Edoardo Fontana, classe 1999, è il nuovo nome sulla bocca di tutti nel rap di Milano e dintorni. Il suo nickname, che tanti hanno cominciato a fare circolare negli scorsi mesi, è un tributo: Silent Bob è il personaggio interpretato da Kevin Smith in Clerks, pellicola di culto degli anni 90, periodo al quale l'mc sembra guardare con particolare interesse, nonostante sia nato solo nell'ultimo anno della decade in considerazione.
In provincia, lontano dalle mode che investono le grandi città, per quando riguarda il rap, il tempo sembra essersi parzialmente fermato, mantenendo viva, fervida, una certa tradizione fatta di rime fatte in casa e battle. Silent Bob ha riproposto sulle rive del Ticino, a Dorno – in provincia di Pavia, dove, nato a Milano, si è trasferito piccolissimo con la famiglia – la stessa operazione imbastita sul Lago di Varese da Massimo Pericolo, fra i nuovi interpreti, il più capace di unire retaggi di un suono moderno con l’attitude dell’old school.
Alla mancanza di prospettive che spesso asfissia chi vive fuori dai grandi centri si aggiunge l’alienazione che talvolta sperimenta chi abita certi "non luoghi": paesaggi che finiscono per forgiare umanamente e artisticamente ogni interprete che vi abiti, concretizzando l’angoscia in barre incazzate e ai limiti dell’hardcore.
Quando ammetto che è meglio essere tossico che represso non sto pronunciando la tipica frase del trapper "meglio tutto fatto nel bando che muratore". Non sto cercando di alienarmi dalla realtà, la sto descrivendo senza via di scampo
In termini di numeri e critica i suoi primi lavori riscuotono solo lodi: Silent Ep e il successivo Piano B – album integralmente prodotto dal sodale Sick Budd, al quale partecipano Warez, Crookers e il già citato Massimo Pericolo – vengono citati e promossi dai nomi grossi della scena, da Salmo a Emis Killa. In occasione dell’uscita del suo ultimo singolo, Pardonne-Moi, abbiamo intervistato il nuovo talento in casa Bullz Records: Silent Bob, il mostro delle paludi.
Clerks è uno dei miei film preferiti: già dal nome, non potevi che incuriosirmi…
Il nome deriva proprio dalla pellicola di Kevin Smith. Silent Bob vive delle vicissitudini strane nel corso della storia, ma, a differenza del suo compagno Jay, non proferirà mai parola per tutto il film. Solo sul finale deciderà di parlare. In un’unica scena riesce a riassumere tutto quel che c’era da dire. Ci ho riflettuto parecchio e ho pensato fosse una bella metafora. Sono una persona che dà molto peso alle parole.
Presentati come Edoardo.
Ho lasciato la scuola dopo la terza media, una scelta di cui un po’ mi pento. Ho fatto qualche lavoretto, ma per la maggior parte del tempo non ho fatto nulla. Da due mesi ho mollato il mio ultimo lavoro per dedicarmi esclusivamente alla musica.
Gli artisti che millantano la gangsta life ad alti livelli, in Italia, risultano spesso parodistici. In quest’ottica, dovrai sempre sacrificare parte del tuo successo?
Fortunatamente era un discorso più forte qualche anno fa. Penso ad artisti come Guè o Marracash: hanno cambiato la concezione del genere portando il gangsta a livelli mai visti. Non è più necessario vendersi per farcela, quantomeno, non è più così importante. L’hip-hop non è più un prodotto di nicchia, anche proponendo un certo tipo di rap puoi ritagliarti una bella fetta di pubblico. Negli anni, sicuramente cambierò stile e sound, ma l’approccio rimarrà sempre lo stesso: ho vissuto in maniera troppo vera e forte, mi vergognerei a comporre una canzone rap che non mi rispecchiasse.
Come Marra, sei nato alla Barona, ma sei diventato “famoso” col tuo primo mixtape, Mostro delle paludi.
A Milano sono solo nato, in un quartiere iconico come la Barona, ma non ricordo nulla. Ho sempre vissuto qui. Io canto di quello che vivo e quel che vivo è la provincia. Mi sento in colpa se scrivo qualcosa che non mi rappresenta. Quando è uscito Piano B non ho visto la gente ascoltarselo a Firenze o in Calabria, ho visto la gente che lo ascoltava qua. E ancora oggi vedo la gente che ascolta la mia musica, forse questa è una prospettiva limitante, però quando scrivo penso: “cazzo quella gente mi conosce, mi vede tutti i giorni”. Quando sono uscito col primo mixtape volevamo trovare una location figa per fare le foto. Nel mio paese c’erano solo boschi e campagne, zero palazzi: anche sul lato pratico, estetico la provincia ha il suo impatto.
In te coesistono con un'impronta trap tante caratteristiche tipiche degli mc anni '90, a partire dal percorso "underground".
Ho sempre ascoltato tanta musica oltre al rap, in particolare black, funky, blues e jazz. Sono un fan delle melodie, a mio avviso, la trap dal punto di vista melodico ha fatto compiere un grande passo avanti a tutto il mondo dell’hip-hop. La trap ha tante declinazioni, ma sicuramente ha aggiunto qualcosa all’hip-hop, non ha tolto, anche se io provengo da un ambiente il cui interesse è fare le barre. Qui in provincia abbiamo meno spunti, era difficile trovare il rapper che andava in studio, che registrava seriamente. L’unico appiglio che ho trovato era il freestyle. La gente che rappava nelle stazioni. Ho provato a writare, ma non possedevo la mano, c’è stato un periodo in cui ero in fissa con la break.
Con le rime è andata meglio...
Fortunatamente il rap mi viene meglio, sì. Ma ora che questa cosa della musica sta andando, ho avuto modo di conoscere tanti artisti a livello di numeri molto più forti del sottoscritto: nessuno ha compiuto il mio percorso. Le jam a cui partecipavo erano organizzate in maniera molto “marcia”, ma, allo stesso tempo, si respirava la vera essenza dell’hip-hop. Ed è importante, a mio avviso, io l’ho vissuta per un paio d’anni, per come sono d’indole mi sarebbe piaciuto vivermi gli anni 90. Essendo così giovane, non mi è rimasto che unire queste due componenti in qualcosa di mio.
In questo tuo percorso musicale sei sempre stato affiancato dallo stesso produttore?
Da tre anni a questa parte collaboro con Sick Budd, è non ho intenzioni di cambiare. Non ho mai conosciuto una persona che ascoltasse più musica di Budd. Inoltre, non tutti possono vantare un producer che ha studiato. È capace di propormi la base più “zarra” come quella più strumentale. In Autostrada del Sole, ad esempio, ha fatto un beat dove rappo serrato sulle strofe e poi canto nel ritornello. Lui sa assecondare le mie diverse anime. Vado fuori per le trombe, per i fiati, e nel prossimo singolo suonerà un sassofono, non i flautini e i synt che si sentono in tutti i pezzi trap. Quando parlo di Budd dico sempre che è come lavorare con due produttori.
Cos'altro dobbiamo aspettarci?
Innanzitutto ho imparato a valorizzare meglio il mio timbro, che non vuol dire io sia un cantante o sappia cantare, ma sicuramente mi ha aiutato a maturare a livello stilistico. Poi credo di essere migliorato sul piano comunicativo. Ho evoluto la mia scrittura dal freestyle, all’inizio ero molto tecnico, puntavo alla rima a effetto e, delle volte, tralasciavo il significato. Ho capito che la semplicità è un valore, “servono i soldi per fare i figli ma non servono per fare il padre”, è un verso diretto, in cui uso parole semplici, le stesse che potrebbe pronunciare un contadino come un avvocato. Se c’è un punto su cui devo migliorare e proprio l’aspetto melodico. Credo sia necessario per elevare il valore del proprio messaggio, per arrivare più profondamente all’ascoltatore. Non so come dirti, voglio che la gente si goda il mio viaggio.
Per concludere, i tuoi riferimenti e il featuring dei tuoi sogni.
In Italia gli artisti che ho ascoltato maggiormente e, credo, mi abbiamo influenzato di più sono Noyz e Luche. Mentre, se devo proprio puntare in alto, ti dico senza pensarci due volte Zucchero frate. Vado fuori. Una roba blues con le mie strofe e il suo ritornello. Esagerata.
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L'articolo Silent Bob, la trap che arriva dagli anni '90 di Marco Beltramelli è apparso su Rockit.it il 2020-07-17 15:18:00
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