Tutte le Indie di Esteban

Tre culture differenti, tutte nel suo nome, Esteban Ganesh Dell’Orto: il Cile (terra paterna), l’India (amata dalla madre) e l’Italia (dove si divide tra Palermo e Milano). 20 anni, il cantastorie cresciuto a Battiato e Juan Luis Guerra si racconta a partire da un ep di debutto lo-fi per vocazione

Esteban Ganesh Dell’Orto o più semplicemente Esteban
Esteban Ganesh Dell’Orto o più semplicemente Esteban

Non so se da piccoli i vostri genitori vi hanno detto la fatidica frase: "Non stai mai fermo, non hai proprio terra che ti regga!". A me non l’hanno detta mai, forse perché sono stato sempre più svelto e agitato di lingua piuttosto che di gamba, ma non divaghiamo. Esteban, al secolo Esteban Ganesh Dell’Orto (ragazzo classe 2000 nato a Palermo, ma cresciuto a Milano da madre siciliana e padre cileno) invece, doveva essere proprio uno di quei bimbi esagitati.

Lo si intuisce ancora adesso, quando, con fortissimo entusiasmo pieno a tutta la freschezza dei vent’anni, mi ha raccontato la genesi del suo ep d’esordio: Nuvola. Tra calcio, lo-fi, India e tanto yoga, abbiamo parlato di tutto. E mi ha insegnato che si può fare il giro del mondo anche in ammollo, in vasca da bagno. 

Esteban Ganesh Dell’Orto: un nome che è un programma. Quali sono le tue origini?

Sono un mix di culture: sono nato a Palermo da una mamma siciliana e da un papà cileno, di Santiago. Per assurdo che sia, provenendo da due culture così calde, mi sono ritrovato a vivere fin dall’infanzia a Milano. Ho qualche radice genovese e anche del lago di Como, per non dimenticare che in Sicilia la mia famiglia ha qualche ramo normanno. Insomma, sono un insieme di realtà da tutto il mondo. È una cosa che mi piace molto e che mi fa percepire il vissuto di diverse vite, culture ed epoche diverse, e che rispecchia anche molto la mia interiorità.

Esteban
Esteban

Queste vicende biografiche hanno influenzato il tuo modo di ascoltare e fare musica?

Hanno influenzato molto il mio modo di scrivere i testi delle mie canzoni. Per esempio in Nano Cilao parlo di un particolare sugo per la pasta che ha origini sia italiane che sudamericane, e allo stesso tempo racconto di come mamma e nonna mi insegnavano fin da piccolo a cucinare le specialità siciliane. Ho trovato il mio percorso seguendo le mie origini, così come le certezze e le sicurezze, il pormi alla vita. Poi, la mia musica ha un grande obiettivo personale: quello di raccontarmi. Per me la musica è anche una sorta di terapia: mi aiuta a esprimermi e a raccontare me stesso. Difatti, non mi definisco mai cantante o musicista, ma mi piace definirmi: "CantaStorie".

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Quali erano i tuoi ascolti da ragazzo, nella tua cameretta? 

A questa domanda ho sempre risposto un po’ banalmente in questo modo: ascoltavo e tutt’ora ascolto un po’ di tutto, però già da piccolo mi piaceva spaziare da un autore a un altro, da un genere all’altro. Franco Battiato è stato nelle mie orecchie da quando ho memoria, mentre Juan Luis Guerra mi ha fatto conoscere il tango già a sei/sette anni. Come per il resto anche qui le mie origini hanno influenzato molto i miei ascolti, tra la grande poesia siciliana del maestro Battiato e il calore estivo di Guerra e dei suoi balli sudamericani.

Nuvola nasce durante il lockdown. Come ricordi quel periodo?

Per me questi due anni di pandemia sono stati, come per ogni essere umano al mondo, davvero complicati. All’inizio quello che stava succedendo mi aveva veramente spaventato, fra il non sapere questa malattia che cosa fosse e le varie fake news che giravano nel web. Come tutti ero chiuso in casa, in attesa che la tempesta passasse e nel mio isolamento l’unica cosa che mi salvava era prendere la mia chitarra scassata e canticchiare timidamente qualcosa. Da qualche anno avevo cominciato a scrivere testi musicali, perciò provai a scrivere come la situazione circostante mi facesse sentire. Ogni canzone di questo ep è scritta per qualche oggetto o storia che in quelle giornate, così dure e monotone, mi hanno accompagnato nel mio isolamento e mi hanno portato fuori.

Ad esempio?

Tanto per dirne una, Bandierine Tibetane l’ho scritta pensando a un mio viaggio fatto in India. Osservavo le bandierine tibetane che ho a casa e scrivevo. Anche Aloe Vera l'ho scritta curando le piantine di aloe che abbiamo in terrazza. Questa terapia mi ha costruito una muraglia immaginaria di spensieratezza. Sapone Di Marsiglia, invece, l’ho scritta mentre stavo letteralmente facendo il bagno nella vasca. Difatti, anche il videoclip l’abbiamo girato quasi tutto in quella vasca da bagno.

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Che amore racconta Sapone Di Marsiglia?

Sapone è la storia di un amore raccontata nella sua chiave più sensoriale. Non parlo di un amore "emotivo", ma delle sensazioni che questo amore dà al corpo umano e di come queste interagiscano con la mia interiorità. Detta così sembra un grosso insieme di cose, ma in realtà viverlo è stato molto più semplice e spontaneo che raccontarlo.

Più lo-fi di così non si può, giusto?

Questo guarda, è un tema molto particolare. Io mi sono avvicinato alla musica con una piccola esperienza da studioso della chitarra. Ho suonato per qualche anno la classica per poi passare all’elettrica, ma sono consapevole che saper suonare bene significhi altro. Allo stesso modo le produzioni di questo album sono semplici, leggere, come una Nuvola e non poteva essere altrimenti. Questa era la mia volontà e la mia chiave di lettura.

 

Esteban
Esteban

Non è stata una cosa tecnicamente voluta?

No, perché di produzione io ne so davvero poco e mi sono affidato a chi mi ha seguito in questo percorso creativo. Poi, è il primo progetto e mi piace che sia un po’ grezzo e che si senta anche la semplicità di chi sta conoscendo il mondo musicale un po’ alla volta.

Scrivi a proposito dell'ep: "Nuvola è leggerezza, è spensieratezza, è tutto ciò che ti porta a vivere senza la paura dell’ignoto: Nuvola non sono io, ma ciò che vorrei un giorno diventare". Hai trovato la formula giusta per la leggerezza prêt-à-porter?

Magari fosse così semplice… sono sulla via di questa leggerezza, mettiamola così. È un qualcosa alla quale ambisco con tutte le mie forze: essere spensierati, e con la testa fra le nuvole. Ti aiuta ad accettare meglio tutto ciò che ti circonda. La paura dell’ignoto c’è ed è viva in tanti di noi. Quello che faccio con l’arte in generale e con la musica, o almeno ci provo, è colmare quel vuoto provando a dare un senso alle cose.  È vero che Nuvola non sono io ma quello che un giorno vorrei diventare. È un obiettivo quello che mi sono dato per riuscire un giorno ad accettare la vita per come andrà, consapevole che tanto non si ha il potere di cambiare il mondo, ma si ha la fortuna di poter provare a crescere a cambiare sé stessi.

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L'articolo Tutte le Indie di Esteban di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2022-02-11 14:00:00

Tag: album

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