È dal 2008 che l'etichetta indipendente veronese Vrec cerca nuove leve del rock. Le scova con un solo scopo, portare in alto il nome di questo genere con i brani di artisti emergenti. L'etichetta nasce da una costola dell'agenzia di comunicazione Davvero, che ancora oggi lavora a braccetto con l'etichetta. La missione di David Bonato (fondatore sia di Davvero comunicazione sia di Vrec) era quella di valorizzare un genere ben preciso, il ruuooock dei chitarroni distorti, anche se un po' di posto lo trovano anche cantautorato e folk.
Vrec è una realtà che si batte per fare le cose "alla vecchia". Si stampano ancora CD, vinili e cassette, un'idea molto figa che però, come ci fa notare David, richiede un sacco di fondi in più. Una vera e propria etichetta votata alla causa, che vuole riportare il rock ai primi posti della scena. Nella nostra chiacchierata ci dà anche qualche nome a cui consiglia di prestare attenzione. Ecco come è arrivata un'agenzia di comunicazione ad arrivare fino ad aprire un etichetta con un'identità fortissima.
Come è nata la vostra realtà?
L’etichetta discografica Vrec (si pronuncia Vu-rec) è nata nel lontano 2008. Un gioco di parole con la targa di Verona, la parole “records” e l’assonanza con “rock”, semplice da ricordare e facile da scrivere. L’ispirazione è la necessità di un’etichetta dinamica e al passo con i tempi che potesse rispettare determinati valori artistici e soprattutto in sintonia con l’agenzia di promozione da cui è nata, Davvero Comunicazione. Mi era chiaro fin dall’inizio che un’etichetta senza promozione massiccia, accurata e duratura non aveva senso.
Quali sono i generi musicali su cui vi concentrate?
Il genere musicale prediletto è il rock (nelle sue varie sfumature), folk e cantautorato. Abbiamo deciso di specializzarci per rendere l’etichetta credibile creando una specie di “riserva sonora”. Chi sceglie un nostro album sa già cosa ci troverà dentro: musica di qualità, pensata, suonata, studiata, scelta senza scorciatoie facili per il mercato. Questo ci rende perennemente fuori moda ma sempre attuali: maledettamente anni Novanta, quasi evergreen. I nostri dischi ambiscono a superare la barriera del tempo e sono spesso stampati su CD, LP e MC anche se preferiamo dire che “non vendiamo dischi ma le emozioni che nascono dalle canzoni”.
Che caratteristiche deve avere un artista per conquistarvi?
Devono essere artisti con una scrittura poetica e un timbro vocale emozionante. In Vrec hanno trovato casa negli anni artisti di conclamato spessore: da Andrea Chimenti a Giulio Casale, dai Mistonocivo ai Karma, da Alteria a Max Zanotti, da Flavio Ferri a Mauro Ermanno Giovanardi e tanti altri che non cito solo per problemi di spazio. Nei nostri dischi hanno collaborato nomi di rilievo della musica italinana. I giovani sono poi la linfa vitale, la vera poesia che innova il settore cercando di proporre qualcosa di più fresco.
Qual è il processo che seguite per selezionare gli artisti con cui lavorate?
Vrec è un’etichetta che pubblica una manciata di uscite l’anno, non di più. Molto poche per il bulimico mercato odierno. Per questo selezioniamo accuratamente ogni progetto. La prima regola è che devono essere autori della loro musica e saper suonare uno o più strumenti. Poi arrivano le canzoni, la produzione artistica e la disponibilità a suonare in giro per l’Italia. In ultima analisi sono sempre le qualità delle persone che fanno la differenza nelle scelte finali.
Quali sono le maggiori sfide che incontrate nel promuovere nuova musica e nuovi artisti?
Le sfide sono quelle di un mercato straripante di musica dove le cose belle si disperdono tra proposte imbarazzanti. Nessun addetto ai lavori fa “direzione artistica”, conta solo la potenza economica. Vale a tutti i livelli: media, locali, agenzie di comunicazione. Soprattuto le radio (commerciali o no) non fanno direzione artistica. Il rock, soprattutto quello in italiano, è completamente abbandonato dai media (persino le radio rock oriented non passano rock made in Italy). 4-5 multinazionali guidano il mercato e per i nuovi nomi indipendenti è veramente durissima. La sfida è resistere creando qualità e gruppo.
Come descrivereste il vostro ruolo nell'industria musicale attuale?
Siamo degli outsider contro tendenza, una specie di ultimo baluardo del rock di qualità. Per fortuna qualcuno inizia a seguirci e non siamo più soli. Diamo spazio a grandi band del passato ma il nostro roster è pieno di giovani da lanciare. Pubblichiamo su Spotify solo quando ne vale la pena. Parliamo di contenuti, di arte, di poesia. Un pubblico di qualità c’è ancora, ci rivolgiamo a loro. I complimenti di chi ci segue sono propellente. Uno dei nostri slogan è “Scegli la tua musica. Crea la tua identità. Arricchisci la tua vita“. Come diceva Dostoevskij “La bellezza salverà il mondo”. E ce n’è sempre più bisogno.
In che modo i cambiamenti tecnologici hanno influenzato il vostro lavoro e l'industria musicale in generale?
In oltre quindici anni abbiamo vissuto continui stravolgimenti dati dalla tecnologia. Dall’mp3 allo streaming al ritorno dell’analogico di vinili e musicassette. E continuano tuttora a modificare il nostro lavoro. Va seguita finché è innovativa e utile (nel 2008 fummo tra i primi a distribuire su iTunes oltre le major). Ma sono cambiamenti contrastata quando distrugge la parte artistica e cerca di livellare tutto verso il basso. Bene i social se ti permettono di comunicare con il pubblico, ma via l’ossessione per i numeri. Meglio pochi ma buoni. Proporre musica non può e non deve essere come proporre uno shampoo per capelli. La creatività deve poter vincere.
In una realtà satura o quasi come quella attuale, qual è il modo migliore di fare promozione per un artista?
Differenziarsi, creare una propria identità, contornarsi di persone professionali che possano enfatizzare le proprie peculiarità. Promuoverle con costanza e soprattutto con una strategia. Meglio poche cose belle promosse bene che decine di singoli buttati in un mare di nulla. Alla faccia degli algoritmi.
Collaborazioni o progetti futuri di cui ci potete parlare?
I nuovi lavori dei nostri artisti più affezionati, la nostra prima colonna sonora in un film di richiamo. In realtà sarà un “autunno d’autore” grazie a Olden, Stefano Dall’Armellina, Luca Ploia, Strea. Il 2025 sarà l’anno dei Nuovo Disordine Mondiale: googlate il nome per credere.
Quali consigli dareste a un artista emergente?
Studia le regole del gioco, leggi, ascolta tanta musica. Sii critico in quello che proponi, ricerca l’eccellenza. Cerca di non essere solo una pedina di un gioco che non ti appartiene.
---
L'articolo Vrec'n'roll di Redazione è apparso su Rockit.it il 2024-09-10 15:42:00
COMMENTI