Ogni paio d'anni capita che Federico Dragogna ci scrocchi un pranzo e ci racconti del suo album nuovo. A inizio novembre l'abbiamo incontrato: era appena partito il tour, non eravamo ancora sommersi dal Bunga Bunga, dell'affaire Saviano-Maroni, dalle dichiarazioni di Marchionne; eppure si è parlato ugualmente della Fiat, della Lega, di Vendola, di Veltroni, di Bersani che assomiglia a Gargamella, ovviamente dell'ultimo disco "Fuori", dei fan e degli hater, del cielo sopra Berlino, di Ligabue, Smashing Pumpkins, Nomadi e di molto altro ancora.
Federico Dragogna: Ho visto il casino che è successo per Beatrice Antolini.
Si, non possiamo dirci orgogliosi degli utenti del nostro forum. Voi non avete molti hater. Sbaglio?
Si, non molti, all'inizio ne avevamo di più. Penso derivi dal fatto che continuiamo a gestire noi tutta la comunicazione. E' importante, ha il suo effetto. E non è una scelta strategica, è una necessità. Spero un giorno di fare San Siro e di continuare a rispondere io stesso su Facebook alla gente che mi scrive. Poi, in generale, per quella che è la mia esperienza, ti posso dire che gli hater si accaniscono contro chi accusa più il colpo. Quando capiscono di aver trovato un punto su cui sei sensibile ci vanno subito giù pesante. Appena tu gli rispondi è finita, rincareranno sempre la dose, vorranno sempre avere l'ultima parola. E più vai avanti più sembri tu il debole e loro i forti. Capisco che non se ne possa fare a meno, ma è una roba brutta. E non è vero che non ti pesa, tu puoi essere assolutamente convinto che a scrivere quelle cose sia un frustrato che non sa come occupare il pomeriggio ma magari ti capita di leggere il suo commento nella tua giornata peggiore e nonostante tu abbia mille altre cose più importanti a cui pensare ti ritrovi lo stesso a immaginare questa voce lagnosa, che non ti lascia più, ti gira in testa. Poi pian piano impari a tenertela dentro e a dargli meno peso, ma è difficile. Noi siamo in tre e ormai abbiamo le spalle larghe. Se sei da solo, vedi Le Luci o l'Antolini, è più faticoso.
Una delle cose importanti dei Ministri è il suo pubblico: numeroso, esagitato, fedele. Che tipo di rapporto c'è?
Dopo "Tempi Bui" tutto è iniziato ad andare molto bene, poi è arrivato il momento in cui sentivamo il bisogno di mettere in chiaro alcune cose. Soprattutto nei concerti dove il contatto è reale e hai il pubblico a pochi metri da te. Iniziavano a pesarci certe richieste: facci "Fari spenti", facci "Briatore". Ecco, riuscire a dire "no" è stato importante. Siete i nostri fan, potete venire nel camerino, fare cosa volete, ma sulle scelte artistiche noi dobbiamo essere liberi di portare avanti un percorso e voi dovete imparare a fidarvi.
Il vostro fan club aveva appunto fatto un censimento su Facebook per poter scegliere un pezzo da aggiungere in scaletta.
Si, ma poi non ce l'hanno comunicato. Ovvio, noi siamo molto attenti a queste cose. Sia chiaro, ne siamo lusingati, è una cosa molto bella. Ma se tu mi rispetti davvero cerchi di capire dove ti sto portando, non mi usi come un Juke box.
Nella data milanese di un anno fa avevo notato un certo imbarazzo sul palco. Era per questo?
No. Quella è stata una data difficile, paradossalmente per noi è più difficile suonare a Milano. C'è tutta una serie di persone che non ti sto a descrivere. A Roma, per dirti, è diverso.
A chi ti riferisci, vi fa paura suonare a Milano?
E' la gente con cui sei cresciuto, con cui hai lavorato, che ha sempre... sono persone che faticano a rendersi conto che sei arrivato ad un certo punto. E' come se avessero dei "diritti acquisiti un tempo" quando erano in pochi a seguirci, è quel modo di ribadire che "noi siamo amichevoli", "noi siamo intimi", anche quando è una persona che magari non vedi da anni. Il fatto è che quando hai tanta gente davanti dentro ti passa di tutto, sono cose chimiche, prima di salire sul palco ci diamo le testate talmente siamo carichi. Invece quelli non capiscono mai il momento che stai passando e ti chiedono di tutto senza la minima educazione, come dire: tanto voi Ministri siete cosa nostra.
A Berlino come è andata? Chi ne ha scritto per noi non è rimasto così ben impressionato dai vostri fan. Mancava solo che salissero loro sul palco e suonassero al posto vostro.
E' una questione un po' diversa, lì c'eravamo messi a disposizione dei fan, hanno fatto una cosa obiettivamente molto bella. Era quasi un concerto privato per il fan club. La prima serata è stata effettivamente così, era un posto che non aveva un suo pubblico, l'abbiamo praticamente portato tutto noi. La seconda serata è stata una figata: eravamo al White trash, un club completamente diverso, c'erano i tifosi dell'Arsenal, c'era un sacco di pubblico straniero. Era proprio grezzissimo, quando siamo scesi c'erano tipe che se la leccavano sul palco. Una situazione davvero non italiana (ride, NdA).
A costo di passare per uno che fa della sociologia spicciola. Mi pare che oggi i vostri fan siano del tipo che utilizza poco internet, sono vecchia maniera, di quelli che conservano le scalette e chiedono gli autografi. E' strano però, perché il vostro pubblico l'avete inizialmente conquistato con Myspace e le comunicazioni virali.
Sicuramente c'è un grosso squilibrio tra i numeri che abbiamo oggi su internet e quelli che facciamo ai concerti. In questo senso la tua analisi è giustissima. Per me c'è questa cosa buffa: esiste un popolo di internet che ad un certo punto era approdato a Myspace ma che dopo non è passato a Facebook. Ed è il popolo di quelli che non si fidano di internet, che hanno una visone un po' luddista. Ci sono tantissimi che ci contattano ancora su Myspace. Se dovessi fare delle analisi di mercato, i nostri fan sono sicuramente non-Twitter (ride, NdA). A me fa ridere, ci sono molti che mi fermano e dicono ancora: ti ho visto in Tv. A volte mi dimentico che esita un elettrodomestico chiamato televisione.
Spostiamoci un attimo sulle vostre canzoni. Quando in un testo usi la parola "gente" a chi ti riferisci? Ti sarai reso conto che la tua vita è decisamente diversa da quella di un operaio o di uno studente, sei sicuro di conoscerla davvero la gente?
Paradossalmente è il progetto ministrico che ha fatto cambiare la mia visione dell'Italia. Ci ha fatto davvero venire in contatto con la gente. Molte persone dopo il concerto vengono in camerino, ci raccontano cosa faranno la mattina successiva, ci tengono a condividere determinati episodi con noi, è come se fossimo dei politici a cui affidarsi. E' merito di Divi, ha una capacità di mettersi in contatto e in sintonia con tutti. E' uno che passa la notte a parlare con il paninaro ambulante o con il barista. E lui che raccoglie le storie, anche quelle che poi scrivo io. E sono storie che prima non conoscevamo. Ai tempi dei "Soldi sono finiti" facevamo filosofia con i pochi dati su Milano. Poi capisci che esistono altre cose. Suoni alla festa del paesino vicino Brescia organizzata da dieci ragazzoni sui ventisei anni che il giorno dopo attaccano alle sei in fabbrica e magari danno anche il ricavato del concerto in beneficenza. E magari votano Lega, non sanno usare i congiuntivi e gli scappa anche qualche uscita sessista. Lì vedi che, singolarmente, la gente funziona. In "Noi fuori" ad un certo punto si dice "E' dall'alto che ci dividono", io credo che esista una grande massa nazional popolare ma che non riesce a sentirsi una maggioranza anche se ha i numeri veri per esserla.
La cosa del ragazzone leghista mi pare un po' buonista...
No. Esistono posti in cui si cresce così, magari non hai avuto un'ottima educazione e semplicemente ti guardi in torno, vedi cosa è successo al tuo territorio, ti fai un'idea. Non parlo di quelli che...
...dicono "buona Padania a tutti".
Appunto, quelli sono dei disastrati che si sono inventati la Padania come scusa, hanno cercato di mettere insieme una cultura che non esiste. Però la Lega è stata furba nell'inventarsi una categoria, ha indirizzato dei bisogni. E poi cosa gli dici, vota Bersani?
Commentami qualche frase, ne "Il sole" dite: "Ci vuole un cielo che non ci dia scampo". Non è un po' cattolico come bisogno, del tipo: se non soffri non migliori.
Mah, nasceva dal fatto che c'è stato un periodo dove andavo spesso a Berlino. E' un posto dove... anche solo il meteo, il gelo che ti ghiaccia i vestiti... è una natura stronza. Che poi Berlino è bella perchè urbanisticamente è violenta: i parchi sono dei cazzo di boschi. C'è un rapporto molto onesto con la natura, è come se partissi con una verità acquisita, un tipo di disillusione. E si riflette anche nei rapporti umani che diventano subito più faticosi. Nella canzone il sole rappresenta quel "massì" della Democrazia Cristiana, è quella cosa che fa dimenticare e perdonare sempre. E poi non è proprio solo una metafora, in Italia appena arriva l'Estate ci sono tutta una serie di notizie cacciate via dai giornali. Se sei Lipsia questa cosa non succede, e immagino che in qualche modo incida sulla gente, no?
Da "Cacciati due dita nel cuore": "Di cosa hai paura di sentirti usato". Secondo te è una paura diffusa oggi?
Quel pezzo è costruito semplicemente su una sensazione comune e sentita da tutti, che poi viene utilizzata per valutare tutta un'altra serie di cose. E' il rapporto che ho io con il vomito, avere qualcosa che ti preme tantissimo per uscire, ti passa attraverso come se fosse una creatura altra, e spesso lo trattieni facendo danni peggiori. Sentirsi usato... oggi c'è una grande dialettica e una grande consapevolezza da parte della gente, c'è un grande uso di dietrologia... come se l'altra faccia dell'America fosse più grande della faccia principale. I social network hanno diffuso ancora di più la paura che qualcuno dall'alto ti controlli. Io credo che tutta questa letteratura dietrologica sia pericolosissima, trasmette un clima che nei fatti non esiste e porta a congelare le azioni vere. Guarda la Francia, hanno aumentato l'età pensionistica di due anni e il paese si è fermato in blocco. Si è fermato per protestare per questioni giuste, si tratta della dignità delle persone. Noi facciamo lunghe discussioni sulla dignità delle parole ma nessuno ha il coraggio di rinunciare ad un apparente dignità di benessere per rivendicare una dignità di fatto. E non credo si possa accusare qualcun altro se non noi stessi per la mancanza di agire, come non credo che queste azioni si possano recuperare con i popoli viola o i cortei istituzionali.
Quindi sei per abbandonare un attimo il linguaggio e concentrarsi su altro...
Assolutamente. E sopratutto concentrarsi sul territorio.
Ma sul vostro Facebook postate i discorsi di Vendola e ribadite che le parole sono importanti.
Noi diciamo: è giusto tornare a credere nelle parole. Non siamo dei grillini, non siamo anti-polici. Noi crediamo assolutamente in una politica bella e fatta di belle parole. Ovvio, non vogliamo un involgarimento generale per finire a parlare di polenta solo perchè tutti possano capire. Diciamo che tra le poche persone, pochissime in questi anni, che sfuggono alla delusione che puoi leggere in "E' una questione politica" c'è Vendola.
Rimaniamo su quel pezzo.
E' la storia esemplare di una delusione. E' come se un cittadino X che pian piano inizia a seguire il percorso di un personaggio politico e decide di continuare a seguirlo nonostante una serie di pillole amare che deve buttar giù. Le alleanze, le dichiarazioni confuse, nonostante tutto lui continua a seguirlo in nome di una determinata strategia politica. E' la storia di uno che si tappa il naso per esercitare il proprio diritto di voto e si ritrova poi con un partito che parla di democrazia e si dimentica che è una democrazia rappresentativa...
...quindi è un pezzo sulla legge elettorale?
Tu hai un mandato delle persone e dopo due anni decidi di stabilire nuove alleanze senza interpellare in nessun modo chi ti ha fatto arrivare lì. Come nel caso di Veltroni, che può considerarsi una forte fonte di ispirazione per questa canzone. Quando perse le elezioni in Sardegna...
...che era poi il tema dell'intervista di due anni fa. Eravamo a pranzo il giorno dopo le sue dimissioni. Avevi addirittura detto che c'entrava con gli Afterhours a Sanremo.
(Ride, NdA) Bravo. Lui ad un certo punto disse: cazzo ho perso, mi ritiro. E io lessi un'intervista che fece sul Corriere, e non me la scorderò mai, dove diceva: penso che mi ritirerò nel mio appartamento a Manhattan perchè ho in mente un libro. Ora, nessuno di noi era un fan di Veltroni ma in una maniera o nell'altra ci siamo ritrovati a votarlo. Leggere una cosa del genere è stato un brutto colpo. Vendola, è una delle poche persone che per ora, per condotta, per linguaggio, non ha deluso. Oltre ad essere una delle poche che ha un indubbio carisma, ed è una cosa di cui incomincerei a preoccuparmi per trovare un alternativa: c'è la politica, ci sono i contenuti, c'è tutta una serie di cose, ma non puoi mettere uno che assomiglia a Gargamella a capo dell'opposizione.
Leggi la seconda parte
Dove si confrontano i testi dei Ministri con quelli di Ligabue, si parla della base a Vicenza, di biciclette, palestre, famiglie sudamericane, schermi al plasma, fede cattolica.---
L'articolo Ministri - Prima parte, 10-12-2010 di Sandro Giorello è apparso su Rockit.it il 2010-12-06 00:00:00
COMMENTI (1)
dio cristo.. !!!!