E' nato ieri, o meglio suona da molto tempo, però ha solo 20 anni e quindi è nato ieri. Musicalmente è Ben Harper che suona easy roots (e finalmente qualcuno in Italia che fa pensare a Ben Harper) nonostante abbia quella dannata voglia di non identificarsi nello stereotipo reggae (per ora il look è quello, la sua band si chiama Buffalo Soldiers, però ha cominciato da poco a fare il corista con Roy Paci & Aretuska). Il suo primo disco omonimo è ottimo e avrete modo di ascoltarlo qui su Rockit. In questa intervista piena zeppa di qualunquismo e di linee generali scoprirete un personaggio che per ora è meglio sentir cantare (quando sarà interessante anche sentirlo parlare probabilmente sarà in tour con Ben Harper).
Partiamo da Buffalo Soldiers...
Sì, com'è facilmente intuibile il nome della mia band è dedicato alla famosa canzone di Marley. Ma è anche un nome che ci identifica, che identifica me e i miei musicisti, spesso soldati arruolati in guerre che non ci appartengono.
Parlare di soldati è al passo coi tempi...
E' strano sì, come da sempre si fa in letteratura e anche nella musica, rovesciare la valenza di alcuni termini normalmente negativi e renderli positivi enfatizza il messaggio che vogliamo portare. E allora la nostra è una guerra, non perché utilizziamo fucili e cannoni, ma perché ci avvaliamo dell'arma più potente in assoluto, cioè la parola.
E che parole avresti per i soldati veri e queste anomale missioni di pace?
Sono ovviamente molto dispiaciuto per i sei militari uccisi a Kabul, sei persone hanno perso la vita in una missione di pace che sembra più una guerra continua in cui lo stato italiano è impegnato da anni. Però quanti bambini muoiono di fame e di malattia in paesi dilaniati da guerre completamente dimenticate dal mondo intero? O quanti operai muoiono sul lavoro in Italia e nel resto del mondo?
Discorsaccio. Piuttosto dove sono e quali sono i motivi per cui scrivi ciò che canti?
In poche parole I care.
Cioè?
Tengo a mio fratello, tengo al mio prossimo, tengo al mondo in cui vivo e spero vivamente di poter fare qualcosa per cambiarlo, anche si trattasse del minimo cambiamento, con la mia musica.
Aspetta però, dimmi un pò quanti anni hai e aggiungici due cose su di te...
Ho 20 anni e da quando ho 13 anni ho cominciato a scrivere canzoni, all'inizio un po' per scherzo, poi ho visto che la cosa funzionava e qualche anno dopo ho fondato la mia band. Nel 2006 mi sono trasferito in Irlanda dove ho conosciuto i Ghost Town con cui ho registrato buona parte del mio primo album solista "Anansi", proprio a Kilkenny, in Irlanda. Al mio ritorno a fine 2007, ho ripreso l'attività live coi Buffalo Soldiers e in questo 2009 ho avuto modo di collaborare con varie band trentine, tra cui i Bastard Sons Of Dioniso, mi sono esibito a Berlino con I - Shence e sempre a Berlino ho inciso dubplate per Supersonic e Citylock, i due più grossi sound berlinesi. Inoltre ho vinto il Sikula reggae contest e con i Buffalo Soldiers mi sono esibito al Sunsplash. Ho avuto modo di esibirmi in live con Il Generale ed El V, gli amici Bastard Sons Of Dioniso e il dj Gaudi, il rapper Amir, la cantante brasiliana Ana Flora e di cantare "One Love" in occasione dell'Etnagigante Festival con Bunna degli Africa Unite, Cor Veleno, Piotta e Krikka Reggae. Poi questa estate sono entrato a far parte in pianta stabile degli Aretuska, la band di Roy Paci con cui sono stato in tour europeo.
Qual è la cosa che più ti ha colpito della gente che hai conosciuto in questi anni?
Ogni persona che ho incontrato finora nella mia vita, che fosse un musicista, un operaio o uno studente mi ha saputo dare qualcosa. E ognuno di loro nel proprio piccolo mi ha fatto apprezzare di più la vita in tutti suoi momenti e aspetti...
Si ma nel dettaglio chi ti ha illuminato a livello musicale?
Oltre a Marley, l'artista che più mi ha insegnato qualcosa è Ben Harper, mi ha insegnato come approcciarmi alla musica, come conoscerla e saperla usare.
Ok, è più un discorso di influenze che di rapporti quindi…
Si, e gradualmente continuo ad apprendere da altri maestri, esponenti di generi diversi: da Muddy Waters, Robert Johnson fino a Stevie Wonder e Marvin Gaye...
Come si vive in Irlanda?
Il panorama musicale irlandese è molto interessante. Con una popolazione di poco più di 4 milioni di abitanti, è incredibile come la maggior parte degli irlandesi suoni uno strumento o si interessi seriamente di musica. E in un clima musicale così attivo è impossibile non imparare qualcosa. Ogni sera in più pub si possono trovare situazioni interessanti: musica popolare, pop, rock, reggae. Ecco un musicista che mi ha aiutato concretamente nella mia crescita musicale è Joe Cleere, un cantautore irlandese con cui ho collaborato e con cui ho suonato in più occasioni...
Perchè non l'hai pubblicato prima in Irlanda il disco?
Perché in Irlanda non era ancora completo e sono riuscito a ultimarlo solo a fine 2008 anche grazie ai Buffalo Soldiers...
Ok, non è tipo perché in Italia pubblicare un disco reggae ha un altro sapore e un circuito più o meno sistemato che parla la stessa lingua?
Il mio non è un disco reggae, o meglio, non solo reggae, e quindi offre più linguaggi, più mezzi d'espressione...
Si certo, però l'attitudine è reggae, no?
E' proprio questo il guaio, il dover porre un'etichetta su un prodotto, io lo chiamerei semplicemente musica, nel disco ci sono tre pezzi reggae, due funky, uno swing, alcuni pezzi in acustico non mi sento di chiamarlo un disco reggae....
Vorresti un po' fare come se chiedessero a Ben Harper che musica fa?
Tipo lui suona di tutto, il suo ultimo disco è rock, il penultimo ha sonorità Motown... e prima ancora ha prodotto un album gospel con i Blind Boys of Alabama, non mi sento di dare un nome alla musica di Ben Harper.
In copertina c'è una tua immagine che inevitabilmente richiama evidenti stereotipi. I capelli e la religione non c'entrano niente, vero?
No, e poi dreadlocks non vuol dire sempre essere rasta, questo tipo di capigliatura era già diffusa prima di Cristo tra i Saduh indiani e in Africa. Come simbolo di rinuncia e di povertà, ma anche di saggezza...
Per questo chiedevo. Sapevi già no che Anansi è uno dei più importanti e conosciuti Dei appartenenti alla mitologia delle popolazioni originarie della zona ovest dell'Africa. E' un dio ingannatore.
Sì conosco la leggenda di Anansi e a lui mi sono ispirato nella scelta del nome. La figura di Anansi mi ha sempre affascinato e in un certo senso sentivo e tuttora sento di possedere nella mia musica due aspetti che sono un po' i tratti distintivi di questo personaggio mitologico africano…
Cioè?
Il primo aspetto è la sua capacità di trasformarsi in qualsiasi cosa voglia e allo stesso modo anch'io muto forma nei diversi generi musicali che propongo. La seconda caratteristica che mi accomuna al dio ragno è la sua apparente debolezza che è un'arma efficace per ingannare appunto con l'astuzia i suoi nemici, in questo mi rassomiglio a lui nei testi che scrivo che non hanno contenuti violenti, ma comunque forti, questa non violenza è la mia arma ingannatrice.
Sei un po' troppo Gandhi o Mandela nelle cose che dici, però…
Beh è quello che penso.
Quando suoni dal vivo, come tutti i giamaicani conscious, fai anche vari speech, discorsi simili, tra una canzone e l'altra?
Sì, sempre.
Tipo?
Per esempio, suono sempre "M.A.F.I.A.", un pezzo del mio album contro la mafia, prima di cominciare leggo uno stralcio di un discorso di Falcone
Copia-incolla qui qualche frase del discorso...
Questo è un discorso che leggo spesso: "La lotta alla mafia non può fermarsi a una sola stanza, la lotta alla mafia deve coinvolgere l'intero palazzo. All'opera del muratore deve affiancarsi quella dell'ingegnere. Se pulisci una stanza non puoi ignorare che altre stanze possono essere sporche, che magari l'ascensore non funziona, che non ci sono le scale…
Perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell'esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell'amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il suo dovere."
Vivi in Trentino vero?
Sì, ma entrambi i miei genitori sono siciliani e anche questo scambio di culture ha favorito la mia crescita musicale.
In Trentino com'è?
L'ambiente musicale trentino al momento sembra molto promettente a differenza della sterilità musicale degli anni passati, ma l'amministrazione non si impegna molto per approfittare della situazione, anzi spesso ostacola i giovani musicisti. Politicamente e socialmente parlando, si vive bene il tenore di vita a Trento e dintorni è alto, anche perché godiamo dell'Autonomia, tuttavia succede spesso che le montagne che ci separano dal resto d'Italia rappresentano un confine anziché cime da scalare e qui mi riferisco alla chiusura mentale di alcune persone.
Cosa vorresti dire del disco?
E' un disco completo in tutti i sensi, dal punto di vista degli stili musicali e dei testi. C'è reggae, funky, pop, rock e testi d'amore e pezzi impegnati politicamente e socialmente e per questo credo che possa essere ascoltato e condiviso da moltissime persone, anche diverse tra loro nei gusti.
Invece alla gente con cui hai lavorato…
Che ognuno di loro ha dato il meglio per incidere e produrre questo album, dai Ghost Town, ai Buffalo Soldiers al mio produttore Roby Arduini. Blessed Love a tutti!
Ok. Io direi che si potrebbe chiudere qua. E' tutto molto generico, però è pur sempre il tuo primo disco. Hai centomila cose da voler dire, ora tocca capire come e a chi, giusto?
Giusto.
---
L'articolo Anansi - via Chat, 18-09-2009 di Michele Wad Caporosso è apparso su Rockit.it il 2009-09-28 00:00:00
COMMENTI