Bye Bye è il primo estratto di uno speciale showcase: un concerto registrato a Roma. Dove, accompagnato dalla sua band, SPZ (Andrea Spaziani, 26 anni, cantautore e produttore) suona live alcuni pezzi del suo disco d’esordio NOI/GLI ALTRI, uscito venerdì 29 gennaio 2021 per Undamento, in collaborazione con Grooviglio. Tra atmosfere psichedeliche, indie rock e punte pop, l’intero live verrà successivamente presentato in prima visione su una landing page a 360° creata appositamente per il progetto Spz: una realtà virtuale per scoprire il mondo del giovane artista.
"Abbiamo registrato il live tutto di fila", dice Andrea, che tiene tantissimo a questo live e all’idea che si è sviluppata intorno, perché da' senso alle ore passate a provare con gli altri, in questo periodo in cui suonare è stata l' unica via di fuga: "Amo suonare e cantare dal vivo e la dimensione del live per me è fondamentale: punto molto su quella e spero che questa cosa arrivi attraverso questo contenuto".
Siamo nello Studio Miriam di Roma (zona Lucio Sestio), dove un gruppo di ragazzi ha attrezzato uno studio di registrazione all’interno dell’oratorio della parrocchia del quartiere. Ed è tutto bellissimo: bella situazione, luci acide, bel sound, Andrea ogni tanto guarda fisso in camera e ci prende con il suo sguardo, appena scoperto dai ricci. Ai synth c'è Lorenzo Anzuini, e Flavio Valerio Alessi è alla batteria.
La voce è di Andrea, che guida anche i synth e la chitarra. Canta: "Questa notte stavo sveglio mentre non pensavo a te" del suo amore passato. E parla sia a sé stesso sia alla persona, che chissà se l'ascolta dall’altra parte. La relazione è finita, ma in uno stato di accettazione serena: "Sono sempre stato molto teatrale e appiccicoso in amore, ma maturando ho capito molte cose", dice. Finchè un giorno, decide di mettersi alla tastiera e scrivere un pezzo pop che parlassse di quella rottura, ma con la giusta dose di spensieratezza. Così è nata Bye Bye.
Solitamente, però, ad Andrea non capita di decidere e premeditare di scrivere un pezzo. Vuoti - insieme, ad esempio, nasce a caso quest’estate a Volterra. Grooviglio aveva organizzato un ritiro artistico per quelli del roster, in un casale nella campagna toscana. In un pomeriggio, Spz e See Maw avevano realizzato e prodotto la base, e buttato giù il testo. Mancava una strofa, allora avevano chiesto a Marianna (Voodoo Kid) di unirsi: "Non sapevamo cosa sarebbe uscito fuori, ma alla fine è uscita una figata. Ho chiesto di tenere il pezzo e l’ho pubblicato in Noi/Gli Altri", racconta Andrea.
Il suo primo disco ufficiale, scritto e prodotto in collaborazione con altri artisti. Tra cui Domenico Finizio (Mimmo dei Tropea), che insieme a Lapo Vecchi ha aiutato Andrea nella produzione dell’album: "Ci siamo incontrati a Milano e ci siamo subito trovati. Ho conosciuto anche gli altri Tropea: Pietro ha suonato i sax in un pezzo dell’album", dice contento.
Mimmo e Lapo hanno prodotto con Andrea sei tracce del disco su otto, mentre le altre due le ha realizzate insieme a Lorenzo Anzuini, con cui ha sempre suonato a Roma (e che abbiamo visto anche nel video di Bye Bye per lo showcase): "Era la prima volta che mi ritrovavo in studio ad arrangiare i miei pezzi con altri, e ho imparato tantissimo dalla collaborazione con loro", dice. Fino ad ora, infatti, Andrea aveva sempre fatto tutto da solo: "Quattro, il mio primo ep, aveva produzioni molto minimali lavorate da me e l’intenzione in quel caso era di fare musica semplice", spiega.
"Quell’ep era uscito fuori dal nulla, solo perché volevo registrare delle canzoni che avevo arrangiato e scritto nella mia cameretta", continua. Mentre Noi/Gli altri, eccome se è un disco pensato: "Questo è il grande cambiamento: questo disco ha senso. E il lavoro in studio con gli altri ha migliorato il mio modo di fare musica. Ho imparato come fare uscire un determinato suono che ho in testa e sono più cosciente e consapevole di quello che faccio", dice, e conclude: "Ho imparato che è molto faticoso, molto frustrante, ma molto figo e non vedo l’ora di rifarlo".
Noi/Gli Altri sono otto tracce tra atmosfere psichedeliche e indie rock, punte pop, chitarre graffiate e synth distorti. Per esprimere l’eterna lotta tra Noi per come ci mostriamo a Gli Altri, e analizzare il ritorno di quest’esperienza per come viene processata all’interno e all’esterno: "Tutto l’album ruota intorno al concetto di dualità conflittuale che viviamo con gli altri, ma anche con noi stessi", spiega Andrea.
E il singolo omonimo al disco centra in pieno il punto: autoironico, ma allo stesso tempo contiene dentro pensieri reali, che riflettono sulla necessità di avere Gli Altri intorno e il peso, allo stesso tempo, di esserne determinati: "Chi siamo viene costantemente mediato da chi abbiamo difronte", conclude.
Ogni brano è un costume che Spz ha indossato e che tutti quanti potrebbero vestire, rispecchiandosi nelle parole e negli stati d’animo che i testi e la musica evocano: "Un costume è un mezzo per comunicare con chi ci circonda, ma anche con noi stessi. E può dividerci dal contesto o legarci perfettamente con esso", dice il giovane artista romano. Tra il dire e il fare rappresenta il tentativo di spogliarsi da quel costume, togliersi di dosso la maschera, che tuttavia rimane, "perché tutte le persone sono in grado di mentire", dice.
In Scenderei anch’io, invece, Andrea indossa il costume dell’ipocrita. Il brano è, infatti, la sua risposta immaginaria al coro "Scendi giù, scendi già, manifesta pure tu", cui non sempre segue una consapevole e sentita mobilitazione: "Ho scritto il pezzo in una giornata in cui mi sentivo senza speranze. Sono sempre stato uno pessimista riguardo l’argomento 'partecipazione politica', e spesso ho sentito l’assenza totale di una spinta a mobilitarmi. Partecipo sempre a Non una di meno, ad esempio, ma quando non ho capito bene o non credo a fondo nella causa, non scendo in piazza".
IlGRANDEIl, è un pezzo che gira dal lontano 2014. Alle origini era in forma chitarra-voce, molto rock 'n roll: "È un’esaltazione del panismo. Il testo è molto romantico nei confronti della natura, dell’universo", spiega Spz. Quando tutto è grande, tutto è infinito, e percepisci che tutto è insieme nello stesso momento: "Lì non indosso nulla, sono nudo: è un’esaltazione religiosa", dice
E continua: "Quando dico che 'ogni brano è un costume', mi riferisco anche all’eterogeneità di generi che ho sperimentato". Il disco riflette i gusti di Andrea: "Io stesso ascolto artisti che sono talmente distanti l’uno dall’altro, e non aveva e non ha mai senso limitarsi". Almeno in questo primo album.
Poi, per il futuro, si vedrà. E magari il progetto Spz ricercherà più coesione strumentale, dice. Anche se: "Basta con le etichette! Per me è normale che un artista faccia dischi sempre diversi tra loro", e ha ragione Andrea. C’è tanto altro che può fare un artista per essere riconoscibile, pur giocando con i generi. Ci sono tanti altri tratti distintivi, come la voce o il modo di scrivere i testi.
Andrea, nato e cresciuto a Roma (tra San Giovanni e l’Esquilino), spera di trasferirsi a breve a Milano, dove sa già che avrà più possibilità di continuare a realizzarsi con la sua musica. Prima del progetto Spz militava in vari gruppi, per cui ha sempre anche cantato: "La prima band risale ai miei quindici anni e facevamo rock. Poi, mi sono buttato in un gruppo più sperimentale, finchè ho deciso di cominciare a fare musica da solo. Perché da soli è più semplice, e voglio essere io l’artefice del mio destino".
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L'articolo SPZ, l’eterna lotta tra “Noi” e “Gli Altri” di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2021-01-29 14:45:00
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