A due anni e mezzo di distanza da “Pazienza”, Vacca è tornato per "L’Ultimo Tango", un nuovo capitolo del suo percorso artistico che segna, per lui, la fine di un’era. Il disco è stato registrato a Kingston, in Giamaica, dove l’artista si è trasferito in pianta stabile. È un disco realizzato da chi sentiva il bisogno di chiarire alcune questioni lasciate in sospeso ma ormai lontane dalla quotidianità, e quindi trattate con parziale distacco. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Vacca per farcelo raccontare.
"L'ultimo tango" segna la fine di un percorso, ed è l'ultimo lavoro che presenti in lingua italiana. Da quanto tempo ti senti pronto di poter scrivere in un'altra lingua?
Questa copertina e, in generale questo disco, la dicono lunga su quale direzione stia prendendo questa mia lunga esperienza musicale, e non soltanto il titolo! Il mio non è un addio ma bensì un "ci si vede più in là" (se il Signore ce lo concede). La mia è un'inesauribile voglia di fare, creare, vivere emozioni etc etc... e siccome vivo ormai da anni lontano dal mio paese adesso sento l'esigenza di continuare a fare, ma in un'altra lingua. Almeno per ora!
La voglia di cambiamento coincide con una maturazione personale? Come dici nella title track del disco ormai sei un old boy.
In realtà sono uno young boy a tutti gli effetti, allo stesso tempo sono comunque più grande rispetto alla maggiorparte della nuova generazione presente sulla scena italiana. L'essermi autobattezzato "old boy" è solo per quel motivo là e indubbiamente per il fatto che il mio bagaglio d'esperienze pesa molto di più rispetto agli zainetti che si portano sulle spalle moltissimi miei colleghi.
Oltre al titolo che già di per sé indica la fine di qualcosa, nel disco sembri voler porre l'ultima parola su tutta una serie di questioni, un modo per tirare le somme prima di dedicarti ad altro. Volendo fare un bilancio da “Mr. Cartoon” ad oggi hai qualche rimpianto?
Ti rispondo facendo riferimento ad un mio vecchio pezzo: "zero rimorsi dico zero rimpianti vivo giorno per giorno è così che vado avanti"
In “Revolution” parli per l'appunto di rivoluzione. Come sono messe le nuove generazioni da quel punto di vista?
Le nuove generazioni sono la nostra speranza, il nostro futuro... e mi auguro soltanto che possano prendere in mano le redini di questo paese, cambiarlo e modernizzarlo mentalmente, in quanto siamo indietro 20 anni rispetto al resto del mondo.
In “Vh” parlavi di una generazione di conigli non degni di aspirare al tuo trono. C'è qualcuno oggi che consideri il tuo erede?
Finché io sarò in vita miei eredi non ce ne saranno, ma in questa vita ciò che nasce prima o poi muore, quindi anche il mio scettro prima o poi andrà lasciato a qualcuno.
Anche in questo disco hai dato ampio spazio a giovani talenti, soprattutto nelle produzioni. La vera sorpresa è però il featuring con Paskaman, un piccolo genietto che da qualche anno fa parlare di sé.
Ci siamo conosciuti un po' di tempo fa da me in studio in una mia corta parentesi in Italia, da li è nato anche questo rapporto artistico che mi ha visto presente sul suo disco e viceversa. Lui è fatto a modo suo: o ti piace o no, non ci sono vie di mezzo. Proprio come me.
E con Enrico dei Los Fastidios?
Con Enri ci siamo conosciuti per via della passione per il calcio, per la Curva e per la musica. Stessi ideali, stessi valori. Uniti si vince, divisi si perde!
Parlare di immigrazione con te è abbastanza scontato: ti sei trasferito in Jamaica, ti sei integrato, hai formato una famiglia. Pensi che un giamaicano (che non sia Bolt) possa realizzare qui in Italia quello che tu hai fatto in Jamaica, partendo da condizioni simili?
Io sono convinto che chiunque abbia la tenacia di combattere per realizzare i propri sogni, costi quel che costi, possa realizzare qualsiasi cosa, non importa in quale paese sia.
Qualche settimana fa una riflessione di Emis Killa ha riacceso la miccia dell'eterna discussione fra ciò che è vero e ciò che non lo è, rap commerciale contro rap underground. È giusto secondo te ridurre l'artista ad un Cristiano Ronaldo il cui unico scopo è quello di mettere a segno più reti possibili?
Penso che ognuno di noi debba essere libero di esprimere ciò che meglio crede, che sia una canzone o uno stato su un qualsiasi social network poco importa. Detto questo, io vado dritto per la strada mia.
“Quarto ma, non in classifica, da Oggiaro vi dichiaro guerra prendetela filosofica”: com'è oggi il tuo rapporto con il quartiere?
Certe cose, proprio come le persone, non cambiano mai! La stessa cosa vale per il rapporto con il mio quartiere e con la gente che lo popola. L'amore che provo per Quarto Oggiaro e per la sua gente è e rimarrà sempre invariato!
A proposito di quartieri, hai visto Straight Outta Compton? Sei rimasto sulle posizioni di qualche anno fa sul rap USA o Kendrick Lamar e compari hanno risvegliato in te un briciolo di interesse?
LA was my dream... il film non l'ho ancora visto ma presto, impegni permettendo, mi prenderò il tempo necessario per immergermi in quel che è stato il mio vedo primo amore, ovvero questa musica e i suoi protagonisti.
Nei live ti sei sempre trasformato, ricordo un'esibizione al Rolling Stone delirante, per non parlare di quella memorabile all'Hip Hop Motel. Come porterai questo disco in giro per l'Italia?
È la prima volta in via mia che passo per un mese consecutivo giorno e notte in studio a preparare questo nuovo show. Chi mi ha visto almeno una volta sa che la carica presente nei miei live non la si trova altrove. A sto giro però voglio lasciare un segno... ma non tipo indelebile, bensì come una cicatrice!
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L'articolo Vacca - Young boy per sempre di Stefano Pistore è apparso su Rockit.it il 2015-11-03 15:01:00
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