L'insegna è parecchio consumata dagli anni, tanto che non è chiaro se sia un luogo abbandonato oppure sia frequentato ancora, ma se cercate su internet trovate un'immagine di quando era ancora nuova e splendente. Si trova nella stessa via da cui ha preso il nome, al civico 21, nella zona di Milano appena oltre Lambrate dove tutta la toponomastica è presa da città friulane (non a caso, nella parte a Nordest della città): piazzale Udine, via Tolmezzo, via Carnia, fino a via Pordenone, per l'appunto. Questo è garage Pordenone, luogo che battezza il nuovo disco dei Tre Allegri Ragazzi Morti e da cui prendono via i festeggiamenti per il loro trentennale: un album di inediti, un tour speciale in giro per l'Italia – di cui tre concerti consecutivi al MI AMI Festival a maggio – e chissà quante altre sorprese ancora nascoste che verranno fuori prima della fine dell'anno.
Garage Pordenone racchiude bene dentro di sé tutte le evoluzioni dei TARM dal '94 a oggi: dalle chitarrone grezze di Mondo naif ai battiti in levare di Primitivi del futuro, fino a una canzone sull'amore struggente come La sola concreta realtà, ogni pezzetto di questi trent'anni di bacini e rock 'n' roll fa la sua apparizione lungo la tracklist, mentre loro sono sempre Davide Toffolo, Enrico Molteni e Luca Masseroni. Ci sono poi inevitabilmente elementi nuovi arrivano per sparigliare un po' le carte, a dimostrazione che band capaci di rinnovarsi a ogni passo come loro bisogna cercarle col lanternino. Tra le novità ci sono la chitarra di Wilson dei Bee Bee Sea, fulminante nel singolo Ho'oponopono e dal tocco gentile in Fino a quando dura, così come serpeggia quella di Adriano Viterbini, ma anche tanti personaggi che animano il disco, dal gatto a cui Davide Toffolo urla come poche volte l'avevamo sentito in Crocchette molto buone a Greta Thunberg, dall'immaginaria di Jessica dislessica alla misteriosa Oscena.
E in qualche modo, l'immagine un po' sgangherata di Garage Pordenone che fa da sfondo al retro del disco è un po' anche l'essenza stessa dei TARM: Pordenone è lì, un punto a cui tornare sempre – il grosso del disco è stato scritto da Davide proprio in città –, anche se di fatto loro sono abituati a essere un po' sparsi dove capita. Lo dimostra pure la formazione con cui ci troviamo per questa chiacchierata: Enrico è qui davanti a noi, nella nuova redazione di Rockit a Milano; Davide è con noi col telefono, nella sua nuova casa pordenonese dopo aver vissuto a Roma negli ultimi anni; Luca, il più sfuggente del trio, non c'è, probabilmente è a godersi la natura delle Prealpi Carniche (e lo invidiamo non poco).
Ma quindi sto garage come lo avete trovato?
Enrico: La sede della Tempesta è lì vicino. Io vivo dal 2010 a Milano, nel cercare un posto sono capitato con i ragazzi di Legno (stamperia e serigrafia parecchio attiva nella lavorazione del merch della scena musicale milanese e non solo, ndr), che sono amici, lì in zona. Nonostante viva sui Navigli, quindi dalla parte opposta della città, ho sempre bazzicato la zona coi toponimi friulani, per tre anni buoni ci passavo di fronte e mi incuriosiva parecchio come scritta, poi mi piaceva che fosse così, con le lettere mezze scassate
Davide: Poi il posto si presenta come un garage, ma non so bene cosa sia, chissà cosa ci succede dentro. Noi macchine non le abbiamo viste entrare, magari nasconde dell'altro...
Scusate, ma quando avete fatto la foto non c'era nessuno?
Enrico: È proprio lì che siamo stati tanto lì davanti e ci siamo chiesti se sarebbe arrivato qualcuno a dire: "che fate?", invece niente.
Davide: Volevamo chiedere a qualcuno informazioni ma non era mica così facile, è un po' fantasma come posto.
In sto Garage Pordenone cosa ci avete messo? A me sembra che siate riusciti a far stare un po' tutti percorsi intrapresi nei dischi precedenti.
Davide: Noi non siamo mai stati un gruppo di genere, anche se siamo nelle orribili categorie dei vari aggregatori siamo un'esperienza abbastanza unica, non abbiamo fatto del genere la sua chiave. Questo contiene tanti elementi, poi a me ci vuol del tempo per capire i dischi che facciamo, penso ci sia una specie di premonizione, non è così automatico che tutto quello che scriviamo e registriamo sia così facile da capire per noi. Garage Pordenone può riportare alle esperienze che abbiamo già fatto, c'è un pezzo rocksteady (Mi piace quello che vedo, ndr) così come cose più punkeggianti, però alla fine penso sia un disco comunque nuovo. Poi per quanto riguarda a tenere insieme una ballata senza batteria, un pezzo quasi shoegaze, un rap-punk e tutto il resto, questo è un segreto che solo un bravo produttore conosce. Per questo abbiamo scelto di affidare il disco al più bravo che conosciamo, Paolo Baldini.
Col fatto che siete così sparsi, come nasce un disco per voi? Quando arriva il momento in cui le canzoni che avete in testa prendono poi effettivamente forma?
Davide: C'è un momento di accensione che di solito parte da me (nel dire queste parole, Davide si ricorda di aver lasciato la peperonata sul fuoco, ndr). A differenza di quello che si può pensare, i Ragazzi Morti non sono mai stati un gruppo da sala prove, quindi il brano vero e proprio nasce da un'altra parte, generalmente in studio. Noi abbiamo sempre girato per studi diversi, in città diverse, in condizioni diverse, ed è negli studi nasce questa specie di magia. Questa volta i brani erano abbastanza precisi, ho raccolto le emozioni musicali anche con altri autori: io non sono un auto-didatta, sono proprio un non-musicista, però ho scritto tantissime canzoni, negli ultimi anni ho imparato a incontrare altri musicisti e questa volta l'ho cercato in maniera più forte. In particolare dopo aver visto dal vivo i Bee Bee Sea ho chiesto a Wilson se aveva delle cose per me, così sono nate Ho'oponopono e Fino a quando dura.
Questa volta la città, lo studio e le condizioni quali erano?
Davide: Il disco l'ho scritto a Pordenone. Tutte le volte che vado in un posto incontro gli artisti del posto, questa volta sono tornato a casa e ho trovato la scena che attualmente c'è a Pordenone. Ho condiviso qualche bozza con Alex Ingram, al secolo Lupetto, e Marco Gortana, con il quale abbiamo giocato un po' a costruire i pezzi nuovi. Poi i pezzi diventano tali solo quando Enrico e Luca ci mettono le mani sopra, sono loro che fanno indiscutibilmente diventare le canzoni dei Tre Allegri Ragazzi Morti tali. Questo è successo nello studio di Paolo, che sta in un posto vicino a Pordenone, San Foca, nella stessa via in cui c'è anche lo studio di Gianmaria (Accusani, dei Sick Tamburo, ndr).
Da quanto non ti capitava di scrivere un disco a Pordenone?
Davide: Il sindacato dei sogni l'avevo scritto a Roma, così come Meme K Ultra, quello prima ancora tra Milano e Brescia. Però questa volta è stato più avventuroso: non ero nella mia comfort zone solita, nella mia base segreta, ma in una casa nuova in cui sono arrivate delle suggestioni. Ho’oponopono, per esempio, è nata proprio sbirciando nella "libreria esoterica" del precedente proprietario. Quei libri lì mi hanno parlato, quel "cretino più ricco di me" – anche se poi ce ne sono tanti, eh – si nascondeva lì dentro.
Siete uno dei gruppi più longevi in Italia, eppure vivete vite molto separate: quante volte vi capita di vedervi durante l'anno?
Enrico: È quello il segreto, come nelle coppie, ti devi vedere il giusto.
Davide: Tranne il periodo in cui abbiamo vissuto insieme intorno al 2010, noi viviamo in città diverse da quando ci conosciamo. Ciò non toglie che siamo parecchio uniti, ci sentiamo quasi tutti i giorni, non siamo lontani, però fisicamente viviamo in condizioni differenti. Forse questo è anche nutriente per la nostra modalità artistica, così ognuno porta esperienze diverse.
Nel disco compaiono un gatto, la bambina Greta, una ragazza robot... Da dove arrivano? Cosa c'è di reale e cosa no?
Enrico: Be' c'è un altro personaggio che non hai nominato che è da scoprire, ossia L'oscena. Quella se la ascolti pensandoci capisci chi è. Davide possiamo dirla?
Davide: L'oscena è L'oscena! Questa canzone è proprio una dedica che abbiamo fatto qualche anno fa per il suo compleanno. Chi è la più oscena, alla quale la maschera regala il corpo? È una specie di sorella minore, ha fatto delle scelte simili alle nostre, come il fatto di essere completamente celata. Forse ci è riuscita anche meglio di noi.
Enrico: Be', direi di sì (ride, ndr).
Davide: Quindi sì, ci sono personaggi reali. Era bello il gioco secondo me della filastrocca su Greta Thunberg, quella canzone lì ha un debito con un altro gruppo di area punk italiano, lo do come sciarada. Robot rendez-vous è il ritratto di un robot femmina visto da un maschio innamorato, quello è nato da un disegno di Alessandro Baronciani durante la pandemia, mi ha suggestionato tanto che è diventato un testo completo. E poi c'è Jessica dislessica, una delle qualunque uniche ragazze che puoi incontrare nella vita.
Al MI AMI suonerete non solo per tre sere consecutive, ma pure con tre scalette diverse. Come si fa ad affrontare una maratona simile?
Enrico: L'idea è arrivata da MI AMI: per festeggiare trent'anni di una band, perché non proporre il repertorio diviso per decenni? Fino a qua tutto semplice, poi però quando ti trovi a mettere in ordine le canzoni, tra quelle che sai fare meglio e quelle che sai fare peggio, quelle che ricordi, bisogna trovare un filo conduttore interno. Il primo concerto saremo probabilmente davvero in tre, stiamo facendo le prove in questo periodo, e quindi incentrato sulle nostre origini più rock, nella seconda parte ci sarà la parte più reggae e in generale più etnica, quando abbiamo cominciato ad allargare la visione. Nel terzo giorno dobbiamo ancora capirlo del tutto, probabilmente sarà più legato allo show che porteremo in giro per tutta l'estate, tenendo insieme un po' tutto e sbilanciarlo un po' verso l'ultimo disco.
Davide: Personalmente mi piacciono anche il penultimo e il terzultimo, quindi forse anche verso di loro. Comunque al primo concerto ci saranno sicuramente Mai come voi, che è la nostra prima canzone, Occhi bassi, Ogni adolescenza, nel secondo sicuramente Il mondo prima, Puoi dirlo a tutti, La ballata delle ossa, solo per dire la quantità di pezzi belli che abbiamo fatto e ricordarci quanti fighi sono stati questi trent'anni (ride, ndr).
Voi festeggiate 30 anni, MI AMI ne compie 18. Voi come avete festeggiato il vostro diciottesimo compleanno?
Enrico: Io a 18 anni cominciavo a suonare con il gruppo, però non mi ricordo assolutamente come ho festeggiato. Mi hai chiesto una cosa a cui non pensavo da una vita. Tu te lo ricordi, Davide?
Davide: Se devo essere sincero, non ho alba. Forse non c'ero completamente, e sì che è una data importante. Ero alle superiori, devo dire che in quel periodo sicuramente i professori non si ricordano di me, perché non c'ero mai, forse neanche io c'ero mai. Il diciottesimo di MI AMI sarà difficile da dimenticare in compenso.
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L'articolo Tre Allegri Ragazzi Morti: la vita (ri)comincia a trent'anni di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2024-04-12 14:55:00
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