Foto Profilo è la nostra rubrica di interviste con la quale continueremo a seguire la nostra vocazione primaria: presentarvi validissime band e artisti italiani. Le regole sono semplici: con ogni risposta, una foto.
Oggi tocca a Vincenzo da Via Anfossi che ci parla del suo nuovo album "V.I.P. (Vera Impronta Popolare)" e ci presenta in anteprima il suo nuovo video "Luci", che trovate qui sotto.
"Luci", il tuo ultimo singolo, ha una bellissima base. Nella scelta delle tue basi, quanto contano per te gli ascolti personali, e le tue "fisse musicali" del momento?
Joe ha steso un tappeto perfetto per le mie liriche, con quel suono ti fa entrare nella storia, coinvolgendoti fino a farti sentire seduto al mio fianco in quell'auto in fuga da tutto il sistema, qui infatti il mio scrivere è una sorta di -se mi fate passare il termine- interior-storytelling, un viaggio interiore di quelli che ti fa sperare in un bel finale fino all’ultimo secondo della traccia ma che, purtroppo, non arriva. A mio parere il brano più ricco di pathos del disco.
I rapper in Italia oggi hanno sempre più voce in capitolo su tutto, specialmente nell'ambito politico e sociale, e hanno un vasto pubblico ad ascoltarli. Tu che in passato hai partecipato a missioni umanitarie con l'esercito italiano (e quindi di politica e società qualcosa ne sai), pensi che sia un bene o un male schierarsi politicamente nel rap? Nel tuo ultimo disco hai cercato in qualche modo di lanciare un messaggio di questo tipo?
Per me il rap è nato proprio come protesta, un esempio su tutti sono i Public Enemy; sinceramente in Italia non so se sia un bene schierarsi politicamente, anche perché personalmente noto che cambiano i governi ma non chi governa e soprattutto chi arriva oggi in parlamento non ha intenzione di andarsene e per loro non esiste quella "regola della sufficienza" che tanto ci hanno inculcato nella carriera scolastica. Voglio dire se hai un programma elettorale e su 10 obiettivi non ne raggiungi 6, allora sei licenziato, vai a casa. Nel brano "Luci" esprimo proprio il dissociarmi da questa "gestione delle leggi": per lo stato noi siamo numeri che servono per i loro resoconti, dobbiamo fare quello che dicono loro nonostante loro siano stati eletti da noi come nostri portavoce.
Quella che viviamo non è una democrazia e di sicuro non è quella insegnataci dall'antica Grecia.
Qual è la tua Vera Impronta Popolare?
L'essere vero, con i miei pregi e i miei difetti, con i miei successi e le mie sconfitte, tutte le mie esperienze mi fanno essere Vincenzo; la strada, la scuola, il militare, sono tutte esperienze di vita, solo quando le vivi veramente e non attraverso un film, quando senti l'odore al tatto o quando vedi il sapore, insomma quando vivi qualcosa la percepisci con tutti i sensi contemporaneamente e la realtà te li fa assorbire in un boccone che chiama vita, quella vita ti fa essere unico. La mia paura più grande è quella di svegliarmi un giorno e non riconoscermi, se perdi l'identità resti un numero nella massa, e un numero nella massa non conta ma si fa contare. Essendo un creativo per me questo equivale a morire.
Qual è ricordo più bello dei tempi in cui si formò la Dogo Gang?
La consapevolezza di aver creato qualcosa. Il ricordo più bello è sicuramente la scena che c'è oggi, considera che in quegli anni non c'era più una vera e propria scena rap in Italia, non c'erano più neanche le JAM. Con i Dogo e il loro primo album abbiamo suonato ovunque e in qualsiasi situazione, dal centro sociale al club, dalla festa di quartiere agli eventi comunali; con cachet che oggi spendo al supermercato mi ricordo che andavamo in giro per l'Italia con mezzi improvvisati o recuperati all'ultimo momento.
In quegli anni ho incontrato e conosciuto persone che poi oggi sono veri king della scena come Emis Killa, Fedez e maestri del Rap come i Co'sang ed Ensi. Certo oggi noi Dogo siamo tutti pieni di impegni ed è difficile beccarci tutti insieme, ma non perdiamo mai l'occasione di incontrarci appena si può!
Visto che l'hai messa anche nel tuo stage name, suppongo Via Anfossi sia molto importante per te. Cos'è che ti lega così tanto a questa strada?
Direi il fatto che sono nato lì, intendo proprio in via Anfossi: si può dire che mia madre mi abbia partorito sulle scale delle popolari in cui abitava. Inoltre sono cresciuto in via quando contavano solo le zone, negli anni in cui non si parlava troppo per non dire troppo. Via Anfossi è il mio sistema nervoso, mi fa reagire istintivamente alle situazioni ma è anche il mio lato riflessivo, ne conosco ogni centimetro quadrato, era una zona difficile anche se oggi per fortuna è cambiata e poi tutti mi conoscevano come Vincenzo! quello di via Anfossi! Quindi si può dire che il mio "nome d'arte" l'ha scelto la strada.
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L'articolo Foto Profilo: Vincenzo da Via Anfossi di Nur Al Habash è apparso su Rockit.it il 2014-12-12 12:27:00
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