Qualcosa si sta muovendo. Nel torbido calderone della musica italiana, delle scene locali, degli artisti-rivelazione, delle playlist di tendenza, c'è un grumo che emerge e che devia totalmente dal corso comune. Un lapillo che forse genererà un incendio, forse brucerà solo una capanna, ma che sicuramente sta ardendo e sta aprendo una piccola crepa su un mondo musicale "altro": un mondo fatto di colori pastello, di vestiti demodé, di rime improbabili e di romanticismo fanciullesco.
Un mondo di ritmi dritti e di canzoni storte, nel quale si sarebbe trovato bene uno come Enzo Carella, padre di tutti gli svampiti e dei romanticoni. Un mondo racchiuso in un nome che può far sollevare qualche sopracciglio, ma che non è esattamente quello che ti aspetti: Talento.
Alla base di molte esplosioni culturali (in questo caso musicali) c'è, spesso, la consapevolezza di trovarsi in una situazione di svantaggio: essere soli a portare avanti un'idea, a dare inizio a un percorso. In queste circostanze, spesso è proprio la solitudine la spinta che porta a realizzare qualcosa con smisurata libertà e la storia di Talento è senza ombra di dubbio uno di questi casi.
Dopo aver passato interminabili minuti in cerca di un parchegio nelle labirintiche viuzze di Monteverde Nuovo a Roma, mi incammino verso il Pom Pom Studio, laboratorio e avamposto della psichedelia romana, dove Luca di Cataldo, già frontman dei Weird Bloom, mi dà il benvenuto. Con lui Edoardo Elia, braccio destro e tuttofare in sala di registrazione, nonché parte dello squadrone di Talento. Lo studio è in piena fase di rimodellazione, si sta ampliando e la metà dello spazio è occupata da materiale edile e mucchi di oggetti vari.
Mi accomodo in regia, dove i due sono intenti a lavorare sul prossimo disco del comprimario Nico Laonda, e su un soffice divano a strisce sopra il quale troneggiano appesi bassi e chitarre, comincia la chiacchierata. Ci raggiunge al telefono anche Auroro Borealo, fondatore con Luca di questa nuova realtà musicale –, che insieme a Greg registra allo Studio Zinghi a Brescia, l'altro calderone di Talento.
Prima di cominciare con le domande, però, Auroro ci presenta il roster di Talento: "Ci sono i Sumeri, che mischiano psichedelia, vacanze sulla riviera romagnola, UFO e sigle dei cartoni animati dei cavalieri del re. Un’idea di Luca Di Cataldo (Weird Bloom) e Auroro Borealo, cantano entrambi. C'è Greg Dallavoce, cantautore e magazziniere bresciano, romantico travestito da rocker o viceversa. Canta storie di quartiere, chitarrista de I Capelli Lunghi Dietro e produttore dei dischi di Auroro Borealo. C'è Edoardo Elia: tristezza smaliziata e dolce ironia, tutto con un delicato filo di voce, arrangiamenti della madonna".
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"E c'è Andrea Testone", continua Auroro: "Il Daniel Johnston italiano. Quando tutti si accorgeranno del suo genio e di quanto cristalline siano le sue canzoni, sarà sempre troppo tardi. Calvino, poi, è Indie prima di tutti, alfiere totale di qualsiasi scena italiana, le mode passano ma lui rimane costantemente cool. Nico Laonda: dall’Italia a New York e ritorno, pop disilluso e lievemente storto, ma precisissimo quando si tratta di sentimenti che tutti possiamo capire. Infine, ci sono io: Auroro Borealo. Performer e maestro di stage diving, profondo conoscitore di musica brutta che cerca sempre di riversare nelle sue composizioni mediocri".
Partiamo dalle origini: Luca e Auroro, come vi siete conosciuti?
Luca: Tutto è iniziato con il primo disco di Weird Black (poi divenuti Weird Bloom): ho ricevuto una telefonata da due pazzi di Milano che si volevano complimentare per il disco. Si trattava di Francesco Ruggero (Auroro Borealo) e Alessandro Mannucci, il suo socio nel gruppo Il Culo di Mario. Mi hanno chiamato dal nulla, come veri punk, non sapevo nemmeno dove avessero trovato il mio numero, e da lì con Auroro siamo sempre rimasti in contatto. Poi, un'estate, ho scritto una canzone e gliel'ho mandata, perché sentivo che in italiano poteva funzionare (con il mio gruppo scrivo sempre in inglese). Da quel momento sono nati i Sumeri. Auroro ha continuato con il suo progetto, io ho continuato con Weird Bloom, le strade si sono divise, ma siamo rimasti sempre in contatto con affetto, e già si era creata una cerchia di persone accomunate un po' dalla stessa attitude.
Come nasce la crew Talento?
Auroro: Per la nascita di Talento, galeotto fu proprio il disco dei Sumeri, Willkommen Rimini. Avevamo già una scena, fatta di persone che hanno un proprio persorso in qualche modo. Oltre a essere un gruppo di persone che fanno un po' quello che gli pare, che mi sembra una cosa abbastanza generica, teoricamente c'è il libero arbitrio, quindi tutti fanno come gli pare. Ci siamo resi conto di rappresentare quello che per noi è un suono che è allo stesso tempo stralunato, romantico, ma allo stesso tempo perfettamente dentro e puntuale. Completamente sbagliato, ma allo stesso tempo completamente giusto.
Perchè questo nome?
Luca: Nell'estate 2019 ho fatto il tour manager ad Auroro per tre date, da amico, persona fidata, ma anche da cagacazzi. Eravamo sul Talento, il furgone di Auroro, e il nome è nato così. Talento è nata sul Talento.
Chi siete nella squadra?
Luca: C'è la compagine romana del Pom Pom, quindi io Edoardo Elia e Nicola, e quella milanese, quindi Auroro e Greg Dallavoce. Sumeri è il ponte tra Roma e Milano, che ha coinvolto un po' tutti quanti, unendo tutti noi sfigati. Poi c'è Nico Laonda che vive a New York e l'ultimo arrivato, Andrea Testone: ci ha scritto e secondo noi andava preso. Siamo una manciata di personalità sghembe, fuori posto e forse anche fuori moda, ma perfettamente coerenti, perchè tutti guardiamo alla stessa direzione.
Potremmo dire la stessa cosa de Il Culo di Mario, la band con cui suonavi, Auroro?
Auroro: Assolutamente. Anche Il Culo di Mario non aveva senso di esistere, non c'era nessun motivo logico per cui una roba così potesse esistere e funzionare. Eppure stava in piedi, abbiamo fatto cinquanta concerti in due anni, abbiamo fatto quattro dischi, eravamo un piccolo fenomeno di culto, con un suo seguito. Perchè tra noi si era creata una sinergia davvero incredibile. Stessa cosa vale per Talento. Di fatto anche il roster di Talento sulla carta non ha alcun senso: com'è possibile che i Sumeri stiano nello stesso gruppo di Greg, di Calvino o di Auroro Borealo? Sulla carta tutti questi artisti non dovrebbero stare insieme perchè sono diversi. Poi mi guardo la playlist che abbiamo fatto su Spotify e mi rendo conto che invece ha senso, funziona. Non c'è uno stacco netto quando passo da Andrea Testone a Edoardo Elia, c'è un filo conduttore.
Qual è il filo conduttore che vi lega?
Auroro: Senza cercare a tutti i costi di sfondare, ti direi: fare musica. È un'esigenza primaria, come cagare o respirare. Sarà una cosa banale, per tutti quelli che fanno musica è così. Ma per molti oltre all'esigenza di fare musica c'è anche quella di camparci, quindi magari si fanno delle scelte per raggiungere questo obiettivo. Qui parlo per me, ma penso di parlare per tutti gli altri: viverci non ci interessa, per ora siamo contenti di fare ciò che ci piace e che ci appassiona. Luca ad esempio ha il suo studio, ma anche lì le scelte che fa non sono mai di compromesso.
Luca: Molti ci hanno scritto per proporci il loro progetto, ma per me la band giusta è quella che convince me e Francesco allo stesso modo, quella che crea subito un'unanimità. Talento è una realtà di scouting che parte dal solo nostro gusto personale. C'è anche un po' di cameratismo. Della serie: non ci ha mai filato nessuno e ora decidiamo noi. Mentre per quanto riguarda il Pom Pom slegato da Talento noi diciamo di sì a tutti: è pur sempre un'attività commerciale, un production studio, ma quello che esce da qua ha un sound ben definito.
Auroro: Ho visto Luca rifiutare delle produzioni che sarebbero potute arrivare un po' più lontano di dove siamo arrivati noi, per poter dedicarsi a cose che magari non ti fanno arrivare a fine mese ma ti fanno apprezzare davvero quello che fai. Si tratta di fare una cosa che ti piace, sena prenderti per il culo e senza prendere per il culo nessuno. Se a qualcuno piace quello che facciamo, bene. Se non piace, bene lo stesso, non c'è alcuna pretesa di piacere.
Come vedete l'ambiente che vi circonda?
Luca: Penso che i canali odierni stiano dando luce a eventi e modi di fare non del tutto alternativi. Anche se possono avere uno sguardo alternativo alle cose, secondo me non si stanno muovendo in modo univoco verso qualcosa di veramente altro. Facciamo parte sempre di più di un'intelligenza collettiva in cui la scelta non è solo veicolata, ma addirittuta predestinata, specie nelle nuove generazioni. Spesso le nuove generazioni non trovano una loro via, ma vengono in qualche modo portati dalla corrente. La domanda a cui cerco di rispondere è "ma in Italia è tutto così?". No, ci sono tre stronzi che non lo fanno: in questo mi sento un po' presuntuoso, ma sono convinto di fornire una vera alternativa, di provare a fare le cose in modo diverso, di creare un precedente.
Siete nel posto sbagliato al momento sbagliato?
Luca: Credo di sì, perchè secondo me siamo bravi. Aspettando, forse qualcosa succederà, ma andiamo proprio controcorrente, sappiamo che il nostro sound è completamente differente da quello che va al momento. Cerchiamo comunque di scavare nuovi sentieri e in mezzo a questi sentieri c'è Talento, c'è il Pom Pom, c'è Auroro, c'è Greg, c'è il Maestro, ci sono i Sumeri, e ci sei anche tu, che sei venuto a vedere che stiamo combinando.
Edoardo: Non siamo chiusi, alla base c'è sempre voglia di apertura, di cercare qualcuno che ci lasci a bocca aperta. Dall'artista più mainstream al matto che ci entra dal nulla in studio: se porta idee interessanti, fuori dalle rotaie, è il benvenuto.
Auroro: Penso a quando è uscito Calcutta, era considerato molto obliquo, molto storto, ma con una spinta dal basso è riuscito ad arrivare a così tante persone. Rappresenta l'obliquità, la differenza rispetto al suono iper dritto in favore di una cosa che sembra storta, ma centra perfettamente il punto del momento che stiamo vivendo. Un momento di grande confusione, dove quelli che dovrebbero essere indipendenti firmano per le major (nessun giudizio, eh) e dove nel giro di due anni il concerto del primo maggio è passato da solo Renga a solo Galeffi. C'è stato proprio uno shift totale nel mondo dei media, per cui di colpo tutto il pop come lo conoscevamo è diventato vecchio. Alcuni si sono adattati, magari tirando in mezzo qualcuno della nuova scuola per produrre le nuove hit, altri sono spariti.
È possibile rimanere coerenti quando si diventa mainstream?
Luca: Auroro ha cominciato ad attecchire sulla gente e penso che lui possa essere un apripista in questo senso: il mainstream proverà a mangiarselo, ma lui sta resistendo e secondo me resisterà. Bisogna capire se non dovrà cambiare atteggiamento rispetto a un pubblico più ampio e questa per me sarebbe una sconfitta, ma d'altro canto io probabilmente lo farei. È un processo che accade a tutti, il successo è qualcosa che inevitabilmente ti cambia. Ma quando parli a tutti sei ancora alternativo? Per me no, perché sono diventati tutti come te, come nel grunge o in mille altri casi. Nella cultura anglofona questo processo è più dichiarato, un po' come nelle elezioni presidenziali: ci sono le lobby dietro e lo sai e l'intenzione di "sfondare" è chiara e diretta, c'è un intento di diventare pop. Ma all'estero si può campare anche con la musica alternativa, cosa che qui in Italia sono in pochi a fare.
Auroro: A noi quello che interessa è restare nei pieni poteri di poter fare quello che vogliamo. Rivendichiamo la possibilità di fare tutto da soli e questa per noi è la cosa importante. Dal concepimento del pezzo, alla registrazione, alla promozione, siamo sempre noi, come fanno molti artisti che si gestiscono da soli, solo che noi siamo in gruppo. Facciamo quello che facevamo prima, ci spingiamo le cose a vicenda come gruppo di amici, ma in più gli diamo un nome, e questo nome è Talento. Le nostre proposte sono un tantino "fuori", anche coraggiose in un certo senso, e non seguono neanche per un secondo la logica di quello che va adesso.
Quali sono i presupposti per entrare nel roster di Talento?
Auroro: Per far parte di Talento bisogna essere obliqui. Se c'è qualcosa di sbagliato a noi piace, non a livello etico, ma a livello di sonorità. Tutti in Talento hanno un qualcosa che devia da quello che ci si aspetterebbe, non da quello che sta succedendo adesso. Penso che siamo fuori da ogni logica, che sia commerciale o che sia "alternativa", come si diceva negli anni novanta. Siamo fuori anche dall'indie, diciamo che cerchiamo una cosa che sia obliqua, né più né meno.
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L'articolo Talento crew, fuori dall'indie nessuna pietà di Martino Petrella è apparso su Rockit.it il 2020-11-24 13:15:00
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