Gianluca De Vito Franceschi è tante cose. Quest'anno compie cinquant'anni e quando gli si chiede chi sia, la risposta non è mai semplice né veloce, dice: "Sono figlio dei miei genitori, ma anche e non di meno figlio del mondo. Curioso e dinamico, ho sperimentato ciclicamente negli anni varie attività ed esperienze. Cercando di riassumere: i momenti che più mi hanno formato come uomo sono sicuramente gli anni da operaio dentro alle acciaierie di Piombino; quelli di educatore in servizi di tutela ai minori e di promozione adolescenziale; e gli anni da musicista/artigiano nella strada". Anche il calcio (Gianluca ha giocato a livello semi professionale per quasi 10 anni, ndr) e il surf hanno lasciato il segno nella vita dell'artista. Indaghiamo sul suo percorso artistico (Gianluca è la voce del trio Interiorama) in quest'intervista.
Dove sei nato e dove hai vissuto? Quando nasce la passione per la musica?
Sono nato in Toscana, in provincia di Livorno, ma ho vissuto nove anni a Milano, dove ho lavorato come educatore prima in comunità, poi in centri di aggregazione giovanile; e otto anni in Centro America, dove da un punto di vista professionale sono cresciuto artisticamente con vari collettivi, che prettamente suonavano cumbia, reggae e calypso. Anche se ho cominciato a strimpellare la chitarra quando avevo 17 anni, è stato solamente in età adulta che ho iniziato a suonare professionalmente per necessità, sia emotiva che materiale. Adesso vivo in Maremma, dove sono nato, in una zona che si chiama Val di Cornia. 200 metri dal fiume 4 km dal mare, in provincia di Livorno. Lavoro part time come custode nel piccolo cimitero di un piccolo borgo, mi occupo del piccolo orticello di casa, organizzo rassegne, concerti e ovviamente suono più che posso.
Come definiresti la tua musica?
La somma di quello che sono riuscito ad ascoltare e di quello che sono riuscito a suonare, ma anche tantissimo la somma delle persone che hanno suonato con me. Adesso ad esempio Interiorama sono Samuel Pellegrini (polistrumentista e geniaccio del computer) e Luca Franci la chitarra piu afro funk della Costa Etrusca, che è appunto da dove veniamo. Dovessi dargli una definizione mi piacerebbe definirla elegante, tropicale e mediterranea e per quanto riguarda i generi sicuramente reggae-dub, cumbia ed elettronica, anche se ovviamente si sentono benissimo altre influenze figlie di ascolti e degli incontri più disparati.
Quali sono i tuoi ascolti e a chi ti ispiri?
Personalmente ho fatto un percorso abbastanza strano. Sono partito con i cantautori italiani (De Andrè ,Guccini, Dalla, Bennato, Rondelli) per passare a Dylan fino alla scoperta dei Clash e dei Mano Negra che mi hanno aperto le porte al mondo. Sono arrivati quindi i Beatles, Pink Floyd, Bowie, The Doors. Insomma un po tutti i classici anni 60/70 per poi tornare alla musica del mondo: Talking Heads, Youssou N'dour, Manu Chao, Mulatu Astatke, Fela Kuti e in tempi più recenti invece tanto del mondo ispanico, che ha a che vedere appunto con la scoperta del "blues latino": la Cumbia e la Tambora. Alcuni nomi: Orkesta Mendoza, Bomba Estereo, Chancha Via Circuito, Sotomayor, Frente Cumbiero, Puerto Candelaria, Sonambulo, Totò la Momposina, per quanto riguarda il mondo, mentre in Italia ultimamente Iosonouncane, Brunori, Bianconi e tutta la scena legata all'istituto italiano di Cumbia come Cacao Mental, Banadisa, Los 3 Saltos ecc.
Cosa significa Imperfetto?
Domanda forte e complessa alla quale cercherò di rispondere riassumendo il più possibile. Penso che, come per tutte le esperienze, anche quella di scrivere abbia a che fare con i propri percorsi e credo che Imperfetto sia un nuovo punto di partenza. Un momento dove ho un po' lasciato le velleità di cambiare il mondo e mi sono avvicinato alle velleità di cambiare interiormente, cosa che dà origine anche al nome Interiorama: lo sguardo allargato al mondo esterno, che può partire solamente dallo sguardo interiore che ognuno mette in atto dentro di sé.
Hai mai suonato live? Ricordi/sensazioni di quei momenti?
Ho suonato tanto in realtà. Dai più piccoli chiringuiti sulle spiagge ai club di provincia, fino a palchi più importanti come quello del Museo Cervi, passando per Fabbrica del Vapore, Jazztage, The Cage. Sicuramente la sensazione che sempre mi accompagna è un sentimento misto di stupore e meraviglia nell'attimo prima di salire sul palco. In quel momento mi rendo conto quanto sia fortunato a potermi esibire dal vivo. Un momento che mi da la stessa sensazione del Golfo di Baratti: catartico e rinfrescante.
Progetti futuri?
Passata l'estate gli sforzi saranno tutti incentrati alla realizzazione di un disco. Abbiamo già vari brani "confezionati", tanto che se in partenza pensavamo alla realizzazione di un EP, adesso di fatto è quasi pronto un disco completo. Ora ci aspettano nuove sessioni di rec e mix, per poi arrivare alla conclusione autunnale. Nel frattempo c'è già in cantiere una collaborazione per il prossimo singolo. Un bellissimo feat. con Diego Franchini in arte Banadisa. Una collaborazione che ci sta dando moltissimi stimoli e che di fatto ci permette di scavare ancora di più nei ritmi ancestrali di cumbia a tambora e di sperimentare con l'elettronica ancora più al limite. Un singolo che probabilmente si potrà ascoltare in estate e che lancerà in maniera definitiva il disco.
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L'articolo Voglio una vita da Interiorama di Redazione è apparso su Rockit.it il 2022-05-02 15:08:00
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