettivo hanno alle spalle diverse esperienze musicali e diversi percorsi artistici. Abbiamo avuto percorsi lunghi e tortuosi: chi ha militato in gruppi rock/metal, chi viene dalla Techno, chi è passato dal rap al cantautorato. La vita ci ha sballottato e trascinato in ogni meandro della musica, accumulando infinite esperienze significative e importanti per quello che siamo ora. In ognuno di noi, però, si è fatta viva la necessità di esprimere un certo tipo di sound che ruoti attorno a un unico nome, data anche la grande amicizia che è fiorita tra noi durante i viaggi in solitaria.

Prima di essere collettivo avevate i vostri progetti solisti?

Sì, i nostri erano tutti progetti solisti, accomunati però da alcuni featuring e svariati momenti in cui ci piaceva mischiare le carte e soprattutto le nostre voci.

Quando nasce Dirtyland?

Se va data una collocazione temporale al nostro battesimo, probabilmente è stato nel 2021, anno in cui abbiamo fatto diverse demo che ci hanno palesato a noi stessi quello che eravamo: un collettivo.

Dirtyland - foto di Gabriele De Rossi
Dirtyland - foto di Gabriele De Rossi

Come definireste la vostra musica?

La nostra musica si può definire un ibrido dettato dalla contaminazione di vari generi come l’urban, il pop, elettronica e il rap. Il genere di traccia in traccia varia a seconda delle vibes percepite durante l’alternarsi dei vari periodi. Quello che sentiamo lo scriviamo. E quello che scriviamo lo sentiamo. Nella nostra dimensione è impossibile definire una carreggiata in cui limitare la creatività, con tutti i rischi e i pregi del caso.

Perché Dirtyland?

Il nome del gruppo deriva dallo studio in cui i componenti si ritrovano da più di due anni, il Dirty Records. Da qui è partita l’idea per cui "the dirty land" sia un non luogo dove l’ego diventa marginale, dove si lascia spazio allo sfogo artistico e alla visione d’insieme, dove un gruppo diventa una mente sola, e una mente sola diventa parte di qualcosa. È il nome che abbiamo dato al posto ideale per noi, dove il mondo reale non può entrare se non sotto la forma che le diamo noi.

Dirtyland - foto di Gabriele De Rossi
Dirtyland - foto di Gabriele De Rossi

In che modo il il Dirty Records ha influenzato la vostra musica?

Il nostro studio ha influenzato immensamente i nostri rapporti, le personalità, le abitudini. È praticamente una quasi convivenza. La porta d’ingresso si affaccia su una delle piazze più frenetiche del quartiere di Monte Sacro, Piazza Capri. È una scenografia piena di attori importanti: i venditori ambulanti, i bangla, gli storici negozianti, i ragazzi che provano i passi di hip hop alla vetrina specchiata accanto alla nostra, coppie che litigano, episodi anche sgradevoli e complicati legati a questioni prettamente di strada. C’è di tutto. È come se lo studio fosse a cielo aperto. Come se gli eventi prendessero in mano le nostre penne e scrivessero per noi. Ci sono anche i periodi in cui accusiamo la monotonia, chiaramente. Per questo motivo, sia d’inverno che d’estate, organizziamo delle sessioni lontano dalla solita routine quotidiana e dal traffico di Roma. Di solito a Fregene e Sabaudia, dove ci chiudiamo per alcuni giorni, in ascolto delle onde del mare, del vento freddo e dei nostri pensieri che sgomitano per uscire liberi nella quiete.

Quali sono i vostri ascolti e a chi vi ispirate?

Gli ascolti sono infiniti, ma quelli che più si avvicinano al mondo DIRTYLAND e che hanno influenzato le nostre penne sono: Califano, Tame Impala, Brockhampton, Frank Ocean, De Andrè, Lil Peep, Verdena, Ekkstacy, Kanye West, Travis Scott, Jamie XX, Nic Mira, Kid Laroi, Juice WRLD, Little Simz, Radiohead, Post Malone, Lil Uzi Vert, Tyler The Creator.
E siamo anche fin troppo sintetici.

Dirtyland - foto di Davide Dilorenzo
Dirtyland - foto di Davide Dilorenzo

Significato complessivo di Separati, il vostro EP?

Si tratta di un mini EP di 2 tracce. In effetti abbiamo combinato i pezzi in modo tale da essere due su uno e due sull’altro, così da risultare letteralmente Separati. La necessità di far capire le varie combinazioni con cui possiamo sviluppare i brani (slegandoci dall’obbligo di essere una sorta di boyband immobile e statica nella formazione a quattro voci) ha incontrato il periodo bellico post pandemia, in cui il mondo sembra separarsi e smembrarsi sempre di più.

Cosa raccontate in Insensibili e Soli X Sempre?

Insensibili e Soli X Sempre indagano sul mondo sentimentale, scandagliano un po' l’animo di questo periodo, utilizzando una musa femminile a volte come trigger per potersi sfogare, e altre volte come interlocutore per mettersi più a fuoco e più a nudo. Nel complesso, celebrano, in due mood completamente diversi, l’amore: tema mai banale e mai rivoluzionario, ma che ora più che mai scarseggia su questa Terra dilaniata da muri e confini insensati.

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Ricordi/sensazioni degli ultimi live?

Nell’ultimo periodo abbiamo suonato a Le Mura, a San Lorenzo. Abbiamo diverse date quest’estate e non vediamo l’ora di divertirci e di portare la nostra musica a nuove persone. Ogni volta che suoniamo è come se stessimo facendo delle prove con il pubblico, non ci sono troppi filtri con chi ci ascolta. L’energia è sempre molto palpabile e viva. Il live è il momento in cui coroniamo tutto ciò per cui abbiamo lavorato duramente. Cerchiamo sempre di goderci appieno le vibes che esalano tra palco e floor.

Progetti futuri?

Alcuni singoli nel periodo estivo precederanno quello che, probabilmente, sarà il nostro vero e proprio primo EP di diverse tracce. O forse sarà direttamente un album. Si vedrà che forma gli daremo. Quel che è sicuro è che abbiamo appena cominciato e le tracce straripano dal Mac.

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L'articolo Perdersi e ritrovarsi tra le terre di Dirtyland di Redazione è apparso su Rockit.it il 2022-05-20 14:00:00

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