La vita un km alla volta: storia di un musicista e di un rider

"Routine" è il primo singolo del producer di origine polacca Hot Kowski mostra una sera tipica di Brodemorg, ragazzo che streamma su Twitch le sue consegne in giro per Bologna. Una chiacchierata a tre su arte, passione e precariato

Brodemord nel video di 'Routine' di Hot Kowski
Brodemord nel video di 'Routine' di Hot Kowski

Da una parte Hot Kowski, un sound designer romano di origine polacca all’esordio assoluto, dall’altra Brodemorg, rider di stanza a Bologna che mostra la sue serate di consegne in tempo reale su Twitch: da questo bizzarro connubio nasce il video di Routine, il primo singolo di Nic Hotkowski (questo il vero nome del musicista).

Su una strumentale ispirata dalla musica di Caribou, Moderat e Cosmo, Hot Kowski racconta la martellante ripetizione del quotidiano, trasformando l’immobilità e l’alienazione che rischiano di tenerci in gabbia in una sfrenata danza liberatoria. Concetto che viene ulteriormente amplificato dalle immagini girate da Brodemorg durante il No Delivery Day, ossia lo sciopero e la conseguente manifestazione che lo scorso 26 marzo ha cercato di sensibilizzare sulle condizioni di lavoro dei rider in Italia. Li abbiamo raggiunti per farci dare uno sguardo sul loro mondo, la loro routine e il loro modo di fuggire al senso di precarietà dei nostri tempi.

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Che significato ha per te questo brano?

HOT KOWSKI: Penso che spesso ci illudiamo di saper valutare da soli il momento in cui siamo pronti per affrontare qualcosa. Io penso che non siamo praticamente mai in grado di fare una cosa del genere ed è qui che scatta la trappola della routine. La routine non è altro che uno schema, un metodo che utilizziamo per raggiungere qualcos’altro. Ci attrae con la promessa di portarci avanti e rischia invece di tenerci intrappolati in una visione artificiosa, di alienarci da quello che realmente volevamo e forse ancora vorremmo fare. Routine fa da eco al tentativo di utilizzare questo concetto stesso di staticità, che proprio durante questo periodo di pandemia ha assunto un carattere universale, come fonte di ispirazione. È un piacevole sfogo, un po' come la voglia di cantare in macchina durante un viaggio di 10 ore.

BRODEMORG: Questo brano parla di routine e della sua monotonia, e lo fa con un approccio dance e ritmato, un paradosso che cerco di ottenere in ogni cosa che faccio. Inoltre è perfetto mentre sto lavorando, anche se a furia di ascoltarlo per la realizzazione del video mi si è incollato in testa ed ha iniziato a perseguitarmi! Oramai è diventato il mio fantasma.

Che musica ascolti?

H: Sono cresciuto con l'hip hop e poi l'ho messo da parte per esplorare tutto quello che mi ero perso. Ascolto moltissima musica e dei generi piú disparati, vado a periodi e ad umore ma sicuramente sono un grande fan della uk garage e dell’elettronica in generale. Poi ascolto anche cantautorato italiano, hip hop, techno, stoner e Caribou.

B: Ultimamente ascolto musica solo mentre studio o lavoro, metto in cuffia playlist di elettronica passando dai Daft Punk ai Nu Guinea. In alternativa mi spammo sempre dischi strumentali di J Dilla, Madlib ed altri producer. Sono cresciuto, e tuttora fissato con l’hip-hop americano, sia classico con MF Doom e i Pharcyde, sia quello un po’ più contemporaneo come Jay-Z o Kendrick Lamar, ma l’ artista che più ho ascoltato e più mi ha influenzato artisticamente è Tyler The Creator.

Come è fatta la tua routine? Quanto è diversa da un anno e mezzo fa?

H: La mia routine quotidiana, almeno se vista da fuori, non è cambiata molto. Quella che è cambiata è la routine “psicologica”, se così si può dire, più fragile e annoiata. La monotonia dello stare tutto il giorno in casa ha ripercussioni enormi sull'idea che ci si fa del vivere bene. Ti fa pensare molto, troppo. Vado a correre tutti i giorni, mi aiuta ad essere disciplinato e a non perdere il grip con la realtà che mi circonda.

B: Ho 23 anni, sono nato a Venezia e vivo a Bologna da 5 anni per conquistare questa maledetta magistrale in chimica farmaceutica che, sinceramente, ha iniziato a starmi stretta. Al contrario di ciò che la mia facoltà richiede, la mia testa è un ammasso di disordine totale e, da buon fuori sede, vivo la vita un po’ allo sbando. Con tutto questo caos io, questa tanto odiata routine, la sto cercando, per permettermi di fare le mie cose in modo più organizzato e finalmente laurearmi per poter cambiare rotta e dedicarmi al mio vero ruolo, l’intrattenimento. Se prima ero uno sbarbato studente fuorisede, adesso sono uno sbarbato studente fuorisede rider streamer videomaker (?) e non ci sto più dietro con la testa. Ci sono, peró, delle abitudini che non perderò mai: Combo caffè-paglia la mattina, i video di Pokémon su Youtube che mi distraggono dallo studio, shitposting intensivo sui social, dormire con le cuffiette mentre riproducono una registrazione da 5 ore con il suono di un phon (so che è da matti, però mi isola e mi rilassa, che posso farci...) Inoltre inizio e finisco sempre la giornata sullo stesso divano a fumar paglie.

 

Come hai iniziato a fare il tuo lavoro?

H: Mi considero un autodidatta puro, tutto quello che ho imparato è frutto della mia curiosità e della mia voglia di esplorare. Il cercare di essere indipendente in qualsiasi aspetto della vita è un po' la mia filosofia, ed è così che ho intrapreso questa strada. In realtà ho iniziato cerando di non pensare esattamente al lavoro ma provando a fare quello che ho sempre voluto fare e per una serie intrecciata di eventi, in modo quasi naturale, ho iniziato a fare musica per lavoro.

B: Essendo uno studente fuorisede avevo bisogno di qualche soldo. Facendo un’università che non soddisfa le mie ambizioni avevo bisogno di divertirmi. Mangiando costantemente tortellini della Conad e spinacine avevo bisogno di calare un po’ di panza. Tre piccioni con una fava.

Ti senti precario nel lavoro e nella vita? 

H: Penso che sia la natura umana in sé e per sé ad essere precaria e credo che non averne coscienza sia un grave errore. Mi sento sempre in una condizione precaria che si parli di lavoro, di relazioni o di progetti per il futuro. Ho avuto la fortuna di poter scegliere il di essere precario in una realtà che mi piace e che sento mia, quindi per me si tratta una scelta che assume il carattere di una sfida dinamica e stimolante.

B: Vivo la mia vita un quarto di chilometro alla volta. 

 

Cos'è il precariato? Cosa ti dà e cosa ti toglie questa vita rispetto ai tuoi coetanei?

H: Precariato significa incertezza rispetto ad una condizione futura, il grosso limite di questa condizione e proprio nella possibilità che si ha di programmare oggi quello che si farà domani. Questo limite può essere grandissimo, purtroppo a volte ci si ritrova a vivere da precari in situazioni in cui quello che si cerca è la stabilità. Se dovessi mettere a confronto la mia situazione con quella di altri miei coetanei direi che sono portato a vivere più nel presente e a dover cogliere l'attimo nel fare qualsiasi cosa. Mi dà la possibilità di fare quello che mi piace e una quasi completa autogestione ma di contro mi porta a sapere di dover far sempre conto sulle mie forze e sulle mie capacità in mondo in cui molti eventi sono imprevedibili.

B: Il precariato è quella sensazione che provi quando ti fanno fare 5 piani senza ascensore e non ti lasciano manco la mancia. Questa vita mi ha dato l’opportunità di montare il mio primo video musicale e di conciliare il mio lavoro con il mio hobby. Peccato solo che mi tolga CFU ed un contratto fisso.

 

Qual è il messaggio che cerchi di dare (chi con la musica, chi con Twitch)? Quanto è importante per te esprimerti?

H: L'intento è quello di esprimere concetti e sensazioni che sono difficilmente descrivibili a parole, almeno per me che non sono mai stato troppo bravo ad esprimermi in modo diretto o che forse ho un dono naturale per quel tipo di sintesi che va al di la del lessico. Quello che cerco di fare non è tanto il trasmettere dei messaggi quanto piuttosto condividere un universo composto da immagini, momenti e sensazioni permettendo in questo modo ad altri di riconoscerle, ritrovarsi con me in quei momenti e magari esorcizzarli. Esprimermi è sfida centrale, l'obbiettivo che cerco di raggiungere, ci si scontra con se stessi, bisogna guardarsi dentro ma quando si riesce a decifrare qualcosa e a condividerlo si prova una grande soddisfazione. Non solo, capisci ancora meglio quello che volevi dire una volta che l'hai detto.

B: Bisogna sempre provare a trovare qualcosa che stimoli e diverta in ciò che si fa, a prescindere da quanto monotono e noioso sia. Trasformare una routine in una festa, una consegna in uno show. Mi trovo una persona molto creativa, e fare una vita dentro ad un laboratorio mi soffocherebbe. Il mio ruolo è sempre stato quello di intrattenere e divertire. Avere la possibilità di farlo al di fuori del mio gruppetto di amici e poter fare il pirla su internet mi fa sentire al mio posto.

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L'articolo La vita un km alla volta: storia di un musicista e di un rider di Furio Dolcini è apparso su Rockit.it il 2021-04-23 11:56:00

Tag: singolo

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