Piazza Verdi è il centro di ritrovo per studenti e studentesse bolognesi che tra una lezione e l'altra cazzeggiano, suonano un po' la chitarra o ascoltano techno anche all'ora di pranzo. Lo era tanti anni fa, in un'altra Bologna, ma con le dovute differenze le cose stanno ancora così. Se saliamo verso le due torri e giriamo a destra arriviamo al Pratello: una bella zona, ma io devo andare dall'altra parte.
Da Piazza Verdi scendo verso Porta Mascarella. Attraverso il cavalcavia sopra a Locomotiv e Sghetto Club, due posti che tengono viva e unica l'offerta musicale in città, e cammino verso il quartiere San Donato. Gli edifici storici lasciano il posto a palazzi popolari e le vie del centro a parchetti di periferia. Più avanti c'è il Covo Club, ma io sono arrivato. "Suonare tutto" è la scritta che mi accoglie al Mercato Sonato, uno dei nodi della rete culturale che rende Bologna se stessa.
"Il Mercato Sonato non esisterà più". Con un post lapidario del 13 marzo l'Orchestra Senzaspine – che gestisce lo spazio dal 2015 – annuncia la decisione del Comune di demolire l'edificio a luglio. Prima si chiamava Mercato San Donato, negli anni Sessanta e Settanta si andava lì a fare la spesa. Togli tre lettere: Mercato S...onato. Ora è "la casa della musica, un mercato di cultura. Dove prima trovavi dal pesce alle verdure oggi ci trovi dal karaoke alla musica sinfonica", dice Tommaso Ussardi. È il presidente dell'associazione e insieme a Matteo Parmeggiani dirige l'Orchestra. Lo incontro nella sala concerti, seduti a un tavolo da sagra mentre intorno a noi passano studenti di musica, dipendenti e un paio di ragazzi che studiano a cinque metri da noi.
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Il nuovo edificio avrà un solo obiettivo: la perfezione. Super-efficiente, iper-ecologico, ultra-contemporaneo. Uno spazio polifunzionale, qualunque cosa voglia dire. "Si inserisce nel contesto di San Donato, un ambiente popolare che è giusto mantenga quel tipo d’identità", dice Tommaso. Con tono sconsolato mi racconta le tre iniziative – anime, dice lui – del Mercato Sonato. "Senzaspine è nata con l'idea di rimettere al centro la musica classica, dandole un ruolo di fruizione artistica, di socialità, e possibilità di mettersi in dialogo con le altre arti". "L'orchestra vive negli spazi dove va a suonare, e Senzaspine continua la sua attività".
Non è così facile per la scuola di musica del Mercato, nata nel 2017. "Ci son tantissimi bambini e bambine che frequentano gratuitamente i corsi perché in famiglia hanno situazioni economiche meno felici. Oggi possiamo permettercelo perché abbiamo una casa che non ha costi esagerati. La futura casa ci permetterà di continuare fornire questi servizi? Questa è la domanda a cui deve rispondere il Comune". Poi ci sono gli eventi serali del locale. Una massa improbabile che farebbe drizzare i capelli a qualsiasi direttore artistico. Karaoke, musica sinfonica, concerti punk ed elettronica futuristica, senza parlare del Coro degli stonati. Una mia mica va lì tutte le settimane a lezioni di salsa. "Un bel mappazzone", direbbe un famoso bolognese.
"Questo è sotto gli occhi di tutti. L’altro giorno sono andato qui da Abdul, il barbiere marocchino all’angolo. Lui magari ci è venuto una volta per curiosità, però sente che questo spazio fa bene al quartiere", continua Tommaso. Siamo tra il centro e la zona Pilastro, un posto dove la sera puoi uscire per guardare i muri di cemento oppure spacciare. Il Mercato è schiacciato lì in mezzo, "è una zona che se non ci fai niente diventa complicata". Quando una zona popolare di periferia viene invasa da nuove strutture che trasformano il quartiere per pettinarlo (di solito non poco), si chiama gentrificazione. È quello che sta succedendo ai piedi del cavalcavia di Porta San Donato. Fine della lezione.
"Ma allora facciamo la rivoluzione! Perché nessuno ne parla? Perché non ci incateniamo ai cancelli del Mercato?", dico. Tommaso risponde senza scomporsi: "Siamo tanti e con tante teste, ognuno la pensa in maniera diversa. Io sono molto legato alla struttura, c'è chi lo è meno. Ma il problema è che si sapeva da anni che questo posto sarebbe dovuto andare incontro a dei restauri. Abbiamo fatto un percorso partecipativo nel 2017, quindi non è che ci han detto: 'domani vi sgomberiamo'. Anche perché siamo un luogo assegnatario di uno spazio. In qualche modo siamo ospiti del Comune".
"Allo stesso tempo però abbiamo creato una realtà che prima non c'era e che si è radicata fortemente anche nella struttura. Quello che doveva essere un percorso di restauro benefico si è trasformato in una in una demolizione che non può avere alternative", continua Tommaso. Poi arrivano architetti e ingegneri, parlano di normative, piani regolatori, colonne al piano interrato che non rispettano più i parametri europei. Un musicista cosa può fare se non fidarsi? "Che poi è un po' scomodo dire che una struttura in cui stiamo facendo degli eventi è inagibile". In effetti.
A Bologna tutto tace. Si riportano decisioni e notizie, ma nessuno si agita. Tommaso dice che è un equilibrio precario. "Ci dobbiamo scontrare con con chi si è portato come fiore all'occhiello il progetto a livello europeo, se non mondiale", con chi ha creduto nel Mercato Sonato quando i Senzaspine cercavano una casa.
"Si demolisce una struttura, se ne costruisce una nuova e si dice che è volontà dei cittadini perché è frutto di un processo partecipato. Io a quei processi c'ero – e come me c'erano tante altre persone – e non si è mai parlato di una struttura nuova così impattante, per quanto super-efficiente. Non c’è stato un momento in cui il Comune ha affrontato la comunità, in cui ha portato i dati che lo obbligano a prendere decisioni sulla demolizione e sulla costruzione del nuovo edificio, in cui ha indagato come risponderebbe ai bisogni e alle esigenze del quartiere. Questa fase non c’è stata ma speriamo possa esserci". I Senzaspine hanno deciso di calmare il potere incendiario della notizia, proprio per tenere aperto un dialogo con l'amministrazione. Soprattutto perché il Comune si è preso l'impegno di trovare una nuova casa per le tre anime del Mercato.
"Portare questo processo europeizzante va un po' contro l'identità di Bologna. Non è uno slogan anti Europa, anzi. È una città che ha vissuto il lato artistico sempre in maniera molto diversa dal resto di tantissime città italiane ed europee. Vedremo come reagiranno le persone e se dovremo fare massa critica", conclude Tommaso.
Il Cassero, il Pratello, Piazza Verdi, lo Sghetto, il TPO e tutte le altre fibre della rete bolognese sono in attesa. Sussurrano, hanno paura di vedere la loro città trasformarsi. Il terrore corre dai Giardini Margherita alla Bolognina, ma senza risultati. Non avrei mai creduto che Bologna lasciasse demolire un locale così senza cortei e occupazioni, ma per ora dorme e lo lascia fare.
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L'articolo Addio al Mercato Sonato: Bologna mira alla perfezione e dimentica la propria storia di Martino Fiumi è apparso su Rockit.it il 2023-04-14 16:00:00
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