A Milano la musica di strada non è molto comune. Non ci sono i busker che invadono le strade di Torino o Bologna tutti i fine settimana. Il pubblico – la gente che passa – non è abituata. E comunque deve andare a fatturare, non ha tempo. Per Vittoria Sciacca è stata una sfida riuscire a farsi notare mentre suonava al Festival di SanMetro (sotto una gallery con le foto della finale, il 10 febbraio), ma alla fine è riuscita ad aggiudicarsi il primo posto del primo Festival della Canzone Metropolitana. È originaria di Catania, dove suona in un duo acustico, ma ora che si è trasferita a Milano per studiare canto pop al Conservatorio Giuseppe Verdi, ha iniziato a esibirsi da sola. Quando ha visto i posti disponibili per suonare con Open Stage non ha resistito, e solo dopo ha scoperto di cosa si trattava.
Il contest realizzato da Open Stage, ATM e Metro5 con la partnership di Rockit, è terminato il 10 febbraio. L'obiettivo era quello di ribaltare tutto. Che vadano pure a Sanremo i musicisti famosi, a SanMetro suonano gli emergenti. Non esiste solo la superficie, ora il Festival è in metropolitana. Tra i corridoi della stazione Bicocca di Milano i nove finalisti votati su Instagram si sono esibiti venerdì 10 febbraio davanti alla giuria composta dall'autore televisivo Lorenzo Campagnari, di Cesareo di Elio e Le Storie Tese, e Dario Falcini, direttore di Rockit. Ci facciamo raccontare questa esperienza da chi si è iscritta quasi per sbaglio e poi ha vinto: Vittoria Sciacca.
Come mai hai partecipato da sola e non con il duo?
Il ragazzo che suona con me sta qua in Sicilia, non a Milano. Ho partecipato da sola per questo. Ci sono questi ragazzi del conservatorio che mi danno una mano con i miei pezzi ma ancora non abbiamo un gruppo. Preferisco suonare sola. Poi la cosa di SanMetro è arrivata un po’ inaspettata. Avevo prenotato uno slot per suonare e solo dopo ho capito che c’era SanMetro. È stato particolare (ride, ndr).
E come ti sei avvicinata alla musica?
Grazie a mia mamma. Mi ha iscritta da piccola a una scuola di musica quando avevo circa 4 anni, dove ho iniziato a fare musica molto per bimbi. Poi crescendo mi sono avvicinata al pianoforte, a 13/14 anni ho iniziato a suonare la chitarra e ho iniziato a scrivere. Anche il mio maestro mi ha spronato a scrivere qualcosa. Quindi l’ho fatto, e ho iniziato a suonare pezzi miei.
Allora è un sacco che fai inediti
Si però in giro da poco, anche perché qua in Sicilia non si usa suonare le proprie cose. Ci sono pochi posti dove andare a suonare. Di solito richiedono più cover o cose per intrattenere il pubblico, mentre a Milano c’è molta più opportunità di open mic e jam. Qua ancora queste cose non esistono.
E com'è stato passare dalla Sicilia a Milano?
Ho visto con le persone che frequentano il conservatorio che ci sono un sacco di open mic, Spaghetti Unplugged, che già seguivo prima di arrivare. Sono riuscita a iscrivermi lì e a suonare all’Apollo. È stato bellissimo. Ci sono tante iniziative, ogni volta che ne spunta una io mi iscrivo e vado a suonare.
Come hai vissuto il cambio da un palco a SanMetro, dove è un po' più musica di strada?
Quando sono andata in metro la prima volta non c’era tanta gente. Un ragazzo si è avvicinato e mi ha detto: “fai il cappello”. Non sapevo neanche cosa significasse, mi me faceva strano, non l’avevo mai fatto e non volevo farlo. Poi ho provato e le persone hanno iniziato ad accorgersi di me e si sono fermate. Però è stato più bello quando eravamo in 9 a suonare alla finale in Bicocca. Lì c’era più gente, c’erano i giudici, è stato emozionante.
Che canzoni hai suonato a SanMetro?
Quando ho suonato al primo turno in metro ho fatto solo cover, tra cui Anna e Marco e Back to Black. Poi in finale ho portato due pezzi miei: Sovrappensiero e Senza fiato.
Di cosa parlano le tue canzoni?
I miei pezzi parlano tutti più o meno della stessa cosa. Si concentrano molto sulla ricerca delle piccole cose della vita. Vedere la bellezza anche in quello, senza dover cercare sempre per forza cose assurde, infinite, gli eventi che ti segnano particolarmente. Preferisco guardare anche le cose un po’ più piccole e concentrarsi su quelle, tipo sentire l’odore di un fiore e mettersi a piangere per questa cosa. Sostanzialmente si concentrano tutte su questo.
Come mai sei così affezionata a questo tema?
Tutti cercano la meraviglia nelle cose assurde, pazzesche e non si accorgono che se ti svegli la mattina in primavera ci sono i fiori nel giardino. Io mi emoziono per queste cose. La gente tende sempre a concentrarsi su cose troppo materiali, lontane da quello che secondo me può emozionare in natura. Quindi io provo a concentrarmi su altro.
In che modo SanMetro ha cambiato il tuo modo di fare musica?
Non l’ha cambiato, però lo ha incentivato. Mi ha dato una spinta particolare, anche perché era tra le prime cose che facevo a Milano. Suonare, andare lì in metro, conoscere Open Stage, un’associazione che comunque già seguivo, mi ha fatto piacere. Adesso sto per partecipare a una data di Officine Buone negli ospedali. Sono tutte cose che mi piacciono molto.
Chi porterai al MI AMI con il biglietto in più che hai vinto a SanMetro?
Io e un ragazzo con cui ero arrivata in finale ci siamo detti che se avesse vinto uno dei due avrebbe portato l’altro, quindi probabilmente porterò lui.
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L'articolo Vittoria Sciacca, da Catania a Milano in metropolitana di Furio Dolcini è apparso su Rockit.it il 2023-02-22 15:05:00
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