Flaviano Pelosi nasce a Roma, impara a suonare piano e chitarra, e lentamente smette. Prima l'Università, poi il lavoro e senza rendersene conto lo strumento è appesa al chiodo. "Dopo essermi laureato in economia aziendale a Roma, ho preso una brutta strada, divenendo nel corso degli anni manager di multinazionali", dice. Un giorno si è accorto che non avrebbe più resistito, ha mollato il lavoro e ha scelto il nuovo nome di The Flap, con cui si esibisce e registra i suoi brani. Ha iniziato a scrivere e comporre le sue canzoni, farcendo i titoli con simboli nello stile dei Bon Iver. Giusto per fare un esempio il suo ultimo disco uscito a febbraio si chiama Fl@∛. Ce lo siamo fatti raccontare da lui insieme al cambio di vita che ha scelto di fare.
Chi ti ha fatto conoscere la musica?
In famiglia ascoltavamo musica classica (mio padre ricorda che a circa 3 anni gli chiedevo di mettermi gli improvvisi di Schubert ma suonati da Brendel perché li preferivo!) e da piccolo ho cominciato a suonare il pianoforte, ma senza particolari profitti. Un giorno comprai da Ricordi in Via del Corso a Roma la cassetta delle Greatest Hits dei Beatles. Fu come essere investito da un treno! Scoprii un mondo e, piano piano, imparai a conoscere anche gli altri (Pink Floyd, Led Zeppelin...). A 14 anni iniziai a prendere lezioni di chitarra e durante gli anni del liceo suonavo la chitarra elettrica in una band. All'Università ho messo in pausa la musica per concentrarmi sullo studio e, una volta laureatomi, sul lavoro. Nel corso degli anni questa passione è però riaffiorata, e ho deciso allora di prendere delle lezioni di canto, prima in gruppo e poi individuali.
Collabori con qualcuno?
Scrivo e arrangio i miei brani da solo, per la produzione nel corso degli anni ho avuto la fortuna di collaborare con professionisti estremamente validi. L'ultimo album è stato prodotto insieme a Marco Gervasio che, come me, vive a Monza.
Come definisci le tue canzoni di solito?
Non sono bravissimo con i tag, ma direi che – come genere – la mia musica è un indiepoprock. I miei testi raccontano del mio viaggio, e vogliono essere un invito ad amare, soprattutto se stessi.
Chi sono gli artisti a cui ti ispiri?
L'artista che più ascolto in questo periodo è Dallas Green con il suo progetto solista City and Colour. Mi piacciono molto le sue sonorità blues e il suo falsetto che trovo sempre molto elegante e mai forzato.
Com è nato Sulla strada: Fl@∛?
In tutti i miei dischi racconto il mio viaggio, come persona e come musicista. È un modo di tenere traccia del mio percorso e del mio cambiamento. Il primo disco Y [wai] del 2015 rappresenta il bivio, la scelta di proseguire per la via della musica, ed è dedicato alla mia compagna che mi ha sostenuto e ha reso possibile la mia scelta. Il secondo album del 2018 è Flaπ², dedicato all'altro FlaP che è entrato nella mia vita, stravolgendola! Questo ultimo lavoro, uscito il 22/2 (come avrete capito sono fissato con i numeri, sarà un retaggio della mia vita passata) è Sulla strada: Fl@∛. Mi piaceva il titolo perché c'è la F e LOV3 se letto in un senso e VAL3 se letto nell'altro (è dedicato a mio figlio Valerio) e Sulla strada è uno dei pezzi maggiormente rappresentativi dell'album, liberamente ispirato al capolavoro di Kerouac.
Qual è il posto più bello dove ti sei esibito?
L'emozione più grande è stata esibirmi al Teatro Rosetum di Milano, inaugurato dalla Divina Maria Callas!
Hai già dei nuovi progetti?
Mi piacerebbe avere la possibilità di cantare le mie canzoni in giro per l'Italia e continuare a scrivere musica che piaccia alle persone.
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L'articolo The Flap, prendi i soldi e suona di Redazione è apparso su Rockit.it il 2023-03-06 16:36:00
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