Quel ringhioso Piemonte: ci si stupisce quante band rumorose e validissime si concentrino nella provincia di Cuneo, raccolte tutte (o quasi) sotto il marchio Canalese Noise Records. E a capo della Canalese ci sono loro: i Fuh, dieci anni di esperienza alle spalle e finalmente un disco vero in mano, "Dancing Judas", uscito la scorsa settimana su Smartz e Escape From Today. Marco Verdi li ha intervistati.
Parliamo di geografia innanzitutto. So che siete cuneesi, ma di dove esattamente?
Diciamo che la base è a Canale d'Alba, i due chitarristi sono di lì. Io sono di Vezza d'Alba, un paese piccolissimo attaccato a Canale, mentre il batterista è di Alba, la città più grande che c'è qui intorno.
E come vi siete incontrati?
In realtà io e Andrea, il chitarrista, ci siamo conosciuti su internet.
Pensavo foste tutti compagni di scuola.
Edoardo, l'altro chitarrista, e Andrea sono i classici amici d'infanzia: scuole medie e superiori insieme. Io poi ho conosciuto Andrea in chat e quando ho capito un po' cosa ascoltava gli ho detto: abitamo vicini, becchiamoci a suonare. Mi ha presentato Edo e abbiamo iniziato noi tre. E poi mesi dopo abbiamo conosciuto un batterista, Federico, e così Andrea che era inizialmente alla batteria si è spostato alla chitarra.
Quindi avevate qualcosa tipo 17 o 18 anni…
Io ero anche più piccolo, ci siamo conosciuti nel 2000, adesso ho quasi 23 anni, diciamo che avevamo tra i 14 e 17 anni.
Ma com'è possibile che tra due colline ci siano così tante ottime band? Dead Elephant, Cani Sciorrì, Ruggine, Io Monade Stanca, Treehorn… come è successo?
La provincia è quella. Qui chi ama la musica di un certo tipo si lega immancabilmente a quei soliti tre quattro posti: il Cinema Vekkio di Corneliano, il Ratatouille di Saluzzo, in estate c'è il Nuvolari a Cuneo, e poi ci sono una serie di realtà più piccole. I precursori veri sono stati i Dead Elephant quando si chiamavano ancora Elephant Man. Sono stati i primi a suonare noise rock, almeno così ricordo io. Per gli altri: ci conosciamo e ci influenziamo tutti a vicenda. A volte capita che ascolti un pezzo e invece di tirare fuori i soliti numi tutelari del noise ti viene da dire: cazzo, quello è un stacco alla Ruggine!
Trovo che questa cosa sia molto bella, il fatto che ci sia un pugno di band che ha suoni simili e che cresca insieme.
Sì, è assolutamente così. Alla fine siamo diventati tutti amici, l'etichetta Canalese Noise è solo un modo per tenere insieme tutti quanti. Io poi lavoro anche per un'agenzia di booking insieme al cantante dei Treehorn, se non fosse stato per questa rete di contatti non ci saremmo mai conosciuti.
Quindi dicevi che è nato tutto grazie a quei locali che hanno fatto da poli di attrazione. Ma lì in provincia di Cuneo, che non è Torino o Milano, che band venivano a suonare dieci anni fa? Quali sono i concerti che vi hanno influenzato?
Beh, io mi ricordo benissimo gli One Dimensional Man. Poi c'è un gruppo importantissimo che adesso non ha più alcun valore per me, insomma: tutti dobbiamo qualcosa ai Marlene Kuntz. Oppure gli Zu, mi ricordo quando erano venuti al Cinema Vekkio per due lire e nessuno li considerava ancora. Anche gli Ulan Bator erano venuti ed avevano fatto un concerto bellissimo. O i Three Second Kiss. Una volta si ascoltavano molti concerti del genere, ora sono più vicini all'indie, anche se sono consapevole che la parola indie ormai non voglia dire più un cazzo. Al Cinema Vekkio suonavano anche gruppi molto pesanti, i Bellicosi e tutto il giro della Torino HC. Io personalmente non sono un fanatico ma è innegabile che per gruppi come Treehorn, Ruggine o gli stessi Dead Elephant siano stati fondamentali.
Vi siete trasferiti in grandi città o siete rimasti tutti nei paesi d'origine?
Io ho vissuto via un anno però ora sono di nuovo dai miei. Andrea anche. Edoardo e Federico vivono a Torino in settimana per questioni di studio. Federico si sta laureando in medicina e lavora all'ospedale le Molinette, ma da Canale a Torino ci sono 35 minuti di macchina, non è un problema per le prove. In sostanza anche se Edoardo e Federico stanno a Torino, i concerti e gli amici li frequentano qui, è come se vivessero qui.
Siete in qualche modo influenzati dal paesaggio che avete intorno, cioè dal fatto che non vivete in una grande città industriale?
Guarda... La scorsa settimana avevamo il release party del disco a Torino e un ragazzo mi ha detto una frase interessante: il cittadino è un "voler essere senza essere". Lui ci faceva i complimenti per quanto eravamo genuini e per come non seguissimo le cose che oggi sono di moda.
Insomma vi sentite impermeabili a quelle tendenze che in una grande città vanno per la maggiore.
Direi di si. Sostanzialmente, qui, non c'è un cazzo da fare. Spesso ti annoi ma altre volte ti becchi a casa di qualcuno, bevi una bottiglia di vino, passi tantissimo tempo in sala prove. Magari in città hai talmente tante proposte che alla fine ti perdi sempre qualcosa. Insomma, ci sono pro e contro.
Prima hai usato il termine genuino, aggettivo che effettivamente calza bene per i Fuh, per il giro di Canale, ma anche per la scena triveneta cui ho accennato nella vostra recensione, piuttosto che per i gruppi di Jesi (Gerda, Lleroy, Bhava). Ci sono tanti gruppi che localmente condividono suoni ed esperienze simili. Allargando tutto, c'è però chi dice che la scena italiana non esiste. Ma, alla fine dei conti, secondo te qual è la realtà?
E' una domanda difficile. Io credo nella "scena geografica", perché la vedo intorno a me, perché è tutta una serie di legami che si creano, di affinità musicali e poi personali, e alla fine si diventa amici. Quello è il massimo: uno si guadagna la stima perché è un musicista valido oppure perché ha delle idee interessanti e da lì si crea un legame umano. Ma non è una cosa del tipo: "io trovo una data a te, tu trovi una data a me" è semplicemente una cosa più spontanea. Per quanto riguarda l'allargare il discorso all'Italia: ci sono molti gruppi strafighi ma non mi sento di parlare di scena. Entrambi i gruppi in cui suono, Fuh e Io Monade Stanca, non appartengono a nessuna scena. Ci sono altre band al di fuori della provincia con cui abbiamo legato, Bhava e Lleroy ad esempio, ma il rapporto è nato come poteva nascere con un gruppo di qui: ci siamo piaciuti e abbiamo iniziato a collaborare insieme. Io non credo che in Italia esista una vera scena noise rock...
In tutto questo discorso non può non rientrare internet. Volendo potremmo buttare via tutte le chiacchiere geografiche che abbiamo fatto fino ad adesso, e io potrei chiederti: quanto poi è effettivamente importante essere calati in un contesto?
Internet è assolutamente importante, basta vedere quello che ha fatto Rockit: dopo l'ascolto esclusivo l'attenzione su di noi è visibilmente aumentata. Se hai i canali giusti puoi farti conoscere da chiunque. Io resto legato, però, al contatto umano. Prendi anche le varie scene fondamentali, quella della No New York o il noise di Chicago ad esempio, si sono formate perchè c'era una vera vicinanza tra le persone.
Ve ne frega qualcosa di confrontarvi con l'Italia?
Beh, di confrontarci proprio no. I nostri riferimenti sono sicuramente fuori, ma è evidente, non c'è bisogno che ti dica che abbiamo ascoltato grunge, i Sonic Youth o i Fugazi. Ci piacciono dei gruppi Italiani ma non sono nostri punti di riferimento...
Io usavo il termine confronto nel senso di individuare un livello massimo a cui ambire.
Il livello massimo a cui ambire adesso è il Teatro Degli Orrori. O gli Zu. Ma gli Zu, in realtà, sono una cosa diversa, più internazionale: suonano da sempre e ormai sono riconosciuti in tutto il mondo. In Italia una cosa pazzesca l'ha fatta il Teatro: con due album sono diventati un'istituzione. Sinceramente non mi fanno impazzire, credo che esistano gruppi molto più validi, ma se parliamo di punti massimi a cui arrivare, loro sono l'esempio migliore. A noi basterebbe suonare tanto, ma su quel fronte è sempre più difficile. Putroppo pur essendo un gruppo sconosciuto non possiamo più andare in giro gratis. Se vai un minimo lontano devi chiedere un rimborso spese. Siamo in quattro, abbiamo amplificatori enormi, ci serve per forza un furgone.
Nel 2008 siete stati in Francia.
Si, abbiamo fatto sette date con i parigini Royal Macbee Corporation e per quell'occasione abbiamo comprato un furgone in società tra Fuh e Io Monade Stanca.
Adesso avete intenzione di girare ancora all'estero?
Adesso vogliamo vedere che riusultati raccogliamo con il disco, leggere le recensioni, fare qualche intervista. Non siamo presuntuosi, non ci aspettiamo chissà che cosa ma magari un minimo di interesse si crea. A noi basterebbe una trentina di date per presentare bene l'album, al massimo qualche festival interessante. E non ci aspettiamo nemmeno grosse affluenze, se suoniamo dalle nostre parti facciamo sempre almeno 200 persone, se fuori ne facessimo 40 sarebbe già un successo. Ormai il sogno di vivere di musica è ampiamente accantonato. Se non ci vive il Teatro Degli Orrori, Gionata Mirai fa l'assicuratore, Pierpaolo Capovilla fa il cuoco... è un dato di realtà e non c'è molto da aggiungere. Crediamo nel nostro disco ma stiamo coi piedi per terra.
A proposito di sogni, cosa ne pensi della gente che "scappa"? …Londra, Berlino.
Questa è una bellissima domanda, dipende da cosa fai: in alcune capitali europee magari c'è un interesse maggiore, un'apertura maggiore. L'ho visto con gli Io Monade Stanca quando abbiamo suonato in Germania, la gente era veramente attenta. Magari poi dopo il concerto arriva anche chi ti dice che gli hai fatto schifo ma prima di dirtelo ti ha ascoltato dal primo all'ultimo pezzo. In Italia non succede quasi mai. Ovvio, ti capita di incontrare persone fantastiche, di quelle che ci mettono il cuore e che vivono la musica come se fosse una religione, ma sono poche e isolate.
E come vengono invece visti all'estero i musicisti italiani? C'è un rapporto di stima reciproca, o non c'è proprio alcun rapporto?
Un personaggio come Bruno Dorella è molto apprezzato fuori. Certo il fatto che viva a Berlino lo aiuta, ma oltre ai tedeschi ho incontrato francesi, spagnoli, portoghesi che lo conoscono e lo stimano. Stesso discorso vale per Mirko Spino di Wallace Records. Insomma non ci prendono solo per il culo per via di Berlusconi, ci apprezzano anche qualche volta.
Con chi avete registrato il disco?
Con Massimiliano Moccia e Francesco Alloa. Massimiliano è un fonico del Red House Studio di Senigallia ma per l'occasione si è traferito da noi una settimana e ha lavorato insieme a Francesco in uno studio che abbiamo affittato a Mondovì, una piccola città ad un'oretta da casa nostra. Lì abbiamo fatto le risprese, poi è stato mixtato al Sottoilmare di Verona. Il master l'ha fatto Maurizio Giannotti al new mastering studio di Milano.
Ho notato un forte cambiamento a livello di suoni, in particolare un uso della voce radicalmente diverso.
E' merito di Massimiliano, lui ha voluto curare molto la voce, prima non l'avevamo mai fatto.
Eravate molto più hardcore.
Assolutamente, la voce si sentiva appena e quando non si sentiva proprio... diciamo che la voce non era tra le nostre priorità. Ora emerge chiaramente, è un approccio più pop e ormai di hardcore è rimasto poco. Questo disco è uscitò così: i testi parlano d'amore e c'è una certa attenzione alle melodie ma, in tutta sincerità, non ci preoccupiamo particolarmente se abbiamo perso un po' di cattiveria.
…sempre tutto molto anni novanta comunque, vero?
Assolutamente sì, probabilmente è una cosa che non ci toglieremo mai.
Il titolo dell'album, "Giuda ballerino", da dove viene?
Non sono la persona più giusta per risponderti, il titolo ce l'aveva in testa Andrea, è una sua cosa personale che, sinceramente, anch'io non ho ancora ben capito. Diciamo che è un po' una descrizione del contesto che abbiamo intorno: tanti Giuda, persone false e felici al tempo stesso. Per il titolo non avevamo idee e ci è piaciuto che uno di noi mettesse qualcosa di più personale.
Come mai avete recuperato due pezzi dal disco precedente?
E' dieci anni che suoniamo, siamo cresciuti insieme, dalle cover punk degli inizi ad oggi c'è stata un'evoluzione e questo è sostanzialmente il nostro primo album. E' come se chiudesse un ciclo, un riassunto di tutto questo tempo. Quindi abbiamo voluto inserire due brani a cui eravamo molto legati, soprattutto "h7-25", che è un pezzo che ha delineato una svolta di tutta una serie di cose, quel pezzo è forse il primo veramente completo che abbiamo scritto, a livello di struttura e linee vocali.
Quindi questo per voi è il vostro vero primo disco?
Sì, tutto il materiale antecedente è uscito con il nome di Ep ma era solo per fingere un pelo di credibilità in più e magari accaparrarci qualche recensione. Sostanzialmente erano dei demo registrati da noi o da nostri amici, questo è il nostro primo vero disco.
Abbiamo finito, vuoi aggiungere qualcosa?
Io ci terrei a ringraziare le nostre due etichette: Escape From Today e Smartz. Hanno spaccato, ci hanno creduto tantissimo. Questo tipo di etichette sono sempre più rare, il più delle volte sono i musicisti che si creano la propria label solo per fare uscire il proprio disco. Queste no, ci hanno messo il cuore e tutto l'impegno perchè il disco avesse davvero un po' di visibilità.
Sta anche qui la differenza con Canalese, vero?
Esatto, Canalese è più un collettivo di persone nato per darsi una mano a vicenda. Sul disco vedi tre loghi: le due etichette e il nostro, perchè anche noi ci abbiamo investito dei soldi. E serve anche a dare un riferimento, far capire che siamo "quelli là, quelli di Cuneo". Il lavoro di Escape e Smartz è tutta una altra cosa: portano il loro banchetto in giro a tutti i festival, comprano pagine sui giornali, fanno distribuzione consegnando il disco direttamente nei negozi, a Torino e non solo, fanno gli scambi con le altre distro. E' veramente bellissmo che ci siano persone che prendano la musica così seriamente, a maggior ragione senza avere un effettivo guadagno economico.
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L'articolo Fuh - Telefonica, 18-03-2010 di Marco Verdi è apparso su Rockit.it il 2010-03-21 00:00:00
COMMENTI (3)
salve. vorrei solo sottolineare che Giuda Ballerino è chiaramente la famosa esclamazione presa da dylan dog. ma è semplicemente un "furto".. non ha niente a che vedere con dylan dog o con qualche interesse particolare verso il fumetto.
Giuda Ballerino è solo l'uomo odierno. niente di più.
Di genere,ma bravi.Bella la scena di Cuneo.
Non sono d'accordo sulla risposta sul vivere di musica.
Ci sono parecchi gruppi italiani che "campano di musica"(ministri,zen circus,dente,LLDCE e tanti altri).
Il fatto che i membri del Teatro degli orrori facciano altri lavori non vuol dire nulla.
Il fatto è che spesso la gente per sicurezza si tiene altri lavori,oppure non si accontenta o non gli basta vivere di 1000 euro o poco più al mese.
Che bravi questi giovani d'oggi. Peccato che non abbiano studiato: Giuda Ballerino è l'esclamazione tipica di Dylan Dog, il fumetto della SergioBonelli.