"Faccio il cantautore a tempo pieno e nel tempo libero lavoro come cameriere", dice Stefano Farinetti. È un cantautore classe '98 di Torino che si è appena laureato, ora in testa ha solo la musica. È successo uguale dopo il liceo, nel 2019, quando ha scritto il suo primo brano – Inadeguato – firmandosi Neno. Chiudere i libri gli fa bene, e infatti appena laureato a novembre ha già fatto uscire il suo ultimo singolo: Monolocale. È un brano scarno, chitarra elettrica e voce, ma ce lo facciamo raccontare da lui insieme alla sua storia.
Come ti sei avvicinato alla musica?
Ho iniziato a cantare da piccolissimo. La prima volta che sono salito sul palco avevo 4 o 5 anni. Era per un concorso canoro che organizzano nel paesino dove sono cresciuto tra le colline torinesi. Ho sempre sognato di fare il cantante nella vita. Andando avanti ho studiato canto e alla fine del liceo ho iniziato a scrivere le mie canzoni. Proprio durante l’università ho conosciuto il mio primo produttore Andy Mancini, con cui ho finito di arrangiare i primi pezzi. È nata un’amicizia e una collaborazione che ci ha portati delle esperienze bellissime, tra cui Amici, Bma e Primo Maggio, purtroppo molte di queste vissute nel periodo di pandemia.
Collabori con altre persone oltre ad Andy?
Agli ultimi brani ho lavorato anche con Nyv e Gionni Mellow, che mi hanno dato una grossissima mano con pezzi che avevo già scritto e altri cha abbiamo fatto insieme. Si è creata un’ottima sinergia e per me è un grande privilegio condividere lo studio con loro.
Come definisci i tuoi pezzi?
Mi piace immaginare la mia musica come un qualcosa in divenire. Sono sempre molto critico su ciò che scrivo e per questo non lo faccio spesso. Però cerco sempre di studiare qualcosa di nuovo, uscire dalla comfort zone, provare ad arrivare alla soddisfazione di produrre qualcosa che non può essere di nessun altro.
Che cosa ascolti di solito per prendere ispirazione?
Ascolto tantissima musica italiana, quasi tutto quello che mi passa tra le mani, sono stato per anni molto in fissa con Willie Peyote di cui ho amato il cinismo, però amo tanto Lucio Dalla, Cremonini, Vasco. Grandi personalità e grandi penne.
Qual è la storia di Monolocale?
È una canzone a cui voglio particolarmente bene. È una sorta di dialogo immaginario. Il ritornello è nato una sera prima di addormentarmi, mi sono segnato su un pezzo di carta delle immagini: “un bacio che ti spacca la faccia”, “un monolocale vuoto” e poi mi immaginavo io lì fermo ad aspettare, proprio come un “cretino”. Da lì è venuta abbastanza naturale. L’arrangiamento è stato fatto da Nyv in collaborazione con Gionni Mellow. Abbiamo deciso di fare un accompagnamento musicale molto semplice e scarno, con la chitarra lead al centro per tutto il brano e poco altro. Alla fine invece per poche battute il pezzo esplode.
Sei soddisfatto dei live fatti fin ora?
I live sono un grande obiettivo per quest’anno, purtroppo nel periodo in cui avrei potuto farne tanti eravamo tutti bloccati in casa. Persino il concertone del Primo Maggio, dopo aver passato le selezioni ed esserci trovati all’Auditorium di Roma, ci siamo dovuti esibire davanti ad una platea quasi vuota. Per il 2023 spero di riuscire a portare i miei brani live in full-band.
E oltre ai live hai altri progetti per ora?
Questi ultimi tre brani Freud, Come Noi e Monolocale, andranno a confluire a breve in un Ep, di 5 tracce. Lavorando in totale indipendenza è difficile stabilire date e scadenze. Però continuiamo a impegnarci, sperando che Dio ce la mandi bona.
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L'articolo Una stanza tutta per Neno di Redazione è apparso su Rockit.it il 2023-02-22 17:00:00
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