Primavera Pro è il festival nato in parallelo al Primavera Sound e interamente dedicato agli addetti ai lavori del settore musicale: in programma dal 30 maggio al 3 giugno a Barcellona, vedrà la partecipazione di tre artisti italiani grazie al supporto di Italia Music Export - SIAE, ovvero Populous, Any Other e Guano Padano, che ci hanno raccontato qualcosa di più sulla loro prossima esperienza in Spagna.
Come avete saputo e come avete reagito quando vi hanno comunicato di essere stati scelti per la lineup del Primavera?
Populous: Mesi fa un mio amico mi ha scritto dicendomi: “Mi sa che quest'anno chiamano anche te al Primavera”. E io gli ho risposto: “Come fai a saperlo?”, e lui: “Non lo so ma secondo me tu sei uno di quelli che dovrebbero chiamare!”. E poi è successo. L'oracolo di Matrix praticamente.
Any Other: L'ho saputo mentre ero in studio a registrare il mio disco nuovo. Mi ha chiamata Emiliano (Colasanti, 42 Records ndr) e mi ha detto: “Si va al Primavera!", e io credo di essermi messa a urlare volgarità dalla gioia. Sono decisamente contenta anche perché non sono mai stata al festival, quindi mi sembra veramente tutto giusto.
Guano Padano (Alessandro ‘Asso’ Stefana): È stata una graditissima sorpresa, davvero non ce lo aspettavamo proprio, mi sembra un bel riconoscimento per festeggiare i nostri 10 anni di attività.
Populous (foto di Francesco Sambati)
Quali concerti andrete a vedere?
P: Björk per una serie di motivi non sono mai riuscito a vederla. Suona il mio stesso giorno ma fortunatamente in orari ben diversi. Quindi questo è fortunatamente l'anno giusto, ma sfortunatamente col tour del disco sbagliato. Poi andrò a vedere per la quinta volta i Grizzly Bear. Ma in realtà non ho ancora studiato bene il cartellone.
AO: Assolutamente Björk e Nick Cave. Vorrei vedere anche The Internet, Panda Bear, Arca, Thundercat. Anche le Breeders. Purtroppo perderò l'Art Ensemble of Chicago perché suono poco dopo l'inizio del loro show. Ci sono anche altri concerti che vorrei vedere, ma sicuramente a questi tengo molto.
GP: Sono molto curioso di vedere Björk e Nick Cave and the Bad Seeds, anche Jon Hopkins mi interessa molto.
Any Other (foto di Davide Patania)
Cosa differenzia secondo voi un festival come il Primavera Sound dai festival in cui avete suonato in Italia?
P: Adesso dirò una banalità, ma la precisione svizzera con cui lavora tutta la macchina organizzativa del Primavera è spaventosa, e lo si capisce bene anche da fuori, da spettatori. E poi l'enormità delle lineup. È vero che ci sono stati anni con delle lineup un po’ minori, ma parliamo pur sempre del festival “alternative” più pazzesco del mondo.
AO: Non essendoci mai stata, posso rispondere a questa domanda solo in base all'idea che mi sono fatta del festival. Credo che la differenza stia nel fatto che sia nella lineup ufficiale che in quella del Primavera Pro, si possono trovare artiste e artisti provenienti da tutto il mondo, al di là del genere musicale e al di là dei "numeri". Chiaramente ci sono artisti giganteschi, ma non solo, ecco.
GP: Visto da musicista lo stampo dei festival in generale per me è sempre molto simile. Non è una questione di Italia o altro, ovunque tu sia nel mondo possono variare le dimensioni, il numero di palchi, di band, ma per me poco cambia. Quando entro in un festival perdo completamente il senso dell’orientamento. Negli ultimi due anni passati in tour con PJ Harvey di festival internazionali ne abbiamo girati davvero parecchi, e devo dire che, personalmente, il Primavera resta uno dei migliori al mondo.
Guano Padano (foto di Giuliano Guarnieri)
Guardando i numeri del Primavera, si scopre che il 42% degli spettatori sono spagnoli, il 15% inglesi e l'11% italiani, quindi la nostra è la terza nazionalità più rappresentata. Secondo voi, a parte la relativa vicinanza geografica e facilità di spostamento, perché siamo così attratti da questa manifestazione?
P: È un discorso molto interessante questo. Il passaparola e l'aura di coolness del festival lo hanno reso negli anni il vero festival dove andare. A un certo punto la sua popolarità in Italia è cresciuta sempre più, anche per un motivo ben preciso: l'it-pop ha cominciato ad essere un genere sempre più diffuso e, sebbene sia cantato in italiano, musicalmente prende spunto da tutte quelle band inglesi e americane che hanno reso l'indie rock mainstream nelle loro nazioni. E sappiamo bene che, ad esclusione di una piccola percentuale più elettronica, il Primavera è da sempre patria di un certo tipo di rock e folk alternativo. Gente che in America è enorme (come Grizzly Bear, Beach House, Fleet Foxes etc), purtroppo in Italia non ci passa proprio spesso, allora ecco che molti ragazzi hanno l'opportunità di vedere i maestri di questo genere a un ora di volo, e per giunta tutti assieme.
AO: Probabilmente perché grazie alla vicinanza geografica e all'accessibilità, si tratta di un festival che permette a noi italiani di vedere artisti live che altrimenti qui non potremmo vedere mai, o solo di rado. Immagino sia più facile dal punto di vista logistico, ed economicamente più sostenibile, andare a vedere dieci concerti in due giorni a un festival, piuttosto che andare, che ne so, a Londra dieci volte in un anno per vedere altrettanti show.
GP: Perché attualmente in Italia un festival in cui in 5 giorni puoi vedere una tale quantità di band con una programmazione, una vastità e varietà di nomi e di generi, di artisti di ogni calibro, non ne abbiamo. Abbiamo bellissimi, ottimi festival, ma il Primavera resta un avvenimento davvero unico, e a due passi da casa.
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L'articolo Cosa ne pensano del Primavera Sound gli artisti italiani che ci suoneranno di Chiara Longo è apparso su Rockit.it il 2018-05-28 10:57:00
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