Le quattro stagioni di Jacopo Bagorda

Con l'inizio dell'estate arriva anche il nuovo singolo di Jacopo Bagorda, che sta pubblicando un brano per ogni stagione per il suo progetto "Stagione nuova". Lo abbiamo incontrato per farcelo raccontare

Jacopo Bagorda – foto di Emiliano Cabona
Jacopo Bagorda – foto di Emiliano Cabona

Jacopo Bagorda è un cantautore genovese con base a Bologna, dove studia comunicazione dei media. Viene folgorato dalla musica a sedici anni, quando sente degli amici suonare in vacanza. Tornato a casa ha iniziato a suonare la chitarra e non ha più smesso. "Quello che ho imparato è che ogni esperienza, seppur lontana, finisce poi in musica", dice. Ogni briciolo della sua vita entra nei suoi testi e nelle sue canzoni, come succede nel suo nuovo progetto: Stagione nuovaUn singolo per ogni stagione, con cui il cantante racconta il suo modo di viverla. Il capitolo estivo del progetto si chiama Dieci, il nuovo singolo di Jacopo in cui immagina come sarebbe la conversazione con una persona di cui è stato innamorato dieci anni fa. Ma anche questo brano nasce da un'incontro casuale. Lo abbiamo incontrato per farcelo raccontare.

Quando hai iniziato a suonare?

A sedici anni, dopo una vacanza in campeggio durante la quale c’erano dei miei amici che suonavano e si cantava tutti insieme, sono tornato con il desiderio di farmi regalare una chitarra per il mio compleanno, prima non mi era praticamente mai interessato. Da lì è scattata la scintilla: mi sono impegnato come in mai prima di allora per imparare i primi accordi da autodidatta. Ho subito capito che mi piaceva cantare mentre suonavo. A diciassette anni ho iniziato a prendere lezioni di canto e intanto ho sentito fin dall’inizio l’esigenza di scrivere cose mie. Quindi sono nate le primissime canzoni, per poi iniziare a pubblicare le prime cose nel 2018, a vent’anni.

Lavori con qualcuno?

Ho cambiato spesso team dal 2018 ad oggi, e forse una delle difficoltà più grandi agli inizi è proprio formare una squadra di lavoro con un obiettivo comune. Negli ultimi anni il mio studio di riferimento è il RooM Studio di Genova, di Alberto De Scalzi (in arte Eames), importante realtà ligure dalla quale sono passati anche artisti di fama nazionale come Alfa e Olly. I produttori di riferimento per il nuovo progetto sono il genovese classe 2000 Dab, e il marchigiano FIN, conosciuto su YouTube, insieme al chitarrista Francesco Musante, che cura le chitarre di gran parte della scena pop e rap genovese. Per quanto riguarda la parte visiva sto lavorando insieme a Filippo Castagnola. Stiamo curando molto l’aspetto della comunicazione con contenuti ad hoc sui social, sia Luna Rossa che l’ultimo singolo Dieci hanno una specie di cortometraggio per presentare il pezzo, mentre per Abitudinario, uscito ancor prima, avevo realizzato una serie di vlog, insieme a dei reel di presentazione. Tutti i contenuti hanno un tono di voce ironico per esprimere un’altra parte di me, e cerco di contraddistinguermi con idee il più originali possibile. “Fai le cose seriamente, senza prenderti sul serio” è lo slogan che sto seguendo, non ho mai lavorato con una simile consapevolezza e costanza, ma allo stesso tempo vivendomela con la giusta leggerezza.

Jacopo Bagorda – foto di  Davide Nietante
Jacopo Bagorda – foto di Davide Nietante

Che tipo di musica fai?

Per definire la mia musica userei tre parole: malinconia, ironia e speranza. Fin dagli inizi ho avuto una scrittura personale e malinconica che si adatta bene al pop, ma allo stesso tempo mi spinge a fare musica anche una voglia di riscatto personale. Cerco di trasmettere anche speranza con sound energici a contrasto con i testi più intimi e infine anche la componente ironica, soprattutto autoironica, talvolta trova il suo spazio anche nei testi. Come genere penso di potermi incasellare in un indie-pop che mette insieme elementi acustici ed elettronici nelle produzioni.

Quali sono i tuoi ascolti?

Per quanto riguarda i miei ascolti, prima che iniziassi a suonare e mi aprissi ad altro, da piccolo ho avuto un periodo in cui ascoltavo solo rap italiano, e tutt’ora resto legato al rap e alle sue sfumature, seppur sia un immaginario lontano dal mio. Dopodiché mi sono avvicinato al cantautorato italiano grazie a Daniele Silvestri – che resta il mio preferito – e mi sono aperto sia all’indie contemporaneo, sia ai vecchi cantautori. Per quanto riguarda influenze estere sono grande fan dei Beatles, Oasis, Ed Sheeran, Billie Eilish e The Weekend. A livello di sonorità, seppur con un tipo di scrittura molto diversa, spesso ricorro a forti richiami anni ’80.

Qual è il significato di Dieci?

Dieci è il mio nuovo singolo, tassello estivo del progetto Stagione Nuova, che consiste nella pubblicazione di un singolo per ogni stagione dell’anno nel 2023. Il concept di Stagione Nuova è l’apertura verso le novità, senza dimenticarsi chi si è. C'è il sound energico dei brani che dà la carica per le nuove sfide, ma con i testi che spesso riprendono il passato o manifestano la paura nel futuro. Per quanto riguarda Dieci è una canzone che può far ballare e allo stesso tempo far venire la nostalgia della prima cotta di quando si è ragazzini. È nata da un episodio reale che è stato romanzato: mi era capitato di vedere in un locale una ragazza che mi piaceva circa dieci anni fa, con la quale non ho più avuto alcun tipo di rapporto. Da lì mi sono immaginato come sarebbe la conversazione con una persona che dieci anni fa ti piaceva e ora è diventata una sconosciuta. Tengo molto a questo pezzo perché, anche se è leggero all’ascolto, raccontando cosa ho fatto io in questi dieci anni vado a riassumere gran parte della mia vita in poche righe.

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Qual è l'esperienza più bella che hai avuto durante un live?

I ricordi più belli che ho dei live – senza nominarne uno in particolare – è quando sono stato fermato da qualcuno che prima non mi conosceva e ha apprezzato la mia musica sentendomi per la prima volta dal vivo. Ovviamente la digitalizzazione della musica offre molte opportunità, ma l’emozione delle persone in carne e ossa è impagabile, infatti riuscire ad arrivare a fare dei tour deve essere l’obiettivo principale. Ho suonato per strada, in un villaggio turistico, mentre la gente mangiava, in una casa di riposo come animatore per gli anziani, ad aperture di concerti, open mic e a piccoli eventi, il sogno è poter fare un concerto mio, penso sia il mestiere più bello del mondo avere delle persone che pagano per cantare con te la tua musica.

Progetti futuri?

Per il futuro il progetto imminente sarebbe quello di aggiungere un paio di inediti ai singoli di Stagione Nuova e raggrupparli all'interno del Stagione Nuova EP nel 2024, insieme ad altri progetti paralleli che non vedo l’ora prendano forma.

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L'articolo Le quattro stagioni di Jacopo Bagorda di Redazione è apparso su Rockit.it il 2023-06-26 18:36:00

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