Arriva da Napoli una delle più interessanti realtà electro del panorama italiano: Yombe è un duo formato dal musicista e produttore Alfredo Maddaluno e dalla songwriter e cantante Cyen. Li abbiamo raggiunti per ascoltare i loro pensieri sul presente del progetto, che parla di chilometri e concerti, e sul prossimo futuro, dove ci sarà spazio per il successore del primo album ufficiale “GOOOD”, uscito lo scorso novembre e che potremo ascoltare dal vivo il 26 maggio al MI AMI Festival (prevendite qui).
Napoli come punto di partenza, ma anche come ‘porto sicuro’ per staccare la spina dagli impegni artistici. Com'è tornare ogni tanto nella città che vi ha fatto crescere musicalmente?
Cyen: Ci sono sempre dei lati positivi, come riabbracciare la famiglia, avere un certo tipo di accoglienza, ma anche versanti meno gradevoli: sul piano artistico non ci sono grandi possibilità per chi suona un genere come il nostro, quindi siamo sempre proiettati ad altre zone d'Italia, e all'estero, visto che i testi sono in lingua inglese. Sicuramente Napoli resta una forte fonte d'ispirazione, ma per crescere, per fare arte, è necessario spostarsi molto.
Yombe è un progetto di musica elettronica che definirei ad ampio spettro e presenta, fra l'altro, forti venature black: sicuramente il riferimento è all'America, ma che peso specifico hanno, in questo mix, i suoni e gli stili partenopei?
C: I riferimenti al mondo mediterraneo sono maggiormente presenti nel lavoro sulla vocalità, cerco di mettere calore su pezzi freddi come “Nothing New To Me”... A volte ci scherzo su, sembra quasi prendere una piega neomelodica! (ride, ndr). Se hai avuto la fortuna e la dannazione di vivere in una città del genere, ti porti dietro sensazioni e un modo di pensare profondo e disincantato, ed è quello che spero di restituire con il lavoro per Yombe.
Anche perché risulterebbe un peccato alienarsi completamente dal proprio background.
C: Assolutamente, ed è un discorso che vorremmo approfondire sul piano musicale, ma siccome siamo molto severi verso noi stessi e non amiamo il citazionismo e il revival, spesso dobbiamo mantenere la musica nel rispetto di determinati parametri, e continuare a guardare al futuro. Non ci piace assecondare un immaginario post-Gomorra, sarebbe ghettizzante e poco onesto fare in modo forzato qualcosa riguardo Napoli solo perché sei di Napoli. Vogliamo far vincere una tendenza globale e conosciamo tanti artisti che la pensano come noi, e hanno le carte in regola per uscire alla grande.
(foto di Fabrizio Vatieri)
Riguardo al vostro disco, “GOOOD”, ho letto un simpatico aneddoto che coinvolge il logo delle Olimpiadi (i tre cerchi sarebbero una citazione dei cinque cerchi olimpici, ndr), ma mi ha maggiormente colpito il parallelo tra agonismo sportivo e vita quotidiana... So che sei una sportiva: quanto è importante avere spirito competitivo anche nell'ambiente musicale?
C: Amo lo sport, faccio principalmente nuoto e sono abituata a uno spirito competitivo focalizzato sul miglioramento. Questo mi ha aiutata molto in campo musicale per fortificarmi mentalmente, per cercare di alzare sempre l'asticella, capire dove evolvere. Sotto questo punto di vista il titolo del disco è d'importanza fondamentale, aiuta a tenere a mente che, come direbbero i Nine Inch Nails, “I am just a copy of a copy of a copy”, quindi bisogna darsi da fare per dimostrare di essere “Goood”. Guardo gli altri per migliorarmi, ma l'agonismo è totalmente rivolto verso me stessa. Cercare di essere a fine giornata una persona migliore del risveglio.
Il presente di Yombe parla di musica live: qualche mese fa le aperture a Ghemon, concerti in tutta Italia, e adesso dieci date (tra cui anche il ritorno al MI AMI Festival) che toccano l'estero. Quali sono le scelte e quali le sensazioni per questa tranche estiva di date?
C: Le sensazioni sono molto positive. I concerti con Ghemon sono andati super bene e non era scontato, Gianluca ha avuto una grande intuizione coinvolgendoci perché ha capito i gusti del suo pubblico. Altro momento fantastico è accaduto di recente: abbiamo suonato alle Canarie e il promoter ha fatto un grandissimo lavoro perché gli spettatori erano effettivamente lì per noi, abbiamo impostato lo show in modo internazionale e i feedback sono stati ottimi. Siamo molto determinati a fare del nostro meglio anche in studio per il prossimo disco, perché spesso ci dicono che l'impatto live è nettamente migliore... Quindi dobbiamo darci da fare!
(foto di Fabrizio Vatieri)
Yombe sembra essere caratterizzato da un'estetica globale che si muove su registri precisi, in continua evoluzione. È un fattore peculiare che cercate di sviluppare insieme oppure è molto spontaneo e poco studiato?
Alfredo: È tutto marketing! (ride, ndr). Scherzi a parte, la spontaneità è probabilmente specchio degli studi d'arte che ho fatto, e ho sempre provato a coniugare questo mondo con la musica. In una seconda fase, che definirei più esecutiva, c'è riflessione, bisogno di incanalare sui binari giusti l'idea. C'è sempre una soglia fra lato passionale e filtro intellettuale.
Riflettendo sul panorama musicale italiano, sembra esserci voglia di riconquistare la dancefloor, l'elettronica ha un ruolo importante nonostante sia declinata in forme eterogenee (vedi Cosmo che canta in italiano con la cassa dritta): Yombe ha intenzione di mantenere il proprio stile coerente alla crescita del progetto oppure c'è possibilità di aprirsi ad ulteriori sviluppi (ad esempio, cantare in Italiano)?
A: L'italiano non è una cosa che al momento ci interessa, ci sentiamo cittadini del mondo e sarebbe un peccato precludersi determinati ascoltatori. Invece riguardo al suono non ci chiudiamo ad alcun tipo di possibilità, esploriamo senza porci freni, e il vantaggio di essere indipendenti è anche non avere troppe remore di lasciarsi andare e fare cose nuove.
(foto di Fabrizio Vatieri)
Per chiudere idealmente il cerchio, si torna a Napoli: alcuni giorni fa Liberato ha catalizzato l'attenzione collettiva con un concerto sul Lungomare, e sembra in generale esserci una crescente attenzione a suoni che risultano distanti da quelli che fanno i grandi numeri in città e regione. Rapportando tutto al più recente concerto in città, cosa ne pensate di questa sensazione di apertura?
A:Nella fattispecie di Liberato credo il discorso sia vero in parte, perché Napoli ha comunque un forte background da cui questo progetto attinge. Parte importante di questo mosaico complesso è stato creato negli anni '90, da realtà come Almamegretta, 24 Grana, e infatti credo che una fetta di pubblico sia tuttora orfana di quelle sonorità dub. Liberato ha fatto una grande operazione al passo coi tempi, ma personalmente non mi stupisco del successo di questa miscela di trap e future pop.
Avete sempre risposto con sincerità e coerenza alla domanda su progetti futuri, perché in effetti l'evoluzione di stile e songwriting è concreta, allora vorrei chiedere: dopo l'estate cosa dobbiamo aspettarci? Yombe può crescere inglobando l'espressione musicale in un più esteso universo artistico?
A: Questo lavoro è iniziato da subito, e va di pari passo con le possibilità di crescita del progetto. Abbiamo volontà di prendere i “grandi” come esempio, ma per fare produzioni megagalattiche bisogna fare tanta strada, sbloccare determinati tasselli uno alla volta. Attualmente lavoriamo sul lato visual molto Do It Yourself, e il pregio è una piena cognizione di cosa vuoi comunicare e come vuoi comunicarlo, ma a volte vorresti anche delegare per focalizzarti sulla visione globale del progetto. Speriamo di arrivarci lavorando quotidianamente.
C: Vogliamo sempre fare qualcosa in più, e non sul piano di effetti speciali come i film della Marvel, ma raggiungere una cifra stilistica che sia nostra; in questi due anni abbiamo imparato a capirci, a spaziare nel nostro perimetro artistico. La cosa certa che possiamo anticipare sul futuro è che vogliamo essere sempre sinceri, e fare tanta ricerca per trovare un suono più nuovo possibile.
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L'articolo Alla ricerca di un suono nuovo: intervista agli Yombe di Giandomenico Piccolo è apparso su Rockit.it il 2018-05-23 10:10:00
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