Torna la nostra rubrica Foto Profilo, con cui continuiamo a perseguire la nostra missione primaria: presentarvi nuovissime e validissime realtà del panorama musicale italiano. La regola è solo una: per ogni risposta, una foto. Oggi è il turno di Rokas, ovvero Alberto Sanlazzaro, classe 1992, rapper che ha da poco pubblicato l'album d'esordio "Nemico del cuore" (Digitale 2000): un disco che parla d'amore, realizzato con la partecipazione di I Miei Migliori Complimenti e testacoda e diversi producer come Rayless, Luke Giordano, Abathingboi, Manfree e Kanesh. Scopriamo qualcosa di più su di lui in questa intervista.
Prima di trasferirti a Milano a 19 anni hai vissuto a Sarzana. Quand'è venuta fuori la tua passione per la musica e cosa ha rappresentato per te poterla condividere con i tuoi genitori, due dj di radio locali, in maniera così stretta?
In realtà sono nato a Sarzana ma ho vissuto a La Spezia. La passione per la musica c’è sempre stata. Mio padre era un musicista e collezionista di vinili cultore, scrive libri sulla musica, mio fratello è un musicista e mia mamma ama la musica come io amo mangiare, il mare e tutte le cose belle. Condividerla con loro è stata un po’ come condividerla con tutti gli altri. A una certa me ne sono uscito dicendo “ho fatto un disco, esce tra una settimana, ciao!”. Però è stato figo, ora mi scrivono sempre ogni giorno dicendomi “mi piace questo, quello”. Vabbè che sono di parte però fa piacere che comunque piaccia anche a persone che hanno più generazioni di distacco.
Una volta immerso nella realtà milanese, la visione e i progetti che avevi avuto fino a quel momento in testa hanno preso una piega nettamente differente o c'è stata una certa continuità nell'approcciarti alla musica?
Io ho un po’ una visione da stronzetto teenager disturbato del mondo. Non me ne frega di niente ma analizzo tutto e voglio trovare una risposta un po’ a tutto. C’è stata continuità nell’approcciarmi alla musica come ascoltatore, come amante: la amo tutti i giorni, sarebbe una love story bellissima quella tra me e la musica. Come musicista/cantante un po’ meno.
Sono un po’ più il bukowskiano ubriaco che ti ama ma spende i soldi nelle lattine di birra invece che nelle rose da regalarti.
Ha preso una piega differente quando ho voluto che prendesse una piega differente, non per la città.
Cosa pensi renda particolarmente diretto il tuo parlare d'amore all'interno di "Nemico del cuore", e quale traccia credi sia particolarmente rappresentativa?
È diretto perché non nascondo il lato debole della cosa, il fatto che ci sto male, che mi hai fatto stare male, che quella cosa che dici o fai non mi piace oppure che non piace agli altri ma a me fa andare fuori. Non sei mai adulto fino a quando continui a nascondere i sentimenti, o chi te li fa provare. "Blu", la traccia più rappresentativa è “Blu". L’ho scritta che stavo ai minimi termini, mai scritto niente di più sincero. Anche “Diavolo” è molto sincera, come “Easy". Insomma dai, “non riesco a dire più bugie”.
Per quanto riguarda "Cera" e "Bambini", com'è nata l'idea della collaborazione con I Miei Migliori Complimenti e testacoda?
Eravamo in un bar a Cuba, io Walter (I Miei Migliori Complimenti, ndr), Lorenzo (testacoda, ndr) ed eravamo un po’ euforici per la situazione e per una ragazza che si chiama Elize, poi mi ricordo una bottiglia, una camicia strappata e che c’era qualcosa nell'aria.
Tu per primo hai detto "Nemico del cuore non l’ho scritto, era già lì", "Nemico del cuore è tutta roba vissuta". Si può dire tu abbia pensato al tuo album come a un qualcosa di molto personale da un lato, quasi un'autobiografia, ma anche come a qualcosa di universale in cui tutti noi possiamo in qualche modo ritrovarci dall'altro?
Più è personale più è di tutti. Perché ti viene facile raccontare ciò che è privato a qualcuno che non conosci? Perché tanto il giudizio non sarà così influente per te. È autobiografico così tanto, così sincero che tanto qualunque sia il commento nel momento in cui ti ci ritrovi è ininfluente, quello è successo, quello è! È ciò che ho provato. Poi non dico che quello che dici non vale niente, assolutamente, il nichilismo /cinismo lo riservo per quando sarò vecchio e noioso, solo quando l'ho scritto non ho pensato "questo deve andare qua perché così mi capiscono o perché così ti ci rivedi". L'ho scritto perché magari dentro di me non ci stava più. Sono un metro e ottantasei, mica un hangar.
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L'articolo Foto Profilo: Rokas di Vittorio Farachi è apparso su Rockit.it il 2018-12-21 14:00:00
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