Rockit mi chiede di intervistare The Perris. Non so bene perché. Forse perché vivono nella mia stessa città? Forse perché il loro disco è stato registrato allo studio Bunker dal mio compagno di banda Andrea Rovacchi? Fatto sta che mi fa piacere perché - anche se a Rockit non lo sapevano - in effetti io almeno due terzi dei Perris li conosco personalmente, ma non ne so assolutamente nulla dal punto di vista musicale. Non ho mai visto un loro concerto e ascolto il loro ep di esordio per la prima volta poco prima di formulare la prima domanda di questa intervista con Memo, uno dei due fratelli Perri. A onor di cronaca, completa la formazione Simona Borrillo.
Luca: Sto ascoltando l'ep adesso. C'è quella drum machine, che per forza di cose è il vostro tratto caratteristico. Tu forse non lo sai ma nel mio passato c'è un amore sviscerato per le batterie elettroniche. Uno dei miei "guilty pleasures" sono i Sisters Of Mercy. La loro drum machine si chiamava "Dr. Avalanche" e veniva regolarmente indicata nella line-up ufficiale della band. Anche la vostra ha un nome? E mi puoi dire che modello è? Ti prego, non dirmi che usate dei software...
Memo: Si! Diamo nomi a tutte le cose! Alle chitarre, alle nostre macchine... una volta ho anche scritto sulla mia vecchia vespa il suo nome, "MARTA", a caratteri cubitali con la vernice rosa. La gente pensava che fosse il nome della mia ragazza. La batteria si chiama "Perrintosh" e dal nome si intuisce chiaramente che è generata da un computer... e si intuisce chiaramente anche la marca del computer... Per quanto riguarda la faccenda software non abbiamo scusanti se non quella del fattore economico. Comunque non abbiamo pregiudizi riguardo al digitale, per ora ci piace così, ma in un futuro non escludiamo di arricchire le componenti analogiche del nostro set per poter ampliare la gamma delle possibilità. Il nostro approccio alla drum machine è estremamente istintivo e casuale. Perlopiù è frutto di tentativi. Penso sia una prerogativa dei non-batteristi. Ci sono pochi cambi e le dinamiche sono variate in tempo reale durante i concerti.
L: Be' allora devo quantomeno dire che avete il buon gusto di utilizzare campioni semplici e dal suono caldo. La cosa non è così ovvia, quando si hanno sottomano le infinite possibilità del software. Senti: voglio sapere come vi siete trovati al Bunker. Come è stato lavorare con Andrea? Vi ha rotto le palle?
M: Andrea è un gran fonico. Sapevamo che mettendoci nelle sue mani qualcosa di buono sarebbe uscito. Non siamo un gruppo facile da registrare: non facciamo leva sulle nostri doti di "esecutori" e per questo vorremmo aver dedicato più tempo alla rifinitura dei pezzi a livello di struttura e di suoni. Ma questo è un risultato che si ottiene con il tempo e l'esperienza e soprattutto con il rapporto che si crea tra un gruppo di persone che vanno nella stessa direzione. Siamo entrati in studio senza aver mai fatto un live, quindi Andrea non aveva punti di riferimento su cui lavorare. Immagino, immedesimandomi in lui, che sia andato un po' alla cieca. Personalmente mi piace l'idea che qualcuno lavori sui nostri pezzi ma non mi piace avere poco tempo, come spesso accade quando si lavora in studio. E' stato faticoso, ma non è stata affatto un'esperienza negativa. Bisognerebbe chiedere ad Andrea se siamo stati noi ad avergli rotto le palle!
L: Non diamogli questa soddisfazione. Il vostro ep è la prima uscita dell'etichetta Youthless. Io non conoscevo i Perris come band ma conoscevo già te e Simona per il lavoro che svolgete da qualche anno assieme ad Enrico Rossi su Youthless, che è una fanzine vecchio stampo: cartacea, autodistribuita, gratuita e con uno spirito estremamente indipendente. Ti va di raccontarci in sintesi come è nata e cosa vuole diventare Youthless?
M: Tutto è nato da Enrico: fece uscire un primo numero della fanzine (ribattezzato poi "numero 0") nel quale ci intervistò via mail riguardo alla nostra vecchia band. Dopo un nostro concerto si presentò a noi per la prima volta con in mano questa rivista fatta di fogli A4 ed impaginata con Word. Subito abbiamo capito che l'idea era valida e così, parlandone in maniera molto schietta, sono nate sul momento le rubriche e tutto il resto. Il sabato successivo stavamo già lavorando a casa mia sul numero 1. La cosa strana è che noi, prima di quella sera, Enrico non lo avevamo mai visto! E ora sono tre anni che mandiamo avanti insieme questo progetto per il puro piacere di farlo, o meglio, per soddisfare la nostra curiosità in campo musicale. Un po' siamo scemi, perchè la cosa si è evoluta, e ora fare uscire un numero richiede un sacco di sforzo e di tempo, con l'aggiunta che alla fine non ci guadagnamo niente (in termini economici, intendo). Youthless è in continuo mutamento, per cui è difficile capire cosa sarà. La nascita dell'etichetta per esempio è sempre un'idea di Enrico: ha insistito perchè fossero i Perris ad essere presenti sullo Split di prossima uscita. Fosse stato per noi avremmo optato per una strategia di marketing un po' più concreta, magari puntando su una band già un po' affermata. Un sacco di gente oggi fonda le etichette per promuovere la sua stessa band e questa è una cosa che ci ha sempre dato un po' fastidio, ma il fatto che Enrico si sia imposto su di noi come "produttore" mi convince a rivedere la cosa sotto un'altra ottica. Per ora stiamo mandando avanti diverse cose, top-secret e non. Aspettare per vedere!
L: Quindi, scusami se cerco di fare ordine: l'ep dei Perris non porta già il marchio di Youthless? Puoi dirmi qualcosa di questo split di prossima uscita cui hai fatto cenno?
M: L'idea della pubblicazione dello Split è precedente alla registrazione dell'Ep. Siamo andati in studio per registrare il pezzo che poi sarebbe finito nel vinile (anche se in seguito abbiamo scelto di pubblicare un inedito, non presente sull'EP). L'equivoco forse nasce dai lunghi tempi di gestazione dello Split. Sull'altro lato del vinile saranno presenti gli Schonwald, anche loro con un inedito. Il tutto racchiuso in un packaging particolare. I contenuti testuali della fanzine saranno curati non solo da noi ma anche da collaboratori stranieri. Insomma, una sorta di "greatest hits" in doppia lingua (inglese/italiano). Per una volta vogliamo toglierci lo sfizio di pubblicare qualcosa senza limiti economici e di tempo, per cui credo che il prodotto finito sarà veramente al di sopra dello standard Youthless. Comunque sì, "Hic Sunt Leones" porta il marchio dell'etichetta, ma è stata una decisione spontanea e naturale. Per noi era implicito... per Enrico anche...
L: Hai disegnato tu la copertina dell'ep?
M: Sì. La sparo? E' Ispirata a "20.000 leghe sotto i mari".
L: Mi sovviene solo ora che anche i Julies agli esordi, prima ancora di pubblicare le prime cose, erano un trio con due maschietti e una femminuccia. Parliamo - letteralmente - del secolo scorso. Al di là di quello che tutti ci auguriamo per i Perris, tu idealmente preferisci le band longeve ed in continua evoluzione (esempi eccellenti: Flaming Lips, Sonic Youth, Radiohead, Primal Scream) o quelle dalla vita breve, stilisticamente quasi immobili, ma dall'impatto devastante (esempi eccellenti: Joy Division, Sex Pistols, Slint)? Insomma: un focolaio di ricerca o una fiammata abbagliante? E' una domanda idiota?
M: Non è affatto idiota. E' un argomento che abbiamo affrontato tra di noi diverse volte. Siamo assolutamente per i primi, quelli longevi. Sarà per il fatto che siamo un po' refrattari alle mode (il che non è affatto un punto a favore) e band come Joy Division e Sex Pistols hanno una forte componente di moda. Artisti di questo calibro hanno la grande attitudine a cogliere e trasformare in musica l'umore del periodo in cui vivono riuscendo così ad arrivare ad un numero superiore di persone in un breve arco di tempo. E non è poco! Ma personalmente preferisco le band che si evolvono e che riescono a stupirmi di album in album (anche se oggigiorno non ne esistono quasi più…). D'altra parte credo che una band debba riconoscere quando è giunto il momento di chiudere un capitolo.
L: Faccio finta di non prenderlo come un suggerimento tra le righe. Direi che è bene chiudere. Mi perdonerai se non mi sono addentrato molto nello specifico sulla musica, d'altra parte delle vostre influenze non mi frega nulla e mi pare sciocco chiederti come hai conosciuto tuo fratello. Qui accanto da qualche parte dovrebbe esserci un player con tutto "Hic Sunt Leones" in ascolto, quindi è inutile parlare troppo di una musica quando la si può ascoltare. Credi che vi metterete presto al lavoro su un album o il formato ep è quello che preferite? In epoca di digital download e ipod shuffle trovi che il concetto di album sia superato o mantiene una propria validità?
M: Per ora quello che ci preme fare è suonare live, il più possibile. Come band neonata ne abbiamo bisogno sia perchè ci piace enormemente farlo sia perchè dobbiamo "rodarci". In cantiere ci sono diversi pezzi, quindi di sicuro un album in futuro si farà, ma al momento non è la priorità. Magari faremo delle registrazioni dilazionate nel tempo e poi raccoglieremo il materiale che più ci piace, questo per avere un controllo maggiore sul prodotto finito. La necessità di uscire con un Ep era legata al fatto che al momento di entrare in studio non sapevamo bene cosa ne sarebbe uscito e se ci sarebbe piaciuto, ma ora, a conti fatti, abbiamo capito che erano solo pippe e che è sempre meglio non pensare troppo a quello che si fa. Il formato album non credo scomparirà, anche se già lo si intende come file .zip da scaricare sul computer. L'immediatezza di internet ci spinge sempre di più ad aver bisogno di novità immediate, per cui le band, in futuro, non avranno più il tempo di raccogliere fisicamente un numero di canzoni da poter inserire in un album senza che queste siano già state caricate precedentemente su myspace. Ci vuole molto autocontrollo per resistere a questa tentazione... e non è detto che sia una cosa sbagliata. Una cosa è certa: il concetto di album va rianalizzato.
L: Con questa ti saluto. E' stato un piacere.
M: Ciao Luca. Grazie, è stato un onore.
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L'articolo The Perris - via Chat, 22-02-2010 di Julie's Haircut è apparso su Rockit.it il 2010-03-01 00:00:00
COMMENTI (4)
pienamente d'accordo.
io, che sono una dei pochi che ancora compra dischi su dischi, e si gode le copertine, si legge i testi, guarda le foto e respira tutto l'insieme del lavoro, credo che fare cd abbia sempre meno senso.
é la parola "momento" che ci spaventa.
Speriamo duri più di un momento.
Comunque grazie.
The Perris
:)
Gran bel gruppo e grande LucaG...
mio gruppo preferito del momento.