(Foto di Elisa Casanova)
Ad inizio Aprile esce un loro nuovo disco, "Al Posto Del Fuoco". Un lavoro nuovamente scuro, che condensa le sonorità più diverse: da quelle monolitiche e rock ad altre più "leggere" che lasciano trasparire un'anima tutta cantautorale. Certamente quanto di più lontano dai loro esordi in levare, ma non è una novità (e ne siamo contenti). Abbiamo affidato i Meganoidi a chi li conosce bene, ha pure registrato un disco nel loro studio, il Green Fog. L'intervista di Enrico Molteni (Tre Allegri Ragazzi Morti).
"Al posto del fuoco", che se non sbaglio è il vostro quarto album in studio, esce nei negozi il 10 aprile 2009. A Genova, la vostra città, ci sono ancora negozi di dischi (forniti) o è difficile trovarne come a Pordenone?
Jacco: La crisi della discografia è riscontrabile anche nella mancanza di negozi di dischi. Sono veramente 3 o 4 i negozi di dischi che a Genova resistono credendo ancora con passione al supporto originale. Come nella maggior parte delle grandi città il maggior smercio del supporto originale avviene tristemente nei grandi magazzini che hanno troncato le gambe ai piccoli negozi e che di certo non investono sul settore della musica indipendente. E' nostalgica questa mia visione, ma è così... In questa crisi, però voglio fare un plauso a Maso di Taxi Driver che andando controcorrente aprirà a Breve il suo negozio di Dischi e la cosa mi rincuora…
Il vostro percorso è bizzarro: dagli esordi ska/rock siete andati verso direzioni molto scure, fino a sfiorare il progressive. "Al posto del fuoco" è un disco che mescola ulteriormente le carte: muscoloso ma snello, direi atletico. Ha grandi aperture melodiche ma senza tuffarsi mai nella melassa. È ricco nel suono e suppongo avrà buoni singoli estivi e invernali. È un disco centrato. Come lo descrivereste a qualcuno che non vi conosce?
Luca: E' un disco che racchiude le sfaccettature dell'anima Meganoidi e dà spazio ad ogni aspetto della nostra personalità. Il suono, le parti del disco e l'espressività che esce da questo lavoro sono il nostro punto di ritrovo creativo.
J: Questo è il nostro quarto album, contiene undici pezzi come gli anni che sono passati da quando abbiamo iniziato a Suonare. E' un disco in un certo senso "compresso"… pur essendo curato nel suono e nelle melodie… trasmette la voglia di comunicare in maniera diretta quello che siamo noi oggi. Ma questa non è una novità perchè la stessa risposta è stata data anche ai tempi di "Granvanoeli", qui la forma cambia... In questo disco rispetto al passato puoi sentire al 99% quello che abbiamo dentro veramente, non ci siamo fatti problemi a tirar fuori la nostra parte "grottesca rock e ironica" e affiancarla alla leggerezza... In "Al posto del fuoco" ci sono pezzi come "Dune" che ti entrano dentro, sono magmatici, vanno ascoltati con più attenzione… altri che sono molto più diretti e "sereni" come "Mia"... Sento questo disco equilibrato e immediato, maturo.
Una volta si facevano i tour per promuovere i dischi, oggi si fanno i dischi per promuovere i tour. Se nel vostro approccio alla musica e nella vostra line-up ci sono stati cambiamenti in dieci anni di attività, nel mondo della musica ci sono state delle vere e proprie rivoluzioni. Cosa pensate accadrà nel futuro prossimo? Ci abitueremo anche noi a comprare suonerie polifoniche per telefonini o torneranno trionfando gli Lp sui nostri giradischi?
J: I Meganoidi come tantissime altre band esistono e "resistono" grazie ai concerti. Nonostante la crisi il live è l'unica forma di espressione musicale che resiste, grazie alla sua inimitabilità e induplicabilità... Bisogna però difendere a spada tratta il valore che la musica ha nella sua espressione live. Perchè troppo spesso anche la musica dal vivo viene intesa come sottofondo o distratto intrattenimento. Io personalmente quando ne ho occasione compro musica soprattutto ai concerti e non mi sono mai abituato a scaricarla… Non credo mi abituerò mai a comprare suonerie polifoniche che suonano dal tweeter di un cellulare.
L: Io credo personalmente che il futuro della musica sarà molto diverso. La musica è un leone in gabbia a cui piano piano stiamo negando sempre più spazio, e trovo che sia una forma di espressione troppo importante per finire così. Sicuramente non torneranno gli Lp sui giradischi, ma certamente ci sarà un cambio di direzione.
Il vostro quartier generale, il Green Fog, è il sogno di ogni gruppo. Studio di registrazione, sala prove, ufficio e quant'altro. Siete un riferimento per l'autoproduzione, avete un'energia ed una capacità notevoli. Siete soddisfatti o tornereste volentieri ad occuparvi solo di musica, delegando ad altri il resto del lavoro?
L: Beh, noi ci occupiamo di molte cose, e quando non ce la facciamo deleghiamo volentieri! Siamo sicuramente un gruppo a cui piace molto lavorare per noi stessi e per gli altri artisti dell'etichetta, ma abbiamo maturato anche la consapevolezza di fermarci dove non possiamo o sappiamo arrivare.
Tra l'altro avete un componente, Mattia Cominotto, che oggi ufficialmente "suona il mixer", oltre che chitarre e quant'altro. Dal palco si è trasferito in studio, rimanendo un componente a tutti gli effetti. È una cosa abbastanza unica. Come siete arrivati a questa soluzione?
J: Matti ha iniziato a distaccarsi dall'aspetto live in occasione della registrazione de "La seconda rivoluzione sessuale", il vostro ultimo disco, qui al Green Fog Studio. Da quel periodo il suo interesse e impegno nello studio e nelle produzioni l'hanno portato ad essere oggi un ottimo fonico e produttore. Nel frattempo ci sono stati ulteriori "assestamenti" nella band; Fabrizio (ex Sassofonista) decide di staccarsi dalla band e di cambiare vita… Noi eravamo a metà Tour di "Granvanoeli", un disco che nonostante le difficoltà ci ha portato in giro per l'italia per un centinaio di date... "Al posto del Fuoco" intanto prendeva forma nei soundcheck e in tanti altri momenti di "ispirazione" del Tour... Ci siamo trovati a fare questo disco senza Mattia alla chitarra e per noi il contributo di Bernardo (il nuovo chitarrista) è stato fondamentale e "nuovo". I valori di Mattia come fonico e coautore hanno chiuso il cerchio e questa condizione spero ci possa far crescere come band e come persone. I Meganoidi sono 6 ma sul palco suonano in 5.
Per le nuove foto promozionali avete sfoggiato un look inedito, cilindro e papillon, mentre avete delegato ad una spirale la copertina. Ha un significato preciso?
L: Lo studio Toyshirt ha realizzato l'intera veste grafica del nosto nuovo lavoro. Ogni singolo momento visual del progetto è stato curato da Leonardo Gatto: dal Cd, ai manifesti ed ai cartonati. Toyshirt ha valorizzato con garbo il nervo presente tra le tessiture armoniche del nostro lavoro, osservando ed ascoltando ogni momento del disco per rappresentarlo al meglio all'interno delle grafiche che sembrano quasi voler invitare all'ascolto colui che si trova a sfogliarlo.
In un'era nella quale i file audio di scarsa qualità hanno abbattuto l'amore per i supporti fisici, "Al posto del fuoco" è stato realizzato come un lavoro da ascoltare e da guardare. Le atmosfere dei vari brani sono legate profondamente alla propria confezione. La scelta di utilizzare lettering differenti e di inserire grafiche oniriche che si insinuano all'interno del cd, trascrive su carta l'intensità del cantato e ricalca le differenti sonorità che caratterizzano il suono di questo disco.
Il servizio fotografico realizzato da Elisa Casanova presso il museo Doria di Genova, vuole rappresentare una sorta di grottesca scoperta di se stessi tra ossa di vecchi mammut, legno, minerali ecc… e il nostro animo rock in diagonale tra passato, presente e futuro, insomma come voler dire che quello che c'è di concreto in noi, ossia la voglia di portare avanti il nostro progetto in assoluta libertà espressiva, non mancherà mai.
Tre nomi di artisti italiani che amate particolarmente.
L & J: We Were On Off, Teatro degli Orrori ed Enzo Jannacci.
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L'articolo Meganoidi - via Mail, 18-03-2009 di Enrico Molteni è apparso su Rockit.it il 2009-03-23 00:00:00
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