Nel 2005 a Milano non c'era un cazzo da fare. Almeno per un ragazzo dai 20 ai 28 anni. I club erano antiquati pieni di zarri e musica adatta solo a sciabolare una serie di luoghi comuni come la camicia il mocassino le Hogan e la bamba in bagno.
Nel 2007 una serie di personaggi noti e non si imponevano senza prepotenza nello scenario della notte spacchettando feste colorate: gente divertita, sunglassesatnight, party illegali senza cani, buchi del culo di club che diventavano epicentro di quella che si sarebbe da lì a poco autocelebrata come la nuova scena. Questo è il periodo in cui nacquero Reset! e TILT.
Questa è l'intervista per il nuovo album dei Reset! fatta dal loro principale antagonista Tilt, sette anni dopo, con gli occhi stanchi ma ancora veloci.
Per intenderci i Reset! sono un collettivo di quattro ragazzi (Mace, Alex, Zizzed e Rocoe) che producono musica, organizzano party, girano il mondo, creano beat e vanno ai concerti di Max Pezzali (Alex è fonico ufficiale di Max, Elio e molti altri). Posso garantirvi che il punto esclamativo dopo il nome è una rottura visto che il correttore mi mette in automatico la maiuscola subito dopo, ma senza punto esclamativo rischiamo denuncia e crisi isterica di Rocoe.
Vado nel loro studio in centro a Milano, un posto in cui passano un po' tutti, vuoi per consigli vuoi per cazzeggiare, vuoi per creare qualcosa o giocare a calcetto.
Ci mettiamo fuori mentre degli operai e muratori fanno manutenzione alle sbarre delle finestre.
Ciao raga, parliamo dell'album: cos'era quando doveva nascere e cos'è ora che è finito?
Mace: Ora è un album di 18 tracce, ora che è finito.
Alex: 17.
Mace: 17 o 18? Comunque è un album in cui abbiamo concentrato influenze musicali e background di tutti in una produzione di canzoni e non più di tracce. Dopo una serie innumerevole di EP volevamo portarci ad uno step successivo, mantenendo sempre il sound che ci contraddistingue ma facendo delle canzoni, collaborando con vari ospiti nazionali e internazionali ed assumendo disparate forme musicali. Fai che ci sono momenti che diventa prog rock.
E il processo creativo? Gestazione in quanto tempo?
Mace: Ma considera che alcune robe le abbiamo buttate giù anni fa quando avevamo iniziato a fare l'album, avevamo una bozza ma ci siamo fermati, quindi considera che almeno sei pezzi risalgono a tre anni fa...
Alex: 17, sono 17 le tracce.
Mace: ecco sì, poi appunto ci siamo fermati per un po', abbiamo ripreso, poi un'altra pausa di un anno fino a metterci sotto definitivamente. Insomma è stata una gestazione abbastanza lunga, poi sai, è da tanto che contattavamo persone con cui collaborare, fare scouting su Soundcloud, Myspace, ricercare ospiti internazionali che ci piacevano e con cui volevamo collaborare perché il casino è che siamo in quattro e metterci tutti d'accordo con le nostre influenze, insomma non potevamo proprio mettere dentro tutto ma volevamo riuscire ad esprimere questo universo. E credo che alla fine è stata lunga ma siamo riusciti a rendere l'album un'opera multi sfaccettata, che era quello che ci interessava principalmente.
Siete in quattro, come fate ad organizzarvi nella composizione e produzione?
Alex: Prevalentemente la produzione la fanno Mace e Zizzed, partono le bozze, poi le si fa girare, le guardiamo assieme, io mi occupo poi della parte finale, il mix, e se serve ci suono su qualche chitarra. C'è un palleggiamento delle sessioni nella fase iniziale, ci passiamo i bounce, li facciamo girare a tutti e se ci piace andiamo avanti.
Mace: Sì esatto, io e Zizzed produciamo inizialmente, poi è un confrontarsi con tutti e trovare quello che ci piace e proseguire.
L'album è pieno di ospiti, mi dicevi che molte collaborazioni le avete selezionate nel tempo facendo scouting, poi però ci sono dei nomi noti come Ensi, Emis Killa, Gue Pequeno, che se dobbiamo dare retta ai criticoni di quartiere mi verrebbe da dire che vi siete un po' venduti al commerciale più che a una ricerca musicale, sbagliano?
Rocoe: Noi abbiamo sempre ambito ad essere commerciali, non ci interessa il parere di quelle capre che giustificano dietro alla parola underground i propri insuccessi. A noi piace fare la musica che ci piace fare e l'importante è il parere di chi ci sostiene e ascolta. Le cose nostre le abbiamo sempre fatte per i fan, non per i recensori.
Alex: Poi molti di questi nomi ci sono perché abbiamo precedentemente collaborato o ci sono stati momenti di intersezione con me o con Mace o Zizzed separatamente, non c'è stata la chiamata della Sony che ci ha proposto gli artisti, anzi siamo stati noi a chiedere alla Sony di avere qualcuno di ancora più commerciale di questi.
Zizzed: Sì, noi ne volevamo di sputtanatissimi come Ricky Martin.
Mariah Carey non era disponibile?
Zizzed: No c'era solo Mariangela Carey.
Mace: Mariahcash.
Rocco: Questo album sarebbe potuto uscire come indipendente tranquillamente perché siamo stati noi a presentarci da Sony con il cd già stampato, la copertina prodotta, i video già fatti e come da Sony avremmo potuto andare ovunque. Poi se ci ha preso Sony cosa dobbiamo dire? Come quelle capre che ti insultano se vai su Sony perché sei un venduto? No, col cazzo. Questa gente è convinta che stare su Sony è male, fare successo è male, fare i soldi con la musica è male. Compratevi l'album, ascoltatelo e parlate. Però compratelo.
Mace: Insomma avere un ospite grosso è una grande pubblicità, ma se il prodotto non è buono, la musica non piace, non serve a niente, allarga solo il bacino, ma è la qualità che conta altrimenti non va, e anzi vieni ascoltato da molte persone offrendo un prodotto scarso.
Alex: Piero Pelù con Anouk.
Zizzed: Guarda ad esempio Andrea D'alessio: è un ragazzo che arriva da X-Factor, ma poi quando ci siamo messi ad ascoltare la sua voce, non sai che sorpresa. La collaborazione è stata molto bella e intensa, non te l'aspetti proprio e invece: una rivelazione. E anche se arriva da dove arriva gli auguro di fare un gran successo per il suo talento.
Mace: Sì, poi insomma tutti quelli che abbiamo chiamato sono tutte persone che di base conoscevamo da prima e che erano ben felici di farlo non appena abbiamo alzato la cornetta, da prima di finire su Sony ecco. Con molti di loro ci avevo collaborato già tempo prima facendo basi hip hop e ora abbiamo ripreso a collaborare su questo disco con basi differenti dalle precedenti, ed è stato molto bello.
Avete registrato tutto qui? Niente studi esterni?
Alex: No, tutto qui o a casa, non abbiamo necessità se non per registrare le batterie ma le campioniamo, o meglio le produciamo noi, non è che le prendiamo da altri dischi, anche se tanto adesso ho visto che ai Grammy hanno inserito la categoria “Miglior campionamento”.
Mace: Che poi è meglio perché avere gli ospiti in studio è davvero diverso che lavorare a distanza, cioè è anche una figata quando non stai facendo niente e ti arriva una mail con un pezzo su un campione che magari avevi mandato settimane prima, però in studio ti godi i personaggi le loro performance e l'emozione.
Zizzed: Quando abbiamo avuto qui Lisa Kekaula è stato davvero emozionante, è stata qui con noi tre giorni e si è creata quella situazione di stima e simpatia nella musica e fuori.
Mace: Esatto quando è venuta Lisa per noi è stata una grandissima emozione, l'avevo contattata tre anni fa, quando non avevamo ancora iniziato il disco, perché per noi incarna la voce perfetta, quella che tutti e quattro volevamo, una soul diva incazzata con voce rauca e potente che quando ha cantato qui in studio tremavano i muri.
Ora che avete fatto un album e non un EP cosa farete da qui in poi? Tornerete agli EP o continuerete sulla via delle canzoni?
Alex: Guarda, siamo molto meno programmati di quello che può sembrare, continueremo a fare tracce club, produrre per altri, fare pezzi da disco e canzoni.
Mace: Probabilmente di sicuro non faremo un altro album, almeno per un bel po', è stato davvero difficile sia per l'impegno che per la fruizione attuale della musica, con i canoni qualitativi e di preparazione che richiede in questo momento è molto difficile.
Rocoe: I canoni attuali della musica si sono molto abbassati ed è difficile produrre un album con dei criteri alti piuttosto che un EP che ti permette una sperimentazione più rapida. Cioè sul piatto della bilancia insomma forse è meglio accorciare i tempi di realizzazione.
Se mi dici che ci avete messo tre anni, con il tempo che ormai si restringe, considerando che ormai la musica del 2010 è considerata revival, non avete avuto l' ansia di fare uscire un suono, un album, ormai superato?
Rocoe: Hai toccato un altro argomento contro gli album, ormai tutto si riduce in così poco tempo che davvero tu ti metti, concepisci un album, e poi quando esce è cambiato il mercato, il genere, la scena, nel senso, è vero che la musica bella è eterna e per sempre, ma se fai un genere che va adesso poi tra due anni non c'è più, ti assumi un altro rischio nel momento in cui si pianifica un lavoro del genere. Potrai avere una musica bellissima ma in un contesto che non esiste più.
Alex: Oppure la fai uscire come revival direttamente.
Esatto. Gabry Ponte, Gigi Dag dove li mettete? Io sono andato a vedere Claudio Lancinhouse alla sagra del frico ed era straimballato di gabber nostalgici.
Mace: E chi è Lancinhouse ?
Era un dj del Number one, la sala 2, la discoteca a bergamo brescia dov'era?
Intervento di Luca il muratore che sta facendo i lavori: Minchia il number one (si tocca la testa ed esprime tutta l' angoscia dei giorni passati e delle cellule andate) ci ho fatto gli anni là, Digital Boy, certe botte. La piramide tornavi a casa senza maglia senza scarpe, senza niente, prendevi le botte. Quante botte.
Tra le nostre risate imbarazzate l'intervista va in malora, arriva anche Tommi Tumble del Leoncavallo, perchè in studio da Reset! ci passiamo un po' tutti. Luca il muratore è ormai completamente in viaggio nel tempo, so che sta rivivendo le corse nei corridoi di una scena ormai scomparsa, quella dei ragazzi che si prendevano sotto braccio, rasati e con i tatuaggi tribali, gente che si spaccava di faccia contro gli altri e ci sarebbero anche morti in quella notte, in quella tribe (le crew si chiamavano tribe nei '90).
Così partiamo in un trip di nostalgia misto orgoglio e innovazione. Ci mettiamo a ripercorrere 7 anni di locali, scene, personaggi e serate passate, finite, evolute. Discutiamo per 30 minuti di quello che ne sarà di Milano nel versante clubbing e della musica elettronica in generale, di quello che era quando ci siamo ritrovati ad esternare un'esigenza, se non generazionale, quantomeno di stile: il periodo delle feste a caso, delle magliette colorate, della nu rave nei parchi, delle sneakers ed occhiali da sole, degli indie che impazzivano con i Crookers, Erol Alkan e Bloody Beetroots.
Poi uno sguardo alle nuove realtà che, in questo 2014 così pregno di un cazzo da fare, hanno tirato fuori qualcosa di nuovo, di forte, di compreso e condiviso perchè rappresentativo di una stessa esigenza.
Ci speriamo un po' tutti nei 20 enni di oggi, vi dico andate forte, la nostra società milanese soffre di una tremenda malattia che si chiama grigio e che non è solo il colore del cielo, avvolge i palazzi, le strade e gli animi delle persone. Quindi c'è bisogno di svegliarsi, agire, correre, dimostrare la propria velocità.
Il 2005 come il 2014 sembrava così vuoto e invece covava il germe di quello che anni dopo si trasformò, ad esempio, in Reset! che, partito da un giovedì sera in un piccolo club, finisce oggi sotto Sony.
Forza
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L'articolo Reset! - Partire dal Sottomarino Giallo per poi prendersi tutta Milano di Alex Tilt è apparso su Rockit.it il 2014-07-09 00:00:00
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