Qualche giorno fa è uscito Perderci Nell'attimo, il primo ep di Selmi, giovane cantautore Toscano che ha trovato in Asian Fake una nuova "casa" per poter lavorare alla propria musica. Mi accoglie sul portone degli uffici mentre sta fumando una sigaretta e per fortuna inizio a scambiarci qualche parola senza dover registrare nulla e la prima cosa che mi viene da chiederli è come se la sta passando, se ha superato le tossine della sovraesposizione mediatica e soprattutto se è consapevole di ciò che sta facendo: "Per me è come partire da zero, non mi aspetto niente e so perfettamente che con questo ep non scalerò le classifiche o vincerò dei dischi d'oro, onestamente non mi interessa anzi, forse la mia asticella è fin troppo bassa, però mi sto godendo quest'opportunità alla grande e per questo se mi chiedi come sto io posso dirti che sono felice".
Entriamo negli uffici, le parole informali sono finite. Ci sediamo e per prima cosa visto l'orario ci assicuriamo che si possa bere qualcosa senza disturbare nessuno. Appena clicco il pulsante per registrare capisco subito che il ragazzo non è un personaggio creato dai potenti laboratori dei mass media e anzi, arrossisce e non è particolarmente un animale da comunicazione ma trovo sia molto interessante il fatto che effettivamente, quando lo senti cantare o ascolti le sue canzoni, qualcosa ti fa avvicinare a lui, anche nel modo in cui ti parla.
L'EP contiene 5 tracce, ha una produzione con spunti molto interessanti e una scrittura naturale, senza troppa sovrastruttura. Dopo i riflettori accessi dal contesto televisivo, solitamente l'errore più comune nei percorsi di queste persone è iniziare a vedere tutto quello che sta accadendo come un "progetto musicale".
Fare tour sold-out, scrivere con qualche autore, chiamare i produttori che in quel momento stanno lavorando maggiormente e poi sperare di entrare a Sanremo o in qualche altra manifestazione capace di attirare di nuovo i riflettori. Un percorso circolare, piuttosto standard che finisce quasi sempre con dimenticare persone e rendere la musica, perchè alla fine stiamo parlando di musica, un tassello da incastrare intorno a un protocollo copia e incolla che lascia quasi sempre macerie e disastri.
"Volevo pubblicare delle canzoni per poter dire che sono questa roba qua, non mi interessava altro, io faccio questa musica qui e se volete potete ascoltarmi". Selmi è cresciuto a Lucca, tra la campagna e la città, nei tragitti in macchina ricorda le canzoni di Eros Ramazzoti - che risulta essere una citazione inusuale per un ragazzo di vent'anni nel 2024 - e mentre ci parlo utilizza spesso la parola "empatizzare" legandola al suo rapporto con chi ascolta, ma anche al suo modo di scrivere le canzoni.
Si avvicina alla musica come percorso ricreativo quando insieme alla mamma scriveva poesia, testi e parole. Timido, introverso ma non chiuso. Ci tiene a spiegarmi come le canzoni siano dei "piccoli pattern che non riguardano necessariamente me e le mie storie personali, sarebbe bello che qualcuno possa prenderle e farle sue". Ho sempre pensato che per poter emergere scrivendo canzoni bisogna aver chiaro quello che si vuole dire, la musica è un potente mezzo per poter raccontare paesaggi, odori e suscitare emozioni anche attraverso suoni e parole ma con lui diventa interessante l'approccio al come vengono cantate queste cose.
In tutti questi anni, dai programmi televisivi e contest vari abbiamo visto passare una marea di persone vivere un momento di visibilità, per poi cercare di cavalcarlo in modo disperato con altra visibilità ma con la quasi totalità destinata a fallire, ma proprio da questa parola, così terribile e temuta negli ultimi mesi nel dibattito sulla tenuta psicologica dell'industria musicale, mi viene naturale chiedere un suo punto di vista sulle recenti dichiarazioni di alcuni suoi colleghi ben più noti "penso sia molto positivo che si parli di tutto ciò, è normale che nella vita molte cose non vadano per il verso giusto, non abbiamo bisogno di un settore che nega la possibilità di poter perdere".
Non ha le applicazioni sul telefono per guardare gli ascolti e se non fosse per qualcuno che glielo ricorda, non utilizzerebbe nemmeno instagram, non segue le playlist editoriali ed è lontanissimo da tutte quelle dinamiche che gli artisti - soprattutto a Milano - vivono costantemente, tra il farsi trovare nei posti giusti al dover sentire quella persona "giusta" piuttosto che l'altra.
"Io voglio fare i concerti con il furgone, voglio girare e cantare per empatizzare con le persone e scrivere delle canzoni, il resto non mi interessa" - ed è sincero nel dirlo, così come quando parliamo del suo background musicale che va dal hip hop "ma non ho mai provato a farlo, nemmeno al liceo" alla musica italiana "Vasco Rossi, Eros Ramazzotti, Ligabue, Fossati". Finalmente qualcuno che non mi cita artista e disco ricercato, solo perchè suggerito da qualche addetto ai lavori, ma racconta semplicemente di aver ascoltato la radio e passato del tempo in compagnia di musica popolare, conosciuta da chiunque.
Ho conosciuto Selmi circa un annetto fa durante uno degli appuntamenti di Fatti Sentire che organizziamo ogni settimana, qualche sua canzone mi era già arrivata all'orecchio. Lui fa parte della nostra community Rockit PRO, un posto dove notiamo il talento e la passione. Notiamo anche quando di fronte a noi abbiamo un ragazzo responsabile e con la testa sulle spalle e sono contento che tutto questo non è minimamente cambiato dopo la televisione (esperienza iniziata poco dopo quella volta assieme), la nuova casa discografica e quelle attenzioni, che non sono scontate, da autori, produttori e professionisti del settore. Proprio per questo voglio chiudere la nostra chiacchierata registrata chiedendoli dove si vede tra 5 anni: "Secondo te posso saperlo?" mi dice sorridendo in modo piuttosto ingenuo. L'ennesima risposta poco efficace a livello comunicativo, però per fortuna ha ragione lui.
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L'articolo Selmi: per scrivere canzoni basta scrivere canzoni di Teo Filippo Cremonini è apparso su Rockit.it il 2024-03-19 10:59:00
COMMENTI (1)
ma veramente dovremmo trovare interessante un pischello che cita come influenze vasco e ligabue? hahahahaha rockit back at it again