(Swim e Luca - Foto di No Panic Staff)
Lo scorso mese è uscito per la Do It Yourself - label di Molella, figura storica di Radio Dee Jay - "Io e Rodo al Bar" il primo singolo di Swim. Sandro Giorello l'ha intervistato: si parla di contratti discografici, di piadine romagnole, di persone che passano la loro vita al bar, di camerette, di matrimoni, del suo ex progetto - i Fitness Pump - e degli appena nati This Is Not An Exit.
La prima volta che ci siamo incontrati a Milano c'era già nell'aria qualche proposta da parte di alcune major ma non sembrava che avessi ancora le idee molto chiare sui pro e sui contro dell'abbandonare il mondo indipendente. Adesso sei più consapevole di quello che sta succedendo?
Swim: Si, quando è stato il momento di fare una scelta ho cercato di capire chi avrebbe valorizzato di più il mio progetto non solo coi mezzi materiali ma anche come spinta emotiva e di coinvolgimento. Su queste cose si è basata la mia scelta, ed ho scelto.
Hai sempre ribadito che quello che ti interessava era la qualità - una migliore produzione dei pezzi, avere a disposizione veri professionisti che ti promuovessero a dovere - l'hai ottenuta?
S: Si, è chiaro che se puoi concentrarti solo sulla musica e sul live le cose si facilitano. Se hai qualcuno di cui ti fidi che pensa a tutto il resto ti evita molte preoccupazioni, ma penso di non dire nulla di nuovo.
Sei un po' più sereno? Adesso credi che davvero sia possibile vivere di musica?
S: Questo è decisamente il periodo meno sereno della mia vita, continuo a credere che si possa vivere di musica ma solo per un determinato periodo. Adesso mi piace pensarla così.
Diciamo che sei ancora in attesa…
S: Da come è partita la cosa… Diciamo che non mi sono mai sbilanciato e non mi sbilancio nemmeno ora.
Quali sono i pareri della Do It Yourself riguardo al free download?
S: Queste sono strategie segrete note solo a pochi eletti ma io per sicurezza metterò una copia pirata su Emule…
Sono previste altre strategie particolari per sopperire al calo di vendite dei dischi (ad esempio far trovare l’album anche in edicola)?
S: L'unica cosa che ci è venuta in mente è allegare al disco una piadina farcita e se compri il singolo riceverai in omaggio un buono-bibita da spendere nei chioschi convenzionati.
Da quanto tempo fai musica?
S: Come Swim? Sono 5 o 6 anni. Tutti i miei dischi sono nati come regalo di Natale per gli amici: facevo dei pezzi pop elettronici, così per ridere. Ci mettevo dentro un po’ tutto quello che mi piaceva e poi a Natale li regalavo. Anche l’album che uscirà è nato così, e penso che si senta questa indole così istintiva.
Qual è la migliore qualità di Swim, secondo te perché la Do It Yourself ti ha scelto?
S: Forse per l’immediatezza dei testi. Il fatto che uso alcuni suoni elettronici particolari… penso siano sonorità che vanno molto in questo momento. E poi spero che abbiano trovato un fondo di qualità, un qualcosa che non si bruci in poco tempo, da un singolo e via. Spero che stiano guardando lontano.
Com’è passare da essere un signor nessuno ad aprire ai Pan Sonic?
S: All’inizio è stato graduale: fai dischi in cameretta, tendenzialmente per gli amici. Pian piano inizi a capire che le cose che fai non sono male e che sta iniziando a diventare bravo. Certo con Qoob (Swim è stato il vinicitore del progetto Start promosso da Qoob, NdR) è cambiato tutto di colpo, se non avessi vinto il concorso non avrei mai aperto ai Pan Sonic.
Daft Punk, Front 242, Amari. Cos’altro ascolti?
S: Guarda… Io ascolto Capossela, i Mùm, i Daft Punk, i Chemical Brothers, Rino Gaetano…
Ho sentito i provini del disco e mi sono piaciuti molto. Una cosa mi ha colpito: sembra che tu abbia preso i soliti temi della “Generazione Cameretta” e li abbia trasformati in quelli della “Generazione Bar”.
S: Si…
Spiegamelo…
S: E’ come avere un frigo bar in cameretta o portarsi il computer al bar.
Quelle che descrivi sono persone che vivono la loro vita in un bar di paese, ti assicuro che non è una cosa così comune…
S: Non sono delle figure stereotipate, sono persone vere. Con alcune di loro sono amico da una vita, altre le ho incontrate per caso. Ad esempio Pino Ricci (a cui è dedicata una delle canzoni dell’album, NdR) era un mio compagno di ospedale. Io sono stato in ospedale due mesi e ho avuto come compagno di cella questa persona anziana, il tipico romagnolo… quando mi è venuto di fare un pezzo valzer ho pensato subito a lui.
Quindi sono tutte persone esistenti…
S: Si non è come la intendi tu, non c’è nulla di generazionale.
Ne esce un immaginario abbastanza vecchio…
S: Si. Forse perché siamo vecchi, andiamo a ballare una volta all’anno. Fuori siamo giovani ma dentro siamo… abbastanza vecchi.
Le tue canzoni hanno due anime: una più macchiettistica, quasi da fumetto, l’altra molto più intima-personale. Come convivono questi due aspetti?
S: Io sono un po’ tutte e due le cose. Capita, come a tutti, che un giorno ti svegli storto e per tutta la giornata resti storto, fai cose storte. Capita il giorno che ti senti un nerd e stai 20 ore davanti al computer. Capita il giorno che vai in giro in bicicletta.
In alcuni pezzi, “Sola” ad esempio, descrivi momenti personali molto forti. Mi chiedo sempre perché un’artista sia spinto a comunicare aspetti così profondi della propria storia personale ad un ascoltatore generico che manco conosce…
S: A me capita di avere degli stati d’animo che non riesco a comunicare. Cioè, non riesco a dire che sto male… invece con le canzoni mi viene più facile. Fortunatamente questi episodi sono abbastanza rari.
Swim e le ragazze?
S: Cioè? (Luca ride forte, NdA)
E’ una domanda aperta, puoi dire cosa vuoi.
S: Eh, sono sposato. Quindi dovresti chiedermi: Swim e la ragazza?
Sei sposato? Ma quanti anni hai?
S: 26.
Allora, al posto della cameretta c’è la camera da letto…
S: Infatti questo disco è stato fatto prima… la cameretta, ora, è diventata il mio studio.
Ma le tematiche delle tue canzone non rappresentano la vita di uno sposato?
S: Si, te lo detto, il disco l’ho fatto prima. Il matrimonio era già in programma e in effetti potevo anche iniziare ad accennarlo nelle mie canzoni. Ti assicuro, però, che quando ci sei dentro è tutta un’altra cosa.
In futuro questa sarà una parte del tuo privato che porterai anche nella musica o la lascerai fuori?
S: No, la lascerò fuori.
Ma che lavoro fai?
S: Lavoro in una tipografia…
Ti piace vivere così?
S: No… O meglio, mi piace vivere così: facendo questo lavoro posso anche dedicarmi alla musica. E’ come se il lavoro diventasse un hobby, mi piace capovolgere le due cose. Faccio il tipografo perché mi permette di fare anche il musicista…
Quando sono venuto al Tafuzzy days lo scorso agosto (il festival organizzato dalla Tafuzzy records, NrR) ho notato che c’era una folta percentuale di ragazzi con la classica montatura nera nera da nerd. Siete una piccola comunità Geek?
S: Partiamo dal fatto che non so cosa voglia dire Geek. In realtà tutti quelli che hai visto portano quel tipo di occhiali, praticamente da sempre. Anche bart dei Cosmetic ce li ha… io ho copiato da lui.
Ok, provocazioni a parte, dal momento che dalle vostre parti c’è una forte presenza di discoteche, fate la guerra ai discotecari?
S: Si, sbaracchiamo parecchio insieme. Siamo sportivi nei confronti delle discoteche. Ci piace questa rivalità. Loro vanno a ballare, noi organizziamo grandi tavolate e mangiamo tutti insieme.
Quindi l’alternativa alle discoteche sono le grandi mangiate?
S: Si.
Ma se siete davvero così "sportivi", come hanno reagito i tuoi amici alla notizia che il tuo disco uscirà per l'etichetta di Radio Dee Jay?
S: Semplicemente ho diffuso la notizia tra gli amici indossando i baffi e il cappello di Scatman John urlando: "Swiiiim pappaporoppò!"
Lo sai che ci può essere l'eventualità che un tuo pezzo sia messo al Cocoricò?
S: Sembra una minaccia… beh, al Cocoricò mettono già un pezzo dei Camillas (un video su Youtube lo testimonia) e io onestamente non penso di riuscire a fare di meglio …anche se forse il mio coccodrillo potrebbe mangiarsi la banana e il bullone… la sfida è aperta.
Cambiamo argomento, ti cito i Cosmetic: “sulle riviste che ho vorrei cambiare i titoli”. Condividi?
S: Condivido… delle cose che leggo sui giornali di musica alcune mi piacciono, altre no. Penso che questo pezzo dei Cosmetic sia stato scritto come uno sfogo, ciò che non mi piace lo butto via.
Ma li leggi ancora i giornali di musica?
S: Guarda… sulle ultime riviste che ho comprato c’erano troppi gruppi che non conoscevo. Io, in effetti, ascolto poca musica. Preferisco Vanity Fair.
“Ci deve essere un motivo per non spaccare tutto”?
S: Si, quello ci deve essere, sempre. Spaccare tutto è distensivo, è una scarica. Se c’è un buon motivo per non farlo vuol dire che è un qualcosa che ti da la stessa carica o addirittura una carica superiore.
In realtà non l’ho mai capita quella frase…
S: E’ un pezzo dei Fitness Pump, girerei la domanda a Luca che è l’autore del testo.
Luca: E’ filosofia, nel senso più alto del termine… Dovrebbe essere vista nel complesso di tutto il testo. E’ un po’ una risposta la fatto del cercare… il pezzo parla di diventare un tutt’uno con quello che c’è intorno a noi. Allo stesso tempo quando tu ti fondi con una cosa poi vorresti anche distruggerla, come quando ami una persona: tanto più la ami tanto più la vorresti uccidere. “Deve esserci un motivo per non spaccare tutto” è riconoscere nelle cose che si amano un valore forte che ci spinge a volerle tenere intere invece che farle in mille pezzi.
Con i Fitness come procederà?
S: Molto bene. Sono in atto i cambiamenti, il progetto si chiamerà This Is Not An Exit. Faremo uscire un Ep ma è ancora in fase di ideazione. Siamo rimasti in due e faremo probabilmente una cosa più danzereccia, forse meno parole e più cassa dritta.
Da quanto so, le prossime cose dei Fitness saranno in inglese, questo implicherebbe un abbandono della Tafuzzy (che produce solo band che cantano in italiano). Se lo aggiungiamo al fatto che a tu adesso sei andato su major, vuol dire che vi staccate completamente dalla vostra etichetta storica.
S: Questo non si sa. Il mio disco non è un disco Tafuzzy ma per i Fitness Pump non abbiamo ancora deciso. Non ne abbiamo ancora parlato con Brace, con Bart e con tutti gli altri dell’etichetta. I dischi prima si fanno e poi si pubblicano.
Al Taffuzzy days avete fatto un set davvero particolare, un gigantesco mash-up di moltissimi pezzi del catalogo Tafuzzy. Brace era commosso…
L: La Tafuzzy non è un’etichetta è un gruppo di amici. E’ composto da gente che può essere partita più o meno dallo stesso punto ma che poi ha preso strade diverse. Il nucleo fondamentale è che siamo amici, usciamo insieme, ci frequentiamo a prescindere dai motivi prettamente musicali. Non penso che se il nostro prossimo disco avrà il marchio Tafuzzy o qualcos’altro non sarà un problema.
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L'articolo Swim - Telefonica, 10-05-2008 di Sandro Giorello è apparso su Rockit.it il 2008-07-02 00:00:00
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