Riccardo Bonfiglioli ed Emanuele Filippi si sono conosciuti grazie a un amico immaginario comune. Da lì hanno iniziato (per davvero) a suonare insieme sotto il nome di Temperie. Riccardo il pianoforte ed Emanuele la batteria. Insieme suonano un pop elegante e ricco di effetti, dall'alto dell'Appennino tosco-emiliano. Da lì è uscito il loro nuovo disco, Sarajevo, una compilation pop piena di suoni elettronici e tastiere glitterate. Siamo saliti in cima agli Appennini per fargli due domande.
Come vi siete formati?
Riccardo: La mia formazione artistica è eterogenea come i miei interessi: lo studio privato del canto e del pianoforte e due anni di conservatorio, la gioia e il dolore attraversati e messi in musica e parole, l’ascolto dei cantautori italiani del passato, gli incontri con le persone e i miei maestri, i grandi della musica internazionale, la filosofia, la psicologia, tutti elementi che compongono la mia formazione artistica, insieme a tanta solitudine e passione.
Emanuele: Ho iniziato a studiare la batteria molti anni fa passando sotto la guida di numerosi maestri e sperimentando quindi vari metodi, alcuni molto validi altri decisamente no. Sento però che il mio modo di suonare e di arrangiare si rifà sempre meno all'uso cosciente della tecnica dello strumento, che uso e studio ancora con dedizione, ma è sempre più un distillato di tutti gli stimoli con cui entro in contatto (film, libri, illusionismo, la natura, ovviamente le persone), e che diventano ispirazione quando sono sullo strumento o mentre scriviamo le canzoni.
Quando vi siete conosciuti?
Riccardo: Io ed Emanuele ci siamo conosciuti attraverso un comune amico immaginario, quando decisi di formare un progetto di musica d’autore originale durante i primi anni dell’Università.
Emanuele: Vi assicuro che questo amico immaginario era un ragazzo in carne ed ossa che Riccardo non ricorda. Per il resto confermo la sua versione.
Che tipo di musica fate?
Musica d’autore in forma di pop. Un equilibrio tra intensità emotiva, profondità testuale e leggerezza musicale.
Quali sono i vostri ascolti?
Beatles, Queen, Tom Odell, Sufjan Stevens, Elisa, Luigi Tenco, James Blake, Franco Battiato, Kendrick Lamar, Lorde, Ennio Morricone.
Di cosa parla il vostro nuovo disco?
Sarajevo è un distillato di un decennio delle nostre vite, dal rumore assordante delle sale prove ai silenzi abissali dei ritiri di meditazione. Sono una sorta di repertorio di esercizi spirituali in forma di canzoni d’amore. In Sarajevo c’è il racconto sincronico, la fotografia panoramica, del passaggio dall’amore romantico del giovane adulto all’altruismo spirituale della vita adulta.
Qual è il live che vi è rimasto più impresso?
Abbiamo fatto busking un pomeriggio a Ferrara. La sensazione del suonare per strada è unica. Persone che vanno in direzioni diverse, attente alle loro vite. Il momento in cui si riesce ad intercettarle è meraviglioso, sentirle ascoltare, è qualcosa che ripaga di ogni fatica.
Progetti per il futuro?
I progetti futuri sono tanti. Rispetto ai live, oltre agli immancabili concerti, abbiamo in mente un piccolo tour in alcune librerie indipendenti italiane selezionate e di continuare i concerti per strada. Sul piano discografico, abbiamo in mente due lavori: il primo è un altro disco di canzoni d’autore prodotte di cui abbiamo già scritto gran parte delle demo. Un conservare e superare Sarajevo, come direbbe un vecchio filosofo. Il titolo provvisorio è Matera. Il secondo è un disco di pianoforte, voce e batteria, arrangiato in modo molto essenziale ed elegante, con un taglio strettamente cantautorale.
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L'articolo Temperie sui monti di Redazione è apparso su Rockit.it il 2025-01-19 13:59:00
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