(Collage di Psico)
Esce "My Vocalese Fun Fair", il suo nuovo bellissimo album, e a pubblicarlo è la spagnola Elefant Records, una vera istituzione per il gli amanti del twee-pop. Nella scena pugliese a lui spetta il ruolo di fratello maggiore, nessuno ha da ridire, Matilde Davoli per prima, che nell'abum ha cantato tutti i pezzi. Un disco sensibile per persone sensibili, così lo descrive Giorgio Tuma. E ha ragione. L'intervista di Nur Al Habash.
Ascoltando il tuo ultimo lavoro, "My Vocalese Fun Fair", si rimane letteralmente abbindolati da Matilde De Rubertis (Studiodavoli, Girl With The Gun) che, senza starci troppo a pensare sopra, possiamo definire in assoluto una delle più belle voci italiane di questi anni. Com'è nata la collaborazione con lei?
La storia è lunga, ma ci conosciamo quasi da otto anni; la sua voce è presente dalla mia prima canzone del primo demo ad oggi. La sua presenza è una costante, mi ha aiutato tantissimo soprattutto all'inizio. Anch'io considero Matilde un talento incredibile; un disco come quello di Girl With The Gun lo vedrei benissimo su una label importante come la Domino Records...
Quindi la sua voce è parte integrante del "progetto" Tuma?
Ne è stata parte integrante fino ad adesso, in futuro non saprei dirlo. Siamo geograficamente lontani (lei abita a Bologna, io in Puglia) e sto cercando di cambiare un po'...
E invece Os Tumantes, chi sono?
Sono amici: alcuni come Massi (dei Thousands Millions) e Simona li conosco da una vita, Salvatore invece è il chitarrista degli Slips (gruppo rock'n'roll caciarone from Lecce), Marco è mio fratello, Alessio il suo batterista. Ma chiamo Os Tumantes il mio gruppo come un super omaggio agli Os Mutantes...
Ricapitolando: Matilde è la voce, Os Tumantes la band. Giorgio il Deus Ex-Machina?
Le canzoni sono mie, le scrivo, le arrangio, sono solo e faccio tutto da me (tranne i testi che sono di Alice Rossi). Poi chiedo aiuto ai miei amici Os Tumantes...
Insomma, tutto in famiglia. In Puglia d'altronde ci sono tantissimi gruppi fantastici. Penso ai Girl With The Gun, ma anche agli Studiodavoli, Il Genio, Superpartner, Thousand Millions, Popolous e via dicendo. Certo è un primato non indifferente: cosa pensi che abbiate in più voi pugliesi?
Quelli che hai citato li conosco tutti, sono amici, ma ti sei dimenticata Brian Olotester che è bravissimo! Be', di sicuro non ci sono strutture che ci supportino, ma siamo stati educati a mettere passione nelle cose. La nostra è pura mania, siamo fissati con i suoni, le armonie, gli ascolti. E poi l'impegno. Hai idea di cosa voglia dire registrare un disco?
No, effettivamente no. Raccontaci...
Be', rischi semplicemente l'esaurimento nervoso. Io devo ringraziare alcuni amici e Stefano del Sudest Studio se sono riuscito a finire il mio. Ci ho messo più di un anno a registrare, mixare in 500 modi diversi... E poi certo, ci sono le difficoltà economiche; è un problema non avere sufficiente budget da dedicare ad un disco, vai in paranoia. Io diverse volte ho pensato di lasciar perdere, credimi. Quando sei solo e devi gestire un sacco di cose diventa tutto problematico, alla fine arrivi a chiederti chi te l'ha fatto fare. E non mi so dare una risposta, anche perché alla fine il disco a me non piace mai! Però adesso penso al prossimo, a che direzione prendere, a come gestire molte cose... Vorrei fare un disco pieno di spleen, con archi e fiati. Ecco, il prossimo disco inizierà da dove ho finito con "Hiding Place", il pezzo che alla fine è andato a finire nel disco di Girl With The Gun.
Immagino che la vera soddisfazione arrivi quindi alla fine, durante i live...
Per quel che riguarda le mie esperienze personali, so che è un dramma organizzare qualcosa qui a Lecce. Con Rico dei Thousand Millions organizziamo un piccolo festival ogni estate, che si chiama "Give Me Indie", e non sai quanto sia difficile farlo. Se fossi ricco aprirei immediatamente una piccola sala concerti e un cinema d'essai, sarebbe una meraviglia! Comunque, qui c'è pochissima scelta per quanto riguarda i concerti, quasi zero. In media un concerto interessante ogni due mesi (poi chiaro, interessante per me). Ci sono un paio di locali storici e "alternativi" dove si possono proporre anche cose diverse e te le fanno fare. Penso all'Istambul Café, per esempio...
Mi sembra di capire insomma, che come in tutta Italia, anche in Puglia non si può vivere di musica...
Io lavoro per una scuola di formazione qui a Lecce, ufficio, tutoring, cose così. Con la musica mi sento come uno che zoppica a fatica, e non puoi capire quanto mi fa male non riuscire ad esprimere quello che ho dentro, perché il mio linguaggio musicale non me lo permette ancora. Quindi non posso viverci, non ne ho il talento. Scrivo per diletto, e per necessità d'espressione.
Parliamo allora del tuo disco: si chiama "My Vocalese Fun Fair". Ci spieghi questo titolo?
Eeehhh... sono ossessionato dalle giostre, dai rollercoasters, dai fun fair! Da piccolo salii sui dischi volanti con mia sorella, mi sentii male e mio padre fece fermare la giostra; da allora ho una vera ossessione.
E "vocalese", che c'entra?
Il disco è un omaggio a questa mia follia e siccome è prevalentemente un disco di voci su voci su voci (la mia e quella di Matilde), l'ho chiamato così. Poi, ho una grande passione per i gruppi vocalese come Swingle Singers e Four Freshmen, e naturalmente i Beach Boys e i magnifici Singers Unlimited... Dovevo chiamarlo così per forza, è il mio mondo, il mio immaginario...
A questo punto, è impossibile non parlare del video del primo singolo estratto, "Let's Make The Stevens Cake!!!", che è coloratissimo e psichedelico, in piena sintonia con il disco. Dicci di questo bel video, chi l'ha fatto?
Il video è di Emanuele Kabu; non ho parole per quello che fa! Quando l'ho visto la prima volta sono impazzito dalla gioia, sono stra-fortunato ad aver potuto collaborare con lui. Ha realizzato anche quello di "In The Sunshine", pezzo scritto da me per i Girl With The Gun
Con un video così bello, credo starete già mettendovi in modo per farlo passare in tv...
A dire il vero, non so come verrà utilizzato; io sono fuori da ogni giro, da ogni cosa qui in Italia. Spero che Luis Calvo (direttore della Elefant Records, Ndr) riesca a dare un'opportunità a questo video, perché lo merita. Almeno in Spagna...
Infatti, esci per la Elefant Records, che è una delle etichette pop più importanti a livello mondiale e che ha pubblicato i lavori di artisti del calibro dei Camera Obscura, Trembling Blue Stars, La Casa Azul. Come hai fatto ad arrivarci? Li hai cercati tu? Ti hanno cercato loro?
Semplicissimo: ho finito il disco, l'ho mandato un po' in giro in Italia ricevendo zero e sottolineo zero risposte. Ero un po' deluso, mi son detto: è inutile che mandi il cd all'estero visti gli scarsi risultati italiani. Però poi ho scelto tre labels a cui tenevo in modo particolare, e dopo un po' di tempo la Elefant mi ha risposto. Olè! Piccolo miracolo, davvero!
Sembra quasi una favoletta... In tutto questo, penso tu abbia deciso di cantare in inglese proprio per giocarti la carta del pubblico internazionale. Sbaglio?
Io canto in inglese perché adoro l'inglese; tutta la musica che più amo è l'inglese e americana... e brasiliana...
Infatti, nel tuo disco sono assolutamente prominenti le influenze bossa e sudamericane. Da dove vengono? Hai la tomba di Jobim in giardino e non lo sapevamo?
A diciotto anni ascoltavo NOFX, Propagandhi e Marcos Valle. Poi grazie a mio zio che è un cultore di suoni brasiliani ho iniziato ad avvicinarmi a quel tipo di musica, e devo a lui questa passione. Amo Jobim, amo Astrud Gilberto e Joao Gilberto.
C'è anche qualche venatura jazz, però. Sei anche un appassionato di jazz o è venuto fuori tutto da solo?
Sono felice che si senta; sono amante del jazz e del folk, e anche dell'hip hop, ma quello ahimé non si sente, anche se su "In The Sunshine", mi sono ispirato a J Dilla.
Trovo invece che le atmosfere del tuo disco siano molto chill out, da risveglio allegro mentre si prepara il caffè o da tramonto e bicchiere di bianco in mano. Se su "My Vocalese Fun Fair" ci fosse un'etichetta, sarebbe "da consumare preferibilmente..."?
Io spero che si percepisca la fragilità in questo lavoro. E' un disco "sensibile" per persone "sensibili", con tutti i difetti che questo comporta, ma scritto e suonato da uno spirito fragile. Quindi direi che è un disco che debba essere consumato preferibilmente da persone sensibili.
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L'articolo Giorgio Tuma - via Chat, 16-01-2009 di Nur Al Habash è apparso su Rockit.it il 2009-02-02 00:00:00
COMMENTI (2)
quanto spacca psico!
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bravo tuma.