Sans Soucis e senza rimpianti

Un po’ di foto e di chiacchiere con l’artista italo-congolese, figlia dell’ex ministro Cécile Kyenge. Che da tempo ha lasciato la sua Emilia per fare musica a Londra, con un pizzico di nostalgia ma la certezza di aver fatto la scelta giusta. E tanti ora si stanno accorgendo di lei

Tutte le foto nel servizio sono di Filiberto Signorello, scattate per Rockit durante il recente live all'Arci Bellezza di Milano
Tutte le foto nel servizio sono di Filiberto Signorello, scattate per Rockit durante il recente live all'Arci Bellezza di Milano

Metto in pausa il video di una vecchia intervista a Sans Soucis, artista italo-congolese con base a Londra ma originaria di Modena. La devo chiamare per parlare del suo singolo appena uscito, dell'ep e molto altro, ora che i suoi ascolti stanno crescendo all'impazzata (a Londra molto più che qui). Mi collego su Zoom: "Ciao. Scusa ma dove ti trovi?". Attacco un po' diretto. Nel video che ho appena finito di vedere Giulia Grispino era in una stanza completamente diversa, con una chitarra appesa alla parete grigia dietro al letto. Ora guardo lo schermo e mi trovo catapultato in una camera piena di luce, che si riflette sulle pareti bianche e illumina le piante sul tavolo vicino al computer. "Eh si, cambio casa spesso, ora mi trovo in un quartiere a Sud-Est di Londra". Indossa un maglione largo con una fantasia geometrica di diverse tonalità di marrone e sembra sul set di una live session lo-fi, di quelle che oggi invadono YouTube e i reel di Instagram.

"In realtà – sad story – volevo vivere a Boston", dice. Ma è stata ammessa al Berklee College of Music and Arts solo con una borsa di studio parziale. "Mi ero preparata un piano B per trovare un altro istituto dove studiare jazz e musica contemporanea, e Londra era l’opzione più vicina a me. Poi mi sono innamorata di questa città e quindi è una storia a lieto fine". L'unica certezza era l'indirizzo di studi. "R’n’B, pop, alternative pop hanno delle fondamenta nella musica jazz. Senza studiarla è difficile essere creativi nelle composizioni e comprendere il proprio mestiere. Non ci si può improvvisare dottori. Quella scuola mi avrebbe permesso di essere una musicista a 360 gradi".

Parla di uno stile genre-fluid, che non si riconosce in nessun genere musicale preciso, e inizia a raccontarmi il suo percorso musicale. "La mia generazione è cresciuta con grandissimi artisti pop come Rihanna e Lady Gaga che introducevano diversi stili e lavoravano con produttori che si cimentavano in musica più elettronica", dice. "Dopodiché ascolto ogni tipo di musica in ogni salsa e colore, da un Calvin Harris a Kiasmos, Bonobo a Fleetwood Mac. Mi piace tutto, diciamo che in ogni canzone cerco di mettere un pezzettino delle cose che amo. In questo momento mi piace produrre incorporando elementi di elettronica".

Sans Soucis live – foto di Filoberto Signorello
Sans Soucis live – foto di Filoberto Signorello

Nel suo ultimo ep del 2021 – On Time for Her – mischia tutto. "Aggiungo degli elementi di elettronica per creare un equilibrio tra una canzone pop che può essere digerita da un pubblico abituato a musica più commerciale, ma allo stesso tempo droppare qui e là cose più di nicchia che raccontano un po’ di me". 

Le cuffie che indossa sono un segnale lampeggiante sulla sua testa: 'synth addicted'. Prima non le avevo notate, ma ora mi ha raccontato che la musica elettronica dice qualcosa di lei. Ora quelle cuffie sono importanti. Sta indossando quelle "cose più di nicchia", i dettagli che caratterizzano i suoi brani.

Sans Soucis live – foto di Filiberto Signorello
Sans Soucis live – foto di Filiberto Signorello

"Non so se sia un bene o un male ma non riesco a separare me stessa dalla me artista". Mi dice che le sue canzoni sono state la chiave per conoscersi e trovare la sua voce, e lo racconta nel suo ep. "Mi sto focalizzando molto sul raccontare cos’è stato diventare adulta a Londra. Mi sono trasferita qui che avevo 20 anni e per tanto tempo mentre vivevo in Italia mi sono sentita invisibile, come se le persone non mi vedessero e non mi sentissero". Con On Time for Her invece "è stato come dire: 'Eccomi qui, adesso. Questa è una fotografia di chi sono, delle cose che amo, dei momenti di ansia e depressione, ma anche dei momenti di gioia e dell'accettazione di chi sono".

"Dal punto di vista culturale io mi definisco una persona black nel senso più politico, sono una persona queer, e diciamo che questi elementi a livello culturale non vengono sempre valorizzati in Italia". Continua a parlare farcendo ogni frase con parole inglesi, che è ormai la sua lingua. "Frequentavo ambienti in cui la mia diversità non veniva valorizzata, ambienti bianchi, cisgender, etero, e pensavo che questo fosse il modo di vivere. È un indottrinamento, è un brain washing e cerco di combatterlo attivamente". Armata di chitarra e sintetizzatori, vuole offrire un modello diverso a chi non si sente rappresentata o rappresentato. Sono temi che respira fin da piccola in casa. Sua madre – con cui ha collaborato in un feat. decisamente insolito – è Cécile Kyenge, ex-ministra ed europarlamentare del PD, tra le prime in Italia a portare avanti politiche sullo ius soli

"Tutte le volte che vedo una persona parlare di qualcosa che ha una relazione con la mia vita mi sento visibile, mi sento di esistere. Penso che la mia responsabilità sia di continuare a condividere qual è la mia esperienza e dare delle opzioni a persone che non hanno ancora avuto modo di formulare la propria identità". "Mi ricordo di una persona queer che mi ha mandato un messaggio molto lungo. Diceva che la mia musica gli aveva salvato la vita in un momento di depressione e mi ha commosso".

video frame placeholder

Dopo essersi presentata con l'ep, Sans Soucis chiude il cerchio con Merchants. "È l'immagine del mio percorso da immigrata in the UK". I modi di dire, lo humor e le sue espressioni non funzionavano più in inglese. "La lingua non traduce esattamente la tua persona", dice. "In più mi stavo formando come adulta e si sono sovrapposti momenti di crisi esistenziale. Mi sono trovata a combattere con me stessa per riuscire a capire chi fossi, se volessi vivere in questo posto e cosa volessi costruire". Dopo sette anni non è ancora tornata.

"A Londra vengono tante persone diverse e tante che, come me, sono scappate da una realtà per crearsene un'altra. Senza chiudere le porte al paese d’origine – a me piace mantenere un contatto con l'Italia – ma per un benessere interiore. Londra rappresenta quella oasi culturale e sociale dove mi posso permettere di parlare della mia identità senza sentirmi un outsider ma parte di una maggioranza".

Sans Soucis live – foto di Filoberto Signorello
Sans Soucis live – foto di Filoberto Signorello

Ora ha trovato il suo posto in quella oasi e l'inglese è la sua lingua. "Però nel momento in cui ho deciso di scrivere Confini (singolo del 2020, ndr.) ho avuto un attacco di nostalgia nei confronti dell'Italia". Dice che non c'era altro modo di scrivere questa canzone, che le parole sono venute spontanee ed erano in italiano. "Non avrebbe avuto senso in inglese". Nell'intervista che ho guardato prima di collegarmi su Zoom, Giulia dice che avrebbe scritto altre canzoni in italiano. Sono passati più di due anni, più di dieci canzoni, altrettanti remix e versioni alternative, ma dell'italiano neanche l'ombra.

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L'articolo Sans Soucis e senza rimpianti di Martino Fiumi è apparso su Rockit.it il 2023-03-02 12:38:00

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