Classe 1996, abita a Milano, si fa chiamare See Maw ma all'anagrafe è Simone; il suo sound spazia da un’elettronica notturna, a tratti cupa, che si aggira per traiettorie synth-pop.
Neanche il tempo di pensarci sopra che un paio di mesi dopo il primo EP autoprodotto dal titolo Ghiaccio, arriva Depre Mood, il suo secondo lavoro che cambia le sfumature della sua musica e va ad anticipare l'arrivo di un terzo progetto in questo 2020.
In un pomeriggio di dicembre, abbiamo trascorso con lui qualche ora: il tempo di scattare qualche foto e farci raccontare qualcosa in più di sé (e dei suoi progetti futuri).
A luglio è uscito il tuo secondo EP, il primo sotto Undamento. Cosa è cambiato da quello precedente, Ghiaccio?
Il grande cambiamento è sicuramente sul sound. Il primo EP è stato fatto totalmente da solo, sia la produzione che il mix e il master sono stati fatti in casa. Mentre Depre Mood è stato mandato ad Undamento per mixare, masterizzare e registrare. Poi a livello di stile, Ghiaccio, è un po’ meno cassa dritta, meno ballabile (ad eccezione del brano Passa). Mentre in Depre Mood i pezzi sono molto più da club, più "happy” diciamo, mantenendo però sempre un senso di tristezza velata. Possiamo dire che Ghiaccio è molto più invernale.
Questa diversa "temperatura” dei due EP la si percepisce al primo ascolto, c’è a monte un'idea di stagionalità oppure è solo un tuo cambiamento di attitudine?
No, è semplicemente fare un altro tipo di musica; non mi sono mai detto “adesso faccio un pezzo per l’estate”. Ci siamo accorti che quei cinque brani erano molto più da “sole”, mentre Ghiaccio conteneva molte più sonorità notturne, calde, nonostante il nome.
L’aspetto visivo per te è importante, come nasce e in che modo va di pari passo con l’aspetto sonoro?
Quando compongo mi viene automatico crearmi delle immagini in testa, non inteso come il video vero e proprio ovviamente, ma il tipo di estetica, il clima. Ghiaccio ad esempio, rispetto a Depre mood, ha molte atmosfere diverse che sono facilmente trasmissibili nei video, con le luci e tutto il resto.
Con Ssh volevamo creare un video che fosse molto suggestivo, per questo l’abbiamo girato in un club. Mentre Milano, come brano è molto più luminoso: l’abbiamo girato totalmente in ambienti esterni. Entrambi i video li abbiamo realizzati noi (Dado Freed, Gimmy ed io), studiamo a Brera e ci occupiamo tutti e tre di audiovisivi.
Come nasce See Maw?
Ho iniziato a fare musica quando avevo 8-9 anni con la chitarra classica, improvvisando pezzi in un inglese inventato. Poi ho voluto provare quella elettrica, sempre improvvisando da autodidatta, fino a quando alle medie non mi sono messo a studiare chitarra elettrica con un maestro ed grazie a lui se sono tornato sui miei passi e ho riscoperto la chitarra classica proseguendo con quella. Al liceo musicale ho iniziato ad interessarmi alla musica elettronica e a sperimentare con i programmi che avevamo a disposizione.
E da lì cosa è successo?
Successivamente ho smesso per un breve periodo con la musica per dedicarmi al video. Alla fine sono ritornato portando avanti parallelamente entrambe le cose.
Il mood "See Maw" si è verificato l’anno scorso quando mi sono trasferito a Milano. Da lì ho iniziato a fare un po’ di basi, molto grezze, molto sporche, e poi via via selezionando traccia per traccia sono poi stati i pezzi che abbiamo inserito in Ghiaccio. Questo progetto ha avuto inizio un anno fa, a gennaio dell’anno scorso, con il primo pezzo Il morto.
Pensi di aver già trovato una tua cifra stilistica?
No ancora no, sono in fase di sperimentazione, fare, fare e fare. Verrà col tempo senza premere troppo. Man mano nei pezzi già si riconosce un filo conduttore, ma un chiave stilistica precisa ancora non credo di averla trovata. Ho le idee abbastanza chiare sul tipo di atmosfera che mi piace creare, ma non saprei ancora darti un’etichetta precisa. Credo che l’affermazione dello stile arriverà col disco, ma quello è un progetto molto più grande che arriverà più in là. L’anno prossimo uscirà il terzo EP e poi farò il disco, con il quale metterò il primo punto.
Ci saranno collaborazioni?
Ci saranno collaborazioni con Dado Freed e Dola. In questo periodo sto poi avviando delle collaborazioni con altri amici, come Irbis ad esempio, ma è tutto ancora su un piano teorico e probabilmente vedranno la luce con il disco.
Essendo molto giovane, artisticamente (e non), come vivi il live?
Essendo i primissimi live fino ad ora non avevo niente, non avevo strumenti né niente, cantavo su una base che mettevo sù, su un computer prestato, così un po’ da karaoke, il che non mi piace, ma i prossimi live saranno diversi, stiamo studiando un bel set, minimal ma efficace.
Ti è mai capitato di trovarti davanti ad un pubblico difficile?
Si è capitato allo Sblender Fest, una festa punk rock al parco Lambro di Milano, ero lì chiamato da un amico e diciamo che il pubblico era totalmente diverso da quello che può essere il mio. Io non c’entravo niente. Pero’ alla fine non è stato così traumatico.
Il feat da sogno?
Se ti chiedessi dei tuoi modelli, i tuoi riferimenti?
Iosonouncane. Se devo dirti poi un riferimento per il terzo EP, è sicuramente David August, mentre il terzo è stato semplicemente un qualcosa che volevo ricreare partendo dai due EP precedenti, condizionato da tutto quello che ho ascoltato nella mia vita.
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L'articolo See Maw, l'inverno sta arrivando di Redazione è apparso su Rockit.it il 2020-01-09 17:24:00
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