(Toti Poeta - Foto da internet)
Toti Poeta suonerà a Il Sorpasso a fine settembre. Ci ha convinto con il suo ultimo "Lo stato delle cose" (Malintenti), un album di canzoni leggere e fresche e con testi ben curati, in bilico tra l'ironico e l'impegnato. Un ottimo nuovo nome per il cantautorato italiano. L'intervista di Sara Scheggia.
Quanti tentativi hai fatto, tra bandi e concorsi, prima di riuscire a stampare un disco?
Con i Plastilina, gruppo con cui suonavo prima di diventare solista, arrivammo finalisti nel 2002 all’I-tim tour e a Sonica, vincemmo RockTargatoItalia e partecipammo alla trasmissione televisiva Database su RockTv. Subito dopo capii che dovevo proseguire per la mia strada e iniziai con la stampa di un Ep, “Ancora spento”. La vittoria di un festival in Sicilia nel 2003 mi diede l’occasione di presentarlo in apertura dei concerti della Bandabardò.
A Roma come sei approdato? Come ti sembra l'ambiente musicale romano?
Sono arrivato proprio in occasione dell’incisione del mio primo Ep, avevo da poco conosciuto Perez (Andrea Peretti) con il quale era nata un’intesa e una collaborazione artistica che portò non solo alla realizzazione del singolo “Ancora spento”, ma anche del mio primo disco, “Totipoeta”. Roma allora mi affascinò e mi accolse, ed io fui lieto di farmi adottare. In questi anni ho conosciuto molte realtà della scena romana, sono convinto che ci sia la base di una nuova generazione musicale che pian piano sta trovando ascolto.
Avevi aderito col Linux Club, un locale romano, ai Creative Commons. Ci spieghi come funzionano?
Il mio primo disco è rilasciato sotto licenze Creative Commons ed è stato realizzato grazie alla collaborazione di varie associazioni tra le quali il LinuxClub. Queste licenze nascono dall’esigenza di avere forme diverse e più elastiche di tutela dei diritti: mentre con la SIAE accetti la tutela secondo le loro rigide modalità, con le Creative Commons puoi scegliere il grado di libertà che vuoi attribuire all’opera, a vantaggio della libera circolazione della cultura. Il problema è che le CC non sono ancora riconosciute dalla SIAE italiana e allo stato attuale, dunque, ci si trova nella condizione di dover rinunciare a qualsiasi tipo di tutela economica. E, come sappiamo, il padrone di casa non si accontenta certo di poter scaricare qualche canzone a gratis a fine mese… La soluzione sarebbe una riforma della SIAE, su molti punti, ma credo che qualche passo in avanti si stia già facendo.
Pensi che iniziative di vendite on line con prezzo fai da te siano la soluzione ad una crisi discografica, ormai oggettiva e difficilmente reversibile?
Sicuramente aiutano, ma il problema sta a monte. Le case discografiche dovrebbero cambiare il modo di pensare e di investire i soldi: si sono dati la zappa sui piedi inondando il mercato di immondizie musicali, reinvestendo sempre sui soliti nomi e non accettando i cambiamenti oggettivi dati dalla tecnologia. Il costo dei dischi è inaccettabile, così come ascoltare un brano da un cellulare. E, romanticamente, credo ancora nella totalità di un’opera: un disco è composto da un supporto fisico, un’idea grafica e tutto il suo contenuto.
Quali sono i dischi che hanno influenzato la tua musica? Diciamo... almeno 3. I più importanti.
“Anime salve” di Fabrizio De Andrè, “Ok computer” dei Radiohead e “Canzoni a manovella” di Vinicio Capossela.
Da dove vengono i testi? Come lavori per scriverli?
Di solito è qualcosa che accade…. Magari sto guidando o camminando da solo e un motivetto ossessivo con quattro parole mi si pianta in testa. La prima stesura avviene in testa, con la speranza che di tutte quelle frasi ne rimanga qualcuna fino al momento in cui riesco a sedermi e scriverla. Nell’ultimo album ho cercato di dare vita ad una serie di temi a volte eterogenei tra di loro, ma che hanno avuto tutti un forte impatto nella mia esperienza personale. Sono passato dalla descrizione dei sentimenti più intimi alla denuncia della situazione di stasi che vive la mia terra, ho cercato di ironizzare sul mistero che avvolge l’aldilà ed espresso le mie critiche al mercato discografico. Per questo mi è piaciuto usare la metafora della valigia: se la apri dopo un lungo viaggio trovi le cose più varie, ognuna con un significato importante che ha lasciato una traccia nel tuo vissuto.
Hai mai pensato di scrivere testi in inglese, o ti sei sempre trovato bene con l'italiano? Molti gruppi direbbero il contrario…
Ho sempre scritto in italiano. Non sono dell’idea che sia una lingua poco musicale, anzi la trovo molto armoniosa. La bellezza e la difficoltà dello scrivere in italiano sono date dal fatto che tutti possono immediatamente capire le parole; apparentemente il messaggio sembra facilmente comprensibile ed ognuno è padrone di interpretare i miei testi come meglio crede. Spesso cerco di scrivere in maniera semplice e diretta, correndo magari il rischio di scadere nel banale. Però mi piace pensare che la gente percepisca davvero ciò che voglio esprimere.
”Freak o chic”, da uno dei tuoi pezzi, appunto. Davvero il mercato è così spaccato, così come i gusti del pubblico? Fatichi a trovare un target di riferimento?
In realtà è una critica rivolta ai “mercanti” della musica piuttosto che al pubblico a cui mi rivolgo. È difficile che una produzione ti proponga per quello che sei, senza necessariamente attaccarti addosso un’etichetta o ristrutturare la tua immagine per farti rientrare in un target. La canzone racconta la solita storia della vendibilità di un “prodotto”, che stride con l’illusione che a vendere sia la tua musica e non il risultato di una manovra commerciale.
Raccontaci dei video che hai fatto, “Lo stato delle cose”. Con chi hai lavorato? E' tutto DIY, giusto?
Il brano dà il titolo all’album, e il video è stato realizzato dal collettivo videomaker “Nonèchiaroprodigi” e prodotto dalla Malintenti. È stato pubblicato sul mio sito (www.totipoeta.it, NdR) e si può scaricare anche da Youtube. Una settimana di cene e di molto vino, ci sono due momenti differenti, che a volte si sfiorano e si condizionano. Volevo che rappresentasse il cambiamento che scaturisce dalle esperienze, qualcosa che cambia la tua visione delle cose e che porterai sempre con te. C’è stata una forte intesa con la troupe, e siamo riusciti a non farci arrestare per le strade di Roma, visto che non avevamo nessun permesso per girare…
Com’è questo nuovo disco? Cosa c’è dentro?
Autostrade, volti, voci, rumori, amicizie, amori. È il primo disco di cui sono anche produttore artistico, ho cercato di ritrovare sonorità più acustiche rispetto al precedente e di utilizzare strumenti che più appartengono alla mia tradizione. Il mio essere quasi un pendolare tra Roma e la Sicilia, in quest’ultimo periodo, mi ha molto influenzato sia per i testi che per le sonorità del disco e si riflette anche nelle partecipazioni che hanno arricchito alcuni brani: quella del cantautore romano Marco Bellotti e del gruppo palermitano Akkura con i quali, tra l’altro, suonerò al vostro Il Sorpasso a fine mese.
Prossimi progetti in cantiere?
Da pochissimo è uscito il nuovo disco quindi sono alle prese con i concerti di presentazione. Quest’anno vorrei dedicarmi totalmente ai live girando l’Italia e portando in giro il nuovo progetto.
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L'articolo Toti Poeta - Roma, 27-08-2008 di Sara Scheggia è apparso su Rockit.it il 2008-09-09 00:00:00
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