Nel locale piccolo ci sta sempre la musica buona. Potrebbe essere questo il riassunto di “Piccoli appuntamenti con gli amplificatori”, il breve tour con cui Ginevra ha deciso di festeggiare l’uscita della versione fisica di Femina, il suo ultimo LP (qui trovate la nostra recensione). Si tratta di un trittico di showcase fatti all’interno di location raccolte - l’Off Topic Torino, il Labrutepoque di Milano e La Redazione di Roma - in cui la cantante torinese ha deciso di suonare dalla prima all’ultima traccia il suo secondo album. Concerti intimi, fatti di palchi minimalisti sui quali fanno capolino sgabelli e libri utilizzati come reggi-tastiera ma anche di tante chiacchiere, abbracci e saluti con il pubblico.
L’unico “lusso” che Ginevra ha deciso di concedersi durante questi mini-show è la compagnia di Domenico Finizio dei Tropea - produttore delle nove tracce di Femina insieme a Francesco e Marco Fugazza - alla chitarra. Eventi animati da quello spirito Do It Yourself preso dal punk, capaci di rispecchiare al meglio il processo creativo che ha portato alla nascita dei pezzi presenti nel secondo disco di Ginevra. In occasione della seconda data di Milano di Piccoli appuntamenti con gli amplificatori l'abbiamo raggiunta per parlare del disco, del nuovo singolo realizzato insieme a Meg e del prossimo live che la aspetta in città, il 24 maggio a MI AMI.
Femina è un disco che appare più materico rispetto a Diamanti. Da dove è nata la necessità di “ancorare alla realtà” il sound di questo album?
Sicuramente dalla mia costante ricerca e sperimentazione sui suoni, tenendo però sempre al centro la canzone. Ho iniziato col folk, poi con Diamanti sono passata all'elettronica per approdare con questo disco a una serie di elementi che attualmente mi rappresentano. La necessità è sempre quella di non fermarmi all'interno di una casella o genere specifico, ascoltando e “mettendo a terra” delle tracce nate con l’esigenza di dire, sussurrare o urlare determinate cose. In Femina volevo che i brani fossero più “fisici” e meno immersi in una bolla che non esiste o che non si sa esattamente cosa sia. Ci sono tanti suoni organici, tante corde, tante chitarre, nonostante la presenza comunque di alcuni elementi contemporanei, legati a quel sound processing in equilibrio tra mondo analogico e digitale. Ho voluto dare a questo album un’impostazione differente, in grado di arrivare a chi lo ascolta nel modo più sincero e diretto possibile, senza troppi fronzoli e possibilità di “interpretazioni personali”: questo è il testo, questo è il significato e questo è il sound.
Uno dei brani più importanti di Femina è la sua title-track. Cosa ti ha spinto a scrivere questo brano?
Era da un po’ di tempo che stavo ragionando sul mondo femminile, tra cui i diritti delle donne, ma anche sulla mia vita, ascoltando e osservando tutto quello che mi circondava: dalle notizie tremende che sentiamo quasi tutti i giorni fino ai libri e film di scrittrici e registe che mi piacciono. Mi ricordo benissimo quando ho scritto Femina. Era fine agosto del 2023 e in quel periodo ero da sola in casa dopo aver passato qualche giorno insieme ai miei genitori, che ascoltano il telegiornale H24. In quel lasso di tempo ero stata letteralmente bombardata da una notizia dietro l'altra di femminicidi e violenze di genere. Questa cosa ha innescato qualcosa dentro di me, invogliandomi a inserire nel disco un tema delicatissimo e con una forte rilevanza politica, nonostante l’iniziale paura di banalizzare una cosa più grande di me. Alla fine, la necessità di scrivere questo brano ha preso il sopravvento: come se, in quel momento, avesse acquistato senso anche tutto il resto.
Rispetto alla versione digitale, nel vinile di Femina è presente una bonus track, Spacco tutto, che hai deciso di cantare insieme a Meg. Com’è nata questa collaborazione?
Il pezzo, di cui sono estremamente soddisfatta, è nato dalla necessità di coinvolgere una Femina che mi accompagnasse in questa traccia, che avevo in cantiere da un po’ di tempo: un vero e proprio ibrido tra punk e drum n bass, nato nell’elettronica e trasformato durante le sessioni in studio in un qualcosa di più “suonato”. Per questo è venuto naturale pensare a Meg come featuring da inserire in questo brano “bifronte”.
Cosa ha rappresentato per il tuo percorso artistico collaborare con le?
Lei è stata ed è tutt’ora la voce di una generazione. Un’artista che si è sempre esposta, parlando dell’importanza del dissenso, della resilienza e della lotta. È stata una musicista molto importante per la mia storia: mi ricordo, quando ero più piccola, di lei che sperimentava e faceva delle cose assurde con l’elettronica e, paragonandola con il contesto musicale italiano di allora, mi sembrava un’aliena ma anche una specie di “sorella maggiore” a cui ispirarsi. Vederla durante il suo concerto ai Magazzini Generali di Milano, così felice ed energica con il suo pubblico, poterla incontrare, regalarle il disco e condividere con lei un lungo abbraccio è stato un momento veramente bellissimo per me.
Hai accompagnato l’uscita dell’LP di Femina con “Piccoli appuntamenti con gli amplificatori”. Come mai questi incontri così intimi?
Avevo tanta voglia di tornare a suonare prima della stagione estiva anche se, di contro, non era il momento giusto per rifare i club. Quindi, nel brainstorming generale, la mia necessità era quella di poter raccontare questi brani in contesto molto intimo, quasi spartano. In questi live ci sono infatti pile di amplificatori a cui ogni strumento è collegato, compresa la mia voce. È tutto molto punk molto naturale: niente click, sequenze pre-registrate o auricolari in-ear. La prima data a Torino è stata fantastica, con molte persone presenti all’evento che, dopo il concerto, sono venute da me dicendomi “Questa era la dimensione in cui volevo sentire in questo disco”.
Qual è la particolarità di questo tour?
Sul palco ci sono libri che uso come reggi-tastiera ma anche altri miei oggetti personali, in modo da creare un ambiente quasi “da cameretta”. Siamo tutti lì, letteralmente a uno sguardo di distanza l’uno dall’altro. Secondo me questa cosa è molto importante, perché mi permette di custodire e coltivare un rapporto con chi mi ascolta: anche perché, in primis, dal vero sono sempre talmente schietta e sincera che, dopo due chiacchiere, è po’ come se fossimo già amici (ride, ndr). Per questo motivo è importante per me raccontare le canzoni di Femina suonando nello stesso modo con cui sono nate, in questa forma molto cruda, semplice, capace di rispecchiare le piccole ma belle imperfezioni “analogiche” presenti nel vinile.
Cosa vuol dire per un’artista come te, nata nell’era digitale, pubblicare un disco in formato fisico?
Per me è sempre stato importante avere tra le mani i miei album, anche perché sono una persona che acquista tanti LP. Mi piace perché c’è un vero proprio rito dietro l'ascolto di un vinile: un momento di totale immersione nella musica che è completamente diverso dall'ascolto “mordi e fuggi” in digitale. Quando si sente un LP “alla vecchia maniera”, si apprezzano appieno le scelte che un artista ha deciso di compiere nella sequenza dei brani, creando contrasti nell’accostamento dei pezzi ma anche semplicemente nell’inclusione di bonus tracks all'interno dei vinili. Tanti fattori legati a filo doppio con l’essenza più pura di quel processo artistico che porta alla creazione di un album. Avere la copia fisica di un disco a cui ho lavorato per mesi è un po’ la concretizzazione tangibile dei miei sforzi. Perché la musica è una cosa magica, che vola. Il vinile le permette di sopravvivere nel tempo.
Musica volant, LP manent…
Esattamente (ride, ndr).
Quest’anno ti rivedremo per la terza volta al MI AMI. Come stai preparando la tua esibizione, prevista per la giornata del 24 maggio?
Ho come sempre delle vibes stupende perché, dopo essermi esibita nel 2019 e nel 2023, sento un po’ il palco, anzi i palchi, del MI AMI come una seconda casa. È un bellissimo girone dantesco di persone che gravitano attorno a questo evento fantastico. Sono molto contenta di tornare anche quest’anno con il mio nuovo disco in una giornata tra l’altro di musica fighissima, con tante artiste che stimo e conosco: da Emma Nolde a Joan Thiele, passando per Alice Phoebe Lou. Inoltre, con il cambio di location di quest’anno sono molto curiosa di vedere cosa succederà.
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L'articolo La tabula rasa amplificata di Ginevra di Luca Barenghi è apparso su Rockit.it il 2025-04-18 17:42:00
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