Non è facile trovare grandi novità nel post-rock: non ci si inventa nulla, è più un gioco di sfumature e di equilibri. Calibrare con precisione il rilascio delle tensioni e ogni singola nota. Se i calcoli funzionano chi ascolta rimane a bocca aperta. E' il caso degli Eimog, formazione di Agrigento che con "Scenario" riesce davvero a stupire: sei tracce eleganti, non una sbavatura. Gioele Valenti li ha intervistati.
Facciamo un po' di storia attorno alla vostra formazione: quand'è iniziato il tutto, se avete cambiato line up, collaborazioni...
Il progetto Eimog nasce nell'autunno 2007, ma solo nel 2008 iniziamo a maturare una certa consapevolezza di voler davvero investire energie nella musica. Dopo solo due mesi di prove e qualche live in giro per la Sicilia decidiamo di registrare un demo di sei brani. Col tempo troviamo una line-up stabile e arriva anche il primo ep, "Early", distribuito dalla Iteraphone records, un'etichetta di Montreal. Il 2008 è un anno intenso di live, più di sessanta date in giro per la regione e per lo stivale, e non tardano ad arrivare i primi consensi dalla stampa. A inizio 2009 ci chiudiamo in uno studio ricavato in un piccolo appartamento in campagna e ci mettiamo d'impegno sulla stesura di "Scenario", il nostro primo disco ufficiale. Praticamente dieci mesi di estenuante lavoro, ore e ore a comporre/scomporre singole note e intere parti. La ricerca è alla base di tutto. Ogni singolo suono trova il suo spazio all'interno di un sistema evolutivo denominato "brano". Aggiungiamo anche un violino ed un violoncello, il ricamo ideale allo spettro melodico che volevamo avere. Al momento la line-up è costituita da cinque membri e due collaboratori esterni (violino e violoncello).
Oltre all'Iteraphone records siete in contatto anche un'altra etichetta estera, la giapponese Friend of Mine records. Come è nata la collaborazione con queste realtà?
Considerata la natura del nostro suono abbiamo sempre cercato qualcuno con cui lavorare all'estero. L'Iteraphone records è una giovane label canadese, oggi agenzia di booking. Gli abbiamo inviato l'ep e si è subito interessata a noi. Sono passati ormai due anni e finalmente, probabilmente in estate, riusciremo ad andare in Canada per il nostro primo tour oltreoceano. Per quanto riguarda la Friend of mine, tutto è iniziato quando il disco era ancora in cantiere. Ascoltati i primi provini, hanno deciso di distribuire "Scenario" in Giappone. E' una label che lavora a 360 gradi sulla promozione di una band, per noi è fondamentale...
Invece della siciliana Sudway Productions cosa mi dite?
La Sudway è una neo-label nata solo quest'anno, "Scenario" è la loro prima produzione. Oggi è praticamente impossibile che qualcuno si interessi interamente alla realizzazione di un disco curandone tutti gli aspetti tecnici e promozionali. E' stato un incontro casuale: il giorno della nostra partecipazione al Temple Rock Festival di Agrigento. E' nata una splendida amicizia, a loro dobbiamo tanto e siamo orgogliosissimi che in Sicilia qualcosa cominci realmente a farsi strada... ormai nessuno ci crede più nella musica.
Sicilia: terra di bellezza e contraddizioni tout court. Raccontateci qualcosa della vostra attività sul territorio: esperienze, fermenti culturali, impressioni sulla musica indipendente isolana...
Si... La Sicilia è una terra strana, dove ogni contraddizione sembra quasi avere un senso logico. Ma è innegabile quanto sia il fulcro di ogni nostra attività mentale, artistica ed emotiva. Ad essa siamo profondamente legati ed è qui che è nato tutto, è qui che ogni cosa per noi ha iniziato ad avere un senso. Il fermento culturale in questi ultimi anni ha subìto una verticale ascesa, finalmente si percepisce una nuova apertura verso la musica underground. I club adesso promuovono band che dieci anni fa non avrebbero minimamente considerato, ci sono molti festival importanti (Ypsigrock, Templerock, Etnasound) e soprattutto tantissime nuove band che si stanno facendo conoscere in giro per l'Italia, l'Europa e oltreoceano. Essere parte di questa crescita culturale non fa che rafforzare il nostro legame con queste zone.
Ascoltando "Scenario" si avverte una certa omogeneità stilistica a disciplinare la forma... C'è dietro una ricercata irreggimentazione oppure si tratta di una vostra attitudine naturale?
Esiste una fase dello sfogo istintivo dove si considera poco la struttura della forma sonora ma in realtà, e non vorrei che ciò fosse percepito come una irreggimentazione, l'aspetto estetico delle composizioni di "Scenario" è costituito da una maniacale collocazione di note in successione. Alla fine, rientra tutto in un movimento naturale, senza forzatura alcuna... abbiamo semplicemente lavorato parecchio alla stesura e di conseguenza rimanere a lungo sulle canzoni ci ha permesso di riflettere su cosa inserire o cosa tralasciare all'interno dei cinquantasette minuti.
Nella costruzione dei brani partecipate tutti in egual misura, oppure c'è tra voi un primo motore da cui partono le idee principali?
Non esiste un pensiero motore, siamo tutti parte di un unico tutto. Ogni colore ha la sua estrema importanza per la riuscita definitiva di ciò che "insieme" vogliamo trasmettere all'ascoltatore.
Slint, Tortoise, Mogwai, Sigur Ros... vi va di continuare?
Sarebbe davvero riduttivo cercare di descrivere il nostro background culturale, musicale... Proveniamo tutti da diversissime estrazioni artistiche. Abbiamo ascoltato di tutto. Nessun genere prefissato, nessun ascolto preciso. Proveniamo chi dall'hardcore, chi dall'indie. Tutto fa parte del gioco e da tutto si attiva uno stimolo che, dopo anni e anni, diventa la chiave di lettura di un certo bisogno di esprimersi, del desiderio di trovare una forma musicale alle proprie idee.
Da conterraneo: ditemi un paio di cose che vi piacciono della Sicilia, piatti tipici a parte, e un altro paio che veramente odiate...
Abbiamo sempre avuto un'immagine dicotomica della realtà siciliana... che si parli di politica, di vita sociale o di arte. Ma è come amare qualcosa e non capirne il perché. Forse l'aspetto che tarda a maturare è ancora quel provincialismo sociale... immagino tu capisca cosa voglio dire...
Come sono gli Eimog dal vivo?
Penso che la dimensione live sia l'unico momento dove lasciarsi trasportare dall'istintività. Non siamo interessati a nessun tipo di relazione verbale con il pubblico, lasciamo che sia la musica fare tutto. E' un interscambio naturale e perfetto. Un vortice di alti, bassi, silenzi e crescendo.
Aspettative per il futuro, cosa bolle in pentola?
Le aspettative... beh... ci auguriamo di poter presentare "Scenario" ovunque sia possibile. Siamo orgogliosi che il nostro lavoro stia girando bene. Un po' ci spiace che le migliori soddisfazioni stiano arrivando dall'estero e non dall'Italia, anche se devo ammettere che la cosa un po' ci gratifica. Al momento stiamo valutando tantissime idee e proposte, tornati da un tour irlandese ci si prepara alle prossime date in Europa... e si spera quanto prima di poter approdare in Canada e Giappone. Per il resto, che gloria sia.
Non è per niente comune che un gruppo relativamente giovane sia riuscito ad avere uno sbocco all'estero. Come siete riusciti ad organizzare il tour in Irlanda?
E' stato organizzato da un nostro carissimo amico dopo che alcuni club e alcune band locali ci hanno contattato. E' stata la nostra prima esperienza europea. Non è poi così difficile suonare fuori, solo l'Italia continua a dimostrarsi restia nel dare spazio ai nuovi nomi emergenti.
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L'articolo Eimog - via Mail, 18-02-2010 di Gioele Valenti è apparso su Rockit.it il 2010-02-23 00:00:00
COMMENTI (2)
sempre belli. voglio il disco !!!
eimogwai
bravi