Daddy Was A Driver - via Mail, 24-08-2010

(Le illustrazioni sono di Elisa Cerri)

Le canzoni nascono a Bologna, ma poi passano per le mani di Craig Schumacher (Calexico, Steve Wynn, Giant Sands) e vengono suonate nelle maggiori radio statunitensi. I Daddy Was A Driver hanno belle storie alle spalle, di quelle di frontiera, perfette per la musica folk. E per poco non sono riusciti ad avere Howe Gelb come ospite nel nuovo disco. L'intervista di Ester Apa.



Dai Desoto a Daddy was a driver. Chi eravate prima, chi siete diventati adesso?
In realtà è da Earl & the Losers a Daddy Was A Driver. Desoto fu il nome scelto quando, dopo qualche cambio di line up, a Enrico (già batterista di Earl & the Losers) si unirono Marco e Gabriele, che avevano già suonato con me in altre formazioni. Desoto e Earl & the Losers hanno quasi vissuto parallelamente per un po'. In realtà Earl & the Losers sono stati un banco di prova per mettere insieme le sonorità di Morricone con la rabbia grezza e primordiale di Link Wray e le allucinazione di David Lynch che (incredibile) scrisse un pezzo incluso nella colonna sonora del suo capolavoro, "Cuore Selvaggio", le cui sonorità anticipavano di quasi dieci anni il sound dei Calexico. Come Desoto iniziammo a suonare le canzoni che trovi oggi nel nuovo disco, quasi tutte con una struttura canonica, lasciando gli strumentali a Earl & the Losers e cercando però di mantenere, per entrambi i progetti, sonorità abbastanza omogenee. Poi un giorno ricevo una email di una band che si chiama Desoto Caucus, che altro non sono che i tre danesi che suonano con Howe Gelb nei Giant Sands dal momento in cui Burns e Convertino hanno deciso di avere tempo solo per i Calexico. I tre ci hanno chiesto, senza tanti giri di parole, di trovare un altro nome visto che loro utilizzavano Desoto già da quattro anni e il genere era abbastanza simile. Nessun problema! A quel punto fa la sua comparsa Daddy Was A Driver, titolo di un vecchio brano dei Boyz From Des Moines.

Tre nomi diversi in cinque anni e un esordio sui generis per un gruppo italiano che è all'insegna della musica surf. Dick Dale, The Chantays, Surfaris. I piedi piantati a Bologna, i suoni nelle orecchie venivano invece direttamente dalle spiagge californiane?
In realtà nessuno di noi è mai stato un vero fanatico del surf strumentale o del mito Californiano anni 60. A me sono sempre piaciuti Link Wray e Eddie & the Showmen e soprattutto la rabbia sonora di certi pezzi di quel periodo. Come già detto Earl & the Losers erano un banco di prova ma un disco ("Maximum Surf'n'Western from Tortello Town") lo abbiamo pubblicato con l'etichetta di Atene Fuzz Overdose Records. Si trattava di un demo registrato in poche ore spendendo 200 euro in tutto. Otto di quelle dieci canzoni le avevo scritte in un pomeriggio, ma il disco funzionava e ad oggi devo dire che riascoltandolo l'effetto è ancora piacevole.

Poi arriva Hank Williams, i Buffalo Springfield, David Crosby, l'America degli anni 60, il country…
Tuttora il mio gruppo preferito sono i Beatles e mi è sempre piaciuta la musica inglese, almeno fino alla New Wave, ma non sono mai riuscito a trarne ispirazione per scrivere canzoni. Il salto oltreoceano è avvenuto con le suggestioni visive dei film di David Lynch e Gus Van Sant e "Boys Don't Cry" di Kimberly Peirce. A questo immaginario americano va aggiunto il fatto che mio padre è sempre stato un fanatico di film western, soprattutto quelli italiani con i quali sono cresciuto. Il salto si conclude con la scoperta di due dischi degli anni 90 di Neil Young ("Mirror Ball" e "Broken Arrow"), forse poco conosciuti e amati rispetto a quelli del passato, e l'arrivo sulla scena di gruppi come Giant Sand, Calexico, Grandaddy e (qualche anno prima) gli Uncle Tupelo che seguendo il solco tracciato dal paisley underground mescolano il country, odiato fino a quel momento dagli adolescenti, al punk. Dopo queste esperienze David Crosby, Byrds, Buffalo Springfield e Neil Young riascoltati a posteriori mi hanno fatto un effetto diverso. Per Hank Williams il discorso è più complesso: lui è il padre del country e se non vuoi deragliare e finire a suonare country lagnoso, melense ballate o tormentoni sudisti come "Sweet Home Alabama", è meglio ogni tanto dargli una rispolverata. Ma ci sono voluti i racconti sul Midwest di una mia amica che se ne è andata a vivere a Des Moines (Iowa) dopo aver sposato un ragazzo di lì, hanno acceso la miccia su quel bizzarro mondo a metà tra la provincia bianca e annoiata del Midwest e la zona al confine col Messico, popolato da una strana umanità che si eccita e deprime con niente.

E infine dalla porta principale entra in scena Sergio Leone. Il Belpaese che incontra il Nuovo Mondo. E' un autore che hai divorato o quell'immaginario cinematografico è arrivato a posteriori?
Le colonne sonore di Morricone e i film di Sergio Leone le conosco fin da bambino. Per quanto mi riguarda David Lynch in coppia con Angelo Badalamenti (che ha scritto quasi tutte le colonne sonore dei suoi film) hanno aggiornato la coppia Morricone/Leone e Nicolas Cage è stato per un po' il nuovo Clint Eastwood. Niente più saloon e città fantasma ma la desolata periferia americana, ipnotica e malsana come la Big Tuna di "Cuore Selvaggio".

Già che hai tirato in ballo Eastwood, a mio avviso la colonna sonora di "Il Buono, il Brutto e il Cattivo" non può essere esclusa dal nostro discorso.
La chitarra solista de "Il Buono, il Brutto e il Cattivo" è fantastica e il tema è surf'n'western allo stato puro. Quello è forse l'incipit di tutto, qualcosa di "nostrano" col quale sono cresciuto. Ed è forse quello che rende credibile, anche agli americani, il fatto che un italiano si metta a scrivere musica a metà tra il country e il desert senza sentirsi un'idiota che scimmiotta un'altra cultura.

Dove e come nascono i brani di questo nuovo lavoro?
Ora i brani li scrivo tutti io. In passato, in collaborazione con Gabriele che nel disco suona il basso e fa i cori. A volte prendo l'atlante degli Stati Uniti, cerco una città anonima di uno stato anonimo e mi immagino una storia. Nella maggior parte dei casi si tratti di trentenni bianchi che vengono lasciati dalla loro donna o perdono il lavoro o hanno una band che si sfascia durante un tour male organizzato. Negli ultimi mesi però ho ascoltato molto i Beach House e credo sia giunto il momento di aggiornare le tematiche.

Dodici tracce co-prodotte da Craig Schumacher, nome tutelare che dietro la console negli ultimi anni ha lavorato per band come Calexico, Steve Wynn, Neko Case, Giant Sands. Raccontaci il suo modus operandi ma soprattutto il valore aggiunto di un'esperienza di questo tipo…
Cercavamo quel suono desert e polveroso inventato da Craig Schumacher per Calexico e Giant Sand ai Wavelab Studio di Tucson e quindi, dopo aver registrato a Bologna agli Alpha Dept con Giacomo Fiorenza, gli abbiamo chiesto se fosse interessato alla cosa. Lui ha fatto un brano di prova e il risultato era quello che volevamo quindi Marco e Enrico sono andati a Tucson a seguire il resto del lavoro. Mi hanno raccontato che Craig Schumacher si siede al mixer e lavora sui pezzi con gli occhi semichiusi muovendo le mani sulla consolle come uno sciamano. Nel nostro caso ha ribaltato i suoni di batteria e basso, aggiunto profondità al suono e dato corpo ad alcuni suoni di chitarra forse troppo secchi all'origine; è un tipo alla mano con molta esperienza. Ad un certo punto mancava qualcosa in "Please Stop Crying", che è un country quasi tradizionale, ed è venuto fuori con l'idea di un pianoforte trattato. Mancava però il pianista, allora ha preso il telefono e ha chiamato Howe Gelb che però era in tour in Nuova Zelanda. A quel punto ha optato per Nick Luca, un polistrumentista che lavora con lui e ha suonato in vari dischi di Calexico, Neko Case, Steve Wynn, Goldfrapp, Giant Sand, Iron and Wine, Robyn Hitchcock e altri. Il risultato non è male ma abbiamo perso l'occasione di avere Howe Gelb che suona in un nostro pezzo. Finito il lavoro Craig Schumacher ha poi mandato il tutto a Los Angeles per il master. Il disco alla fine è venuto come volevamo e a me ha lasciato la certezza che oggi puoi avere un ottimo suono anche con strumenti economici: quello che fa la differenza è la registrazione e il lavoro dietro al mixer. Il vintage è per amatori.

Il disco è uscito per l'etichetta americana Zip Records. La scelta di farsi produrre da una label non italiana è stata voluta o pura casualità?
Volevo assolutamente una etichetta americana nonostante quel genere musicale abbia più seguito in Europa che non negli Stati Uniti. Effettivamente ho cercato di proporlo anche qui ma quando mi hanno risposto da San Francisco non ho avuto dubbi. Durante i primi approcci con la Zip Records c'è stato un certo interesse da parte dell'etichetta di Serj Tankian dei System Of A Down. Ma sinceramente cosa c'entravamo con loro? Riguardo l'Europa la Zip Records aprirà la sede europea in Olanda ma non sarà a breve quindi al momento ci ha lasciati liberi di pubblicare il disco in Italia e qualche altro paese come la Germania. Come etichetta hanno un modo di lavorare abbastanza serrato e infatti mi hanno già chiesto un altro disco da pubblicare a inizio 2011 e anche quello dovrebbe uscire prima negli Stati Uniti.

Presumo che il planning promozionale si sia mosso lungo binari internazionali. Che tipo di accoglienza avete avuto in acque non nostrane? Siete stati a suonare in Europa o fuori dalle sue frontiere?
La Zip Records è distribuita in Usa e Canada dalla Red che fa parte della Sony. Il che vuol dire tanto e niente. Magari lo trovi da Walmart a Milwaukee tra la roba etnica ma non nel negozio specializzato dove vorresti che fosse. Per la promozione hanno speso abbastanza e il disco, a 3 mesi dalla sua uscita, continua ad essere recensito e pubblicizzato bene, per quello che posso vedere da qui. Quello che so di certo è che ha passaggi radiofonici regolari sia negli Stati Uniti che in Europa e questo non è male. Ho visto inoltre che gli agganci con i dj sono quelli che, nel nostro caso, portano più contatti per i live rispetto alle booking agency. L'hanno scorso abbiamo suonato a Kiel vicino ad Amburgo, a fine luglio abbiamo fatto 2 date a Berlino, una delle quali nel miglior locale che abbia mai visto, il Bassy Club. Dovremmo replicare in Germania ad Amburgo e Monaco. Altri contatti li abbiamo per suonare a Stoccolma, Atene, Valencia e Vienna. Intanto tentiamo di entrare al SXSW 2011 a Austin. In quel caso sono già certe altre date a New York e costa atlantica. Con una nuova line up, però. Perché nel frattempo, come spesso succede, il gruppo che ha registrato il disco è esploso e altri componenti sono entrati.

"Riding Day by Day" è entrato a far parte della colonna sonora di "Blood & Curry" lungometraggio di Atul Sharma. Immagino sia un bel traguardo per un gruppo nettamente cinematografico come il vostro...
Non male! "Blood & Curry" dovrebbe andare, tra gli altri, al Sundance Film Festival dove spero che qualcuno noti la canzone e me ne chieda altre… non mi dispiacerebbe come lavoro.

Abitate ancora a Bologna? Avete pensato dopo l'uscita dell'album che un progetto come il vostro avrebbe vita più facile fuori dai nostri confini?
Abitiamo tutti tra Bologna, Ravenna e Ferrara. Nonostante il disco "viva" fuori Italia, vivere di musica è quasi impossibile a certi livelli. Forse la Germania e città come Berlino offrono qualcosa in più a chi fa musica oggi, però è solo una sensazione. Non credo sia comunque facile.

Un'ultima curiosità, ci dici perché Sheena è un "Country girl"? Me la ricordavo in altri ambiti.
Sheena is a Punk Rocker! La canzone racconta la storia di 4 ragazze americane che hanno un gruppo, girano con il loro van per il paese e fanno i loro concerti suonando rock and roll come meglio possono. Poi ad un certo punto della loro vita rientrano nei ranghi, vendono gli strumenti, comprano 4 microonde e cominciano a cucinare dei pasti per i 4 sfigati che hanno sposato. Ma è probabile che Sheena, dopo qualche anno speso da brava massaia americana, torni ad essere punk rocker.

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L'articolo Daddy Was A Driver - via Mail, 24-08-2010 di Ester Apa è apparso su Rockit.it il 2010-09-08 00:00:00

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