"Wily Wily" è il titolo dell'ultimo singolo di Ghali: nel pezzo il rapper canta accostando per la prima volta all'italiano anche l'idioma della sua terra d'origine, un dialetto del Maghreb che amplifica ulteriormente la musicalità del suo flow. Il singolo è accompagnato da un bellissimo video, diretto da Martina Pastori, in cui Ghali si trova immerso in un ambiente totalmente nuovo per il rap italiano, quello del deserto, fuori da qualsiasi connotazione urbana e street. Le immagini e la fotografia del video ci hanno affascinato veramente tanto e abbiamo così fatto quattro chiacchiere con la regista.
Il video è girato nel deserto del Wadi Rum, in Giordania, vicino alla celebre città antica Petra. Di chi è stata la scelta della location e perché?
La scelta è stata di Marvely Perseverance, e anche Ghali era affascinato dal sito archeologico di Petra e dal deserto. Oltre a Petra, che vediamo in alcune inquadrature, abbiamo girato in altri punti chiave della Giordania, come la riserva di Wadi Mujib, il Mar Morto, il deserto di Wadi Rum e molti altri luoghi non pianificati che scoprivamo casualmente durate i tragitti in auto. Quel paese è veramente una miniera di paesaggi mozzafiato.
Come hai lavorato al video?
La lavorazione di questo videoclip è durata sei giorni, che sembrano però essere stati un mese. Le giornate di lavoro tendenzialmente duravano piu di dodici ore, spesso molto intense, guadando torrenti con l'acqua fino alle cosce e gli zaini in testa, affrontando tempeste di sabbia mentre cambiavamo le ottiche e molte volte in assenza di corrente per caricare la tecnica. Il footage che ho utilizzato nel clip è solo la punta dell'iceberg di ciò che abbiamo girato. Abbiamo ripreso Ghali in tutte le salse, lo abbiamo fatto camminare sulla tettoia di un treno abbandonato degli anni '20 in mezzo al deserto, sdraiato su rocce a testa in giu, fatto arrampicare su vecchie torrette di controllo sul Mar Morto e un sacco di altre cose, ma alla fine ho deciso di utilizzare solo le riprese che cromaticamente ritenevo piu interessanti per ricreare una narrazione visiva, più che di contenuti che raccontassero qualcosa in particolare. Questo video non sarebbe stato possibile senza l'aiuto del mio team: l'estro e la peculiarità estetica di Anna Adamo, fotografa, che ha anche scattato tutte le foto promozionali e di reportage di questo set, e la precisione e il passo felpato di Jamie Roberts, superfluido al gimbal, sono stati essenziali per la buona riuscita del video.
In un post su Facebook Ghali ha scritto che "l'obiettivo è quello di fare un salto di qualità non solo musicale ma anche visivo". Secondo te questo video cosa riesce ad aggiungere al suo immaginario?
Sono stata contattata dal team di Ghali probabilmente perché sono stati attratti dalla mia quasi completa estraneità al mondo rap, perciò quasi immune al linguaggio video street che adesso va per la maggiore. Lavoro piu che altro in campi differenti e ascolto generi di musica molto diversi, quindi forse il modo naif e puramente estetico di tradurre in immagini il suo pezzo ha fatto cadere la scelta della regia su di me. Il management di Ghali ha preferito distaccarsi dal personaggio facendo prevalere il Ghali "persona", che nel video si trova a vagare in questi luoghi desolati. Ho utizzato un linguaggio di ripresa rilassato ma potente, con queste immagini lunghe e vorticanti, come se fosse afflitto da una sorta di sindrome di Stendhal. La location ingloba e arricchisce Ghali come persona, anziché limitarsi ad incorniciarlo in un luogo diverso dal solito.
C'è qualche aneddoto capitato durante le riprese che ti va di raccontarci?
Be', ce ne sono capitate di ogni. Non avendo fatto sopralluoghi abbiamo girato un po' guerrilla style in parecchi posti, come cave abbandonate, altipiani e gole impervie. Un pomeriggio abbiamo fatto appendere Ghali, con il volto coperto da un telo nero, alla struttura di una jeep che sfrecciava come una pazza sulle dune, facendogli rischiare la pelle (ovviamente scherzo). Ci siamo ritrovati a dormire in un campeggio militare in mezzo al deserto, senza acqua né elettricità, scroccando la corrente per caricare le batterie della camera dal capo del villaggio, che aveva il suo piccolo generatore in cucina. Abbiamo convinto dei beduini a liberarci dai turisti la piazza davanti a Petra, che è un'impresa simile a far liberare il sagrato davanti al Duomo di Milano, e abbiamo convinto il nostro driver, Mohammed, personaggio chiave e problemsolver, a contrattare per farci procurare quattro cammelli da far passeggiare al tramonto durante l'ultimo giorno di shooting.
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L'articolo Dietro le quinte del video di "Wily Wily" di Ghali di Marcello Farno è apparso su Rockit.it il 2016-05-13 14:38:00
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